Lunedì, 25 Luglio 2022 06:36

Elezioni 22: La calda estate della politica dalla pandemia alla carestia In evidenza

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Di Andrea Caldart Cagliari, 24 luglio 2022 - Il voto, l’arma pulita della democrazia parlamentare, che per 522 giorni di governo dei migliori senza contare i precedenti Conte 1 e 2 non abbiamo potuto utilizzare, tornerà finalmente nelle mani dei cittadini italiani, il 25 settembre prossimo.

Una scelta “mirata” in piena estate, dove la gente è presa dal preparare le ferie, organizzare l’evento elettorale politico nazionale più importante dopo anni, sembra quasi una “mossa tecnica” ben studiata.

E proprio quel giorno, il 25 settembre, infatti, che non è stato scelto a caso perché, il giorno prima, i parlamentari avranno salvo il loro vitalizio e, per molti di loro, sarà difficile poter ritornare ad appoggiarsi ai sacri e comodi scranni del, vista la diminuzione delle poltrone che passeranno da 915 a “sole” 600.

Ma vi è anche l’incognita di tornare al voto con una legge elettorale il Rosatellum che, di sicuro, non è congeniale per tempi in cui siamo arrivati e, soprattutto, questa scelta, ostacola i nuovi partiti, che non hanno gruppi parlamentari e devono procedere entro il 21 agosto a depositare firme, simboli.

Poi ci sono i partiti che consociamo, deteriorati dalle sfide interne tra chi voleva rimanere con il “messia tecnico” e chi invece vede il declino economico e sociale di questo paese e chi invece, disperato, non sa che lavoro potrà fare dopo.

La lotta del M5S con Conte ormai arrivato al capolinea al quale gli fa eco quel Di Maio che ha fondato un suo soggetto politico e tutti e due, hanno dimenticato invece quei valori fondanti del loro leader con i “vaffa”; con ogni probabilità il “vaffa” glielo serviranno i loro stessi elettori, molti dei quali sceglieranno altre formazioni politiche.

Arriviamo al voto con un centro destra che vuole farsi chiamare “centrodestra di governo” dimenticando di fare i conti con le dipartite di ministri e “colonne” come Brunetta, una Lega in costante calo oggi neanche al 15%, Forza Italia con un 7% scricchiolante e una Giorgia Meloni che parrebbe in ascesa in pieno contrasto all’interno della coalizione di centro destra, ma che da sola non potrà fare nulla, anzi se vincerà, dovrà sgomitare non poco per avere la sua leadership e tentare di governare, si, ma con chi?

Sembrano più una ammucchiata di antisovranisti con Tajani e Berlusconi da una parte, in mezzo un Salvini capace di dire e fare tutto il contrario di tutto (lo abbiamo visto votare le varie fiducie e Green Pass) e una Meloni visibilmente arrabbiata.

Ma poi Brunetta, la Germini e la Carfagna, dove andrebbero???

Mario Draghi non ha mai digerito la rielezione di Mattarella e anche la maggior parte degli italiani che hanno iniziato da lì a capire come si “gioca a palazzo”, come si gioca sulla pelle di un popolo e del suo destino e da quel momento, i rapporti tra l’euroinomane con Lega e M5s, iniziarono ad inasprirsi.

Da più parti nei media mondiali, si stanno stracciano le vesti, si tirano i capelli titoloni a non finire, perché non si danno pace che il loro “pupillo” l’unto dei mercati, ha dovuto dimettersi e non può più continuare l’agenda di Davos.

Varrebbe la pena chiamare uno ad uno le redazioni di questi media da parte di ogni singolo cittadino italiano e chiedere loro se l’Italia è una democrazia basata sul lavoro e la dignità dei singoli, oppure se dovremmo sottostare all’ingerenza mediatica internazionale, cedendo loro il nostro libero diritto di voto; oppure dovremmo lasciare loro scegliere da chi farci governare?

Invece gli ricordiamo che l’Italia è un paese sovrano con un unico popolo che demanda al Parlamento di legiferare in nome e per conto dei cittadini italiani non dei media esteri dipendenti da quell’euro-atlantismo di cui dovremmo iniziare a guardarci bene se rimanerci.

