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Venerdì, 29 Marzo 2019 10:08

Le Arance rosse a Pechino

La Cina da il benvenuto alle arance rosse italiane - Le arance rosse italiane il 2 Aprile 2019 saranno protagoniste in Cina nell'Ambasciata d'Italia a Pechino in un evento di benvenuto che annuncerà l'ingresso della pioniera Oranfrizer in questo nuovo mercato, l'iniziativa "Vulcanica, Vitaminica, Naturale. Dall'Italia alla Cina l'arancia rossa unica al mondo" coinvolgerà importatori, distributori, operatori del settore horeca e della GDO, chef e giornalisti. A presentare le arance rosse a Pechino saranno Salvo Laudani e Sara Grasso di Oranfrizer, manager della prima e finora unica azienda italiana che dopo la firma dei recenti protocolli ha esportato i primi container di arance in Cina via nave.

Interverranno per l'occasione Ettore Francesco Sequi, l'Ambasciatore d'Italia nella Repubblica Popolare Cinese, Amedeo Scarpa, Direttore dell'Ufficio ICE a Pechino, Mao Hong Ming l'importatore cinese di Ningbo Texstar Trading & Industry co Ltd.

"Essere i primi è una grande responsabilità – afferma Nello Alba, Ceo Oranfrizer - abbiamo fatto del nostro meglio per raggiungere questo obiettivo. Ma arrivare in Cina non è la fine di un'azione di export, è solo l'inizio. Incontreremo a Pechino importatori ed operatori del settore che in futuro potrebbero scommettere con noi sull'arancia rossa e sul made in Italy, la diffusione del prodotto nei mercati e suggerirne il consumo è un impegno che stiamo ancora svolgendo avvicinandoci alle richieste della comunità cinese. Oltre i confini d'Europa cerchiamo di stabilire dialoghi e relazioni economiche sicure e durevoli, le uniche che possono rivelarsi promettenti per migliorare il futuro della nostra agricoltura siciliana.
Valorizzare nel mondo il frutto più prezioso che coltiviamo in Sicilia è una mission continua per noi, esporteremo il nostro tesoro agroalimentare italiano ed europeo solo dove può trovare alto gradimento e il giusto valore".

L'evento che si svolgerà a Pechino consentirà ai portatori di interesse di degustare il nuovo agrume entrato nel mercato cinese, sarà trasferita ogni informazione sull'arancia rossa che da adesso è possibile importare. Il primo importatore cinese Mao Hong Ming, l'unico che attualmente dispone di arance rosse made in Italy sarà coinvolto nell'iniziativa per raccontare la sua esperienza "Lavoriamo da anni con l'Italia e l'Europa sia in import sia in export – afferma l'importatore - conosciamo bene il food italiano e riconosciamo l'enorme valore e potenziale che i prodotti italiani possono avere nel mercato cinese e per questo motivo che abbiamo voluto fare da pionieri importando le arance rosse italiane, nonostante le distanze ed i tempi prolungati di transito perché siamo sicuri che aldilà delle difficoltà tecniche il consumatore cinese apprezzerà l'unicità delle arance rosse siciliane, il sapore particolare, la meravigliosa colorazione ma soprattutto gli effetti benefici di questi preziosissimi frutti. Siamo positivi guardano al futuro di questo business". L'esportazione via nave potrebbe continuare già in questa stagione agrumaria, in futuro potrà essere sperimentata anche la via aerea.

"Il consumatore cinese di oggi è sempre più sofisticato e disponibile verso nuove esperienze di cibi e sapori. - aggiunge Amedeo Scarpa, direttore di ICE Pechino e coordinatore degli Uffici ICE in Cina – è pronto a sperimentare nuove varietà, anche di frutta fresca. Ma è anche sempre molto più attento alla sicurezza ed affidabilità di ciò che mette a tavola. E' per questo che i prodotti Made in Italy, incluso le arance di Sicilia, oggi ancor piu' che nel passato sono in perfetta sintonia con le nuove attente esigenze del consumatore cinese, perchè assicurano con processi certificati gli standard di qualità e sicurezza richiesti. I margini di crescita verso questo mercato sono molto ampi e le modalità di fornitura e distribuzione potranno avvantaggiarsi anche delle piattaforme e-commerce tenuto conto che la Cina è per fatturato il più grande mercato B2C al mondo: nel 2018 800 miliardi di US$, ovvero la metà del commercio mondiale B2C realizzato tramite tali piattaforme elettroniche di commercio".

Salvo Laudani e Sara Grasso, Marketing Manager ed Export Manager di Oranfrizer, a Pechino descriveranno l'unicità del territorio d'origine dell'arancia rossa e tutte le peculiarità dell'agrume made in Italy: si parlerà di gusto, pigmentazione, varietà e cultivar innovativi, proprietà organolettiche e microclima. Il pubblico specializzato potrà visualizzare dei film sulla produzione made in Italy e sull'arancia rossa per cogliere ogni dettaglio sulla filiera tricolore che lavora seguendo dei principi di alta qualità. Verranno approfonditi i fattori microclimatici che caratterizzano la Piana di Catania alle pendici del vulcano Etna, dove maturano le arance rosse Tarocco, Moro e Sanguinello uniche al mondo. A completare l'evento sarà una degustazione tematica a base delle arance rosse esportate - Tarocco e Moro - a cura dello chef italiano Fabio Falanga che molti fa assaporare i sapori d'Italia a Pechino.

"Rimanendo rispettosi della tradizione culinaria italiana esalteremo il sapore delle arance che sono arrivate dalla Sicilia, faremo provare questo straordinario frutto in diverse forme e consistenze con abbinamenti più o meno usuali" anticipa lo chef Falanga. Gli agrumi verranno proposti in tutta la loro autenticità, saranno elaborate alcune preparazioni per veicolare la versatilità dei frutti anche in cucina, per la preparazione di ricette dolci e salate, bevande nutrienti e cocktails alcolici.

L'evento organizzato da Oranfrizer nasce in sinergia con il progetto di CSO Italy "The European Art of Taste", è dedicato alla Cina ed è finanziato dall'Unione Europea, presenta i valori dell'ortofrutta italiana, in particolare le arance rosse raccolte in Sicilia e altre eccellenti produzioni del made in Italy (kiwi, pere, mele, succhi di frutta e verdure trasformate).

