Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 20 febbraio 2022 - Il 12 febbraio del 2015, al fine di porre un freno all’escalation di violenza in Ucraina orientale, i rappresentanti di Russia, Ucraina e delle cosiddette Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk hanno siglato, sotto l’egida dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce), un "Pacchetto di misure per l’implementazione degli accordi di Minsk".
L’accordo è stato definito "Minsk II", in quanto complemento del precedente "Protocollo di Minsk", firmato nel settembre 2014 e naufragato a causa della recrudescenza di violenti scontri tra le parti in conflitto.
Il processo di applicazione di Minsk II è attualmente monitorato, oltre che dall’Osce, anche dal cosiddetto "Quartetto di Normandia" composto da Francia, Germania, Federazione Russa ed Ucraina.
L’accordo prevede la concessione, attraverso la revisione della Costituzione del 1996, di una forte autonomia alle due Repubbliche separatiste con la contestuale adozione di una legislazione volta a favorire lo status di specialità dei territori coinvolti nel quadro dell'ordinamento federale ucraino.
Ad oggi, però, i Governi di Kiev post Maidan, incluso quello in carica di Zelensky, hanno impostato in modo settario e cieco le spinte autonomiste delle popolazioni filo russe del Donbass senza spazio per qualunque tipo di trattativa.
E per fortuna che il partito del Presidente filo-europeista dell'Ucraina si chiama "Servitore del popolo"...
(*) prof. Daniele Trabucco. Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Professore a contratto in Diritto Internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano.