Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del consigliere della Lega Nord Mauro Melli sulla riforma del lavoro e sul "silenzio della sinistra" -
Reggio Emilia, 8 ottobre 2014 -
il tema caldo di queste settimane è senza dubbio la riforma del lavoro; lo fu per un breve periodo anche nel 2002 quando i consigli comunali di Novellara, Bagnolo in Piano, Cadelbosco Sopra e Castelnovo Sotto si riunirono per approvare un ordine del giorno contro la paventata modifica (e mai attuata dal governo in carica) dell'art.18.
Allora tutto il mondo della sinistra si mosse contro il governo come pure gli amministratori novellaresi, alcuni di essi sono attualmente in carica come la sindaca Carletti, l'assessore Veneroni, la consigliera Scottini.
Ora che il pericolo e l'attacco ai diritti dei lavoratori è reale il silenzio della sinistra è assordante.
Allego una pagina del periodico Novellara notizie di febbraio 2002 per ricordare agli attuali amministratori come è cambiato il loro atteggiamento riguardo allo Statuto dei Lavoratori; in quella sede anche Rifondazione Comunista come la Lega Nord si astenne dall'approvare l'ordine del giorno riportato sul giornalino comunale.
Mauro Melli
consigliere Lega Nord Novellara
Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 40 06 ottobre 14
(Cliccando su "allegati" è possibile scaricare in formato PDF)
SOMMARIO Anno 13 - n° 40 06 Ottobre 2014
1.1 editoriale Grammatica: Avvocata e Architetta o *?
2.1 export SOL D'ORO emisfero sud. La sfida dell'olio diventa planetaria.
3.1 Lattiero caseario Preoccupa la perdita dei listini del Parmigiano Reggiano.
4.1 Parsut e Persut Parma e Comacchio, un gemellaggio di sapori e tradizioni
5.1 vini degustazioni Degustazioni: a Castell'Arquato è di scena «Mont'Arquato Rosso»
5.2 nomine Federalimentare, le congratulazioni di Agrinsieme al neo presidente Scordamaglia
6.1 crisi Coldiretti, crollo -4,4% prezzi frutta spinge a deflazione
L'utilizzo dei titoli professionali al femminile è una questione non solo grammaticale ma anche politicamente corretta. Tra i vari problemi di una società che lotta per la parificazione dei diritti di genere c'è anche quello dell'espressione verbale e scritta.
di Lamberto Colla -
Parma, 05 ottobre 2014
A riportare attenzione sulla questione di genere anche nella grammatica italiana è stata la stessa Presidente (o Presidentessa?) della Camera Laura Boldrini, lo scorso luglio invitando i giornalisti a utilizzare i titoli di genere nella loro forma femminile senza la desinenza "essa" collegata al titolo d'origine maschile.
Ecco quindi che la Sindaca, l'Avvocata e l'Architetta entrano di buon diritto nel linguaggio comune e corretto per indicare il professionista di genere femminile.
Già qualche tempo fa l'Accademia della Crusca auspicava un largo uso di queste parole. Adesso, a supportare la battaglia dell'Accademia ci hanno pensato anche l'Università di Trieste, quella di Udine e la Scuola Superiore di Studi Avanzati di Trieste. che hanno stipulato una "Dichiarazione d'intenti per la condivisione di buone pratiche per un uso non discriminatorio della lingua italiana".
Il linguaggio usato dalle persone comuni, si sa, indica il rispetto reciproco. La lingua è uno strumento fondamentale perché rispecchia l'identità, la cultura, il pensiero di chi la usa ma anche di chi l'ascolta. Le parole hanno anche molto potere sulla mente sia nella vita privata e sia nel campo del lavoro. Non è quindi irrilevante l'omologazione di un linguaggio che discrimini i generi e soprattutto che entri nel comune pensiero e nel linguaggio di strada e non soltanto nel vocabolario dei più dotti.
Probabilmente, con l'introduzione nell'uso comune dei titoli declinati al femminile, un poco della musicalità della nostra ricchissima lingua verrà meno ma ne guadagnerà senz'altro in forma e correttezza, "politically correct" direbbero in molti contribuendo a inquinare la lingua di dante con neologismi e parole di derivazione anglosassone.
Molto meglio della proposta, a mio personale avviso, estremistica che vedrebbe il genere, assegnato a una parola, identificato con un'asterisco (*). A Zurigo, infatti, nei mesi scorsi si è svolto un seminario sull'asterisco. La frase, con l'asterisco, diventerebbe "sono stat* sgridat*". Una formula perciò che permetterebbe di evitare ambiguità di ogni genere.
Certamente si potrebbe obiettare che di ben altri problemi la nostra Italia ha da affrontare e risolvere. Ma dall'utilizzo di un linguaggio corretto molti conflitti potrebbero essere evitati. Sempre che alla base ci sia l'onestà e la reale volontà di farsi ben intendere e comprendere.
Quindi via libera all'Architetta, all'Ingegnera e alla Sindaca. Dalle piccole cose si possono ottenere grandi risultati.
Sindaco dal 1998 al 2007 e poi Presidente del Consiglio Comunale. Elvio Ubaldi si è spento a causa di una grave malattia -
Parma, 2 ottobre 2014 -
La città piange l'ex sindaco Elvio Ubaldi che si è spento all'età di 67 anni a causa di una grave malattia.
Protagonista della vita politica cittadina già dagli anni ottanta quando venne eletto nel 1980 in Consiglio Comunale, come rappresentante della Democrazia Cristiana, assunse poi la carica di Vicesindaco di Parma dal 1985 al 1990 nell'amministrazione di pentapartito.
Fondatore del movimento "Civiltà Parmigiana", nel 1994 che inaugura la stagione del civismo parmigiano. Dal 1998 ha rappresentato la città in veste di Primo Cittadino, sino al 2007, poiché venne rieletto nel 2002 al primo turno con il 54% dei consensi.
Il suo nome è legato a un periodo di grande trasformazione vissuta dalla città di Parma. Sono gli anni della "Città Cantiere" in cui Parma diventa sede dell'Authority europea per la sicurezza alimentare e in cui prendono vita diversi progetti importanti e aumentano i servizi alla persona e attività culturali, oltre a importanti opere tra cui la ristrutturazione del Palazzo del Governatore.
Con le elezioni amministrative del 2007 la lista civica "Per Parma con Ubaldi" vince le elezioni e nella prima seduta del Consiglio Comunale Elvio Ubaldi viene votato all'unanimità Presidente del Consiglio Comunale.
Una figura che ha segnato profondamente la storia politica della città dimostrandole amore e dedizione.
Tra un po' scopriremo che anche il lavoro non manca. Dall'UE il via libera al taroccamento dei bilanci con l'introduzione delle stime dei "ricavi" provenienti da spaccio e prostituzione.
di Lamberto Colla -
Parma, 28 settembre 2014
Finalmente qualcosa si muove. I massaggi erotici fanno alzare anche il PIL con gran soddisfazione di tutti. Adesso si tratta di mettere in campo ogni azione possibile per contrastare il crescente malcostume di perpetrare sesso a pagamento appena oltre il confine incentivando, al contrario, i consumi interni. E la crisi va via.
Non c'è che dire, i ragionieri di Bruxelles hanno trovato un buon modo, semplice, efficace e attendibile per fotografare la reale ricchezza dei paesi aderenti all'Unione. Un artificio contabile che apporterà notevoli benefici agli indicatori economici di tutti, Italia compresa. Si sa, che in questo campo dell'illecito, lavoro nero, sommerso, criminalità organizzata e prostituzione il nostro Paese ha ben pochi concorrenti. Se l'illecito diventa voce di bilancio la Guardia di Finanza dovrà anche garantire il contrasto al lavoro nero e al sommerso del sommerso?
L'Istat, sulla base delle nuove disposizioni e per quanto riguarda l'Italia, ha dunque redatto una stima dell'economia sommersa e del lavoro irregolare e sottodichiarato, pari a circa 187 miliardi, ovvero l'11,5% del Pil 2011. A ciò si può aggiungere l'illegalità (droga, prostituzione e contrabbando), per un conto combinato, relativo all'economia non osservata, di oltre 200 miliardi (ben il 12,4% del Pil).Con l'applicazione del paniere di rilevamento così aggiornato e il nuovo metodo di calcolo adottato, nel 2011 l'Italia ha registrato un Pil maggiore di ben 59 miliardi, portando il deficit molto al di sotto rispetto a quanto conteggiato all'epoca e attestandoci al 3,5% in luogo del 3,7% a suo tempo calcolato.
Ne ha dell'incredibile ma è la pura e sacrosanta verità. L'Unione Europea sotto la spinta dei suoi ragionieri, probabilmente formati alla scuola di finanza creativa della prima Parmalat e dell'Enron, ha introdotto a partire dal bilancio 2011, il computo del lavoro sommerso e delle attività illecite come droga, prostituzione, e contrabbando nella misurazione della ricchezza dei Paesi UE (PIL).
- Cui prodest? -
Già, a chi giova questo taroccamento legalizzato, risultato di un'Europa arida, decadente e autoreferenziale?
I media nazionali hanno riportato la notizia condita con l'enfasi degna della migliore stampa regime, sottolineandone gli effetti positivi sui bilanci.
Il rapporto deficit/PIL, con buona pace di Bruxelles, rientrerà nei parametri del 3%, e entro pochi giorni nessuno si ricorderà più che la spettacolare performance è il risultato di un cambio amorale di regole di bilancio e fra 40 anni i libri di storia e di economia riporteranno i dati statistici come il risultato di incisive manovre correttive dei governi che si sono succeduti nel quadriennio 2011-2014 "nonostante la più terribile crisi economica che avesse travolto il sistema economico occidentale".
Ma quello che ancora nessuno ha messo in evidenza è che questo risultato gioverà soprattutto all'apparato europeo. Di fatto è una nuova tassa che si scarica sui cittadini europei e lavoratori a favore della casta di nullafacenti in risonanza tra due inutili e dispendiosi sedi parlamentari. Insomma una troiata megagalattica, tanto per restare in tema, per introitare dai Paesi una maggiore contribuzione essendo calcolata sulla base della ricchezza del Paese misurata, appunto, con il PIL. Cresce il PIL cresce il valore della contribuzione del Paese alla UE.
Rigore, fermezza e sacrifici sono gli strali che da Bruxelles quotidianamente vengono indirizzati verso il sud, in particolare verso i Paesi PIGS, come sono simpaticamente indicati Portogallo, Italia, Grecia e Spagna le cui economie sono in maggior difficoltà. Con altrettanto rigore queste economie oggi in difficoltà, applicando le nuove regole di computo avranno occasione di riscattarsi e altri Paesi, oggi in auge, potrebbero trovarsi nella condizione di negoziare con la amministrazione centrale dell'UE.
E se a cadere in disgrazia fossero Francia, Irlanda, Germania e Austria non v'è dubbio che verrà assegnato loro l'altrettanto simpatico acronimo ... i Paesi della (omissis).
Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Cinzia Rubertelli, capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, sulle elezioni provinciali -
Reggio Emilia, 25 settembre 2014 -
Cinzia Rubertelli: «Il partito di maggioranza avrebbe potuto limitare la lista dei suoi candidati, ma si rifiuta di lasciare il minimo spazio alle opposizioni. È questa la loro idea di democrazia?»
«Le elezioni provinciali del prossimo 12 ottobre non sono solo il momento in cui ai cittadini sarà tolta la possibilità di eleggere i loro rappresentanti in un'assemblea, ma anche l'ennesima dimostrazione d'arroganza del Pd reggiano. Così Cinzia Rubertelli, capogruppo di Grande Reggio-Progetto Reggio, analizza ciò che accadrà nella prossima consultazione elettorale: il risultato finale è quantomeno scontato, essendovi un unico candidato alla presidenza (Gianmaria Manghi, sindaco di Poviglio in quota Pd) e due sole liste – una delle quali composta solamente di membri del Partito Democratico - a contendersi i posti nel nuovo consiglio provinciale.
«In questi giorni circolano simulazioni secondo le quali il Pd, che ha circa il 44-45 per cento dei voti, avrà dall'83 al 90 per cento dei consiglieri provinciali. In pratica, un'assemblea in cui tutti o quasi provengono dallo stesso partito e la pensano allo stesso modo – commenta Rubertelli – Che senso ha tutto questo? Tutti sanno che l'arroganza del potere e la democrazia non si conciliano. Tutti, evidentemente, meno gli esponenti del Pd: avrebbero potuto limitare la lista dei loro candidati, lasciando spazio all'opposizione politica e ai tre sindaci eletti non schierati con loro. Invece i "democratici" si sono rifiutati, come al solito, di dialogare con chi non la pensa come loro».
