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La soddisfazione del Consorzio unita alla prudenza: rispettare l'equilibrio tra domanda e offerta. Il balzo negli Usa agevolato anche dall'andamento del dollaro. 

Reggio Emilia, 1 aprile 2016

Anno d'oro, il 2015, per le esportazioni di Parmigiano Reggiano. In dodici mesi, infatti, i flussi sono aumentati del 13,2%, facendo segnare il più rilevante incremento dell'ultimo decennio.
La quota di prodotto destinato ai mercati internazionali è così salita al 35% sul totale, collocandosi a 46.700 tonnellate, corrispondenti a 1.150.000 forme.
"In un solo anno - spiega il direttore del Consorzio di tutela, Riccardo Deserti - abbiamo registrato un incremento pari a 130.000 forme, con il prodotto grattugiato che ha fatto segnare un + 15,4%".
Un autentico exploit che si è registrato nonostante il problema delle imitazioni e dei falsi continui a permanere in diversi paesi extraeuropei e gli inganni che continuano a perpetuarsi soprattutto negli Usa, dove il ricorso ad elementi di "italian soounding" su confezioni di prodotto denominato "parmesan" induce il 67% dei consumatori a ritenere di trovarsi di fronte ad autentico prodotto italiano.
"L'orientamento dei consumatori verso prodotti di elevata qualità e assolutamente naturali, unitamente ai nuovi accordi con diverse primarie catene distributive e alle azioni di educazione al consumo messe in atto dal Consorzio - spiega Deserti - hanno generato questa crescita senza precedenti e superiore a molti altri prodotti del made in Italy di qualità".
Nonostante i dati particolarmente positivi, sul futuro il Consorzio mantiene però una certa prudenza.
"Abbiamo ampi spazi di crescita - sottolinea il direttore Deserti - ma non dobbiamo sottovalutare alcuni elementi congiunturali favorevoli che nel 2015 hanno pesato su questo rilevante aumento dell'export, soprattutto in relazione all'andamento del dollaro, che ha reso decisamente conveniente l'acquisto di Parmigiano Reggiano".
Non a caso, dunque, proprio verso gli Usa si è registrato un aumento dell'export del 34% (le forme finite negli States sono state 225.000), tanto che oggi gli Stati Uniti si sono collocati al secondo posto della classifica dei Paesi importatori di Parmigiano Reggiano, scavalcando la Germania e collocandosi già a ridosso della Francia, che resta in vetta alla graduatoria.
Dopo la fase più acuta della crisi economica, che aveva determinato un sensibile calo dei flussi, anche la Grecia è tornata a crescere a doppia cifra (+15%), andando a collocarsi - per percentuale di incremento - alle spalle di Olanda (+20%) e Spagna (+18%).
"Sono dati, ovviamente, molto soddisfacenti - afferma il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano - che non debbono però far sottovalutare anche l'incidenza del fattore prezzo sull'andamento dei flussi: sebbene da anni l'export sia in costante aumento, le basse quotazioni all'origine - che solo negli ultimi mesi hanno imboccato la via della ripresa - hanno evidentemente impresso una maggiore spinta agli acquisti da parte degli operatori esteri, ed ora occorre concentrare ogni sforzo affinché nel 2016 si consolidi una fidelizzazione di catene e consumatori stranieri anche in condizioni più favorevoli ai nostri allevatori".
L'altro aspetto sul quale vigilare in prospettiva - osserva Deserti - resta l'andamento dei flussi produttivi, che sono apparsi in sensibile ripresa tra fine 2015 e in questi primi mesi del 2016, proprio in coincidenza con il recupero avvenuto e ancora in corso sulle quotazioni all'origine".
"Le azioni del Consorzio - conclude il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano - hanno assicurato una costante crescita della domanda dall'estero in questi ultimi dieci anni, ma è evidente che il principio della salvaguardia dell'equilibrio dell'offerta è fondamentale per assicurare una crescita reale dei redditi dei produttori".

(Fonte: ufficio stampa Consorzio del Parmigiano Reggiano)

Dal 10 al 13 aprile i vini dell'Emilia-Romagna saranno protagonisti al Vinitaly di Verona. Tra le novità che verranno presentate la nuova App "Via Emilia Wine & Food". Caselli: "Un settore dinamico che si sta riposizionando verso la fascia alta del mercato". Sciolette: "Attraverso il vino valorizzare le eccellenze di un territorio". Dal 2012 al 2015 oltre 100 milioni di risorse per il settore. Nel 2016: 7 milioni per gli investimenti in cantina. In arrivo 6 milioni per la promozione extra Ue.

Bologna, 1 aprile 2016

Dal 10 al 13 aprile i vini dell'Emilia-Romagna saranno protagonisti al Vinitaly di Verona, con 200 tra aziende produttrici e consorzi; 500 etichette e sette banchi d'assaggio; un ristorante con un menù fortemente legato al territorio, in cui sarà protagonista la pasta fresca artigianale; 40 tra cuochi e camerieri; 15 sommelier e oltre 15 mila calici. Il tutto negli oltre 4mila metri quadrati del Padiglione 1 gestito dall'Enoteca regionale dell'Emilia-Romagna. Un percorso nel gusto, lungo il filo conduttore della Via Emilia, che è stato presentato ieri a Bologna. "Il vino rappresenta una voce fondamentale del nostro agroalimentare – ha spiegato l'assessore regionale all'agricoltura Simona Caselli - e nel 2016 abbiamo messo a disposizione 7 milioni di euro per gli investimenti e l'innovazione in cantina, raddoppiando le risorse dell'anno precedente. Siamo di fronte a un settore dinamico, che si sta riposizionando sempre più nella fascia alta del mercato. E' un trend positivo che va sostenuto. Tra il 2012 e il 2015 il settore ha potuto contare su 100 milioni di euro". Tra le novità che verranno presentate al Vinitaly, Caselli, ha anticipato la nuova App "Via Emilia Wine & Food" che offrirà un panorama completo dei vini, dei prodotti Dop e Igp, degli eventi e dei pacchetti vacanze, "integrando l'offerta enogostronomica e turistica". Un abbinamento quello tra cantine, prodotti tipici, agricoltura e paesaggio che rappresenta anche per il presidente dell'Enoteca regionale dell'Emilia-Romagna la strada da percorrere. "Stiamo lavorando con la Regione – ha detto Pierluigi Sciolette - per una promozione turistica unitaria, per mettere a sistema e valorizzare tutte le eccellenze della nostra straordinaria regione, di cui il vino è l'ambasciatore. Seguendo il percorso della via Emilia il territorio emiliano romagnolo è, infatti, connotato da alcuni vitigni trainanti: Albana e Sangiovese per la Romagna, Pignoletto per il bolognese, Fortana per il ferrarese, Lambrusco per il modenese e il reggiano, Malvasia per il piacentino e il parmense, Gutturnio per il piacentino".

Con una nuova App, alla scoperta del vino e del territorio emiliano-romagnolo

Ad aiutare i visitatori attesi al Padiglione 1, Enoteca Regionale ha realizzato una nuova web App in italiano e inglese, che permetterà di approfondire l'esperienza dei banchi d'assaggio, scoprendo cantine e vini.
Questa web App sarà raggiungibile tramite un "bottone" dall'App "Via Emilia Wine & Food" di Apt Servizi Emilia Romagna, gestita in collaborazione con gli assessorati regionali Agricoltura e Turismo in collaborazione con l' Associazione Italiana Sommelier Emilia e Romagna e Unioncamere. L'App "Via Emilia Wine & Food" scaricabile gratuitamente da Apple Store e da Google Play, sarà presentata ufficialmente domenica 10 aprile all'interno dell'area eventi del Padiglione 1.
Come ha spiegato il direttore di Enoteca Ambrogio Manzi l'intero Padiglione 1 sarà trasformata in un' unica grande "In Cantina", dal nome del ristorante, enoteca, wine-bar che Enoteca Regionale ha a Francoforte. Un innovativo format di comunicazione per i prodotti dell'Emilia Romagna, che dopo alcuni anni di "rodaggio" sul mercato tedesco è ora pronto per essere esportato in Europa e oltre Oceano. Oltre al ristorante e ai banchi assaggio il Padiglione ospiterà eventi, degustazioni, incontri, workshop.

Diminuiscono le esportazioni di sfuso, aumentano quelle di vino in bottiglia

La Regione spinge su investimenti e promozione. Nel 2016 le risorse messe a disposizione per l'innovazione nelle cantine ammontano a circa 7 milioni, quasi il doppio del 2015. E sono in arrivo ulteriori 6 milioni per la promozione extra Ue, grazie alle risorse dell'Ocm Vino (il 17 marzo è stato approvato il decreto in Conferenza Stao/Regioni e il riparto è atteso a breve). In media ogni anno il comparto in Emilia-Romagna può contare su circa 25 milioni di euro per interventi sulla promozione, la ristrutturazione e conversione di vigneti, gli investimenti in cantina e le assicurazioni.
Tra il 2005 e il 2015 l'export di vino emiliano-romagnolo è cresciuto dell'80%. Il calo dell'11% verificatosi nel 2015 va letto come l'effetto di alcuni fattori concomitanti (la crisi del mercato russo, la diminuzione dei consumi in Germania, il pressing competitivo della Spagna sull'export di vino sfuso), ma anche come il segnale di un progressivo riposizionamento qualitativo dei vini emiliano-romagnoli. Una conferma in questa direzione - ha spiegato Claudio Pasini, segretario generale di UnionCamere - viene anche dall'aumento del numero di piccole e medie imprese esportatrici (+50% dal 2008) un dato importante in un settore tradizionalmente molto concentrato su pochi grandi gruppi. Confermano il trend anche alcuni dati di Nomisma. Tra il 2012 e il 2015 il peso dello sfuso sul valore complessivo delle esportazioni di vini emiliano-romagnoli è sceso dal 47% al 38%; tra il 2015 e il 2014 l'export in Germania e Francia, principali importatori di vino sfuso è diminuito del 20 e del 29%, mentre di contro è in atto una forte crescita delle esportazioni di vino imbottigliato verso gli Stati Uniti (+40%), Canada (+10%), Gran Bretagna (16%) e Giappone (+3%). Oggi il mercato extra Ue assorbe il 48% delle esportazioni emiliano-romagnole; dieci anni fa appena il 32%.

Il calendario completo con i dettagli di ogni appuntamento (degustazioni, tavole rotonde, seminari...) sarà pubblicato sul sito www.enotecaemiliaromagna.it/it . Sui canali social, Facebook (Enoteca Regionale Emilia Romagna) e Twitter (EnotecaEmiliaRomagna; @EnotecaEmRom), sarà possibile seguire gli eventi live con aggiornamenti, foto e materiale multimediale.

(Fonte: ufficio stampa Regione ER)

Una Pasqua ben poco serena. Cereali, tra alti, bassi e alti ancora in attesa di USDA. E' nato il Parmigiano Reggiano di Montagna. Mucca pazza: scoperto un caso sospetto di BSE in una mucca in Francia. cereali, mais e soia- tendenze.

SOMMARIOAnno 15 - n° 12 27 marzo 2016
1 .1 editoriale Pasqua ben poco serena.
2.1 buona pasqua! Gli Auguri di una Serena Pasqua a tutti i nostri affezionati lettori.
3.1 cereali Cereali. Tra alti e bassi in attesa dell'USDA del 31 marzo
4.1 Lattiero Caseario Latte sempre più in rosso.
5.1 cereali tendenze Ismea, tendenze e dinamiche recenti dei cereali
5.2 mais soia tendenze Ismea, mais, soia. Tendenze e dinamiche recenti
6.1 Novità Parmigiane E' nato il Parmigiano Reggiano di Montagna.
6.2 biologico italiano Valfrutta, lancia la nuova alinea di legumi italiano Bio
7.2 mucca pazza Mucca pazza: scoperto un caso sospetto di BSE in una mucca in Francia
8.1 mais e soia Mais e Soia: marzo 2016 - USDA rivede al ribasso le scorte del Brasile
9.1 Cereali Cereali. Balzo in avanti dei prezzi in attesa dell'USDA.
10.1 pomodoro Pomodoro da industria. Export record per 1,5 miliardi.
11.1 promozioni "vino" e partners

(in allegato il file completo scaricabile - pdf)

cibus 12 27mar16 COP

Dopo la passata e la polpa di pomodoro, si amplia la gamma di prodotti BIO. Con la nuova gamma di Fagioli Borlotti, Ceci, Lenticchie e Fagioli Cannellini,
Valfrutta – grande marca nazionale - entra nel settore biologico dei vegetali. Buoni, sani e nutrienti, i prodotti biologici sono alimenti sempre più amati dagli italiani.

La qualità e la sicurezza, i sapori intesi e autentici, la sostenibilità e il rispetto per l'ambiente sono aspetti fondamentali del successo dei prodotti biologici che hanno conquistato e continuano a conquistare il consenso crescente dei consumatori.
Da tempo protagonista di scelte ecosostenibili e impegnata a produrre in piena sintonia con la natura, riducendo l'impatto ambientale, Valfrutta porta sulla tavola degli italiani freschezza, bontà e genuinità con la nuova linea di Legumi BIO italiani garantiti, controllati e certificati.
Valfrutta è la prima marca nazionale che ha esteso la propria offerta nel mercato del biologico, prima con le conserve di pomodoro ed ora con i legumi.

Dopo il lancio della Passata vellutata e della Polpa di pomodoro BIO, la gamma di prodotti BIO Valfrutta – ottenuti senza l'impiego di conservanti, additivi, ogm e coloranti – si amplia ora con una gamma di 4 referenze di legumi biologici rigorosamente italiani, ricchi di proteine e importanti nutrienti per la salute di tutta la famiglia.
I Legumi BIO Valfrutta sono un concentrato di benessere che restituisce al palato il piacere degli antichi sapori semplici e veri, per un'alimentazione sana e bilanciata, senza ingredienti o derivati di origine animale (con certificazione VeganOK).

La linea di Legumi BIO Valfrutta comprende
I FAGIOLI BORLOTTI dal sapore ricco e dalla consistenza corposa; da sempre considerati la "carne dei poveri", sono un alimento equilibrato, particolarmente ricco di proteine
I CECI ottimi per preparare piatti bilanciati, dal sapore rustico, ma molto efficace, con un elevato apporto nutrizionale
I FAGIOLI CANNELLINI dalla consistenza tenera e dal sapore delicato, sono un alimento sano, ricco di fibre e proteine
LE LENTICCHIE dal sapore pieno ed intenso sono fonte di fibre e proteine, con un basso contenuto di grassi e zuccheri.

Tutti i prodotti della gamma Legumi BIO Valfrutta sono nel formato da 400 grammi e in confezione cluster 2x400 grammi al prezzo di vendita di 2,79 euro cadauna.
Valfrutta BIO è quindi una scelta consapevole e di valore per dare al consumatore la possibilità di assaporare tutta la naturalità e la freschezza di prodotti coltivati nel rispetto dell'ambiente.
Una scelta che rafforza ulteriormente, anche in questo caso, i valori di marca improntati ad un'etica green dal campo fino allo scaffale, alla naturalità, semplicità, sicurezza e genuinità. Perché nella mission di Valfrutta c'è da sempre il rispetto dell'ambiente, dei suoi frutti e delle persone che lavorano, come sottolinea il noto pay off storico "La Natura di Prima Mano".

E il rispetto dell'ambiente per Valfrutta si traduce anche nell'utilizzo di carta riciclata al 100% per le etichette e il cluster dei prodotti.

(galleria immagini in fondo pagina)

 

Una improvvisa volatilità dei prezzi ha segnato le ore prima di Pasqua. ma per comprendere se questa sarà la tendenza, occorre aspettare il martedì 29 e poi l'USDA del 31/3.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 25 marzo 2016 -
Nonostante i fondamentali siano rimasti immutati, il mercato sale con forza.
Questa improvvisa volatilità al rialzo era stato avvertito nei giorni precedenti ma in chiusura di settimana si è maggiormente intensificato senza alcuna apparente giustificazione. Forse è da imputare a qualche illazione sulle prossime stime Usda del 31/3 relative alle intenzioni di semina.

A riprova ecco le chiusure del c.b.o.t.:
Semi : maggio 910,40 (+5,2) luglio 917,60 (+5,4)
Farina : maggio 275,30 (+4,4) luglio 277,80 (+4,2)
Corn : maggio 370,00 (+1,4) luglio 374,40 (+1,2)
Grano : maggio 463,00 (+0,25) luglio 470,60 (-0,25)

Prezzi in sensibile aumento ma per comprendere se questa sarà la tendenza, occorre aspettare il martedì 29 e poi l'USDA del 31/3.

Il mercato delle bioenergie annaspa ancora alla ricerca di amidacei a buon prezzo. Pastoni di mais a 90 euro alla tonnellata e trinciati a 36/38 euro alla tonnellata.

Indicatori internazionali


l'Indice dei noli è salito ancora a 401 punti, il petrolio ruota sui 40$ e il cambio a 1,1159.

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

Officina Commerciale Commodities srl - Milano

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            Andalini Pasta dal 1936

Andalini logo ritaglio

Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Il 19 Marzo 2016 il Sig. Andalini ha ricevuto dalla Camera di Commercio di Ferrara il "Riconoscimento alla Fedeltà al Lavoro e al progresso Economico. Un premio prestigioso per chi ha riservato la propria vita al lavoro e allo sviluppo dell'impresa.

Parma, 25 Marzo 2016

Il 19 Marzo 2016 rappresenta una data da ricordare per il Pastificio Andalini, una data che segna il riconoscimento della passione da sempre profusa nel lavoro.
La Camera di Commercio di Ferrara ha deciso di consegnare il "Riconoscimento alla Fedeltà al Lavoro e al Progresso Economico" proprio al Sig. Andalini, per il suo costante impegno rivolto alla crescita del settore e dell'azienda.
Si tratta di un premio prestigioso riservato a coloro che hanno dedicato la propria vita al lavoro ed allo sviluppo dell'impresa diventando delle vere e proprie eccellenze, portavoce del made in Italy.
Ed infatti, dal 1956 la famiglia Andalini produce con entusiasmo e impegno ottima pasta all'uovo e di semola, una specialità biologica preparata secondo la più autentica tradizione emiliana. Quella del Pastificio non è solo una filosofia di lavoro, piuttosto una missione: produrre una pasta che abbia i plus del prodotto "artigianale", realizzato con le migliori materie prime, con il sostegno e le garanzie delle tecnologie industriali.
Una missione che ogni giorno viene portata avanti da tutta la famiglia e dalle persone che operano nell'azienda, per fornire prodotti che racchiudano il massimo del sapore e della qualità.

Pubblicato in Ambiente Emilia

Non riesce a decollare il mercato dei cereali e nemmeno riesce semplice comprendere le tendenze a lungo periodo ma nemmeno nel breve. Consumi sempre ridotti e cruscami sempre alle stelle.

di Mario Boggini e Virgilio - Milano, 24 marzo 2016 -
Veramente poco da segnalare, se non che a inizio settimana sembrava che i mercati decollassero, complici i fondi di investimento, mentre poi è virato al segno negativo diffuso sulla maggior parte dei prodotti.

Il mercato sembra non trovare una via precisa, e le giustificazioni correnti circa i dati che diffonderà l'Usda del 31/3 sulle intenzioni di semina, lasciano a desiderare.
l'Indice dei noli nel frattempo è salito a 398 punti, il petrolio a 41,03 dollari al barile e il cambio gira a 1,1194 quindi si è ridimensionato dopo le scintile  dei giorni scorsi seppure sia ancora a valori stellari.

Gli unici sussulti, sul mercato interno, giungono dai cruscami di grano che hanno raggiunto prezzi considerevoli, 150/160 euro, e dai cereali più tenuti specie il mais. Il prezzo del mais è calmierato dal mais al porto, mentre sospinto vero l'alto dalla carenza di arrivi via camion dall'estero.
Il mercato delle bioenergie annaspa alla ricerca di amidacei a buon prezzo ma solo pochi sanno districarsi nel mercato sempre più asfittico, si cerca mais avariato per l'Europa.

Indicatori internazionali
l'Indice dei noli è salito ancora a 398 punti, il petrolio ha ruota sui 41,03$ e il cambio a 1,1194.

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Il Parmigiano Reggiano è il formaggio Dop che vanta la più elevata produzione in montagna: buoni riscontri economici e di adesioni al "Progetto Qualita'" Del Consorzio.

Reggio Emilia, 24 marzo 2016

Si sta facendo strada tra i caseifici di montagna - ma anche in termini di riscontri commerciali ed economici - il nuovo "Progetto qualità" messo a punto dal Consorzio del Parmigiano Reggiano e dedicato in modo specifico al formaggio prodotto nelle aree appenniniche di montagna.
In queste aree si concentra una produzione che si attesta oltre le 700.000 forme su un totale di 3.300.000, ed è una cifra che evidenzia che il Parmigiano Reggiano è il formaggio Dop che vanta la più elevata produzione in montagna, per un valore al consumo superiore ai 380 milioni di euro e 3,5 milioni di quintali di latte destinati alla trasformazione.
"Proprio grazie a questi valori - sottolinea il direttore dell'Ente di tutela, Riccardo Deserti - le zone appenniniche delle province di Parma, Reggio Emilia, Modena e parte del bolognese hanno mantenuto un sistema agroalimentare dinamico e in grado di garantire reddito a 1.200 allevatori e attività a 102 caseifici che assicurano migliaia di posti di lavoro in aree tra le più svantaggiate proprio in termini di economia e occupazione". "Questo sistema, tuttavia, sopporta condizioni di fragilità e costi produttivi superiori, che mettono a rischio la filiera di montagna al confronto della nuova concorrenza globale".
"Proprio per assicurare possibilità di tenuta e di ulteriore sviluppo a questo sistema - spiega Deserti - dopo aver ottenuto dalla UE (regolamento comunitario 1151) la possibilità di utilizzare la denominazione "prodotto di montagna", il Consorzio ha definito lo scorso anno "Progetto qualità", che mira a selezionare le migliori forme di Parmigiano Reggiano prodotte dai caseifici certificati e proporle al consumatore puntando ad ottenere un riscontro di valore e, quindi, di reddito, andando così a colmare quel gap sui costi che oggi è a svantaggio di questa produzione".
"Il Progetto - prosegue il direttore del Consorzio - ha assunto una rilevanza ulteriore dopo la liberalizzazione delle quote comunitarie e la crisi del latte sia a livello nazionale che internazionale, che espone proprio le produzioni di montagna al rischio di essere "spazzate via" da una concorrenza che, sui prodotti generici, è sicuramente avvantaggiata da costi di produzione decisamente più contenuti".
La risposta dei caseifici non si è fatta attendere. A marzo 2016 hanno aderito al "Progetto qualità" varato dal Consorzio del Parmigiano Reggiano per il prodotto di montagna già 14 caseifici, e ben 100.000 forme di "prodotto di montagna" sono già state prodotte nel 2015 e saranno disponibili per la commercializzazione e stagionate almeno 24 mesi nel 2017.
"Un risultato - sottolinea Deserti - decisamente importante, anche perchè l'adesione al progetto comporta importanti impegni da parte dei produttori, che si traducono proprio in quel valore aggiunto che viene assicurato ai consumatori e che può generare una maggiore redditività al prodotto di montagna".
Per ottenere la certificazione il latte trasformato deve provenire esclusivamente dagli allevamenti della montagna, le bovine debbono essere alimentate prevalentemente con erba e fieno (vale anche qui il divieto assoluto dell'uso di insilati e additivi) che per oltre il 60% debbono avere un'origine locale (la parte rimanente può comunque essere acquisita esclusivamente in altre aree del comprensorio del Parmigiano Reggiano), e al ventiquattresimo mese di stagionatura (cioè un anno dopo la prima espertizzazione con la quale si classifica ufficialmente il prodotto come "Parmigiano Reggiano") il formaggio è oggetto di una ulteriore selezione qualitativa che include anche un panel di assaggio che ne verifica l'identità sensoriale".
"L'adesione dei caseifici - sottolinea Deserti - è un chiaro indice della volontà di investire su questa differenziazione e valorizzazione, rispetto alla quale vi sono anche i primi riscontri commerciali ed economici. Alcune primarie catene distributive hanno già manifestato un interesso specifico per la vendita di questa produzione certificata di montagna, e il prodotto che già rientra nel percorso di certificazione del "Progetto qualità" del Consorzio nell'ultimo mese ha ricevuto un riconoscimento di 40 centesimi in più al kg rispetto alle quotazioni ordinarie, apportando un incremento di circa 3 centesimi in più sul valore di un quintale di latte".
"Si tratta - conclude Deserti - di una spinta in più sul reddito dei produttori che già indistintamente si sono visti riconoscere un nuovo valore dall'attribuzione delle quote latte da destinare a Parmigiano Reggiano dopo la cessazione del regime e che ora, in queste aree svantaggiate, possono avvalersi di una nuova opportunità rispetto ai problemi che scontano coloro che mantengono viva tanta parte dell'economia dell'Appennino tra Parma e Bologna".
Sul sito www.parmigianoreggiano.it  è presente la pagina Progetto Qualità - Prodotto di Montagna, in cui vengono fornite le informazioni sul progetto e l'elenco aggiornato dei caseifici certificati.