In allegato:
- le foto dei soggetti che interverranno il 2 Aprile nell'Ambasciata d'Italia a Pechino.
- la foto dello sdoganamento delle arance rosse italiane arrivate in Cina via nave.
- la foto della Cerimonia inaugurale del 23 marzo organizzata a Ningbo subito dopo l'arrivo in Cina via nave delle arance rosse italiane.
- la foto dell'incontro business tenutosi proprio oggi 28 marzo a Shanghai che ha coinvolto operatori del settore interessati alle arance rosse italiane arrivate in Cina via nave.

Più info www.oranfrizer.it 

 

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CHINA WELCOMES ITALIAN RED ORANGES

On April 2nd 2019 The Italian red oranges will be protagonists in China at the Embassy of Italy in Beijing in a welcome event that will announce the entry of the pioneer Oranfrizer into this new market, the "Volcanic, Vitaminic, Natural" initiative. From Italy to China the unique red orange in the world will involve importers, distributors, operators in the HORECA sector and large-scale retail trade, chefs and journalists. Salvo Laudani and Sara Grasso from Oranfrizer will present the red oranges in Beijing, manager of the first and so far the only Italian company that, after the signing of the recent protocols, exported the first containers of oranges to China by sea. Also Ettore Francesco Sequi, the Italian Ambassador in China, Amedeo Scarpa, Director of the ICE Office in Beijing, Mao Hong Ming, the Chinese importer of the company Ningbo Texstar Trading & Industry co Ltd will attend .

"Being the first is a great responsibility - says Nello Alba, CEO of Oranfrizer - we did our best to achieve this goal. But arriving in China is not the end of an export action, it is only the beginning. We will meet in Beijing importers and operators in the sector who in the future could invest with us in red orange and made in Italy, the spread of the product in the markets and suggest consumption is a commitment that we are still making, bringing us closer to the demands of the Chinese community. Beyond the borders of Europe we try to establish safe and long-lasting economic relationships, the only ones that can be promising to improve the future of our Sicilian agriculture. Our continuous mission is to promote the most precious fruit grown in Sicily around the world, we will export our Italian and European agri-food treasure only where it is appreciated and properly enhanced ".

The event will allow to taste the new citrus fruit entering the Chinese market, learn all information about the red orange now possible to import.
The first Chinese importer Mao Hong Ming, the only one who currently supplies the made-in-Italy red oranges will be involved to tell about his experience "We have been working for years with Italy and Europe both in import and in export - the importer affirms - we know well the Italian food and recognize the enormous value and potential that Italian products can have in the Chinese market and for this reason we wanted to be pioneers by importing Italian red oranges, despite the distances and long transit time because we are sure that beyond the technical difficulties the Chinese consumers will appreciate the uniqueness of Sicilian red oranges, the particular taste, the wonderful color but above all the beneficial effects of these precious fruits. We are positive, considering the future of this business". The export by see could continue in this current citrus season, and also the air shipment maybe in the next future.

"Today's Chinese consumer is increasingly sophisticated and optimistic towards new experiences of food and flavors - adds Amedeo Scarpa, director of ICE Beijing and coordinator of the ICE offices in China – ready to experiment with new varieties, including fresh fruit, focusing more and more on the safety and integrity of food. This is why Made in Italy products, including Sicilian oranges, today even more than in the past are in perfect harmony with the new attentive needs of the Chinese consumer, because they ensure the required quality and safety standards with certified processes. The margins of growth towards this market are very wide and the methods of supply and distribution will also be able to take advantage of the e-commerce platforms, considering that China is the largest B2C market in the world in terms of turnover: in 2018 800 billion US $, half of the world B2C trade via these electronic commerce".

Salvo Laudani and Sara Grasso, Marketing Manager and Export Manager of Oranfrizer, in Beijing will describe the uniqueness of the red orange territory of origin of and all the peculiarities of the made in Italy
citrus: we will talk about taste, pigmentation, varieties and innovative cultivar, organoleptic properties and microclimate. The specialized public will be able to see films on made in Italy and on red orange to capture every detail about the Italian production chain that works according to high quality features. The microclimatic factors in Catania Plain at the slopes of the Etna volcano will be studied in depth, where the unique Tarocco, Moro and Sanguinello red oranges ripen. Completing the event will be a thematic tasting based on exported red oranges - Tarocco and Moro - by the Italian chef Fabio Falanga who many will enjoy the flavors of Italy in Beijing.

"Respecting the Italian culinary tradition we will enhance the taste of Sicilian oranges, trying extraordinary fruit in different shapes and textures with common and unusual combinations" discloses chef Falanga.
Citrus fruits will be offered in all their authenticity, some preparations will be prepared to convey the versatility of the fruits also in the kitchen, for the preparation of sweet and savory recipes, nutritious drinks and alcoholic cocktails.

The event organized by Oranfrizer is born in synergy with the CSO Italy project "The European Art of Taste", dedicated to China and financed by the European Union, presenting the values of Italian fruit and vegetables, in particular the red oranges harvested in Sicily and other excellent productions of Made in Italy (kiwi, pears, apples, fruit juices and processed vegs).

More info - https://oranfrizer.it/oranfrizer/en-GB 

 

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中国欢迎意大利血橙

来自意大利的血橙,将成为2019年4月2日意大利驻华使馆欢迎活动中的主角。届时,意大利的先锋公司Oranfrizer将借助 "火山,维生素,自
然。世界上唯一的血橙从意大利来到中国" 的活动,宣布进入这个新兴市场。众多的进口商、分销商、餐饮从业人员、大型连锁经销商、厨师和媒体人员将参加活
动。Oranfrizer公司的经理人员Salvo Laudani和Sara Grasso将作介绍。这是第一家也是迄今为止唯一一家意大利公司,在最近签署的
协议后,通过海运向中国出口了第一个集装箱的橙子。意大利驻中华人民共和国大使谢国谊, 意大利对外贸易员会北京办事处首席代表暨中国区总协调官司凯培,以及中国
进口商宁波德士达贸易工业股份有限公司毛洪明将作发言。

"充当第一,意即责任重大" Oranfrizer公司首席执行官Nello Alba说道,"我们尽最大努力来实现这一目标。 但到达中国并不是出口行为
的终结,而是开始。我们在北京认识的业内进口商和运营商,将来可以与我们投身于意大利血橙和意大利制造产品。在市场上推广产品引导消费,是我们一直在践行的承
诺,以使我们更接近中国人的需求。我们要建立超越欧洲的安全和持久的对话机制和经济关系,这是有望改善西西里农业前景的唯一方式。在世界上提升我们西西里岛种植的
珍贵水果的价值,于我们是一项持续的使命。我们出口意大利的也是欧洲的珍宝级农副产品,就是为了让它能获得更高的赞赏和正确的价值"。

在北京举办的活动中,相关人员将品尝进入中国市场的新柑橘类水果,接受到现在开始可以进口中国的血橙的第一手信息。第一位也是目前唯一一位意大利血橙中国进
口商毛洪明,也将参与活动并讲述他的经验。"我们多年来一直从事与意大利和欧洲的进出口工作"他说,"我们非常了解意大利食品,我们认识到意大利产品在中国市场可
以拥有的巨大价值和潜力,因此我们希望成为进口意大利血橙的先锋。尽管距离远,运输时间长,但是我们确信,抛开这些技术难度,中国消费者一定会欣赏西西里血橙的独
特性,其特殊的味道,美妙的色彩,尤其是这些珍贵水果的有益效果。我们看好这项业务的未来。" 在这个柑橘季节,海运还会继续,未来可以尝试空运。

"今天的中国消费者越来越讲究,勇于体验新的食品新的口味",意大利对外贸易委员会北京办事处首席代表暨中国区总协调官司凯培补充道,"他们准备尝试新品
种,包括新鲜水果。但同是也总是越来越关注餐桌上的安全性和可靠性。这就是为什么包括西西里橙在内的意大利制造产品,在今天比过去更能符合中国消费者的新需求,因
为它们的安全性是经质量标准认证的生产工艺保证的,符合安全要求的。这个市场的增长空间十分巨大,供应和经销渠道还可以利用电子商务平台。中国在营业额方面是世界
上最大的B2C市场:2018年达到8000亿美元,即世界B2C贸易的一半是通过这些电子商务平台进行的。"

Oranfrizer公司的市场经理Salvo Laudani和出口经理Sara Grasso将讲述血橙原产地的独特性以及意大利产柑橘的特点:将讨论
味道,色素沉着,创新品种和栽培品种,口感特性和小气候等。专业公众将观看有关意大利制造和血橙的影片,以了解高质量原则下的意大利生产链的每一个细节。他们还将
对位于埃特纳火山坡的卡塔尼亚平原微气候因素进行深入研究,那里出产这些独特的Tarocco,Moro和Sanguinello品种的血橙。活动后,意大利主
厨Fabio Falanga将用出口过来的Tarocco和Moro血橙,设计主题品尝,让大家可以在北京享受到意大利风味。

"在尊重意大利烹饪传统的同进,我们将提升来自西西里岛的橙子的味道。我们将通过组合,设计不同的形状,让大家尝试这种非凡的水果,"厨
师Falanga说。所用的柑橘类水果将全部真实呈现。会在厨房加工些多样式的橙子备料,以配甜味和咸味食谱,以及营养饮料和鸡尾酒等。

这次由Oranfrizer公司主办的活动,是意大利果蔬服务中心"欧洲品味艺术"项目的配套活动,由欧盟资助,面向中国,旨在彰显意大利果蔬品的价值,特
别是产自西西里的血橙以及其它珍贵意大利物产,比如猕猴桃,梨,苹果,果汁和加工蔬菜等。

信息 - https://oranfrizer.it/oranfrizer/zh-CN 

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

La storia dell’export reggiano degli ultimi dieci anni, le sofferenze vissute anche negli scambi con l’estero, ma anche la straordinaria capacità di reazione del nostro sistema imprenditoriale sono racchiuse in poche ed emblematiche cifre: nel 2018 abbiamo raggiunto, con un nuovo record a 10,7 miliardi, un valore superiore del 27,1% a quello ante-crisi e addirittura più alto del 66,4% rispetto a quello del 2009, anno in cui toccammo il punto più basso con 6,4 miliardi di esportazioni e un calo del 23,6% sul 2008”. Così il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi, commenta l’analisi dell’Ufficio Studi dell’Ente camerale sulle dinamiche delle esportazioni reggiane nell’ultimo decennio.

L’economia e la società reggiane – sottolinea Landi – hanno pagato anch’esse un prezzo molto alto alla crisi finanziaria ed economica mondiale partita dal crac della Leman Brothers, con una crescita della disoccupazione (salita fino al 6,6%) e una drastica riduzione della produzione legata al crollo degli ordini interni e a quelli internazionali: i dati sono tornati ad essere più confortanti su tutti questi fronti e, in particolare, proprio a proposito di scambi con l’estero, che sono quelli che hanno maggiormente inciso sulla ripresa e che, da soli, valgono più del 60% del valore aggiunto provinciale”.

Dall’analisi dell’Ufficio studi della Camera di Commercio emerge, innanzitutto, l’immediato e pesante effetto, sul 2009, della crisi avviatasi a fine 2008, quando le esportazioni di “made in Reggio” valevano 8,4 miliardi e il nostro territorio si collocava all’undicesimo posto della graduatoria nazionale delle province esportatrici.

Nel 2009, infatti, l’export reggiano diminuì di quasi due miliardi, scendendo a poco più di 6,4 e facendo registrare una flessione del 23,6%; anche la collocazione di Reggio Emilia fra le province esportatrici subì un primo contraccolpo, con la perdita di una posizione in classifica.

Nonostante un aumento di quasi 885 milioni (+13,7%), che portò le esportazioni della provincia a oltre 7,3 miliardi, nel 2010 Reggio Emilia registrò un’ulteriore discesa in graduatoria, scendendo al tredicesimo posto.

Negli anni successivi – come attesta la ricostruzione camerale, le esportazioni reggiane hanno continuato a crescere superando, nel 2012, gli 8,4 miliardi; si trattava, in sostanza, dello valore ante crisi; ma diverse altre province italiane stavano crescendo molto più rapidamente, tanto che Reggio Emilia continuava a perdere posizioni: in quell’anno, la nostra provincia era scesa ancora di tre posizioni, collocandosi al sedicesimo gradino.

Dall’anno successivo la provincia reggiana ha imboccato la strada per una ripresa più spinta; nel 2013 e nel 2014, infatti, Reggio ha salito a due a due i gradini della graduatoria delle province esportatrici. Nel 2013 il valore dell’export provinciale, con un incremento del 2%, ha superato gli 8,6 miliardi e garantendo alla nostra provincia la quattordicesima posizione su scala nazionale; l’anno successivo le vendite reggiane oltre frontiera hanno quasi raggiunto i 9 miliardi con un incremento del 4,3% e la nostra provincia ha guadagnato la dodicesima posizione della graduatoria, mantenuta per i due anni successivi.

I flussi di merci verso l’estero hanno continuato poi a crescere altrettanto bene e nel 2015 hanno superato i 9,2 miliardi (+3%), mentre nel 2016, con un incremento del 2,5%, hanno sfiorato i 9,5 miliardi.

Poiché i prodotti leader dell’economia provinciale sono riconosciuti certamente come delle eccellenze a livello internazionale, nel 2017 il valore del “made in Reggio Emilia” ha superato i 10,3 miliardi (+8,7%) e la nostra provincia ha salito un’ulteriore posizione nella graduatoria nazionale, collocandosi all’undicesimo gradino.

Tale posizione è stata mantenuta anche nell’anno appena trascorso; con un ulteriore incremento del 3,9% nel 2018 le esportazioni reggiane hanno raggiunto un nuovo record, superando i 10,7 miliardi.

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Fonte: Camera di Commercio Reggio Emilia

Forum delle Economie: UniCredit per l'Agroalimentare strategie e sinergie per coltivare il futuro delle imprese.

A Bologna un focus nazionale organizzato dal Gruppo bancario per riflettere su caratteristiche, punti di forza e aree di miglioramento del comparto.
Presenti imprenditori ed esperti. In programma anche B2B con buyer stranieri

Tra le attività realizzate dalla banca a supporto del settore anche il programma "Coltivare il futuro" che nel triennio 2016-2018 ha permesso l'erogazione di oltre 1,1miliardo di euro in Emilia Romagna, di cui circa 303milioni per l'area di Bologna; e il progetto filiere che in un anno ha registrato 38 accordi siglati sul perimetro nazionale, uno dei quali sull'area felsinea.

BOLOGNA, 19 marzo 2019 - Primo settore per creazione di valore aggiunto in Italia (62 miliardi di euro nel 2018), capace di apportare al Pil nazionale un contributo del 3,9%, anticiclico e virtuoso in resilienza, l'agroalimentare è il più rilevante tra i comparti d'eccellenza del Made in Italy. Qualità, export, innovazione e crescita dimensionale, unita allo sviluppo dei processi di integrazione della filiera, sono le leve capaci di tradurne le forti potenzialità in business sostenibile e di successo.

UniCredit ha scelto FICO Eataly World, come location simbolo dell'agrifood italiano conosciuto nel mondo, per stimolare il confronto e individuare strategie di sviluppo percorribili coinvolgendo esperti, rappresentanti di istituzioni, consorzi e, soprattutto, aziende del comparto: circa 80 gli imprenditori presenti, provenienti principalmente da Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche.

Nel corso dell'incontro sono stati illustrati i temi cardine inerenti scenario e prospettive del settore rilevati dall'Industry Book, analisi condotta dal Corporate Marketing UniCredit sulla base di dati macroeconomici e analisi di bilancio delle imprese. Secondo lo studio, nell'ultimo decennio il settore ha messo in atto profonde trasformazioni, innovando il modello di business e registrando una dinamica migliore di quella dell'industria manifatturiera nel suo complesso. A fronte di una debole domanda interna, l'export ha giocato un ruolo trainante per la crescita: le vendite all'estero del Food&Beverage italiano (prodotti trasformati), sono aumentate più dell'80% negli ultimi 11 anni, e nel 2018 (dati Istat, febbraio 2019) il giro d'affari è stato di oltre 35miliardi di euro; 5,6 miliardi per l'Emilia Romagna che conta oltre 4.800 imprese attive nel settore.

Eppure, la propensione all'export del settore per l'Italia rimane inferiore a quella dei principali concorrenti europei (23% nel F&B e 12% in agricoltura - dati Eurostat), ciò anche a causa delle ridotte dimensioni medie delle aziende, della difficoltà di accesso alle catene di distribuzione internazionale e della concentrazione dei mercati di sbocco: i primi quattro (Germania, Francia, Regno Unito e USA) assorbono infatti il 51% dell'export totale (dati Istat, febbraio 2019). Esiste quindi ancora un elevato potenziale da valorizzare in tema di business oltre confine, implementazione di organizzazione e capacità commerciale delle imprese (anche attraverso la crescita dimensionale e la promozione dei processi di integrazione della filiera) e sviluppo di prodotti ad elevato valore aggiunto capaci di imporsi su nicchie di mercato ad alto rendimento.

Giovanni Ronca, Co Head Italy UniCredit, ha sottolineato che oltre al portafoglio di strumenti finanziari pensati per accompagnare l'operatività ordinaria delle imprese, occorre una finanza più aperta al mercato "capace – ha detto Ronca - di ridurre il rischio di accesso a fonti di finanziamento di debito e di agevolare l'accesso al mercato dei capitali".
"Il settore agroalimentare sta vivendo un trend di sviluppo - ha rimarcato Andrea Casini, Co Head Italy UniCredit -. Partendo dal dialogo costante tra le parti, nato per comprendere meglio le esigenze e trovare insieme le soluzioni più idonee, UniCredit si propone come partner di riferimento per sostenere gli imprenditori del settore".

Ciò si aggiunge ad una serie di attività realizzate dal Gruppo a supporto delle imprese del comparto:
• Il programma "Coltivare il futuro", nato dall'accordo stretto da UniCredit con il MiPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) a supporto delle aziende dell'agroalimentare che nel triennio 2016-2018 ha permesso l'erogazione di 5miliardi e 400milioni di euro in Italia; di cui oltre 1miliardo e 100milioni in Emilia Romagna e, più in dettaglio, circa 303milioni per l'area di Bologna.
• la creazione di un'Area Marketing Centrale UniCredit, in grado di proporre soluzioni e opportunità commerciali idonee alle specifiche esigenze delle imprese e una rete locale ad hoc composta da specialisti,
• il progetto UniCredit volto a rafforzare il valore delle filiere offrendo sostegno finanziario al ciclo produttivo e un più agevole accesso al credito: 38 gli accordi siglati in Italia in un anno, uno dei quali sull'area bolognese (Conserve Italia).

UniCredit, inoltre, grazie alla sua radicata presenza internazionale, con banche leader in 14 mercati principali e un network di uffici e International Center in 18 Paesi del mondo, si impegna a sostenere la crescita delle imprese locali aiutandole a mettere in atto strategie di internazionalizzazione di successo. Tra le azioni intraprese su questo fronte, anche l'organizzazione di B2B, incontri diretti tra aziende italiane e buyer stranieri qualificati, come quello realizzato in occasione del Forum organizzato a Bologna che ha visto partecipare imprenditori provenienti anche da Vietnam, Russia, Germania e Kazakistan.

Quella di Bologna è la prima tappa di un percorso dedicato da UniCredit al settore dell'agroalimentare. Il prossimo appuntamento è previsto a Catania il 21 marzo.

Lo spirito dell'accordo tra il Consorzio e JRE non è di "sponsorship" ma di concreta volontà di costruire un percorso a partire dalla condivisione dei valori. L'accordo ha durata triennale e prevede numerose iniziative in tutta Europa.

Reggio Emilia, 15 marzo 2019 – A partire dal 2019 e per i prossimo triennio, il Consorzio del Parmigiano Reggiano sarà partner dell'associazione Jeune Restaurateur d'Europe: il network europeo che riunisce i migliori e i più giovani rappresentanti dell'alta gastronomia.

Nata in Francia alla metà degli anni Settanta, Jre - Jeunes Restaurateurs d'Europe oggi conta più di 350 ristoranti affiliati distribuiti in 15 Paesi, rappresentanti di altrettante interpretazioni culinarie.

L'associazione è presente in Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Germania, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Slovenia, Spagna, Svizzera e Regno Unito.

La compagine italiana è composta da 83 cuochi ed è guidata da Luca Marchini, titolare del Ristorante L'Erba del Re di Modena.

Prima tappa del nuovo percorso sarà il XXVI Congresso Nazionale di JRE Italia che si terrà domenica 17 e lunedì 18 marzo alla Comunità di San Patrignano.
Lo spirito dell'accordo tra il Consorzio e JRE non è di "sponsorship", ma di concreta volontà di costruire un percorso a partire dalla condivisione dei valori. Proprio per questo motivo il Consorzio ha come obbiettivo quello di coinvolgere i membri JRE in momenti di formazione e divulgazione volti ad approfondire le caratteristiche che rendono il Parmigiano Reggiano unico e differente dagli altri formaggi e così versatile in cucina.

Nel corso dell'anno, in concomitanza con le assemblee nazionali JRE dei diversi paesi, il Consorzio organizzerà dei seminari per sottolineare le specificità del Parmigiano Reggiano DOP: dalla biodiversità che lo caratterizza alle diverse stagionature passando per il food cost, il taglio, la conservazione e la valorizzazione sul menù. Oltre a questo, nel quadro della collaborazione, il Consorzio ha in programma di organizzare incontri e contest per valorizzare il Parmigiano Reggiano e creare cultura di prodotto.

 

 

La produzione di Coppa di Parma IGP sale a 4,3 milioni di kg (+7,5%), il fatturato si attesta sui 65 milioni di euro, con un incremento dell’8,3% rispetto al 2017. L’incidenza dell’export passa dal 15 al 18%, con l’UE che si conferma la principale area di destinazione del prodotto. Per il 2019, i due Paesi obiettivo sono Stati Uniti e Giappone.

15 Marzo 2019 -

Il 2018 è stato un anno positivo per il Consorzio di Tutela della Coppa di Parma IGP, che prosegue nel cammino di crescita avviato nel 2017. Lo scorso anno, la produzione di Coppa di Parma IGP è stata di 4,3 milioni di kg: l’incremento a volume, rispetto al 2017, è del 7,5%. Il canale della grande distribuzione si conferma quello prevalente nella commercializzazione della Coppa di Parma IGP: assorbe infatti l’80% circa della produzione. La referenza più apprezzata dai consumatori rimane la Coppa di Parma IGP intera, che incide per il 40% della produzione.

Anche le performance a valore premiano il comparto della Coppa di Parma IGP, che garantisce lavoro a circa 500 persone: il fatturato è salito a 65 milioni di euro, con un crescita pari all’8,3% rispetto al 2017. Fa registrare segno positivo l’export, la cui incidenza sul fatturato sale dal 15 al 18%. La geografia commerciale della Coppa di Parma IGP è rimasta sostanzialmente inalterata nel corso degli ultimi 12 mesi: il mercato principale si conferma quello della UE, trainato dalla domanda di Francia e Germania. Buoni i risultati conseguiti anche nel Regno Unito, nel Benelux e in Polonia. Al di fuori della UE, i Paesi che dimostrano di apprezzare maggiormente questa eccellenza dell’arte salumiera italiana sono Svizzera, Russia e Canada.

Come spiega Fabrizio Aschieri, Presidente del Consorzio di Tutela della Coppa di Parma IGP, che riunisce attualmente 21 aziende, «Per il 2018 avevamo stimato a inizio anno una crescita del 5% a valore: siamo riusciti a fare ancora meglio, sfiorando un incremento a doppia cifra. Ci siamo impegnati molto in attività di promozione, per diffondere la cultura di prodotto in Italia: di qui la scelta di partecipare a Vinitaly al fianco di Slow Food, esperienza che replicheremo anche nel 2019 perché ci ha dato molte soddisfazioni, e al Parma UNESCO City of Gastronomy Festival, per rimarcare il legame con il territorio della Food Valley. Nel 2019, oltre che a Verona, saremo presenti a Bologna, per Cibò So Good, e a Parma, per Cibus Connect: e stiamo valutando altre opportunità».

