Di Lambert "Daemon" Glue - Ducatus Parmae 14 maggio 2032 - Il caro affitti nelle città universitarie è una scoperta recente. Recente anche la speculazione dei proprietari degli immobili che tentano di massimizzare i ricavi da pochi metri quadrati di superficie, specie se prossimi alle aule universitarie.
E allora ecco che la prima studentessa campeggiatrice, prontamente intervistata da tutte le testate televisive e non, racconta dei suoi tribolamenti. 4 ore di trasferta al giorno per raggiungere e tornare dall’università.
OHHH! Povera, avranno pensato in tanti, senza pensare che è quello che si sobbarcano tutti quelli che non hanno possibilità di pagare nemmeno un affitto iper-calmierato.
Ma anche chi se lo potesse permettere, 2 ore all’andata e 2 al ritorno sono un impegno che gli studenti fuori sede si sono sempre sobbarcati.
Noi che salivamo alla stazione di Parma sul “Locale Farwest” delle 6,27 (panche di legno e porta di uscita per ogni scompartimento, tende damascate fumose e spifferi che in inverno si tamponavano con il ghiaccio che si formava), raggiungevamo la stazione centrale di Bologna alle 8,10 e poi almeno altri 20 minuti a piedi, accorciando attraverso la mitica “Montagnola”, per giungere al centro universitario, tra Via Irnerio e le Due Torri.
Un trenino stipato di studenti, dagli atletici dell’ISEF, agli ingegneri, agli artisti del DAMS, e infine anche noi che facevamo Agraria, nel più bell’angolo universitario dell’ateneo di Bologna e non solo.
E alla sera, dalle 17,30 alle 19,30 gli ultimi treni per tornare a casa entro le 21,00, quindi alle 5,30 del nuovo giorno la sveglia e via di corsa in stazione per terminare l’ultimo sonno sul trenino, felici di incontrare i tanti nuovi amici pendolari con i quali si condividevano quasi due ore di viaggio, ridendo e scherzando.
Non che poi, scesi a Bologna, tutto fosse semplice. Dal 1977 al 1982 le Brigate Rosse erano ben attive e il presidio della “Celere” era imponente nel quartiere universitario.
Gli affitti anche all’epoca erano a livelli astronomici e gli alloggi sovraffollati per meglio distribuire il costo sul maggior numero di studenti.
Ma chi aveva voglia di studiare si caricava di tutti i disagi e anche nel disagio trovava occasione di “convivenza attiva” per raggiungere i propri obiettivi nel più breve tempo possibile.
Era l’epoca della protesta per il “Diritto allo Studio”. Vero che anche nel secolo scorso le storture esistevano, come ad esempio le richieste, assurde peraltro, del 18 accademico, cercando di bypassare ogni ideologia meritocratica.
Oggi invece è il “Diritto all’Alloggio” a tener banco.
Nonostante che la Ministra Bernini abbia immediatamente raccolto la sfida e si sia impegnata con soluzioni a breve e medio periodo attingendo anche al PNRR, la risposta non è stata sufficiente e la protesta milanese non solo prosegue ma contamina tanto altre università che si trasformano in campeggi. “Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, - si legge nella nota stampa ministeriale del 8 maggio scorso - ha firmato il decreto, in attuazione delle misure previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Riforma 1.7 (Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per gli studenti), che istituisce un gruppo di lavoro interministeriale per la formulazione di proposte utili a garantire e potenziare il diritto allo studio.
In concreto, ai tecnici è chiesto di individuare il costo medio calmierato per ogni posto letto a livello territoriale, tenendo conto dei valori di mercato di riferimento, delle tipologie degli immobili e del livello di servizi offerti. Inoltre, è prevista una riduzione del 15 per cento a determinare il costo finale per posto letto.
«Senza casa, senza futuro» è lo slogan del movimento delle tende, appoggiato dai rettori delle università che dimostrano di comprendere le ragioni dei ragazzi, scoraggiati da una precarietà economica che diventa anche esistenziale (dal millionar.it). Una posizione condivisa da molti anche se, a mio parere, connettere il caro affitti alla precarietà economica ed esistenziale vuol dire spingere all’esasperazione una situazione distorta, che perdura da decenni e decenni peraltro, giustificando comportamenti anche dei chiosi. Diverso il problema in carico ai fuori sede fortemente distanti e perciò obbligati a un alloggio in loco. Questi ultimi sì che devono rientrare nelle politiche attive per garantire un equo “diritto allo studio”.
Perciò ben venga l’intervento del Governo, soprattutto sulla sicurezza e abitabilità degli alloggi ma ancor più sulle speculazioni diffuse. Che si controlli la corrispondenza tra canone reale e imposte versate, ma anche in questo mercato il prezzo è il risultato del rapporto tra domanda e offerta.
Chissà che i milioni di immobili pubblici sfitti finalmente possano avere una nuova destinazione, a prezzi calmierati a favore delle casse comunali e a favore degli studenti fuori sede ma anche di quelle tante famiglie, economicamente disagiate, costrette a vivere in auto o a occupare illegalmente abitazioni altrui. Inoltre, una molto maggiore offerta costringerebbe al riequilibrio della domanda senza alcun altro incentivo straordinario da parte del Governo.
LINK:
https://www.gazzettadellemilia.it/politica
https://www.millionaire.it/caro-affitti-le-tende-della-rivolt/
https://www.mur.gov.it/it/news/lunedi-08052023/universita-mur-al-gruppo-interministeriale-su-alloggi-studenti