Nel nuovo consiglio provinciale si creerà un'egemonia Pd rafforzata anche da un sistema nel quale il voto di chi proviene da un Comune più popoloso avrà più valore di quello di chi opera in un'amministrazione più piccola. «Si dirà che se le opposizioni non sono in grado di eleggere nessuno, il demerito è loro – continua Rubertelli – Ma il punto è che il maggioritario delle elezioni comunali si moltiplica in questa elezione truffa: le opposizioni saranno deboli, ma rappresentano più del 30 per cento dell'elettorato provinciale, e il Pd non è ancora arrivato al 100 per cento dei voti come invece sogna».
Uno squilibrio democratico che non è passato inosservato nemmeno a 24 consiglieri di maggioranza e di minoranza del territorio reggiano, che hanno già annunciato di non voler votare alle elezioni provinciali. Ma la situazione resta comunque grave, anche perché – è bene ricordarlo – è stato l'ex sindaco Pd di Reggio Emilia a promuovere la riforma che ha portato a queste elezioni in cui i cittadini non verranno interpellati. «Il Pd è deciso a non lasciare il minimo spazio alle opposizioni, ma il loro modo di agire non ci spaventa, né ci spinge a rifugiarci sull'Aventino come i 5 Stelle – conclude Rubertelli - Le divisioni ideologiche e l'assenza di progetti e idee porteranno il Pd a scoppiare come la rana di Esopo. Peccato che, nel frattempo, a pagare il prezzo della loro arroganza sarà stata tutta la nostra comunità: una comunità che, nonostante ciò che verrà sancito dalle prossime elezioni provinciali, continuerà a non essere di loro proprietà».
(Fonte: ufficio stampa di Cinzia Rubertelli)
Il superamento dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori sta comportando le medesime difficoltà del rinnovamento della Costituzione.
di Lamberto Colla - Parma, 21 settembre 2014
Mentre si continua a discutere sull'articolo 18 senza mai giungere a una definitiva, organica e moderna riforma del lavoro, sta scomparendo proprio ciò per il quale va tutelato il lavoratore: il Lavoro. La crisi è cinica e fa tagli lineari e non selettivi spazzando via tutte le imprese, micro, piccole e medie soprattutto, e tra queste anche quelle che si trovano nel bel mezzo del guado di delicati processi di ristrutturazione.
Imprese spesso efficienti che avevano intrapreso un programma evolutivo sostenibile in seguito compromesso da ragioni molto spesso di natura extra aziendale. Il fallimento di un grosso cliente o anche la sola riduzione degli affidamenti bancari può dare il colpo di grazia alla già precaria stabilità finanziaria. E con la morte di queste imprese scompare anche il loro know how, quel complesso di competenze e conoscenze, in carico all'imprenditore e ai suoi lavoratori, che hanno trovato il modo migliore di esprimersi proprio in quella impresa.
L'inefficienza viene spazzata via dal tornado della recessione senza guardare in faccia i motivi che dell'inefficienza sono stati la causa.
