Di Mario Boggini e Virgilio Milano, 3 luglio 2024
Tanto per continuare a farci del male da soli, come se i disastri meteo non bastassero, ecco che all’orizzonte si delinea un nuovo problema: “l’impronta di carbonio”. Quanto segue è estratto da un documento ricevuto dai Soci di UNAITALIA Associazione di categoria che tutela e promuove le filiere agroalimentari italiane delle carni e delle uova.
“La produzione di mangime rappresenta il 45% dell'impronta di carbonio dei prodotti zootecnici a livello globale (FAO 2013). I mangimi sono i principali responsabili delle emissioni di CO2 nella produzione di Carne di pollame: 75% dell'impronta di carbonio totale. Uova: 70% dell'impronta di carbonio totale. Carne di maiale: 60% dell'impronta di carbonio totale. Per quanto riguarda l’impronta di Carbonio dei Mangimi, un istituto indipendente ha sviluppano un database per l'analisi del ciclo di vita (LCA) della nutrizione animale, chiamato GFLI (Global Feed LCA Institute).Il database GFLI 2.0 è stato pubblicato nell'ottobre 2022, e la versione 2.1 è uscita nel settembre 2023 (questo database è stato presentato anche nel corso del WG AVEC della sostenibilità). Questo database permette ai settori dei mangimi, dell'allevamento e dell'acquacoltura di usare dati armonizzati per calcolare l'impronta ambientale e comunicare i risultati in modo trasparente”. I
l documento segue suggerendo di usare prodotti proteici differenti o soya di origine Usa che rispetto a quella Sudamericana ha un’impronta di carbonio più leggera. Quindi altro rilancio sulla sostenibilità ambientale. E già si è iniziato a valutare fonti alternative quali piselli proteici, fave, lupino australiano che però potrà arrivare solo a fronte di grandi richieste. I tonnellaggi di oggi non permettono l’arrivo diretto dalla Australia. Si spera che il parlamento EU si sbrighi a darsi un’idea su cosa e come fare, … e se fare, iniziando l’attività e chiarendo la faccenda “tassa sulla deforestazione”.
Venendo al mercato nazionale. Mais ancora in calo, e la spinta maggiore arriva dalla merce estera, sia dal porto che dai camion che dai silos interni., ma siamo a livelli molto vicini al prezzo di rimpiazzo!
Tutti ancora sono in attesa dei raccolti di grano e le preoccupazioni, per la qualità, specie nel nord Italia, sono tante. Per i proteici ieri si è registrato un indebolimento, specie per la farina di soya, ma questo è dovuto al fatto che circola anche della 44% ricostruita (soya +bucce di soya) e della proteica grossolana. Mentre il mercato di qualità è più caro.
Per il mondo dei biodigestori: tutti a caccia di tutto. Vi segnaliamo la disponibilità di semola umida, il settore deve stare pronto a fare scorta di cruscami quando entrerà in macinazione il grano raccolto 2024.
La volatilità del mercato resta alta anche se, secondo alcuni analisti, per quanto riguarda la farina di soya e il mais sono prezzi da considerare in “confort zone”, cioè, prezzi accettabili per i consumatori e i produttori.
Indici Internazionali al 3 luglio 2024
L’indice dei noli b.d.y. è salito a 2.779 punti, il petrolio wti è salito a circa 83 $ al barile, il cambio €/$ gira a 1,07386 ore 8,19.
(*) Noli - L’indicatore dei “noli” BDY è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.
Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull’operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.
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