Sabato, 09 Marzo 2024 05:58

Legge naturale e impegno umano In evidenza

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Di Daniele Trabucco Belluno, 9 marzo 2024 - Lo sforzo, da parte dell'uomo, di conformarsi alla legge naturale ci dimostra che questa non è "una ricetta" sempre pronta per risolvere i problemi di ordine morale, politico, giuridico, amministrativo etc. Infatti, la "lex naturalis" si articola su due livelli:

al primo si collocano quei principi generali che la ragione contemplativa deduce dall'essenza della persona umana quali la procreazione, la socialità, la dignità, la ricerca della Verità etc., mentre ad un secondo livello troviamo le conseguenze pratiche di quei principi fondamentali che spettano alla libera scelta dell'uomo la quale può (e la contemporaneità ce lo dimostra in modo inequivocabile) essere inclinata verso forme di prepotenza, egoismo ed autonomia assoluta.

Questo spiega come mai la conoscenza della legge naturale, nel corso della storia, non è mai stata esente da errori, pregiudizi, regressi ed involuzioni.

In ragione della debolezza del nostro intelletto (Tommaso d'Aquino (1225-1274) a riguardo parla di "imbecillitas intellectus humani") non sempre si riescono a trarre le giuste conseguenze in termini di attuazione della legge naturale, o meglio dei suoi principi primi, nell'ambito della complessità del reale in cui la persona umana si trova ad operare e vivere. Debolezza, però, che non deve allontanare dalla ricerca e dallo sforzo poiché, come insegna sant'Agostino di Ippona (354 d.C.-430 d.C.) nelle "Confessioni", nessuna iniquità o ingiustizia potranno mai distruggere questa legge naturale, riflesso in noi della legge eterna di Dio ("Lex tua, Domine, scripta est cordibus hominum, quam nec ulla quidem delet iniquitas").

Pertanto, l'attuazione della legge naturale si può offuscare o perché i suoi precetti secondari e remoti non sono conosciuti per ignoranza invincibile o perché, a causa di una scelta colpevole, essi vengono volontariamente disprezzati (si pensi solo alle scelte dei legislatori in materia di aborto, eutanasia, gender etc.), ma tutto questo non ne fa venir meno l'esistenza. Ci ricorda Francesco Carnelutti (1879-1965) in "La crisi del diritto" che, al fondo dell'oscurità, "albeggia la luce del diritto naturale".

(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.

Sito web personale www.danieletrabucco.it