Ogni volta che ognuno di Noi entra in contatto con queste due parole il pensiero corre rapido a perlustrare il terreno dei ricordi, prossimi o lontani nel tempo, rivelatori di qualcosa che non sapevamo e che con il fare è entrato nel dominio della nostra conoscenza.
Di Guido Zaccarelli 28 dicembre 2017 - Imparare - facendo ci porta indietro nel tempo, ai ricordi della nostra infanzia, agli istanti vissuti del tempo, alla scuola dove abbiamo appreso le nozioni con le quali la mente ha preso forma. La formazione, forma mentis, conduce l'individuo a vivere esperienze nuove, ad entrare in contatto con aree scoperte delle nostra esistenza che alimentano il nostro desiderio di imparare, non solo nella dimensione teorica ma soprattutto nel vivere l'esperienza in forma concreta: "dalla teoria alla pratica".
La scuola è una fucina fondamentale per entrare in questi due mondi, contigui o meno, ma fondamentali per modellare l'identità di ogni individuo. Rovistando tra i ricordi scolastici le AT, Applicazioni Tecniche, era una materia d'indirizzo importante che univa la teoria con l'Arte del fare, poco considerata ai più, ma fondamentale nel condurre lo studente verso il vero significato dell'apprendimento mettendolo nelle condizioni di elaborare i processi sequenziali necessari per realizzare un progetto in modo completo partendo dall'Idea, fino al suo impiego, transitando nel disegnare lo Schizzo, creare il Progetto, il Prototipo e l'oggetto in modo completo per concludersi con il collaudo, la critica e la relazione finale: le sette fasi delle AT.
La psicologia riconduce l'esperienza didattica "all'apprendimento per prova d'errori" mettendo l'individuo nella disponibilità di validare e aggiornare continuamente la sua esperienza d'apprendimento rispetto a stadi precedenti.
Secondo la "legge dell'effetto" dello psicologo statunitense Edward Lee Thorndike, l'apprendimento si verifica in modo graduale attraverso una serie di tentativi ed errori che conducono a consolidare una situazione rispetto all'altra. Come nel caso del gatto chiuso in gabbia che ripete diverse volte il gesto per muovere la leva per rendersi libero. La conoscenza acquisita si consolida con il passaggio dalla conoscenza proposizionale a quella procedurale, dal conoscere una cosa al come si conosce. La prima ci conduce alla conoscenza teorica mentre la seconda a quella pratica. Un passaggio importante per affermare che non è sufficiente conoscere a memoria come si nuota ma occorre anche dimostrare con i fatti che entrando in una vasca viene spontaneo galleggiare, muoversi per raggiungere l'estremo opposto senza affondare. Imparare conduce l'individuo anche ad insegnare.
Tipiche le botteghe dove veniva insegnata l'Arte del fare nel vedere il Maestro all'opera. I mestieri, le professioni sono l'espressione tangibile dell'imparare - facendo dove il gesto dell'altro diventa il riflesso in cui ritrovare l'apprendimento. Non solo, diventa un modo per ricondurre individui con differenti patologie al recupero psicofisico della loro identità.
Pensiamo alla banda musicale giovanile dei Rulli Frulli che impiegando materiali recuperati dall'ambiente circostante sono riusciti a imparare - facendo l'Arte della musica. L'evoluzione dei mercati, la nascita di nuove economie sostenuta da una presenza incalzante della tecnologia che avvolge il pensiero del'uomo, ha reso problematico l'apprendimento attraverso l'Arte del fare.
La dematerializzazione ha innescato un processo irreversibile verso l'era dell'intangibile, dell'immateriale, provocando una forte scollatura tra ciò che si imparava vedendo - provando – facendo con ciò che si vede ma difficile da provare e mettere in pratica in quanto espressione di una elaborazione cognitiva e come tale, invisibile. Pensiamo ad una redazione giornalistica dove la preparazione e la stesura di un articolo è fortemente condizionata dalla cultura e dalla capacità di scrittura del giornalista. Nelle nuove economie è limitato il ricorso all'affiancamento e il trasferimento del metodo lavorativo, da quando le organizzazioni hanno iniziato a pensarsi come "architettura aperta", perdendo il valore aggiunto fornito dall'esperienza perché visto come un costo e non come una opportunità di crescita e di sviluppo sociale e culturale.
Manca il tempo. Aristotele affermava: «lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero.» La difficoltà cresce e per i giovani diventa molto difficile mettere a frutto l'esperienza concreta, immediata e diretta. Gli stili di vita abitativi presenti nella città, hanno privato gli individui dell'esperienza reale mutuata con l'ambiente di riferimento, dove con le mani era possibile realizzare ogni cosa.
La campagna, un territorio che ha permesso di sviluppare negli individui il problem solving, lontani dai centri cittadini dove la campagna offriva infinite opportunità di crescita e di sviluppo della creatività. Pensiamo per un attimo al demiurgo che diede forma alla materia con l'energia dello spirito, a Johannes Gutenberg che ha inventato la stampa a caratteri mobili osservando i contadini mentre torchiavano il vino.
Di fronte ad un cambiamento irreversibile nasce l'alternanza scuola lavoro che consente agli studenti di recuperare le Applicazioni Tecniche di un tempo ed entrare in contatto con il mondo del lavoro per fare esperienza concreta, e non solo teorica, in grado di guidarli nell'evoluzione del cammino didattico prescelto e delle proprie aspirazioni professionali future.
Si riduce il fallimento personale e s'innalza l'asticella della consapevolezza dove prendere coscienza di se stessi: "lo studio è nelle mani, l'Arte del saper fare, sono le dimensioni fondamentali in grado di guidare il futuro degli individui verso i propri desideri e le proprie aspettative".