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8° Simposio mondiale Master of Wine. Alegre (GOOGLE): "Internet non è meglio ma partner della carta stampata". Al MIT si sta studiando uno schermo che al tatto darà le stesse sensazioni del giornale stampato.

di Virgilio - Parma, 19 maggio 2014. -
Le nuove tecnologie, sempre più alla portata di tutti e applicate a ogni settore della società, stanno mutando radicalmente e in breve tempo i comportamenti e le regole in tutti i settori. Ne sa qualcosa il settore editoriale e in particolare la carta stampata che ancora non si è riuscita a adeguare ai nuovi scenari imposti da internet e dalle rinnovate esigenze dei consumatori, compresi quelli dell'informazione (lettori). L'avvento di internet e i modificati consumi hanno generato una terremoto nel comparto dell'editoria. Secondo i dati di FIEG (federazione italiana editori di giornali) in 7 anni sono state perdute 1,7 milioni di copie mentre o lettori dei siti web delle medesime testate sono cresciuti da 2,7 a 3,7 milioni.
E sempre maggiori saranno le interazioni tra "mondo digitale" e "prodotti reali" soprattutto quando si tratta di comunicazione. Crossmedialità e interazione tra carta stampata e internet sono le chiavi del futuro della comunicazione democratica del vino.
Di questo ne è convinto Daniel Alegre, presidente worldwide Partnership & Business di Google, intervenuto nella giornata di apertura dell'8° Simposio mondiale dei Masters of Wine, tenuto a Firenze dal 15 al 18 maggio. grazie alla collaborazione con l'Istituto del vino italiano Grandi Marchi Il futuro, secondo Alegre, è caratterizzato da grandi innovazioni: "Come quella del Mit che sta studiando uno schermo digitale che al tocco dà le stesse sensazioni del giornale stampato, la differenza la farà la facilità dei pagamenti on line".
Internet e carta stampata non sono competitors ma "soci che si complementano". Tra gli strumenti più innovativi che il web offre, secondo Alegre, ci sono gli hangout che permettono di costruire "una relazione personale tra produttore e consumatore in qualunque parte del mondo, trasformando una transazione commerciale in una relazione duratura, ma anche il cellulare con le sue applicazioni 'location based' che permettono di mescolare e di incrociare i dati". "Strumenti questi che in passato costavano all'azienda centinaia di migliaia di dollari e che oggi - ha proseguito il presidente Alegre - permettono un rapporto uno a molti, sono innovativi e accessibili a chiunque".

Master Of Wine cibus
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Sponsor italiani 8° Simposio IMW, Firenze 15-18 maggio 2014: Agriventure; Consorzio Brunello; Consorzio Chianti Classico; IEM, International Exhibition Management; Toscana Promozione; Trentodoc; Sanpellegrino.
Costituiscono l'Istituto del Vino Italiano Grandi Marchi: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Tenuta Greppo, Ca' del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca D'Almerita, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.
www.istitutograndimarchi.it

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Nel 2013 solo il 18,3% delle imprese agricole del Panel Ismea (728 aziende) ha chiesto l'intervento delle banche e a quasi tutte è stato erogato (14,5%).

Ismea, 15 maggio 2014.
Nella cornice che caratterizza l'evoluzione del credito agrario, dove la contrazione delle erogazioni risulta coerente con la flessione degli operatori e più evidente per i finanziamenti di medio e lungo termine, rispetto a quelli di breve periodo, l'Ismea ha condotto a fine 2013 un focus qualitativo sull'accesso al credito attraverso delle interviste dirette somministrate a 728 imprese agricole che costituiscono il Panel Ismea.
I risultati di tale indagine confermano che il ricorso al finanziamento bancario di fatto non è una pratica molto diffusa in agricoltura, ma che le imprese agricole che decidono di recarsi in banca a chiedere un prestito, riescono solitamente ad ottenerlo. Di converso, tra le imprese che non si accostano ai servizi offerti dal sistema creditizio rimane diffusa l'opinione, o il pregiudizio, dell'onerosità - in termini di costi, di tempi e di burocrazia – dell'accesso al credito. Convinzioni, che in qualche modo determinano atteggiamenti di chiusura, ostacolando i rapporti con il sistema bancario. Più da vicino, in base ai risultati dell'indagine dell'Ismea, nel corso del 2013 solo il 18,3% delle imprese agricole del Panel si è recato in banca per chiedere un nuovo finanziamento. La quasi totalità di queste imprese lo ha ottenuto (il 14,5%); il 3,2% se lo è visto negare, e una quota residuale (lo 0,5%) lo ha rifiutato ritenendo troppo onerose le condizioni poste dalla banca. A livello territoriale, rispetto al dato medio nazionale appena illustrato, si contraddistinguono in positivo le imprese agricole del Nord-Est con una quota di richieste di finanziamento andate a buon fine, nel corso del 2013, pari al 16,8%. A livello settoriale, invece, si distinguono il segmento dell'uva da vino, quello della zootecnia da carne e il comparto delle legnose, al cui interno, in ordine, il 22%, il 20% e il 18% delle imprese, nel medesimo periodo, ha richiesto ed ottenuto un credito bancario. Al contrario, nel segmento dell'olio di oliva solo il 10% delle imprese si è recato presso uno sportello bancario al fine di chiedere un finanziamento, senza peraltro portare a buon fine la pratica, il 7% perché ha ottenuto un diniego espresso, l'altro 3% perché lo ha rifiutato a seguito delle condizioni "onerose".
(Fonte Ismea, 15 maggio 2014)

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Per il Food & Beverage il 2014 è partito in salita. -1,1% la produzione industriale registrata da Ismea nel periodo gennaio - marzo. Per il settore primario rimane la criticità del divario tra costi di produzione e prezzi corrisposti. Il primo trimestre sembra registrare una maggiore divaricazione.

Ismea, 15 maggio 2014. -

Industria Alimentare

Se nel 2013 l'industria alimentare era riuscita a smarcarsi dal trend pesantemente negativo dell'intero settore industriale, chiudendo l'anno con una leggera flessione produttiva (-0,7% rispetto al 2012) a fronte del -2,9% subito dal manifatturiero nel suo complesso, nel primo trimestre dell'anno in corso i ruoli sembrano invertirsi. In base alle elaborazioni Ismea dei dati Istat mensili (indici destagionalizzati della produzione industriale) il periodo gennaio-marzo 2014 ha fatto segnare per il food & beverage una flessione della produzione dell'1,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% su un anno fa. In controtendenza, invece, l'industria manifatturiera nel suo complesso, che ha registrato una crescita congiunturale dello 0,7% e tendenziale dell'1,8%.
Nonostante l'arretramento produttivo e una generale insoddisfazione delle industrie alimentari circa l'andamento attuale del mercato, il clima di fiducia del settore - che Ismea monitora a cadenza trimestrale rilevando i giudizi presso un Panel di 1.200 operatori - ha mostrato un netto miglioramento nei primi tre mesi del 2014. Dopo oltre due anni di sentiment negativo, l'indice di fiducia delle aziende ha assunto nel primo trimestre di quest'anno un valore positivo, pari a 1,6 (in un campo di variazione compreso tra -100 e +100), maturando una crescita di 6 punti rispetto al valore del trimestre precedente e di ben 17 punti sui primi tre mesi del 2013. Ad incidere positivamente sugli umori dell'industria sono le aspettative per il prossimo futuro, che si rivelano in deciso recupero, tanto da profilare un certo ottimismo, seppure con la dovuta cautela, sugli sviluppi congiunturali che riserverà il 2014.

Agricoltura
Per l'agricoltura italiana il fronte di maggiore criticità rimane il divario tra i prezzi corrisposti agli agricoltori i costi da loro sostenuti. Mentre nel 2013, specie nella prima parte dell'anno, grazie alla spinta inflattiva dei prezzi all'origine e alla contestuale attenuazione dei rialzi dei prezzi degli input produttivi, il settore aveva beneficiato di un momentaneo miglioramento della ragione di scambio, le indicazioni fin qui raccolte sull'anno in corso sembrano delineare una nuova divaricazione della forbice prezzi-costi. L'indice Ismea dei prezzi alla produzione in agricoltura ha fatto registrare nel primo trimestre dell'anno una flessione di quasi 5 punti percentuali su base annua a fronte di una sostanziale stabilità nel confronto congiuntuale. Sul versante dei costi, invece, le rilevazioni dell'istituto indicano una lieve tensione al rialzo, con un peggioramento della ragione di scambio specie nel confronto annuo (-3,9%).

Ciononostante, analogamente a quanto rilevato per l'industria alimentare, anche le aziende agricole guardano al futuro con maggiore ottimismo. L'Indice di fiducia dell'agricoltura elaborato dall'Ismea, sulla base dell'indagine continuativa condotta su un panel di 750 imprese, registra infatti un miglioramento sia a livello trimestrale che annuale, sebbene risulti ancora attestato su un valore complessivamente negativo. Sono in particolare i giudizi sugli affari futuri dell'azienda a spingere in alto il clima di fiducia, in un contesto percepito più favorevole dalle aziende del settore vitivinicolo, delle fruttifere e della zootecnia da carne e meno favorevole per i seminativi, la zootecnia da latte e l'olivicoltura.

Anche la dinamica degli occupati in agricoltura, nonostante si riveli per l'intero 2013 peggiore rispetto all'andamento complessivo dell'occupazione nazionale (-4,2% l'entità della fuoriuscita di manodopera agricola vs il -2,1% dell'economia complessiva), cela nella lettura trimestrale dei dati un qualche elemento di positività. Dalla seconda metà del 2013 si registra infatti un recupero progressivo del numero di lavoratori indipendenti che, richiama le nuove iniziative imprenditoriali che stanno rinnovando il tessuto produttivo in agricoltura.
(Fonte Ismea, 15 maggio 2014)

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Sulla Gazzetta europea il documento che prelude al riconoscimento definitivo. Rabboni: una bella notizia per un prodotto che parla in tutto il mondo della nostra regione.

di virgilio - Parma - 22 maggio 2014
Il già ricco carnet di prodotti tipici emiliano romagnoli riconosciuti dall'Unione Europea si arricchisce ancora.
La Piadina Romagnola ha infatti imboccato la strada definitiva per essere riconosciuta IGP (indicazione Geografica Protetta). A divulgarne la notizia è lo stesso ufficio informazione della Regione Emilia Romagna. La procedura prevede ancora un periodo di tre mesi d'attesa per la raccolta delle osservazioni prima della definitiva registrazione dell'indicazione geografica d'origine. La storia della piadina romagnola ha origini antichissime risalente addirittura al periodo degli Etruschi i quali usavano preparare una pastella con i cereali, che veniva poi cotta con una forma tonda.
Un prodotto già notissimo in tutto il mondo che ben si associa con i tanti atri prodotti della cucina emiliano romagnola accompagnandoli in talune circostanze o addirittura promuovendoli in altre. Dal prosciutto, e salumi in genere, al formaggio prediligendo lo squacquerone ovviamente la Piada, nelle sue diverse declinazioni, riesce sempre a dare soddisfazione ai palati e a trasmettere la contagiosa solarità della romagna.
"Una bella notizia per un prodotto che in tutto il mondo parla di questa regione e delle sue tradizioni enogastronomiche. L'Igp per la piadina romagnola porterà a 40 il numero delle specialità del nostro territorio tutelate nella loro unicità dall'Europa. E' un primato nazionale ed è il riconoscimento di un'agroalimentare straordinariamente ricco di storia, di tradizione, biodiversità e tipicità, che ha saputo conciliare modernità e identità. Tra non molto, fuori dalla Romagna nessuno potrà più usurpare il nome di questo prodotto unico e irripetibile". Così l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni commenta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Ue del "documento unico" per il riconoscimento della Igp Piadina romagnola - Piada romagnola.

Dove e come si produce la "Piada Romagnola"


La zona di lavorazione e confezionamento della Piadina Romagnola - Piada Romagnola comprende la Romagna storica e più precisamente l'intero territorio delle Province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna e di alcuni Comuni della Provincia di Bologna. In base al disciplinare gli ingredienti base dell'impasto sono farina, grassi, sale ed eventualmente lievito. È vietata l'aggiunta di conservanti, aromi e altri additivi.

Le varianti
Il prodotto può essere presentato nella variante, più sottile e larga, "alla Riminese". La commercializzazione può avvenire in involucri di carta alimentare o tessuto per il prodotto destinato all'immediata somministrazione, oppure in buste alimentari perfettamente sigillate per il consumo differito. Nel caso di adozione di un processo produttivo che comprenda la realizzazione manuale di almeno tre fasi e in assenza di confezionamento chiuso, potrà essere utilizzata la dicitura "lavorazione manuale tradizionale"
(Fonte Regione Emilia Romagna 22 maggio 2014)

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Secondo il più recente sondaggio condotto da Coldiretti/Ixé, la stragrande maggioranza degli italiani non si sente tutelata dalle leggi dell'UE in materia di sicurezza alimentare.

- di Virgilio
Parma 21 Maggio 2014 ----
Due Italiani su tre ritengono che la crisi economica abbia fatto aumentare i rischi alimentari. E' quanto emerge dall'indagine condotta da Coldiretti/Ixe' i cui dati sono stati presentati esposizione "Con trucchi ed inganni l'Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani" al maxi raduno con diecimila agricoltori dalle diverse regioni a MICO - Fiera Milano Congressi. Una quota consistente dei detentori di questo convincimento, il 24%, attribuisce la responsabilità alla diffusione dei cibi low cost, il 21 per cento all'apertura delle frontiere a paesi comunitari e il 20 per cento alle diffusione delle frodi dovuta alla necessità della malavita di trovare nuove aree di business.
Una analisi che fotografa bene la realtà dei fatti poiché in Italia dall'inizio della crisi sono più che triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 248 per cento del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffatte o falsificate, secondo l'analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013.
A peggiorare la credibilità dell'Unione Europea hanno certamente contribuito - sostiene la Coldiretti - gli episodi di truffe ed inganni che si sono moltiplicati nel tempo della crisi, dallo scandalo della carne di cavallo agli inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, con il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l'olio di oliva proveniente dalla Spagna o i prosciutti provenienti dalla Germania "spacciati" per Made in Italy per l'impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.
Non tutti pero' - continua la Coldiretti - la pensano così con il 31 per cento che ritiene invece che l'Ue non abbia modificato nulla ed il 25 per cento che addirittura abbia migliorato l'alimentazione degli italiani mentre un residuo 9 per cento non risponde. Proprio sulla base delle scelte discutibili che sono state spesso fatte, dall'indagine Coldiretti/Ixe' si evidenza anche che il 52 per cento degli italiani ritiene che l'Ue non dovrebbe legiferare e decidere sui cibi che gli italiani consumano, mentre il 42 per cento ritiene il contrario e il 6 per cento non risponde.
Sta di fatto che il diffuso sentimento di insicurezza alimentare non è solo determinato da una "percezione soggettiva" ma anche il risultato di riscontri oggettivi. Nel corso del 2013, infatti come rileva l'indagine Coldiretti /Ixé, sono aumentati del 14 per cento gli allarmi alimentari in Italia con ben 514 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), rispetto al 2007 in cui è iniziata la crisi.
Si tratta - conclude la Coldiretti - di un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell'inizio della crisi.

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La storia del nostro erbazzone parte da lontano e prende forma nelle accoglienti cucine di un tempo, quelle con la stufa, spesso la sola della casa, un tavolo di legno massiccio e le rezdore con il grembiule, indaffarate ai fornelli. E' la storia di una cultura rurale e genuina...

Reggio Emilia, 24 maggio 2014 - di Giulia Rossi

C'è a chi piace la parte più croccante e chi preferisce gustarsi tutta la morbidezza del ripieno, quasi sempre scottandosi la lingua. Solitamente la sua fisionomia ricorda quella rigorosa di un rettangolo, ma c'è chi a volte la "fuieda" la stende in una teglia tondeggiante. Ha un manto color biscotto, ma il suo sapore è decisamente salato. Il suo profumo è inconfondibile e, se chiudiamo gli occhi, ci proietta in un baleno indietro nel tempo, quando le nostre nonne decidevano di farci una sorpresa per cena ma noi, ancor prima di arrivare in cucina, avevamo già intuito cosa ci saremmo trovati nel piatto di lì a poco.
Se non l'avete ancora capito, stiamo parlando dello "scarpasoun", l'erbazzone per chi non mastica troppo bene il dialetto reggiano. Inimitabile, appetitoso, unico. Unto al punto da leccarsi le dita.

Lerbazzone rid

LA CONGREGA DELLO SCARPASOUN.

A Reggio Emilia la sua fama lo precede, quindi non ha bisogno di troppe presentazioni; fuori dai confini dell'esagono tuttavia, non tutti ancora hanno avuto il piacere di assaggiare questa chicca della gastronomia locale. Ed è proprio con lo scopo di far arrivare la nostra torta salata sulle tavole dei cittadini di tutto il mondo, che in questi giorni è nata la "Congrega dello Scarpasoun", un un'associazione culturale, presieduta da Alice Benassi, (socia dell'azienda Nonna Lea), che ha radunato un gruppo di appassionati della buona cucina emiliana, per promuovere il nostro l'erbazzone.
E quest'anno saranno proprio loro, i nuovi ambasciatori del gusto reggiano, il principale cuore pulsante della "Sagra dello Scarpasoun", la tradizionale festa in onore del re delle tavole reggiane, in programma sabato 7 e domenica 8 giugno, a Montecavolo.
Anche per l'edizione 2014 in cartellone sono previsti giochi, laboratori per grandi e piccini, tanta musica e il mercato contadino. Neanche a dirlo, il protagonista indiscusso delle due giornate sarà sempre lui: lo scarpasoun, da gustare a tutte le ore, anche per una buona causa. Il ricavato infatti sarà devoluto all'Istituto ricerche farmacologiche Mario Negri.

Sagra dello scarpasoun. Dalla pagine facebook dellevento rid

                                                                       Sagra dello scarpasoun immagine tratta dalla pagine facebook dell'evento

IL NOME E LA STORIA DELLO SCARPASOUN.

Ma qual è stato il passato dello scarpasoun, prima che diventasse "famoso"? E come lo cucinavano le nostre nonne?
La storia del nostro erbazzone parte da lontano e prende forma nelle accoglienti cucine di un tempo, quelle con la stufa, spesso la sola della casa, un tavolo di legno massiccio e le rezdore con il grembiule, indaffarate ai fornelli. E' la storia di una cultura rurale e genuina, di un prodotto nato povero, ma che si è arricchito di generazione in generazione, attraverso preziose ricette che sono passate di madre in figlia, per poi entrare nel nuovo millennio quale piatto ricco e prelibato.
Certo il suo nome dialettale non gli rende giustizia, poiché scarpe e cibo difficilmente sono termini affiancabili, ma c'è una spiegazione: le umili famiglie contadine infatti, per preparare l'impasto dell'erbazzone utilizzavano non solo la parte morbida e verde delle bietole, colte nei campi a partire dal mese di giugno, ma anche il fusto bianco, chiamata "la scarpa" della pianta. Da qui "scarpasoun".

LA RICETTA DELLA NONNA.

La sua preparazione non richiede tanto tempo e nemmeno eccessive abilità in cucina. Ricetta della nonna alla mano, leggiamo che una volta pulite le bietole dalla terra e tagliati i gambi bianchi, che vanno inseriti nell'impasto, perché danno più morbidezza all'erbazzone, si lavano, si strizzano e si tagliano con la mezzaluna. Una volta tagliate, le bietole andranno messe in una teglia assieme a cipolla, aglio, sale e prezzemolo, facendo rosolare il tutto a fuoco lento; mentre in un tegamino a parte vanno fatti soffriggere lardo e pane grattugiato che, una volta raffreddati, si uniscono al precedente composto. Infine, si aggiunge al tutto uovo e Parmigiano Reggiano a volontà.
Anche la "fuieda" è abbastanza veloce da preparare: su un tagliere si impasta la farina con sale, acqua gassata e un po' di latte; poi si stende con il matterello in modo da rendere la pasta abbastanza sottile, e la si sistema in un tegame. E' il momento di versare il contenuto verde nello stampo per poi ricoprirlo con un altro pezzo di sfoglia. Si bucherella la parte superiore dell'erbazzone con una forchetta, qualche fiocco di lardo e il vostro scarpasoun sarà pronto da infornare.

Libri di ricette rid

UN INGREDIENTE PUO' FARE LA DIFFERENZA.

C'è un ingrediente speciale che qualifica e distingue il classico erbazzone "cittadino" da quello "montanaro": il riso, che arricchisce il tradizionale scarpasoun di note più dolci e delicate.
Casina, Carpineti, Castelnovo ne' Monti, Felina sono soprattuto queste le valli che per prime hanno visto arrivare sulle loro tavole l'erbazzone direttamente dalla pianura. A condurlo fin sul nostro Appennino sono state proprio loro, le mondine, che per consuetudine avevano il diritto di portare a casa un chilo di riso per ogni giornata di duro lavoro. Così questo ingrediente veniva inserito anche nell'impasto dello scarpasoun, dando vita a una deliziosa variante della vera ricetta.

LA FESTA DI CARPINETI.

All'erbazzone montanaro e al suo "ingrediente segreto" è stata dedicata anche una festa ad hoc, che si svolge ogni anno verso la metà di luglio dal nome: "Lo Scarpazzone in forma", organizzata dall'associazione Carpineti da vivere. Un altro modo per continuare a gustare e tramandare alle nuove generazioni il sapore vero di una tradizione culinaria unica.

Pubblicato in Cultura Reggio Emilia

Carpineti da Vivere traccia il positivo bilancio dello scorso anno e rilancia l'invito per il weekend del 12 e 13 luglio a suon di novità -

Reggio Emilia, 22 maggio 2014 -

Un altro anno di impegno e di manifestazioni per promuovere il carpinetano e le sue eccellenze è quello promesso da Carpineti da Vivere per il 2014. L'associazione, composta da una trentina di artigiani, commercianti e volontari uniti dall'unico scopo di valorizzare il territorio, rilancia la sua attività e invita tutti a segnarsi in calendario il primo atteso appuntamento del 12 e 13 luglio con lo "Scarpazzone in forma".

Nel tracciare il positivo bilancio dell'attività del 2013, fatta di eventi autonomi e di molteplici collaborazioni con le altre realtà del comune, Carpineti da Vivere ha deciso infatti di confermare tutte le proposte anche per la stagione alle porte. Si partirà con la festa dedicata all'erbazzone montanaro con riso che per l'undicesimo anno consecutivo nel weekend del 12 e 13 luglio animerà il Parco Matilde a suon di sorprese. Accanto agli stand gastronomici e al tradizionale mercatino infatti la festa rafforzerà il suo lato culturale con una rappresentazione rinascimentale della Leggenda dell'Amorotto, con una sfilata di abiti da sposa a partire dagli anni '50, con un angolo dedicato ai giochi interattivi per bambini e molto altro. Non mancherà nemmeno il maxi schermo per seguire insieme le fasi finali dei Mondiali di calcio.

"Vista la buona riuscita delle scorse edizioni, con centinaia di persone arrivate al Parco Matilde – spiegano gli associati di Carpineti da Vivere – abbiamo deciso non solo di confermare l'evento ma di ampliarlo. L'impegno profuso da tutti noi per la promozione del carpinetano è massimo e guarda ai residenti come ai villeggianti e ai turisti del nostro Appennino. Il nostro territorio è ricco di storia e di specialità gastronomiche come l'erbazzone con riso che meritano di essere fatti conoscere insieme ai suoi scorci paesaggistici: la XI festa dello 'Scarpazzone in forma' si inserisce proprio in quest'ottica". Per informazioni visitare il sito www.carpinetidavivere.it

(Fonte: ufficio stampa Associazione Carpineti da Vivere)

Coldiretti e Campagna Amica, a Fidenza, hanno consegnato nella piazza del duomo la "bisaccia del pellegrino", riempita con prodotti tipici dell'enogastronomia emiliano romagnola.

Parma, 22 maggio 2014 -

Ripercorrere la strada che ha attraversato i secoli, unendo il nord con il sud dell'Europa, per riscoprirne le radici storiche e culturali e valorizzare l'antico percorso che univa Canterbury a Roma, in vista di Expo' 2015. È questo il senso di "Francigena 2014, l'Europa a piedi verso Roma: la bisaccia del pellegrino", l'iniziativa, promossa da Radio Rai e da "Civita", associazione che opera sul territorio per la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale del nostro Paese, in collaborazione con Coldiretti e Campagna Amica.

Partita il 6 maggio dal passo del Gran San Bernardo, il cammino si concluderà il 16 maggio a Roma, dopo aver percorso quasi mille chilometri. Il "pellegrinaggio", guidato dal vice-direttore di Radio Rai, Sergio Valzania, con la partecipazione di giornalisti di varie radio europee, in questi giorni sta attraversando l'Emilia Romagna, una delle sette regioni toccate dal percorso.

Se, subito dopo la sicurezza, risolvere il problema della fame e della sete era la priorità dei pellegrini medievali, per i moderni camminatori il rifornimento del cibo è stato risolto con la collaborazione di Coldiretti e Campagna Amica, che a Fidenza, l'antica San Donnino, citata anche dal pellegrino più famoso della Francigena, l'arcivescovo di Canterbury Sigerico, hanno consegnato nella piazza del duomo fidentino la "bisaccia del pellegrino", riempita con prodotti tipici dell'enogastronomia emiliano romagnola.

Si tratta – spiega Coldiretti – di prodotti del territorio attraversato dalla via Francigena e riconducibili ad un "menu francigeno", individuato con una mappatura delle specialità alimentari tradizionali che possono essere considerati l'evoluzione dei prodotti che si trovavano nelle campagne e nei paesi attraversati dagli antichi viaggiatori. Nelle bisacce dei viaggiatori medievali, che erano penitenti, pellegrini, ma anche mercanti, non potevano mancare – ricorda Coldiretti – pane, formaggi, salumi e, per i più abbienti, dolci e vino.

Per questo le aziende di Campagna Amica hanno inserito nella moderna "bisaccia del pellegrino" un pane artigianale cotto a legna, fatto con farina integrale macinato a pietra in un mulino ad acqua, senza aggiunta di additivi. Per i formaggi sono stati scelti un Parmigiano Reggiano Dop, prodotto che ha visto gli albori proprio nel Medioevo quando si diffuse la produzione di un formaggio a pasta dura e a lunga stagionatura, e una caciotta di Sassalto Bio, ottenuta dal latte di capra, animale che non mancava mai nelle campagne medievali.

Per i salumi, che fornivano le calorie necessarie per sostenere il viaggio e reggere i freddi invernali soprattutto sul passo di Monte Bardone (oggi passo della Cisa), Campagna Amica ha individuato la Pancetta Piacentina e il Culatello di Zibello insaccato in budello naturale proprio come una volta. Non è mancata una concessione alla gola, che sicuramente si potevano permetter i viaggiatori più facoltosi: nella bisaccia sono stati inseriti una spongata, dolce tradizionale proprio delle zone a cavallo dell'Appennino tosco-emiliano, tra Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Massa-Carrara e La Spezia, e l'Albana passito Docg di Romagna, a memoria de vini medievali che, almeno le classi più elevate, preferivano dolce.

La selezione dei prodotti per l'Emilia Romagna – ricorda Coldiretti – è avvenuta con una ricerca tra le 756 aziende di Campagna Amica, che a livello regionale producono e vendono direttamente i prodotti locali, salvaguardando anche prodotti tradizionali dal rischio di scomparire.

(Fonte: ufficio stampa Coldiretti)

In calo anche i derivati del latte. Nota positiva il rimbalzo del latte spot che guadagna 50 centesimi nella 21esima settimana.

di Virgilio - Parma - 21 maggio 2014

Ancora tonalità tendenti allo scuro per il settore lattiero caseario. La ventesima settimana dell'anno non ha espresso un dato tendenziale omogeneo. Da un lato si assiste al calo dei listini del Burro, della Panna e del Latte spot mentre dal fronte caseario alla stazionarietà del Padano si contrappone la tendenza ribassista del Parmigiano Reggiano. Alcune note positive si sono evidenziate all'apertura delle trattative di lunedi scorso, 19 maggio, dove si è assistito a un rimbalzo delle quotazioni del latte spot a Verona. Un recupero di 50 centesimi (+1,37%) che si è accompagnato, sempre sulla medesima piazza, all'1,82% della panna a uso alimentare.
Nello specifico il Parmigiano Reggiano prosegue la sua tendenza al ribasso. Alla borsa di riferimento di Parma sono stati lasciati sul campo perduti 5 centesimi dalla stagionatura 24 mesi e 10 dal12 mesi. Perdite di 10 centesimi rilevate anche a Milano (12 e 24 mesi) e Reggio Emilia (24 mesi). Inerzia invece dal Grana Padano. Le quotazioni dell'ottava precedente sono state confermate sia a Mantova sia a Milano. La 21esima settimana però si apre in calo a Milano con un calo di 5 centesimi registrato su entrambe le stagionature ammesse a listino (9 e 15 mesi).

- I produttori svizzeri contrari alla liberalizzazione del mercato del latte con l'UE -
Si tratterebbe della condanna a morte per numerose aziende, sostiene il consigliere nazionale Jacques Bourgeois (PLR/FR), direttore dell'Unione svizzera dei contadini (USC). A riportarlo il 14 maggio scorso swissinfo.ch riportando l'intervista in esclusiva concessa a Newsnet. La nuova intesa non porterebbe, secondo il direttore dell'unione degli agricoltori, nessun vantaggio al consumo. Un'opinione che si è concretizzata sulla base delle esperienze e dell'evoluzione dei prezzi alla produzione e al consumo. Infatti, i prezzi alla produzione dal 1990, "si sono abbassati del 25% quando i prezzi al consumo sono saliti del 15%. Lo scarto fra produzione e consumo è sempre più alto". Una liberalizzazione, secondo il rappresentane del mondo allevatoriale elvetico, non invertirebbe questa tendenza.

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Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 20 19 Maggio 14

SOMMARIO

(Scarica l'allegato in formato pdf)


1.1 editoriale
Verso le elezioni con curiosità

2.1 eventi
Master of Wine. Obiettivo raddoppiare il prezzo medio nei prossimi 5 anni

3.1 parmigiano reggiano
Quotazioni parmigiano reggiano verso la stabilità

4.1 eventi
Vinitaly al SIAL Wine World

5.1 lattiero caseario
Latte spot ancora più giù

6.1 mais & soia
Mais & Soia: maggio 2014

7.1 aziende
Terzoni vini, quando la tradizione sposa l'innovazione

9.1 sicurezza alimentare
Non si arresta la corsa alle frodi.

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