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Coopservice e Servizi Italia insieme a Sea the Change per ripulire dalle plastiche i nostri mari In evidenza

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Di Coopservice 18 giugno 2024 - La tutela degli ecosistemi marini e il supporto alla comunità locale sono il cuore del progetto di sostenibilità 2024 di Coopservice e Servizi Italia

L’impegno del Gruppo Coopservice contro la plastica e per la tutela dei mari

Coopservice e Servizi Italia hanno da tempo avviato un percorso di impegno contro l’inquinamento da plastiche e di partecipazione ad interventi di salvaguardia dei mari nell’ambito delle iniziative a sostegno dell’ambiente e degli ecosistemi: dal progetto Plastic Free rivolto ai propri dipendenti alle collaborazioni intessute con il WWF e con Greenpeace, al sostegno del piano di riforestazione marina promosso da Worldrise Onlus e ZeroCO2 per il ripristino di praterie di Posidonia oceanica. A queste azioni ora si aggiunge il progetto ‘Ripuliamo il mare’ attraverso la collaborazione con Sea the Change, una startup innovativa a vocazione sociale che vuole rendere le aziende protagoniste della tutela dei mari e sostenitrici delle comunità locali.

Coopservice e Servizi Italia sostengono il progetto ‘Ripuliamo il mare’ con Sea the Change

In che cosa consiste specificamente questa nuova collaborazione? Nel sostegno ad una attività, denominata Fishing for Litter, che prevede il recupero di rifiuti plastici marini attraverso il coinvolgimento dei pescatori locali. L’obiettivo è infatti quello di permettere ai pescatori di valorizzare il proprio lavoro ripulendo i mari e offrendo un servizio fondamentale di cui beneficia l’intera comunità. In pratica Sea the Change propone percorsi di Fishing for Litter ‘attivo’ che permettono di sostenere uscite ad hoc di raccolta di rifiuti nel Mar Adriatico, uscite durante le quali i pescatori locali si dedicano esclusivamente al recupero di rifiuti presenti in mare.

Sea the Change, Coopservice e Servizi Italia insieme per un mare più pulito e più sano

Secondo la definizione proposta dal progetto europeo KIMO, i progetti di Fishing for Litter consistono nella “creazione di un circolo virtuoso in grado di lavorare insieme al settore della pesca per ridurre i rifiuti presenti in mare”. Le attività di raccolta vengono documentate per quantità e composizione dei rifiuti, con il coinvolgimento di Fondazione Cetacea, che li analizza, pesa e verifica assicurando un corretto smaltimento del marine litter e il sostegno alla ricerca scientifica. Questo permette di rendicontare le azioni di sostenibilità all’interno del Report Integrato aziendale. A tal proposito va sottolineato come questa nuova attività di sostegno sia in totale coerenza con i valori e le strategie di sostenibilità da tempo adottate da Coopservice e Servizi Italia, contribuendo in particolare al raggiungimento degli Obiettivi di Sostenibilità numero 13, 14 e 17 dell’Agenda 2030. Sea the Change, Coopservice e Servizi Italia insieme per un mare più pulito e sano, immaginando un mondo in cui i singoli pescatori e le aziende si alleano per ‘ripulire i nostri mari’.

Le 3 funzioni vitali svolte dai mari e dagli oceani

Se non ci fossero, sulla Terra non sarebbe possibile la vita. I mari sono il polmone blu del Pianeta. A loro dobbiamo la metà dell’ossigeno che respiriamo e l’assorbimento di un terzo dell’anidride carbonica in atmosfera. Ma non solo. Oceani e mari sono anche i principali termoregolatori dell’ambiente in cui viviamo: buona parte del calore solare trattenuto sulla superficie terrestre viene infatti assorbito dalle acque marine che poi, attraverso la dinamica delle correnti (in gergo scientifico definita ‘nastro trasportatore’, di cui la celeberrima corrente del Golfo è solo una componente) lo distribuisce dai Tropici ai Poli assicurando condizioni di clima temperato e vivibilità che, altrimenti, risulterebbero impossibili.

I mari e gli oceani, amici da preservare

Se non ci fossero, dunque noi non ci saremmo perché non potremmo respirare, non sapremmo come assorbire l’anidride carbonica emessa in atmosfera e non potremmo resistere su un Pianeta freddo e inospitale. Per fortuna non gli fa difetto l’abbondanza. Il 97% dell’acqua presente sul globo è infatti raccolta negli oceani e nei mari. Insieme, la loro superficie è più di 3 volte superiore alla somma di quella di tutti i continenti terrestri. Il nostro problema è dunque quello di preservarli, perché se i mari non sono in salute non possono aiutarci a salvare la Terra e a combattere il climate change. Le minacce provocate dalle attività umane sono molteplici e purtroppo in costante pericolo di aggravamento, solo per citarne alcune: estrazioni di idrocarburi a ritmi progressivamente crescenti dai fondali, azioni inquinanti attraverso sversamenti di sostanze chimiche, sovra-sfruttamento della pesca.

Tra le molteplici minacce il pericolo più nefasto: l’inquinamento da plastiche

Ma c’è un’altra pratica che rappresenta un nemico nefasto per il Pianeta Blu e che è particolarmente odiosa perché basterebbe davvero poco per scongiurarla. L’inquinamento da plastiche, non a caso con #BeatPlasticPollution prescelto quale tema del World Environment Day del 2023, si materializza in circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti (l’equivalente del carico di 1 camion al minuto) che ogni anno si depositano sui nostri mari creando una catastrofica situazione per cui si stima che, nel tempo, si siano accumulati negli oceani circa 150 milioni di tonnellate di plastica di cui 53 nel solo mar Mediterraneo.

Il nemico meno visibile (e quindi più pericoloso): la sciagura delle microplastiche

Non è purtroppo solo un problema di disordine e sporcizia o, peggio, di animali che restano impigliati o che accidentalmente ingeriscono oggetti. Le dinamiche nocive che si innescano sono molteplici e creano effetti disastrosi per la vita sul Pianeta. Pensiamo ad esempio al processo di erosione e decomposizione delle plastiche in microparticelle a causa dell’azione combinata dei raggi ultravioletti, delle onde e dei microbi presenti negli ambienti marini. Le plastiche vengono così nel tempo ‘sbriciolate’ in minuscoli e pressoché invisibili frammenti che si mescolano allo zooplancton e finiscono nella pancia di pesci e animali marini, esponendo così la salute umana a deleterie sostanze chimiche attraverso la catena alimentare. Per non parlare poi dei disastrosi danni indotti all’economia e ai delicatissimi equilibri climatici.

Dall’ONU alle singole imprese, l’imperativo di fare qualcosa

Un problema non di poco conto, come si vede, talmente vasto e ‘distribuito’ che si rende necessario intervenire sia a livello locale che su scala globale. A partire dal più alto livello istituzionale mondiale, con l’ONU che sta definendo il Global Plastic Treaty, un trattato globale e giuridicamente vincolante per affrontare il problema dell’inquinamento da plastica. Fino ad arrivare alle politiche nazionali ma anche alle misure che ogni organizzazione, così come ogni persona di buona volontà, può adottare.