Eppure, una attenta lettura del documento dovrebbe pervenire ad inquadrare l'opera di Giacomo Della Chiesa, in sintonia con il cardinale Segretario di Stato, Gasparri, nella determinazione di quel nuovo ruolo politico e diplomatico della Chiesa cattolica rispetto all'isolamento pre-bellico che ha consentito di enunciare in modo chiaro i principi del diritto internazionale contemporaneo: dall'affermazione dello ius gentium al riconoscimento delle libertà necessarie per la vita dei popoli.
Infatti, se, da un lato, l'opera di Benedetto XV non diede risultati concreti, dall'altro, però, pose le basi per un diverso modus operandi della "Ecclesia Chiristi" nella comunità degli Stati dopo la fine del potere temporale. La ratio di questa prospettiva internazionalistica, imposta dalle esigenze belliche, è teleologica ed è magistralmente espressa nella prima Lettera enciclica "Ad Beatissimi Apostolorum" del 01 novembre 1914 ove, in continuità con il predecessore, Papa Della Chiesa afferma la necessità di un ritorno delle cose al Creatore: "tutto deve essere rivolto a Dio perché tutto è di Dio".
È questo, per Benedetto XV, il criterio ultimo per l'affermarsi di una vera ed autentica pace cristiana: pace tra le Nazioni d'Europa, pace nella società umana lacerata da scontri di classe e pace nella Chiesa.
Contro l'individualismo, la secolarizzazione e l'anticlericalismo il "Papa della guerra" rivolge un monito ancora oggi attuale di fronte alle derive nichiliste e transumane: è "misura di saggia politica il voler bandita dal pubblico insegnamento la dottrina dell'Evangelo e della Chiesa"?
A noi la risposta.
__________________
Autori (*)
Alessia Bianchini
Daniele Trabucco