Il diritto di assoluta autodeterminazione della volontà del soggetto sembra essere il diritto sovraordinato a tutti i diritti. Il suo «riconoscimento» (la parola magica utilizzata nell'art. 2 della Costituzione italiana del 1948) ha aperto le porte a ogni pretesa dell’individuo: all’aborto procurato, al cosiddetto «matrimonio» (rectius: unione) fra esseri umani dello stesso sesso, all’incesto, all’eutanasia, al suicidio assistito e via dicendo. Non si tratta di errori nell’interpretazione dei testi costituzionali, ma di applicazione coerente della "Weltanschauung" accolta nelle Costituzioni "modulari" occidentali del nostro tempo per cui l'unico meta-valore assoluto è il continuo bilanciamento di principi tra loro contrapposti.
Il Bene, in questa prospettiva, non è ciò che è collegato all'essenza (la cosiddetta quidditas) della persona umana, ma l’opzione del soggetto, qualsiasi opzione individuale. Trattasi di un bene nichilistico, poiché dipende dalla sola volontà individuale, la quale può porlo o non porlo: con essa, pertanto, l’uomo rivendica il potere di creare il bene al pari di Dio.
È questo ciò che difendiamo?
(*) Daniele Trabucco - Costituzionalista
(*) prof. Daniele Trabucco. Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Professore a contratto in Diritto Internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano.