Di Flavia De Michetti Roma, 17 marzo 2023 (Quotidianoweb.it) - Il Generale Khaled al-Mahjoub, Comandante della Divisione Comunicazioni, ha affermato che “i contenitori di uranio sono stati recuperati a soli 5 km (3 miglia) da dove erano stati immagazzinati nel sud della Libia e dopo che l'Agenzia internazionale per l'energia atomica ha segnalato la loro scomparsa prima di giovedì”.
Nelle ultime ore, infatti, gli ispettori dell’AIEA - Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica hanno dichiarato che, nel corso di alcuni controlli, circa due tonnellate e mezzo di uranio naturale erano scomparse da un sito libico che non è più sotto il controllo del Governo e il Direttore Generale dell'AIEA, Rafael Grossi si era detto preoccupato per “la sicurezza nucleare”.
L'uranio naturale non può essere utilizzato nell’immediato per la produzione di energia o come combustibile per bombe.
Il processo di arricchimento, infatti, richiede in genere che il metallo venga convertito in un gas, quindi lavorato nelle centrifughe per raggiungere i livelli necessari.
Tuttavia, gli esperti spiegano che ogni tonnellata di uranio naturale, se ottenuta da un gruppo con i mezzi e le risorse tecnologiche, può essere raffinata nel tempo fino a 5,6 kg (12 libbre) di materiale per armi.
Alla luce di queste informazioni, la ricerca delle tonnellate di uranio mancanti si è rivelata particolarmente importante per gli esperti di non proliferazione.
Il Trattato di non proliferazione nucleare (NPT - Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons), infatti, è la pietra angolare del sistema di controllo della diffusione delle armi nucleari.
Si tratta di un accordo che evita lo scenario peggiore nella corsa globale agli armamenti senza per questo limitare l’uso pacifico dell’atomo.