La stessa Corte costituzionale, con la sua giurisprudenza "creativa/manipolativa" e in nome della sua funzione dinamizzante dell'ordinamento, a partire dalla sentenza n. 221/2015 per arrivare alla n. 180/2017 ha sostituito il concetto (ritenuto desueto) di identità sessuale con quello di identità di genere. L'intento è evidente: pervenire apparentemente ad un sistema improntato al personalismo e al pluralismo valoriale, ma in realtà all'affermazione del primato del genere sulla dimensione biologica dell'uomo. É il passaggio da una visione essenzialista ad una costruttivista ove la natura é insignificante (si pensi alle riflessioni di Michel Foucault 1926-1984)).
L'essere sessuati è, però, per l'uomo e la donna un "dato originario", poiché l'esperienza personale non può non passare fin dalla sua origine, cioè la fecondazione, attraverso la mascolinità o la femminilità. L'essere sessuati assume, quindi, nell'uomo e nella donna una peculiare originalità, in quanto si è maschio o femmina in una dimensione e un livello diversi che negli animali: la femminilità e la mascolinità della persona, proprio perché espressa nel e dal corpo, porta la densità e la vitalità di tutto l'essere, dello spirito innanzitutto ed è riflesso, per chi crede, della stessa "immagine di Dio".
La differenziazione in maschio e femmina non si limita ad alcune caratteristiche accessorie, ma segna in profondità e nel tempo tutta la corporeità e da questo presupposto si deve necessariamente dedurre che determina anche la personalità dell'individuo: sarà infatti lo spirito, "l'io personale", che sarà uomo e donna e non soltanto il corpo. Ne consegue, allora, che tutta la vocazione personale nel mondo potrà realizzarsi armonicamente solo accettando e valorizzando quel determinato modo di essere. Gli uomini hanno dimenticato questa verità...(cit. da "Il piccolo principe").
Autori (*)
Matteo Impagnatiello (componente del Comitato Scientifico di Unidolomiti);
Daniele Trabucco (costituzionalista)