Caro Daniele,
aderisco alla tua proposta di formulare alcuni pensieri relativamente all'articolo apparso quest'oggi a Tua firma sulla Gazzetta dell'Emilia, pregandoti di trasmettere questa mia al Direttore.
In poche parole tu poni una grande domanda : “l'uomo Rivendica il potere di creare il bene al pari di Dio. È questo ciò che difendiamo?”
Questo ti chiedi, e lo fai partendo da una riflessione sull'articolo 2 della nostra Costituzione e sviluppando poi una riflessione sul Bene quale opzione del soggetto e definendolo nichilistico.
Il nostro comune cammino spirituale e la nostra comune passione per la ricerca sui temi del diritto e della filosofia mi impongono di evidenziare ciò che nel tuo scritto non mi trova concorde.
Anzitutto pongo una questione terminologica: all'inizio tu scrivi
“Soprattutto in seguito all’avvio dell'operazione speciale della Federazione Russa in Ucraina”. Ritengo che definire ciò che sta succedendo un’“operazione speciale” aderisca unicamente alle scelte linguistiche della Federazione Russa, ma è chiaro a tutti ed è a tutti evidente che si tratta di Guerra, con un aggredito ed un aggressore.
Su questo sono certo potremo trovare un sentire comune.
Scrivi poi della “parola magica” “riconoscimento” utilizzata all'articolo 2 della nostra Costituzione facendo derivare dalla stessa il diritto di assoluta autodeterminazione della volontà del soggetto e definendolo come “diritto sovraordinato a tutti i diritti”.
Da una lettura attenta dell'articolo 2 non si può non rilevare come i diritti inviolabili dell'uomo siano qualificati “sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” e come l’articolo 2 richieda “l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale” .
Cioè a dire che i diritti inviolabili dell'uomo non sono monadi, ma hanno una forma di realizzazione che non è solo individuale ma anche collettiva (vedi questione del diritto alla salute come fenomeno collettivo in tempi di Covid-19).
Riferendoti poi alle “costituzioni modulari occidentali” scrivi che “l'unico meta- valore assoluto è il continuo bilanciamento di principi tra loro contrapposti.”.
Penso la Costituzione, la nostra Costituzione, scritta tra l’altro anche da eccellenti giuristi cattolici non nichilisti sia qualcosa di più.
Ritengo che il Diritto sia storicamente determinato, in quanto regola le forme collettive della convivenza, e mi chiedo, in una società pluralistica quale altro ruolo spetti il Diritto se non la ricerca di una mediazione razionale e condivisa tra principi diversi e contrapposti e la difesa di alcuni principi fondamentali (inviolabili).
La storicità del diritto non impedisce infatti che si sia nel tempo formato un nucleo normativo del diritto ‘non disponibile’ all’arbitrio legislativo della maggioranza, in quanto si tratta di un corpo di principi diversi ma non contrapposti, che possono entrare in tensione ma sono tendenzialmente complementari.
Sono i “diritti inviolabili dell’uomo” cui fa riferimento l’articolo 2 della Costituzione, e che sono definiti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che la Chiesa Cattolica ha riconosciuto come patrimonio universale di quella rivelazione naturale concessa da Dio alla ragione umana, che possiamo o meno definire diritto naturale.
L’articolo 2 della Costituzione non parla di autodeterminazione assoluta, ma precisamente di “riconoscimento”: il legislatore deve inchinarsi a un’oggettività normativa iscritta nella dignità umana, che è fonte di diritti e di doveri inderogabili e che è precisamente l’opposto dell’arbitrio indiscriminato e nichilista che ti spaventa.
Ampli poi la tua riflessione parlando del Bene quale “opzione del soggetto, qualsiasi opzione individuale” e lo definisci un “bene nichilistico”.
Qui c'è il nucleo forte del tuo pensiero e della tua elaborazione che con cura e dedizione da tempo proponi.
A riguardo mi escono spontanee le seguenti considerazioni e domande.
Quando tu dici “trattasi di un bene nichilistico” , intendi significare nichilistico perchè esce dal nulla? Perchè va verso il nulla? Perchè non genera nulla? Perchè non ha un fondamento?
Tale Bene, scrivi, “dipende solo dalla volontà individuale”, e questo ci porta alla riflessione che da tempo ti ho accennato sul libero arbitrio.
La prospettiva della mia riflessione è sia teologica che filosofica: essendo il peccato NEL mondo, ed essendo Gesù stesso morto per i peccati, l'evento del peccato è nella natura dell'uomo.
Il libero arbitrio e la libertà sono essenziali alla Natura dell’Uomo e spiegano anche il ruolo di Dio e della Sua Misericordia, la libertà si basa cioè sull’Amore, non sull’Adempimento o l’obbedienza ad un divieto.
Come diceva il mio Maestro “Dio ci ha creati liberi ed intelligenti e vuole che aderiamo a Lui in intelligenza e libertà” , altrimenti la vita sarebbe un adempimento e non una manifestazione di libertà.
E’ evidente che le “Costituzioni modulari” ampliano le libertà personali ma non impongono scelte. Rendendole possibili e/o non punibili restituiscono ai singoli spazi che il Diritto precedentemente negava o condannava (penso in particolare al tema del suicidio assistito, che tante famiglie ha visto soffrire da sole per l’impossibilità di una morte dignitosa, il cui valore è pari a quello di una Vita dignitosa).
Resta, e nessun Diritto lo può invadere, il “foro ultimo della Coscienza”, tema questo caro alla religione cristiana.
Finisci le tue riflessioni attribuendo all'uomo la rivendicazione del “potere di creare il bene al pari di Dio”.
Come definiamo “al pari”? In contrapposizione ? in adesione?
Mi permetto di far notare, al riguardo, come non esista alcuna Dichiarazione scritta da Dio sulla quale poter svolgere un'attività razionale. Esistono delle interpretazioni di uno (o più) messaggi “rivelati”. Ma l’attività dell’uomo, teologo, filosofo o cittadino che sia, è un attività razionale. Soggetta pertanto ai limiti della ragione (dono di Dio).
Concludo questa mia prima riflessione sui temi rilevanti che tu poni all'attenzione riproponendo il tema della dignità umana e sul ruolo che i cristiani possono esercitare per promuoverla.
Bene scrisse Jacques Maritain, nel suo “Umanesimo Integrale”, come dovere del cristiano “non è quello di fare di questo mondo stesso il regno di Dio, bensì di fare di questo mondo secondo l’ideale storico richiesto dalle diverse età, il luogo di una vita pienamente umana”.
Finisco riprendendo un altro autore, anch’egli francese, che sta tornando di attualità nel dibattito civile e nel dibattito tra cattolici, e cioè Mounier, autore di “I cristiani e la pace“.
Mounier vuole tentare di creare un fondamento filosofico ad una dottrina della pace, negando che la stessa sia la “moratoria di una catastrofe”, o di “dare il nome di pace alla semplice assenza di guerra armata o di sangue versato”, prendendo le distanze, non in maniera equidistante, sia dai “guerrafondai” che dal pacifismo “degli imbelli”.
Perchè il Cristiano non può restare indifferente rispetto a ciò che succede. E il primo passo è dare alle Cose il loro Nome.
Ciò che sta succedendo in Ucraina NON è “un'operazione speciale” bensì, e lo vediamo tutti, una Guerra.
Dagli esiti ad oggi imprevedibili.
(Stefano Bellotto, cultore del Diritto)