E gli facciamo notare che il loro “messia tecnico” ha toppato brutalmente non ricordandosi che è dal 2012, quando appunto era a capo della BCE, che ha violato la regola base che prevedeva che l’inflazione non salisse oltre il 2%; oggi, con la sua inimmaginabile capacità decantata ai quattro lati del mondo, abbiamo superato l’8% e qualcuno ancora ha il coraggio di chiamarlo il migliore scendendo in piazza, facendo petizioni?

Ah si quella sinistra che come diceva Montanelli: “La Sinistra ama talmente tanto i poveri che ogni volta che va al potere li aumenta di numero”.

Questo governo, finalmente finito in tutto il suo splendore arcobalenizzante, dovrà fare i conti con i propri sostenitori, che non potranno non aver visto e non ricordare quali realmente sono state le priorità di una sinistra sindacalista-affarista.

Ma il punto chiave del perché Draghi se ne va è la tempesta perfetta che sta arrivando addosso a noi tutti e che lui e il suo governo di inutili ed incapaci hanno provocato; quindi, per lui, meglio andarsene e lasciare i veri problemi a chi verrà dopo, anche questo un modus operandi ormai molto noto.

Arriverà un inverno che vedrà l’aumento di, inflazione, crisi energetica, amplificazione dei fallimenti, debito pubblico arrivato al 170% del Pil, scandali dell’aumento dei morti e da reazioni avverse dei vaccinati, sconfitta della Nato in Ucraina, nonostante gli imponenti aiuti militari.

Per uno che in tutto il mondo viene osannato come il “migliore”, viene da chiedersi cosa sia il meglio che ha fatto per il Paese, perché non si può non vedere la devastazione dell’economia proprio come aveva predetto Francesco Cossiga: “immaginate che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei Ministri svenderebbe l’Italia, un vile affarista”.

Se in 522 giorni la premonizione di Cossiga che purtroppo si è avverata non è ancora chiara, allora dobbiamo davvero essere preoccupati per la tenuta della democrazia, ma soprattutto interrogarci di quale Italia stiamo parlando se non vediamo l’evidenza del baratro dove ci hanno portato.

Ma la vera preoccupazione stavolta è il disinnamoramento che la maggior parte degli italiani avranno per le urne, ma questo appuntamento elettorale non può essere mancato dalla maggioranza degli aventi diritto al voto.

Il riscatto di questo Paese forse potrebbe venire dalle “piazze del dissenso”, le piazze di quei cittadini che non si sono fatti ingannare e non hanno ceduto a nessun ricatto, con sacrifici enormi sotto tutti i profili.

Per oltre due anni hanno affollato le piazze in tutt’Italia, raccontando gli scandali e le ingiustizie, ma soprattutto le discriminazioni e l’uso distorto del potere legislativo e costituzionale contro tutti gli italiani, anche quelli che si sono piegati ai ricatti di Speranza & Co, fatti, ricondiamolo, chiaramente con il consenso di tutta la maggioranza del governo Draghi, quelle stesse formazioni politiche che oggi torneranno a chiederci il voto.

Caro Mario, la tua frustrazione per la delusione di non essere stato eletto presidente della repubblica, hai fatto male a cercare di farla pagare a noi italiani, e non ti è andata bene perché gli italiani sono un Grande Popolo, non un singolo Mario Draghi.

Dobbiamo ricordare che quando era a capo di Bankitalia fu il responsabile della crisi del Monte dei Paschi (Pd Siena) avvallando l’operazione da 9 miliardi per Antonveneta, ma la crisi MpS risaliva proprio quando lo stesso Draghi vigilava, viene da chiedersi in che modo.

Infine, ricordiamoci, quando ci chiederanno il voto che, lockdown e vaccinazione forzata, passando per “emergenza guerra” fatta da tutti questi soggetti politici, ci stanno portando a passare dalla pandemia alla carestia.

Apriamo bene occhi e orecchie perché il drago quando si vede sconfitto, da sempre un colpo di coda, imprevedibile.