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Pelosi a Taiwan: Una provocazione al fuoco del “Dragone” In evidenza

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Di Andrea Caldart Cagliari, 3 agosto 2022 (QuotidianoWeb.it) - Strano modo di essere in pace dietro questa dichiarazione di Nancy Pelosi: “Gli Stati Uniti non abbandoneranno il proprio impegno nei confronti di Taiwan".

Più che una rassicurazione alla presidente Tsai Ing-Wen sembra un “avvertimento alla potente Cina anche perché la presidente Tsai ha dichiarato di ritenere Nancy: "una autentica amica di Taiwan” sottolineando che l’isola "è un partner affidabile degli Usa".

Alle prove “muscolari cinesi” la Tsai ha dichiarato: "Di fronte alle minacce militari deliberatamente accresciute, Taiwan non si tirerà indietro. Continueremo a mantenere la linea di difesa della democrazia", ma la “furia cinese” per la visita della Pelosi, ha scatenato esercitazioni militari con lancio di missili veri.

Oltre alle esercitazioni militari, la Cina di XI ha reagito immediatamente con altre misure come, ad esempio una molto significativa, il blocco dell'export di sabbia naturale verso Taiwan, la quale, strategicamente infligge un duro colpo all’industria della produzione dei semiconduttori di cui aziende come Tesla e Apple, ne hanno bisogno vitale.

Turbare, disturbare l’erede di Mao Zedong, non pare sia una mossa strategicamente intelligente, anzi è sembrata più una “manovra” per risollevare le sorti del partito democratico americano che, nei vari sondaggi, è in un evidente calo di consensi e novembre, con le elezioni di “Middle Term”, è molto vicino.

Anche molti media italiani non si sono mostrati favorevoli a questa visita della Speaker della Camera Usa, anzi, l’hanno vista come una grande provocazione verso il “Drago cinese”; insomma una grande irresponsabilità non solo per gli Stati Uniti, ma per tutta la stabilità del Mondo.

Per la verità anche Newton Leroy Gingrich, anch’egli Speaker della camera dei rappresentanti dal 1995 al 1999, aveva visitato Taiwan nel 1997, con la sola differenza, rispetto alla Pelosi, che all’epoca quella visita era “tollerata” dai leader cinesi, perché combinata con un viaggio nella Cina continentale, altrimenti il Sig. Gingrich avrebbe fatto saltare la sua visita a Pechino in quell’ambito.

Diplomazia e politica a quel tempo erano la base per un dialogo leale e vero oggi, invece, questi comportamenti “ottuagenari” mettono in seria difficoltà non un solo paese, ma un mondo intero.

E mentre XI fa capire a Biden di non scherzare con il fuoco, anche l’anziano presidente americano, o chi lo consiglia, si pone dubbi di fronteggiare altri fuochi oltre l’Ucraina, ma anche perché tutti gli americani e noi, ormai abbiamo capito tutta la sua inadeguatezza.

(Foto: USS Classe Nimitz)

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