(Fonte: ufficio stampa Consorzio del Parmigiano Reggiano)

Trivellazioni offshore, per non decidere nulla. Cereali, le stime cocereal. latte segna una tregua ma derivati sempre più giù. Bonifica Emilia centrale, arriva il commissario. Alai, lascia il consorzio in anticipo. Salute, allerta latte dalla Romania. TTIP e Parmesan. Crisi Suinicoltura. Mais e Soia, USDA rivede al basso gli stock. Ismea, scendono i prezzi agricoli.

SOMMARIO Anno 15 - n° 11 20 marzo 2016 (Scaricabile in pdf da allegati)

1.1 editoriale Trivellazioni offshore. Un referendum per non decidere nulla.
3.1 cereali Cereali. Le stime del cocereal
4.1 Lattiero Caseario Latte in tregua ma derivati sempre più giù
5.1 bonifica RE Bonifica Emilia Centrale: Commissario è occasione di chiarezza
5.2 aflatossine Aflatossine Latte, Fava: convocato il Tavolo a Mantova il 23 marzo
6.1 CFPR - nomine Parmigiano Reggiano. Alai lascia la presidenza del consorzio.,
6.2 salute alert Allerta Ministero Salute per latte da Romania.
7.1 TTIP Parmesan USA, i consumatori ingannati dal "parmesan"
7.2 Suini e crisi Crisi carne suina. Prezzo all'origine sceso del 20% al di sotto del costo di produzione..
8.1 vinitaly Vinitaly, 50 anni di storia italiana
10.1 mais e soia Mais e Soia: marzo 2016 - USDA rivede al ribasso le scorte del Brasile
11.1 agromercati Ismea, nuovo affondo dei prezzi agricoli a febbraio
12.1 promozioni "vino" e partners

Con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del mandato, Giuseppe Alai si è dimesso dalla presidenza del Consorzio del Parmigiano Reggiano. L'azione dell'ente prosegue nel segno della continuita' programmatica

Reggio Emilia, 17 marzo 2016

Con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del mandato, Giuseppe Alai si è dimesso dalla presidenza del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Il Consiglio di amministrazione dell'Ente di tutela procederà nelle prossime settimane alla nomina del successore. Le deleghe di Alai, nel frattempo, vengono assunte dal vicepresidente vicario Adolfo Filippini, modenese, 56 anni.
Alai, 59 anni, venne chiamato alla presidenza del Consorzio del Parmigiano Reggiano nel 2006; fu poi riconfermato nell'incarico nel 2009 e nel 2013, iniziando il terzo mandato che avrebbe dovuto concludersi nell'aprile 2017.
"Dopo questi intensi anni alla guida del Consorzio – ha detto Alai lasciando l'incarico – considero esauriti gli impegni primari che avevo assunto e che in tutto questo tempo ho pienamente condiviso con il Consiglio di Amministrazione e sulla base delle indicazioni dell'Assemblea dei consorziati". "Per questo – ha aggiunto Alai – ritengo opportuno e doveroso lasciare serenamente questo incarico in una stagione lontana da qualsiasi eventuale tensione legata al rinnovo delle cariche e in una fase di evidente ripresa del mercato".
Il Consiglio di amministrazione odierno ha affrontato importanti argomenti per il futuro della filiera del Parmigiano Reggiano, con interventi particolarmente urgenti anche alla luce degli scenari nazionali e internazionali della filiera latte.
A questo fine è stata convocata per il 6 aprile 2016 l'Assemblea ordinaria dei Consorziati che, oltre all'approvazione del Bilancio 2015 del Consorzio, sarà chiamata ad esprimere il parere sulla proposta di rinnovo del Piano regolazione offerta per il triennio 2017-19, che nelle scorse settimane ha trovato condivisione nelle riunioni zonali con la base dei caseifici soci.
"La definizione del Piano regolazione offerta basato sulla conferma delle quote agli allevatori – ha dichiarato Filippini – rappresenta una scelta di grande distintività della filiera del Parmigiano Reggiano rispetto alla filiera del latte bovino in Italia ed in Europa, ed è a partire da questo pilastro che il Consorzio potrà rilanciare nei prossimi mesi l'azione per affrontare le difficoltà del mercato e soprattutto cogliere le opportunità presenti per il formaggio Dop con la più elevata reputazione a livello mondiale".

(Fonte: ufficio stampa Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano)

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