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Tra le più penalizzate dalla crisi generata dalla pandemia Covid-19, la filiera suinicola è al centro di ulteriori interventi contenuti nel Dl Rilancio, all’esame della Camera dei Deputati per la conversione. Azioni che si inseriscono nella più ampia strategia di un patto nazionale di filiera, come proposto dalla ministra Bellanova in un recente incontro con le amministrazioni regionali e la cui istruttoria tecnica è già in corso.

L'assessore Mammi: "Bisogna fare presto. Servono interventi urgenti per risollevare il mercato e un patto di filiera per superare l'attuale frammentazione"

Riunione del tavolo istituzionale di settore con la Regione Lombardia. Vanno attivati rapidamente i bandi a favore degli indigenti per smaltire le eccedenze, oltre a far decollare campagne di promozione del made in Italy e per una corretta informazione per la ripresa di consumi. Il sostegno a ricerca e innovazione

Al tavolo di filiera del settore suinicolo l'Alleanza delle Cooperative ha espresso la necessità che si giunga ad un sistema di etichettatura d'origine per le carni fresche e trasformate. Puntare poi al sostegno all'export e a campagne di promozione per contrastare la crisi del comparto

 "Occorrono decisioni urgenti e strutturali in grado di contrastare la difficile situazione del comparto suinicolo, che è alle prese con un continuo calo dei consumi, con pesanti danni d'immagine e attacchi mediatici. Tra le priorità improcrastinabili individuate dall'Alleanza delle Cooperative Italiane c'è l'attivazione di un valido sistema di etichettatura di origine, sia per le carni fresche che trasformate, che certifichi, attraverso sistemi di qualità riconosciuti, la filiera 100% italiana con suini nati, allevati e macellati in Italia". Lo ha dichiarato Giovanni Bettini, coordinatore del settore zootecnico dell'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che ha partecipato all'incontro del tavolo nazionale della filiera suinicola, tenutosi oggi presso la Camera di Commercio di Brescia, alla presenza del ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina.

Insieme all'etichettatura d'origine, essenziale per la valorizzazione delle produzioni italiane, per l'Alleanza delle Cooperative risultano fondamentali la spinta ad accrescere la presenza su nuovi mercati UE ed extra UE con maggiori sostegni all'export e la riduzione dei costi a carico delle aziende, attraverso una auspicata sburocratizzazione delle procedure e degli obblighi amministrativi.

Se positiva e condivisibile appare la decisione della Commissione europea di introdurre lo stoccaggio privato per le carni suine, permane comunque la necessità di accompagnare gli interventi comunitari anche con misure di carattere nazionale che diano adeguate risposte al calo di redditività delle imprese e pongano le basi per un rilancio concreto della filiera, permettendole di mantenere quel ruolo di prestigio che merita.

Secondo il coordinatore del settore zootecnico Bettini: "Occorre quindi procedere spediti alla messa a punto di un Piano di settore suinicolo, in un'ottica di medio e lungo periodo, e attivare idonei strumenti di promozione e di educazione alimentare per incentivare il consumo delle carni e contrastare i ripetuti attacchi mediatici che stanno minando l'immagine del comparto. Esprimiamo apprezzamento – conclude Bettini - per l'annuncio fatto dal ministro in merito alla riconferma, anche dopo il 2016, dell'innalzamento dell'aliquota di compensazione IVA a favore degli allevatori del settore. Auspichiamo che vengano adottate misure volte alla ristrutturazione dei debiti degli allevatori, come già fatto nel settore latte, e che si proceda alla individuazione di nuovi strumenti di garanzia per favorire l'accesso al credito delle imprese".
(Fonte alleanza delle cooperative italiane - Brescia, 14 giugno 2016.)

MIPAAF
3 luglio, convocati i tavoli "suinicoltura" e "lattiero-caseario"

Roma, 23.06.14
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che sono stati convocati per giovedì 3 luglio il Tavolo della filiera suinicola e il Tavolo della filiera lattiero-casearia.
Le riunioni, previste rispettivamente alle ore 12.30 e alle ore 16.30, si terranno presso la sede del Dicastero.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

 

 

Nel 2013 la produzione regionale suinicola ha evidenziato un aumento contenuto del costo di produzione, nonostante le tensioni sui prezzi delle materie prime alimentari, in particolare soia e mais.

 Reggio Emilia - 29 aprile 2014

Merito della maggiore produttività degli allevamenti, che ha permesso di limitare gli effetti della crescita delle spese e di cogliere l'opportunità del rialzo delle quotazioni al macello.