E così i lavoratori in possesso di skills interessanti vanno ad aumentare l'elenco dei disoccupati disposti a accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi compenso contribuendo perciò a innalzare le barriere di accesso al primo impiego e molto spesso squalificando le proprie conoscenze e competenze pur di portare a casa uno stipendio. Il risultato è il consolidarsi di un processo perverso di impoverimento economico, intellettuale e sociale i cui effetti negativi sono difficilmente immaginabili. Si discute da oltre un decennio sull'articolo 18 che tutela i dipendenti illegittimamente licenziati e non si interviene pesantemente per incentivare le imprese a creare il lavoro. L'articolo 18 è stata una conquista sindacale enorme e frutto di sacrifici e lotte durissime. Ha protetto i lavoratori da quegli imprenditori che non governavano l'azienda secondo il principio del "buon padre di famiglia". Imprenditori di questo stampo ce ne sono ancora molti ma in misura molto maggiore ci sono quelli che si tolgono il pane dalla bocca pur di non lasciare senza stipendio i propri collaboratori. Ma questi non fanno notizia sino a quando l'umiliazione del fallimento (più morale che legale), prende il sopravvento e decidono di salutare questa vita con l'estremo gesto guidato dalla disperazione e dall'umiliazione. La loro disperazione verrà quindi compianta nei 30 secondi del telegiornale per poi passare nel dimenticatoio lasciando una famiglia in più nell'isolamento e nel dolore. Nessuno si occuperà più di loro, congiunti di quel lavoratore che aveva deciso di fare l'imprenditore onesto tutti come dovrebbero essere. Dal 1970 a oggi l'Italia è cambiata e cambiati sono i lavori intesi come mestieri. I lavoratori non sono solo dipendenti ma anche collaboratori e professionisti legati con varie tipologie contrattuali frutto di riforme del lavoro incompiute, inefficienti e zoppe il cui unico scopo era la flessibilità e la facilità di ingresso e uscita dal lavoro. Riforme discusse molto ma avviate solo in parte i cui processi di rinnovamento si sono tutti infranti contro l'articolo 18 della legge 300 del 20 maggio 1970, ovvero lo Statuto dei Lavoratori. Occorre che i sindacati e la classe politica prendano atto che la società è cambiata, che i principi dell'articolo 18 sono sacrosanti ma sacrosanti sono anche i diritti dell'imprenditore di dotarsi delle risorse più adeguate a perseguire gli interessi aziendali. Sacrosanti sono i diritti dell'imprenditore e dei lavoratori di liberarsi di collaboratori e colleghi che, in salute e coscienza, oppongono resistenze al cambiamento, generano clima ostile e contribuiscono all'abbattimento dell'efficienza aziendale.
Premiare i giusti e punire gli ingiusti è l'unico modo per tutelare la cosa comune: l'azienda e con essa, l'imprenditore, i dipendenti, i collaboratori e fornitori. Una catena del valore che non può e non si deve compromettere.
Certo la flessibilità del lavoro può risultare un rischio ma senza lavoro non c'è impiego e senza l'occupazione non c'è consumo. Ma soprattutto non va dimenticato che la stato di disoccupazione di lunga durata logora in profondità colpendo i sentimenti più intimi.
Uno Stato che non difende la dignità dei propri cittadini non rappresenta una società civile.
_______________________________________
Art. 18. Reintegrazione nel posto di lavoro.
1. Ferme restando l'esperibilità delle procedure previste dall'articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, il giudice con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi dell'articolo 2 della predetta legge o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che in ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo nel quale ha avuto luogo il licenziamento occupa alle sue dipendenze più di quindici prestatori di lavoro o più di cinque se trattasi di imprenditore agricolo, di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro. Tali disposizioni si applicano altresì ai datori di lavoro, imprenditori e non imprenditori, che nell'ambito dello stesso comune occupano più di quindici dipendenti ed alle imprese agricole che nel medesimo ambito territoriale occupano più di cinque dipendenti, anche se ciascuna unità produttiva, singolarmente considerata, non raggiunge tali limiti, e in ogni caso al datore di lavoro, imprenditore e non imprenditore, che occupa alle sue dipendenze più di sessanta prestatori di lavoro.
Riceviamo e pubblichiamo la nota della capogruppo dell'alleanza civica Grande Reggio-Progetto Reggio, Cinzia Rubertelli: «Il renzismo dilaga anche in città: dei 27 atti approvati dalla giunta negli ultimi tre mesi, solo tre contengono un indirizzo politico. A Reggio Emilia servono azioni concrete, non slogan» -
Reggio Emilia, 18 settembre 2014 -
«Una giunta dovrebbe parlare per atti, non per slogan. Ma a Reggio Emilia questo, evidentemente, non succede». Così Cinzia Rubertelli, capogruppo di Grande Reggio-Progetto Reggio, commenta l'operato dell'amministrazione guidata da Luca Vecchi, e lo fa dati alla mano: «Da luglio sono stati approvati solamente 27 atti, oltre la metà dei quali nel primo mese – spiega – Di questi, nove sono di natura puramente legale, mentre altri 15 sono di ordinaria amministrazione. Solamente tre contengono un indirizzo politico, tra cui la delibera sulla modifica dello statuto di Reggio Children (votata per altro anche dall'assessore Foracchia, che di quell'ente è un dipendente in aspettativa). Per non parlare poi della mozione per la pace e la riconciliazione in Palestina: non che non tocchi ciascuno di noi quello che accade in Medioriente, ma al nostro consiglio comunale tocca prendere una posizione – peraltro poco approfondita e di dubbia utilità – sulla striscia di Gaza o prendere decisioni sulla città di Reggio Emilia? Qual è il passo che il Pd vuole mantenere per cambiare concretamente la città?».
La situazione di stallo durerà ancora a lungo, dato che – come deciso durante l'ultima conferenza dei capigruppo – nemmeno durante il consiglio comunale del prossimo lunedì si affronteranno atti per il rilancio della città. «Siamo in una situazione in cui non possiamo nemmeno discutere tutte le mozioni che abbiamo presentato, dato che alcuni giovani assessori continuano a chiedere tempo per ambientarsi nel loro ruolo», continua Rubertelli.
E dire che ci sarebbero molte discussioni urgenti da aprire. «Quella sul documento che abbiamo presentato in estate, ad esempio, nel quale chiedevamo un censimento degli immobili pubblici inutilizzati o sottoutilizzati sul territorio comunale: con un atto simile si potrebbe costruire un progetto partecipato sul riutilizzo di quegli edifici, e realizzare un vero e proprio piano regolatore pubblico. Volendo discutere di questi argomenti, la giunta Vecchi compirebbe un atto di indirizzo. Ma l'impressione è che ci si limiti alle chiacchiere come nel caso del palasport, per il quale non è ancora stato trovato un modo di garantire una copertura finanziaria. Occorre risolvere i problemi concretamente: le buone intenzioni non bastano».
(Fonte: ufficio stampa Cinzia Rubertelli)
Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa del consigliere della Lega Nord Massimo Polledri sulla Fontana in ricordo dei caduti in Russia che non è attiva -
Piacenza, 17 settembre 2014 -
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA:
Premesso :
Che è patrimonio della memoria piacentina il ricordo dei caduti in Russia partiti con la spedizione dell'Armir.
Come ricordò il Gen Eugenio Gentile nella commemorazione pubblica del 70°anniversario :"Davanti a noi ci sono tante lapidi con tanti nomi di persone che si sono immolate per la Patria e questo anche quando la Patria ha chiamato a combattere una guerra ingiusta, contro la Russia. La maggior parte di loro era inconsapevole dell'assurdità di quella guerra, ma la propaganda, l'ideologia aveva in un certo senso addormentato le coscienze, così che oltre 200mila militari furono strappati alle loro famiglie, al loro lavoro, all'economia del paese. Quasi la metà di quelli che partirono non fecero più ritorno. I piacentini furono 620».
Che venne posizionata all'inizio del Pubblico Passeggio un monumento a ricordo, a latere del Liceo Scientifico, per mantenere viva la memoria e la devozione del ricordo che prevedeva una fontana. La fontana simboleggia la vitalità del ricordo e degli affetti e come tale era parte del monumento.
Che tale monumento è comprensibilmente caro a quanti, come figli, orfani o addirittura sopravvissuti (il dinamico e gentile Dr. Tassi, per esempio) portano nel cuore ricordi e dolori ed in particolare ai membri dell'Associazione Nazionale Vedove ed orfani di guerra
Che la terza domenica di Settembre è dedicata al ricordo dei caduti in Russia ed è perciò imminente.
Che si riferisce essere stato spenta la fontana a seguito di scherzi giovanili degli studenti, che peraltro possono o hanno utilizzato altro vicino rubinetto.
Valutato e visto :
Che la fontana è da mesi spenta e che pertanto il monumento ha perso non solo bellezza ed attrattiva ma rimanda ad immagine di degrado ed abbandono
INTERROGA LA GIUNTA PER SAPERE
Da Bin Laden all'ISIS, dal terrorismo al Califfato, come sta cambiando lo scacchiere geopolitico. L'escalation delle spese per gli armamenti.
di Lamberto Colla -
Parma, 14 settembre 2014
L'unico settore dell'export che, a quanto pare, non tira è quello della "democrazia". Un risultato però, la politica statunitense imposta da George W. Bush, l'ha ottenuto: l'escalation nelle spese militari e delle guerre regionali. Negli ultimi 5 anni il mercato degli armamenti è cresciuto del 14%. USA, Russia e Germania, quest'ultima incalzata dalla Cina che ha visto incrementare del 212% le vendite nel medesimo periodo, occupano il podio degli esportatori mentre al vertice dei compratori si trovano India, Cina e Pakistan.
