Domenica, 02 Luglio 2023 07:36

“Dentro la Costituzione” Che cos'è un colpo di Stato? In evidenza

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Di Daniele Trabucco Belluno, 2 luglio 2023 - Il colpo di Stato (in lingua francese il "coup d' Ètat"), già a partire dal XVII secolo, era stato teorizzato da Gabriel Naudè (1600-1653),

scrittore, bibliotecario francese nonché  medico di Luigi XIII, nell'opera "Considérations politiques sur les coups d'Éstat" del 1639 quale modalità di trasformazione della Costituzione vigente e potenziale meccanismo di adattamento del sottosistema giuridico alle pressioni dell'ambiente, in particolare nelle situazioni di grave crisi economica e forte instabilità politica.

Come si può evincere, si è in presenza di un significato molto diverso da quello contemporaneo, dal momento che, nella prospettiva del Naudè, esso rappresenta una sorta di "farmaco", di "cura" volta a ristabilire la buona salute dello Stato e da  utilizzarsi "per la difesa e non per l'offesa". In altri termini, il colpo di Stato, si vedano le riflessioni di Giovanni Botero (gesuita italiano 1544-1617) nel testo "Della ragion di Stato" suddiviso in dieci libri e pubblicato a Venezia nel 1589, è lo strumento di ristabilimento di un ordine già costituito oppure il sistema di protezione di questo da potenziali ed incombenti pericoli di sovvertimento.

Le esperienze del XX secolo hanno completamente e profondamente mutato il concetto di "colpo di Stato" il quale è qualcosa di meno della rivoluzione mancando del contenuto filosofico e sociale, ma qualcosa di più della congiura la quale mira solamente a sostituire o eliminare il detentore del potere.

Esso, pertanto, consiste in un mutamento, spesso violento (non sempre), dell'ordine giuridico-costituzionale nella struttura dello Stato che la congiura non ha e che la rivoluzione contempla come parte di un progetto più vasto.

Ovviamente l'esito del processo golpista non è univoco in quanto non prevedibile all'inizio: può fallire, oppure sfociare in una rivoluzione popolare, oppure tradursi in una guerra civile, o comportare una evoluzione in senso più autoritario del regime esistente pur mantenendo inalterata la Costituzione formale.

Esso, comunque, potrà generare nuovo diritto solo se questo, a posteriori, viene consolidato da un certo grado di effettività.

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(Daniele Trabucco)

 

(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.
 
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
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