Il provvedimento entrato in vigore a novembre dello scorso anno diventerà vincolante nel 2024. Appena entrato in vigore è già subissato da polemiche.
Sì è parlato in proposito di censura, di norma mannaia della libertà di espressione sulle grandi piattaforme informatiche, dove ormai: volenti o nolenti si esercita il diritto di manifestazione del pensiero di milioni di cittadini.
Forse bisognerebbe scomodare George Orwell con il suo capolavoro letterario 1984, e quel “grande fratello” che tutto controlla e guarda. Ma vediamo di che si tratta. La norma Ue, in pratica controlla il contenuto postato dagli utenti delle grandi piattaforme digitali che hanno più di 45 milioni di utenti. Nessuna esclusa.
Quindi, per intendersi: Facebook, Twitter, Linkedin, Watsapp, Email, Print, Google, Apple, Amazon, TikTok, e simili. Detto controllo che si preannuncia serrato, metterebbe seriamente in forse il diritto alla riservatezza degli utenti, violando la loro privacy, relativamente alle proprie conversazioni. Il fine della normativa è lodevole come principio. Ovvero la protezione in particolare dei minori contro gli abusi della rete, in relazione ai contenuti di natura pedopornografici, ed alle truffe informatiche ai danni di incauti utenti delle grandi autostrade digitali, percorse ogni istante da milioni di cittadini europei.
Ma probabilmente il legislatore europeo si è spinto troppo oltre, sancendo di fatto un controllo sulla rete denominato Chat control 2.0.
E’ chiaro che tutti, vogliono che in rete sia bloccata la disinformazione. Abbiamo visto, durante la pandemia in particolare, quando milioni di persone erano bloccate in casa, come si siano sviluppate le fake news.
Ma chi stabilisce il limite della disinformazione oltre il quale va bloccata?
Ma come funziona il controllo fissato nella nuova normativa europea?
La legislazione sui servizi digitali combina il concetto di "contenuto illegale" con l'idea generale che "ciò che è illegale offline dovrebbe esserlo anche online".
Le misure comprendono procedure chiaramente definite per la rimozione di prodotti, servizi e contenuti illegali online. Il fornitore deve, non appena viene a conoscenza o viene informato di attività o contenuti illegali, agire rapidamente per rimuovere o disabilitare l'accesso a tali contenuti nel rispetto dei diritti fondamentali dei destinatari del servizio, incluso il diritto alla libertà di espressione e informazione. Questo uno dei punti fondamentali fissati dal regolamento Ue, ma non basta a sgombrare i molti dubbi e le molte perplessità sollevate anche da esperti del settore digitale. Soprattutto quando si legge ciò che viene espresso in un passo del comunicato stampa che l’Unione europea ha stilato per presentare le nuove norme.
Eccolo! “Per garantire un'attuazione efficace e uniforme degli obblighi previsti dalla legge sui servizi digitali, la Commissione avrà poteri esclusivi per monitorare piattaforme online e motori di ricerca di grandi dimensioni per verificarne il rispetto. Saranno controllati a livello europeo in collaborazione con gli Stati membri.
Questo nuovo meccanismo di vigilanza mantiene il principio del paese di origine, che continuerà ad applicarsi ad altri attori e ai requisiti coperti dalla legge sui servizi digitali.” Quando si parla di poteri esclusivi affidati ad un organismo come quello rappresentato dalla Commissione europea che è bene ricordarlo non è eletta dal popolo a seguito di democratiche elezioni, ma nominata dai governi dei paesi rientranti nell’Unione europea, i dubbi, anzi i timori si fanno fondati.
Già l’Europa dei popoli e dei cittadini sognata dai padri fondatori si è di fatto trasformata nell’Europa dei mercanti e dei mercati.
Ed ora non vorremmo che l’Europa di Bruxelles si trasformasse in una sorta di “grande orecchio” che ascolta le conversazioni dei cittadini europei. Una specie di “invasione di Stato” nella privacy di tutti, in nome del controllo dei contenuti e della informazione corretta.
In definitiva il messaggio che Orwell ha voluto veicolare nel suo libro capolavoro, 1984, rivela una verità assoluta: la schiavitù forse più pericolosa di tutte, che spesso ci sfugge di mano, è proprio nella mancanza di libertà, e la libertà più grande che dobbiamo ancora conquistare è quella di pensiero, e di spirito critico, che si pone in antitesi al predominio attuale del pensiero unico, che rischia di trasformarci in un gregge di replicanti.