Un mercato in espansione quello delle armi così come lo è quella frangia del mondo islamico che sta tentando la contro esportazione della "loro democrazia". I nuovi callifati dell'Isis prima e della Nigeria poi (Boko Haram) sono la testimonianza di come si sia evoluto, più frammentato ma, per questa ragione, ancor più pericoloso, lo scenario internazionale del terrorismo islamico.
Morto Bin Laden ecco che un altro sceicco ha preso le redini del terrore internazionale. Abu Bakr Al Baghdadi ha lanciato una sua personale offensiva mediatica. Diversamente da Bin Laden, che incitava all'odio con voce piana e sommessa da luoghi segreti, tunica bianca o mimetica e mitraglia al fianco, il leader dell'Isis invoca stragi di sangue e usa video cruenti per aumentare la pressione emotiva, per fare paura. I suoi sermoni vengono dall'interno di una moschea e i suoi video sono girati all'aperto come a intimare che l'antico impero islamico, quello che si estendeva dalla Spagna fino all'Iran, alla Turchia, e all'Europa orientale. tornerà a essere una realtà.
Per ora l'avanzata sembra irresistibile e ha già provocato reazioni inimmaginabili. Israele ha dichiarato la disponibilità a sostenere la difesa della Giordania la quale nel frattempo, comunque in possesso di un esercito ben armato, ha già rafforzato i confini. Gli USA invece hanno garantito la difesa a quella Siria che sino allo scorso anno intendevano bombardare per far fuori il regime di Assad. Infine l'Iraq che ha mandato in Iran tre divisioni delle Guardie della Rivoluzione e dislocato a Baghdad il famoso comandante Qassem Sulaimani.
Quello che la diplomazia non è riuscita a fare, l'ha realizzato il Califfato dell'ISIS, creare alleanze impossibili. Tutto ciò non è il risultato della strategia mediatica cruenta ma alla seria minaccia che viene da terra, per ora, dimostrando capacità operative notevoli e in grado di utilizzare armamenti sofisticati. Alla strategia tipica del terrorismo con capacità di infiltrazione nel cuore dei Paesi nemici, affianca un vero e proprio esercito, organizzato e capace di operare nei teatri di terra con armamenti sofisticati. Il suo esercito perciò non è solo composto da fanatica "carne da macello" che vengono immolati sull'altare dell'Islam ma professionisti specializzati nelle varie specialità belliche. Dalla formulazione di strategie di offesa e difesa all'utilizzo dei droni. A fine agosto, infatti, Isis ha diffuso un video nel quel mostra la cattura della base aerea siriana di al-Tabqa dove erano custoditi aerei, droni e armamenti pesanti. Nel video, ottenuto dalla CNN, è anche stato mostrato il combattimento per la conquista della base completo dell'esecuzione di oltre 200 militari siriani da parte dei terroristi del ISIS.
Il Terrore islamico conquista terreno e nel frattempo la Russia di Putin fa di tutto per fare esplodere la "guerra "fredda" e chissà, forse il ripristino dell'ex URSS.
Due ottimi motivi quindi per "legittimamente" la richiesta, che Obama ha rivolto agli alleati NATO, di tornare a spendere il 2% in armamenti (per l'italia si tratterebbe di più che raddoppiare il budget attuale).
Ricordo che solo 11 Paesi al mondo non sono coinvolti in guerre. Quello che eranole speranze di Pace, il "Peace and Love" dei figli dei fiori, si sono frantumate, speriamo di no, per sempre.
L'11 settembre 2001 e il sacrificio, montato a oggi di circa 6.000 vittime innocenti, invece di fare riflettere e pensare a radicali cambiamenti, sembra proprio che non abbia insegnato nulla al mondo occidentale. La democrazia non si può esportare anche perché, prima o poi qualche "altra democrazia" potrebbe ambire a essere esportata a sua volta.
Che non sia Al Baghdadi la versione islamica di Bush senior?
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11-10-2024 Salute e Benessere
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07-10-2024 Salute e Benessere
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01-10-2024 Salute e Benessere
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30-09-2024 Salute e Benessere
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19-08-2024 Salute e Benessere
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05-07-2024 Energie Rinnovabili
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24-06-2024 Salute e Benessere
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19-03-2024 Salute e Benessere
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10-02-2024 Salute e Benessere
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17-12-2023 Salute e Benessere
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