Un altro driver di crescita è rappresentato dall’export. Le aree obiettivo sono due: «La prima è rappresentata dagli Stati Uniti, dove la Coppa di Parma IGP non è ancora commercializzata a causa della normativa sanitaria particolarmente severa in materia di salumi - continua il Presidente Aschieri -. Stiamo lavorando per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per entrare nel mercato statunitense: siamo fiduciosi, anche se ci vorrà ancora pazienza. La seconda area obiettivo è rappresentata dal Giappone, soprattutto dopo l’entrata in vigore del trattato commerciale JEFTA, che prevede la progressiva eliminazione dei dazi sui beni importati dall’Europa nel Paese del Sol Levante, tra cui su 46 prodotti italiani a indicazione geografica protetta».

Pubblicato in Agroalimentare Parma

Nel 2018 le esportazioni regionali rallentano (+5,7 per cento), ma continuano a procedere più rapide del commercio estero nazionale (+3,1 per cento). L’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana per valore delle esportazioni e cresce un po’ più della Lombardia, staccando Veneto e Piemonte. L’andamento è determinato da buoni risultati sui mercati europei, in particolare dell’Unione, e da una buona crescita sul mercato statunitense, che compensano la tendenza più contenuta sui mercati asiatici. Il risultato deriva dal macro-settore macchinari e mezzi di trasporto, con la moda; segno rosso per industria della ceramica e vetro.

Tra gennaio e dicembre, le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono salite a quasi 63.427 milioni di euro, corrispondenti al 13,7 per cento dell’export nazionale, con un aumento del 5,7 per cento, secondo i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna. L’export nazionale ha mostrato una tendenza positiva, ma molto meno dinamica (+3,1 per cento). L’Emilia-Romagna diviene la seconda regione italiana per quota dell’export nazionale, preceduta dalla Lombardia (27,4 per cento) e seguita a un’incollatura dal Veneto (13,7 per cento) e poi dal Piemonte (10,4 per cento). Le esportazioni dell’Emilia-Romagna e della Lombardia sono aumentate molto rapidamente (+5,7 e +5,2 per cento rispettivamente), mentre quelle del Veneto hanno mostrato una minore forza (+2,8 per cento) e quelle dal Piemonte sono rimaste al palo (+0,4 per cento). 

I SETTORI 

Il risultato regionale è da attribuire principalmente all’importante industria dei macchinari e delle apparecchiature, che ha realizzato il 29,3 per cento delle esportazioni regionali, anche con un aumento delle vendite limitato al 4,7 per cento. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dalle industrie dei mezzi di trasporto, con una crescita del 7,0 per cento, e della moda (+6,4 per cento). La tendenza è stata più rapida per le apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+7,0 per cento) e l’industria della metallurgia e dei prodotti in metallo (+7,5 per cento). Note dolenti dal marcato arretramento dell’export dell’industria ceramica e del vetro (-3,1 per cento). 

LE DESTINAZIONI

L’andamento positivo si è fondato sulla capacità di cogliere risultati positivi sui mercati europei (+6,2 per cento), in particolare dell’Unione (+7,0 per cento) e di sfruttare una buona crescita su quelli americani (+6,0 per cento) a fronte di una dinamica più contenuta su quelli asiatici (+3,1 per cento). Sui singoli Paesi, buona la crescita sul mercato della Germania (+6,5 per cento), che ha assorbito il 12,6 per cento dell’export regionale, il boom delle vendite nel Regno Unito (+13,0 per cento) e una valida tendenza positiva delle vendite negli Stti Uniti (+7,2 per cento) e in Cina (+6,2 per cento). Al contrario flettono le esportazioni verso il Brasile e crollano quelle verso la Turchia (-21,6 per cento).


Esportazioni emiliano-romagnole e italiane: tasso di variazione tendenziale (1) e indice (2)

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(1) Tasso di variazione sullo stesso trimestre dell’anno precedente (asse sx). (2) Indice: media mobile degli ultimi quattro trimestri, base anno 2008 = 100 a valori correnti (asse dx).

Fonte: Istat, Esportazioni delle regioni italiane.

 

Fonte: Unioncamere ER 

Ci sono trecentomila euro a disposizione delle micro, piccole e medie imprese reggiane che nel 2019 intendono partecipare a fiere di carattere internazionale. Le risorse sono messe a disposizione dalla Camera di Commercio con il nuovo bando che si aprirà il 27 febbraio.

"Lo stanziamento – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – è parte integrante delle azioni che stiamo mettendo in campo per favorire l'ampliamento della platea di imprese orientate ai mercati internazionali, con una particolare attenzione riservata alle imprese di piccola e media dimensione, a quelle che non hanno ancora relazioni con l'estero o hanno rapporti ancora occasionali".

"Emblematico, in tal senso – ricorda Landi – è il fatto che proprio nello stesso giorno in cui si aprirà il nuovo bando presenteremo in Camera di Commercio anche quello regionale da 900.000 euro per il quale abbiamo attivato una serie di servizi gratuiti per certificare la possibilità delle aziende di accedere ai contributi senza ricorrere a consulenze obbligatorie e onerose."

"Le risorse camerali destinate a sostenere la partecipazione a fiere di carattere internazionale – osserva il presidente della Camera di Commercio – rappresentano, al tempo stesso, un sostegno e uno stimolo a sfruttare una delle più importanti modalità di presentazione sui mercati esteri, cui affianchiamo, anche quest'anno, una serie di incoming con operatori commerciali stranieri, puntando ad accrescere quei volumi di esportazione che nei primi nove mesi del 2018 ci hanno portato a scambi per oltre 8 miliardi di euro, con un incremento del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2017".

Il nuovo bando camerale da 300.000 euro prevede due differenziate misure che riguardano la partecipazione a manifestazioni fieristiche in Paesi extra UE (che nei primi nove mesi del 2018 hanno inciso sull'export reggiano per il 36,3%, con in vetta gli Stati Uniti con quasi 718 milioni) e a quelle organizzate in Paesi dell'Unione Europea.
La domanda può essere presentata dalle piccole e medie imprese e dai consorzi d'impresa con sede legale e/o unità operativa nella provincia di Reggio Emilia.

