di Matteo Landi, 24 marzo 2024
"La vita è difficile, ma è bella". Quasi non cammina, con fatica è appena sceso dalla monoposto, non si allena da giorni. L'operazione per appendicite lo ha costretto a non correre due settimane fa a Jeddah, ed a stringere i denti per tutto il weekend del Gran Premio d'Australia. Sorride, festeggia con quei meccanici che sa di dover salutare a fine stagione. Fra una smorfia di stanchezza ed una di dolore dispensa frasi da guru. Il Sainz versione emisfero sud è inarrestabile ed irresistibile. Era uscito dalla qualifica battuto, di poco, dal solito Verstappen, ma focalizzato su un obiettivo che stavolta, per davvero, vedeva e sentiva alla portata. Oggi ha corso con la concentrazione del veterano e la grinta del novellino. Al primo accenno di difficoltà di Verstappen lo ha azzannato, superandolo di slancio. Quando alle sue spalle è andato in fumo un freno (e la gara) della Red Bull del tre volte iridato ha capito di poter correre gestendo il grande potenziale della sua Ferrari. Eh già, perché oggi la Rossa ne aveva davvero per stare davanti, anche senza approfittare delle disgrazie altrui. Rispetto alla scorsa stagione Pirelli ha portato degli pneumatici più morbidi, ed in difficoltà sarebbero dovute andare vetture meno rispettose delle gomme, si temeva per la Ferrari. Già dalle prove del venerdì sono emerse delle novità, sportivamente parlando, sconcertanti.
Ferrari-Red Bull: ruoli invertiti
Veloce sul giro secco, ma in difficoltà sul passo gara. In tempi recenti era una caratteristica Ferrari, non di questa Ferrari, non in questo weekend. Dall'altra parte del mondo anche le gerarchie della F1 si sono capovolte. Dopo una grandissima pole position, artigliata soprattutto per meriti del pilota, allo start della gara Verstappen ha mantenuto la testa. Per pochi chilometri. Presto è arrivato il sorpasso di Sainz, più o meno in concomitanza con il fumo che si è messo ad uscire dalla posteriore destra della vettura del campione del mondo. Un attimo dopo per l'olandese è arrivato il ritiro, evento che non accadeva sempre dal GP d'Australia, ma del 2022. Non sappiamo con esattezza come si sarebbe svolta la gara senza il guasto tecnico di Max, ma a giudicare dall'andamento della corsa di Perez possiamo pensare che avremmo comunque assistito ad un trionfo Rosso. Il messicano ha accusato gli stessi problemi nella gestione delle gomme patiti durante le prove libere, e non è mai stato in grado di lottare per il podio, transitando quinto sotto alla bandiera a scacchi. Ampiamente battuto da un Leclerc, non al top, e dalle due McLaren. Il mondiale è ancora nella sua fase embrionale e la Red Bull potrebbe avere semplicemente imbroccato un weekend storto. I presupposti per poter assistere ad un campionato più aperto, considerando anche i distacchi, importanti ma non abissali, delle prime due gare, però ci sono tutti.
Non il miglior Leclerc batte una grande McLaren
Ha fatto una fatica tremenda a tenere il passo del convalescente ma "incarognito" compagno di squadra. Grazie ad un guizzo finale si è assicurato una seconda piazza che completa la festa Ferrari. Questo weekend Leclerc non si è mai trovato a suo agio con la vettura. Meglio nelle prove libere, sempre peggio quando la faccenda si è fatta seria, dalle qualifiche. Partendo solo quarto in griglia, in gara si è dovuto impegnare per tenersi alle spalle le due McLaren. La verità è che ci aspettiamo sempre il massimo da Leclerc, ma anche lui può vivere un weekend non al cento per cento. Ed è giusto riconoscere, al tempo stesso, il GP strepitoso vissuto da Sainz. Così come dal team McLaren. Facile dire che con Verstappen in pista la musica sarebbe cambiata. La realtà ci dice che l'automobilismo è uno sport in cui conta la prestazione, così come l'affidabilità. Una variabile ultimamente quasi sparita, ma che di tanto in tanto torna ad essere importante anche in questa F1. In McLaren hanno fatto tutto giusto. Hanno dato ordine all'eroe di casa, Piastri, di lasciar passare il più veloce team mate quando è stato necessario, lanciando Norris all'attacco della seconda piazza. Ed alla fine hanno capitalizzato un terzo e quarto posto sensazionali, trait d'union con l'impressionante finale di stagione 2023. E da squadra clienti ha decisamente battuto la casa madre Mercedes, su tutta la linea.
Mercedes, che succede?
Appiedato Hamilton per problemi tecnici (davvero a Melbourne la F1 riscopre il termine "affidabilità"...), Russell a muro a pochi chilometri dalla fine, indotto in errore da una sospetta (e sanzionata con 20 secondi di penalità) frenata anticipata di Alonso (quest'ultimo ottavo). La Mercedes lascia l'Australia senza aver mosso la classifica. Se il 2022 fu un anno difficile, ed il 2023 uno di transizione, questo campionato potrebbe decretare la vera fine della Mercedes pigliatutto dal 2014 al 2020 (più mondiale costruttori nel 2021). Nonostante il cambio di concetto aerodinamico anche questa vettura pare senza troppe ambizioni. Hamilton è visibilmente abbacchiato, mentre Russell prova a tenere alto l'umore della squadra, consapevole che il futuro del team anglo-teutonico è nelle sue mani. Come sarà quindi la stagione Mercedes? Un cammino spento o un'annata di ricostruzione condita da qualche buon lampo prestazionale? Fra due settimane a Suzuka, su una pista che esalta le bontà e le pecche delle varie monoposto, avremo una risposta più definitiva.
Racing Bulls e Haas a punti
Ha molti giapponesi che lo esaltano. E fanno bene. Yuki Tsunoda aveva ricevuto un ultimatum dai vertici Red Bull: è tempo di portare risultati altrimenti anche il suo sedile tornerà in discussione. Stesso discorso è stato fatto a Daniel Ricciardo, ma i due hanno risposto in modo diverso. Se l'australiano, anche a casa sua, è rimasto nell'anonimato, lo stesso non si può dire del nipponico, autore di una gara magistrale. Addirittura settimo al traguardo, dopo la penalità inferta ad Alonso. La Visa Cash App RB F1 Team con sede a Faenza scala così la classifica issandosi grazie a Yuki in sesta posizione fra i costruttori. Davanti ad Haas, in Australia nona e decima grazie rispettivamente a Hülkenberg e Magnussen. Complimenti a due squadre che con tenacia sono riuscite ad entrare in top ten.