Oggi provare ad esprimersi sembra un paradosso; non puoi avere un’opinione tua perché altrimenti non sei più conformato all’unica verità martellante, dispotica, propinata a suon di milioni di euro dei contribuenti italiani, dalle tv, ovvero dal mainstream.
Chi sta facendo passare l’idea che dissentire non è più di moda, sta creando un pericolosissimo precedente perché, non può diventare illegale avere divergenze di opinioni, in quanto contribuisce a migliorare la qualità della convivenza sociale di un paese che voglia definirsi democratico.
Qualcuno, i media, vorrebbero far passare il messaggio che lasciare spazio al dissenso pubblico civile diventa una valvola di sfogo per insoddisfazioni personali dei singoli, alimentando un grave problema di ordine pubblico nella direzione di azioni violente che devono essere represse e bloccate sul nascere.
Ma allora che cos’è la libertà? Come la dovremmo proteggere?
Proviamo a ricordare quell’immagine che ha fatto il giro del mondo dell’operaio di Trieste inginocchiato a terra contro cui viene scagliato il getto d’acqua fredda ad altissima pressione per far sgomberare il giusto libero, democratico diritto di manifestare il suo dissenso; era il 18 ottobre 2021.
Questa triste data, segnerà il confine tra il libero dissenso e l’inizio del nuovo regime autocratico esattamente come le parole pronunciate, in quell’occasione, dal Presidente del Consiglio regionale Friuli, Piero Mauro Zanin, il quale dichiarava che: “Rispetto chi manifesta pacificamente, ma gli atti di violenza contro le forze dell’ordine, giornalisti, sono inaccettabili” E proseguiva dicendo: “massima solidarietà nei confronti delle forze dell'ordine e piena fiducia nel loro operato, frutto di ordini ricevuti”.
Dare un ordine contro il dissenso forse, non è più garantire libertà nella sua inquadratura democratica, forse è un voler mostrare i muscoli del disaccordo di quelli che, al potere senza essere votati, ormai si sentono degli onnipotenti Dei infallibili.
E gli viene anche facile, perché non passa momento del giorno che un qualunque media del mainstream non osanni e tessa lodi a quel “Messia tecnico”, e al codazzo dei suo amici lobbisti, che tanto infallibile l’Italia aspettava, in quanto la sua parola è l’unica fonte di verità.
Poco importa se intere categorie economiche come, i gestori carburanti, gli autotrasportatori, le partite ive, gli artigiani e le stesse famiglie, al quale questo “Messia” ha portato l’inflazione che non vedevamo dagli anni ottanta, una guerra non autorizzata, restrizioni e regole assurde sconfessate in altro angolo del mondo, stanno fallendo, facendo fallire la nostra società civile.
Se alla massa degli italiani poco importa se la politicizzazione della classe politica, appone una bandiera su di una battaglia, rispetto ad un’altra, ma così facendo, quello che la massa ipnotizzata dal “migliore” perde, sono i propri diritti costituzionali che, poco a poco, lentamente, totalmente ubriacata da un appiattimento culturale, continuerà il suo supino strisciare inneggiare.
Forse non siamo imbevuti di non cultura, anzi siamo il paese per eccellenza della cultura e della storia nel mondo, ma non abbiamo più quel midollo e quegli attributi di un tempo e nel mondo veniamo ridicolizzati proprio per questo.
C’è da domandarsi, ma perché l’italiano subisce e non si ribella? La risposta è facilissima: non sa la verità.
Molti anni fa Giovanni Sartori, uno dei più grandi autori della ”Teoria della Democrazia” spiegò che l'Italia è "un regime" in quanto "nelle democrazie le bugie hanno le gambe corte", mentre da noi, controllando politicamente l’informazione, "hanno gambe lunghissime".
E allora facciamo lo sforzo di ricordare che nel suo discorso al senato nel febbraio 2021, questo tecnocrate europeo, non fece nessun accenno alla famiglia, alla crisi demografica, facendo capire bene, tutto il suo “draghismo”.
Dobbiamo uscire dalla logica della paura, del non confronto, del subire, restituendo alla piazza quella forza del dissenso democratico che oggi invece ha più il contorno di un recinto della persistente e invasiva limitazione delle libertà personali, attraverso appunto, la manipolazione della verità.