Tra le spese ammissibili a contributo rientrano quelle relative al costo dell'area espositiva, alla progettazione e all'allestimento, al trasporto del materiale da allestimento ed espositivo e al servizio di interpretariato e hostess.

Il contributo, pur potendo coprire fino al 30% delle spese ammissibili, è differenziato per la partecipazione a fiere in Paesi UE o extra UE: nel primo caso, infatti, l'importo massimo è pari a 4.000 euro, mentre nel secondo sale fino a 5.000 euro. In entrambi i casi gli interventi agevolabili dovranno avere un costo minimo di 3.000 euro e, per i consorzi di imprese, i massimali di contributo e i costi minimi sono raddoppiati.

Una particolare premialità (250 euro) è prevista per le imprese che, al momento della concessione del contributo, saranno in possesso del rating di legalità. La percentuale di contributo, infine, si abbassa al 15% dell'investimento per le imprese che nel triennio 2016-2018 hanno beneficiato di due contributi per la partecipazione alla stessa fiera.

Le domande potranno essere presentate esclusivamente in modalità telematica all'interno del sistema Webtelemaco di InfoCamere dal 27/02/2019 al 22/03/2019.
Per ulteriori informazioni: www.re.camcom.gov.it

Claudio Guidetti sul CETA: " Mi auguro che venga valutato per quello che è, una mediazione che per il momento ha dato vantaggi. Bisogna che siamo pragmatici..."

Di Redazione Parma 27 gennaio 2019 - Nella trasmissione andata in onda lo scorso lunedi 21 gennaio si è parlato dl CETA (L'accordo di libero scambio tra UE e Canada) nell'ambito del ben più vasto problema emergente dei dazi che, da oriente a occidente, vede fronteggiarsi le superpotenze economiche del mondo.

Nella ricerca di testimonianze, Riccardo Iacona, si è però imbattuto nelle difficoltà in cui versano i produttori del comparto lattiero. Prezzi bassi che non consentono una adeguata marginalità alle imprese di base. Ma, quasi a sorpresa, la colpa non sta nella sola parte industriale o distributiva. -10% il break even per il formaggio pecorino romano, ad esempio.

"Quindi non è colpa del CETA, dei trattati di libero scambio o del destino cinico e baro se alla base della filiera il prezzo litro del latte pagato agli allevatori è troppo basso" è il commenta del conduttore dopo avere intervistato alcuni allevatori che, a quanto appare, non sembrano in grado di trovare una comune denominatore negoziale con cui confrontarsi con l'industria di caseificazione. Anzi il CETA sembra essere stato un elemento assolutamente positivo per le  produzioni DOP nostrane, dal Pecorino Romano al Provolone, dalla Gorgonzola all'Asiago, dalla Mozzarella di Bufala agli altri freschi e via di seguito, che hanno registrato incrementi dal 33 al 80% (Vedi slide tratte dalla trasmissione).

"Molto bene sono andati anche Grana Padano e Parmigiano Reggiano, prosegue Iacona, che erano i due formaggi più esportati in Canada ma che, grazie all'abbattimento dei dazi e all'aumento delle quote di esportazione hanno registrato un +8% dell'export. Ma questa è la media, qui siamo nella azienda del signor Guidetti (Mulino Formaggi srl, ex Mulino Alimentare spa ndr) che esporta il Parmigiano Reggiano nel mondo in tutte le versioni possibili. Da quando c'è il CETA il business è aumentato in maniera esponenziale."

"Abbiamo registrato un significativo incremento del 52% , è l'introduzione di Claudio Guidetti" il quale, sollecitato da Iacona, sostiene come l'enorme incremento possa non essere solo un fatto estemporaneo dovuto al primo anno di applicazione, ma addirittura replicarsi anche negli anni successivi proprio grazie alla forza e ampia originalità delle nostre proposte casearie."La qualità e la storia sono aspetti molto importanti" e alla domanda in merito a cosa si aspetta quando il Governo verrà chiamato alla ratifica dell'accordo, Guidetti non ha tentennamenti: " Mi auguro che venga valutato per quello che è, una mediazione, che per il momento ha dato vantaggi. Bisogna che siamo pragmatici. Il nostro mercato agroalimentare deve competere e non possiamo ricavare marginalità con protezioni e vincoli. La marginalità dobbiamo guadagnarcela in competizione, facendo vedere che i nostri prodotti sono i migliori."

 

(Video PresaDiretta 21 gennaio 2019 minuto 38 circa. https://www.raiplay.it/video/2019/01/Presa-diretta-La-guerra-dei-dazi-c34db9db-4b50-41cd-90e0-dbf05ef9c651.html  oppure clicca l'immagine sottostante)

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Pubblicato in Agroalimentare Emilia
Martedì, 22 Gennaio 2019 11:43

Obiettivo Dubai per la moda emiliano-romagnola

Prorogato al 4 febbraio il termine di pre-adesione per le imprese regionali del fashion. Opportunità concrete alle imprese del territorio per rafforzare la loro presenza sui mercati internazionali. A offrirle è il progetto "Italian Fashion verso Dubai 2020" che punta ad accompagnare le aziende del settore moda negli Emirati Arabi Uniti, nell'area del Golfo Arabo e nei mercati asiatici, tutti attenti al made in Italy e costantemente in crescita.

L'iniziativa dedicata alle imprese emiliane del settore abbigliamento-moda è promossa da Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con il Sistema camerale regionale e con il co-finanziamento della Regione Emilia-Romagna nell'ambito del Bando per la concessione di contributi a progetti di promozione del sistema produttivo regionale sui mercati europei ed extra europei 2018-2019 -V annualità.
Dato l'interesse suscitato, la scadenza per la raccolta delle adesioni è stata prorogata a lunedì 4 febbraio (ore 18), quindi di 15 giorni rispetto alla data originaria del 21 gennaio.
L'iniziativa si svilupperà nel 2019 attraverso distinte fasi operative coordinate e organiche.