  • Tra gli indici tecnici che influenzano la produttività e che nel tempo hanno avuto una performance in costante crescita c'è il numero di suini svezzati per scrofa all'anno, salito tra il 2010 e il 2013 da 22,01 a 23,60. Si tratta di un risultato ottenuto grazie sia all'aumento dei parti all'anno per scrofa, cresciuto nello stesso periodo da 2,23 a 2,25, sia al maggior numero di suini nati vivi per parto. Sempre nell'ultimo triennio, la parallela riduzione dell'indice di mortalità in fase di svezzamento ha fatto salire da 9,87 a 10,5 i suinetti svezzati per parto. Questo generale miglioramento è il risultato di vari fattori, tra cui una più attenta selezione dei riproduttori e a una maggiore attenzione ai calori, con la conseguente diminuzione dei giorni di interparto.
  • L'analisi degli indici tecnici, indispensabile agli allevatori per valutare la competitività delle propria azienda, viene realizzata annualmente dal CRPA fin dal 1993 su base volontaria e con la collaborazione della Apa provinciali, su un campione ampio di allevamenti che, nel 2013, ha contato 50.000 scrofe.
  • A questa analisi, si affianca quella tradizionale del costo di produzione del suino pesante, che nel 2013, negli allevamenti a ciclo chiuso, è aumentato solo del 2% rispetto all'anno precedente, portandosi a 244 €/capo pari a 1,53 € per chilogrammo di peso vivo prodotto. Il miglioramento della produttività, oltre ad avere in parte compensato l'effetto del rialzo dei prezzi dei cereali e della soia, ha anche attutito gli effetti dell'incremento dei costi generali legati alle imposizioni fiscali che gravano dal 2012 sui fabbricati rurali. La maggiore efficienza delle scrofaie ha inoltre consentito di contenere il costo medio del lavoro e l'incidenza degli ammortamenti. 
  • Negli allevamenti a ciclo aperto il costo del magroncello di 35 kg è cresciuto nel 2013 dello 0,8%, sempre a causa dell'incremento dei costi di alimentazione e delle imposte gravanti sui fabbricati rurali. Anche in questo caso il miglioramento della produttività delle scrofe ha permesso di limitare gli effetti della crescita del costo di produzione.
  • Stabile, invece, il costo di produzione del suino pesante nel ciclo chiuso. Il risultato è l'effetto della riduzione del costo del magrone, che ha compensato il rialzo della spesa per gli alimenti e degli oneri per interessi ed ammortamenti. 
  • Facendo un confronto, nell'allevamento a ciclo aperto la voce di costo relativa all'alimentazione risulta maggiore rispetto al ciclo chiuso. Questa differenza è da attribuire alla mancanza di un'azione volta al miglioramento genetico degli animali allevati.
  • Per quanto riguarda la redditività, il 2013 si è contraddistinto per una prima parte nella quale il calo stagionale delle quotazioni dei suini pesanti e l'aumento dei costi di produzione non hanno permesso agli allevatori di coprire interamente, almeno nel secondo trimestre, le spese per i mezzi correnti di produzione. La situazione è migliorata nel secondo semestre, quando i forti rialzi delle quotazioni hanno risollevato il bilancio degli allevamenti garantendo margini di redditività positivi. 
  • Scarical'Opuscolo CRPA Notizie con l'analisi completa del costo di produzione del suino.

 

 

L’annuale resoconto del CRPA sulla suinicoltura conferma il momento di positività del settore. Profitti registrati nell’esercizio 2013. Meglio è andata alle aziende specializzate nell’ingrasso.

Reggio Emilia, 24 aprile 2014 – 

Sembra ormai lontano il 2008, l’anno malefico che a questa attività aveva procurato una perdita di circa 0,06 € per kg di peso vivo, in media. Una piccolissima ripresa era stata registrata nel  2009. Scarsissimo il profitto pari a circa 0,005 €/kg peso vivo,  e nel 2010 un’altra ricaduta, con una perdita di circa 0,05 euro.

Da tre anni, invece, l'allevamento del suino pesante a ciclo chiuso riesce a generare profitti agli allevatori italiani. 

 Dal 2011 il Crpa è tornato a registrare dati economici con il segno positivo nella produzione del suino pesante, con circa 0,02 €/kg peso vivo, risultato che nel 2012 è salito a 0,09 euro e che nel 2013 si è attestato a quota 0,08. 

Dall’analisi presentata, lo scorso 16 aprile, dal  responsabile economico  del Crpa  Kees De Roest, i conti sono andati meglio in quegli allevamenti che fanno solo ingrasso. Infatti, in questoa tipologia di allevamento,  il Crpa ha registrato un costo di produzione pari a quello dell’anno precedente pari a 1,54€/kg.  Un risultato perseguito non solo dal calo del costo del magrone ma anche da un «sensibile aumento della produttività delle scrofaie». 

Un risultato apprezzabile che dimostra come la competitività delle imprese si realizzi anche attraverso il management e la gestione organizzativa dell’allevamento.

Suini Costi europei gde

 

Suino redditivita gde

Pubblicato in Agroalimentare Emilia
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