Il progetto intende sfruttare al meglio le opportunità offerte dagli Emirati Arabi Uniti, che fra il 20 ottobre 2020 e il 10 aprile 2021 saranno al centro dell'attenzione mondiale con l'esposizione Universale. L'evento coinvolgerà infatti oltre 180 nazioni e, stando alle stime, un flusso di 25 milioni di visitatori, il 70% dei quali provenienti da Paesi diversi da quello ospitante. L'Expo 2020 di Dubai coinciderà con i festeggiamenti del Gold Jubilee, il 50° anniversario della Fondazione degli Emirati Arabi Uniti, la cui indipendenza venne sancita il 2 dicembre 1971.

Un'occasione unica per le imprese del fashion dell'Emilia-Romagna, a cui è dedicato il progetto che sarà articolato in alcune specifiche attività: formazione, check up aziendali, strategie commerciali personalizzate, b2b con operatori esteri e visite aziendali, missione ristretta di scounting e poi commerciale negli Emirati Arabi Uniti, follow up e comunicazione di sistema.

Il programma garantisce un supporto per l'identificazione di nuove modalità di presentazione e commercializzazione dei prodotti moda verso un'area di consumatori multietnica, digitale e in costante crescita.
La Fashion valley è uno dei settori cardine dell'Emilia-Romagna, una filiera qualificata, grazie a una competitività che si basa su elementi come qualità, tecnologia avanzata, peculiarità territoriali e abilità creativa, e alla presenza di brand di fama internazionale oltre a un sistema accademico e formativo che incentiva la creatività e l'acquisizione di alte competenze.

"È importante valorizzare il sistema fashion che in Emilia-Romagna riveste un ruolo significativo perché rappresenta il secondo comparto manifatturiero per valore delle esportazioni e il quarto per numero di occupati della regione, rispettandone l'identità e promuovendone le eccellenze anche all'estero – afferma il segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna Claudio Pasini – Questo progetto, che vede coinvolti in sinergia Regione Emilia-Romagna e Sistema Camerale, ha l'obiettivo di essere traguardato a Dubai 2020".

Il fatturato del settore moda dell'Emilia-Romagna nel 2018 è stabile, più orientato verso l'area extra Ue che verso l'Europa, con un giro d'affari di 6,6 miliardi di euro, di cui circa il 48 per cento derivano da vendite internazionali, pari circa all'11 per cento del totale dell'export regionale. A crescere sono le vendite verso i Paesi Asiatici (+4,7 per cento).

"In questo momento – sottolinea l'esperto Giovanni Roncucci titolare della Roncucci partner tecnico dell'iniziativa - c'è necessità di fare massa critica ed essere proattivi sui mercati. Il progetto è articolato in precisi momenti che passano dall'analisi delle potenzialità, alla identificazione dell' area target di interesse, all'elaborazione di un percorso di approccio ai mercati, definendo una precisa strategia che punti su digitalizzazione e qualità dei prodotti. Dubai è un centro logistico importante e centrale a sole 4 ore di volo. L'Expo nel 2020 si realizzerà su una superficie di 438 ettari. Saranno 180 le nazioni che si presenteranno a 25 milioni di visitatori stimati, di cui il 70 per cento da oltre i confini degli Emirati".

Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) rappresentano uno dei mercati prioritari essendo considerati come uno dei più promettenti e attraenti per gli investimenti internazionali. Stanno infatti vivendo un periodo di continuata crescita economica. Seppur piccolo – la sua superficie è di solo 83.600 Kmq – il Paese conta su una popolazione residente di oltre 10 milioni di persone ed un PIL elevatissimo. E' costituito da 7 differenti Emirati (Abu Dhabi, Dubai, Sharja, Ras al-Khaima, Fujaira, Umm al-Qaywayn, Ajman): si tratta di una nazione ben inserita nella comunità internazionale, membra di numerose organizzazioni regionali ed internazionali, come il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), la Lega Araba, ONU, WTO, OPEC

 

Un esempio positivo. Riccardo Iacona introduce l'esperienza di Claudio Guidetti tra gli esempi positivi da cui prendere spunto nella trasmissione d'inchiesta PresaDiretta che lunedi 21 gennaio parlerà della Guerra dei Dazi e del CETA (accordo commerciale Canada - Unione Europea).

Parma 19 gennaio 2019 - La nuova stagione di "PresaDiretta", la trasmissione di RAI3 condotta da Riccardo Iacona che cerca di scoprire i nervi scoperti dell'Italia, ha fatto tappa a Parma per raccogliere l'esperienza di Claudio Guidetti che, con la Mulino Alimentare spa, è stato l'apripista canadese ed è il principale player in ambito caseario del paese nord americano.

"Con le nuove puntate PresaDiretta è entrata nel vivo delle questioni al centro del dibattito pubblico. Le aspettative rivolte alle iniziative del nuovo Esecutivo, il problema dei conti pubblici, la disuguaglianza e le tensioni sociali, il conflitto commerciale sui mercati internazionali causato dalla guerra dei dazi, le croniche difficoltà della giustizia, l'emergenza del cambiamento climatico e quella della Sanità pubblica, le politiche energetiche e la riforma del diritto di famiglia, l'abuso di farmaci e l'attacco al cervello da parte di contaminanti ambientali, la fragilità dei valori europei alle prese con il prossimo, cruciale, appuntamento elettorale."

Ma come è consuetudine del programma, in "PresaDiretta" si vanno a proporre anche modelli positivi, passando quindi dalla "Denuncia alla proposta".

Nella trasmissione che andrà in onda il prossimo Lunedi 21 gennaio si parlerà degli accordi commerciali e quindi del CETA, il trattato internazionale che sancisce un accordo commerciale di libero scambio tra Canada e Unione Europea, entrato in vigore, seppur in forma provvisoria, il 21 settembre 2017.

Parlando di export e soprattutto di Canada, era quasi d'obbligo registrare l'esperienza di Claudio Guidetti, CEO di Mulino Formaggi srl (Mulino Alimentare spa), in quanto apripista del mercato canadese per quanto riguarda i formaggi e in particolare Parmigiano Reggiano e Grana Padano.

Il CETA, quindi, raccontato e vissuto direttamente da un imprenditore che ha elevatissimi interessi nel paese della "foglia d'acero".

Appuntamento televisivo su RAI3 al 21 gennaio 2019 alle 21,30 con "PresaDiretta" e "La guerra dei dazi..."

 

 

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