Di Luca Fusaro (*) 22 maggio 2022 - Il primo monitoraggio nazionale sul lupo in Italia, coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ISPRA, su mandato del Ministero della Transizione Ecologica MiTE, si conclude dopo 2 anni e conferma una tendenza di crescita dell’animale lungo tutto lo Stivale, con 3.300 esemplari.
Negli anni Settanta, quando si contarono solo un centinaio di esemplari sul territorio, con l’approvazione del decreto ministeriale Natali (1971 si è spianata la strada per l’inserimento del lupo nelle specie protette (1976), oltre ad averne vietato la caccia e l’avvelenamento.
Il carnivoro è quindi sotto la tutela dello Stato, poiché considerato elemento indispensabile dell’ecosistema cui appartiene e, dato che la convivenza con l’uomo non è affatto semplice, nell’esercizio della tutela, lo Stato riconosce ad allevatori e aziende gli indennizzi per le predazioni subite a causa dell’animale.
Ma i risarcimenti da soli non sono mai bastati, poiché non riducono gli attacchi del predatore. Pertanto, nel corso degli anni, si è puntato molto sulla prevenzione, con la messa in sicurezza degli allevamenti grazie a recinzioni sofisticate e cani da pastori certificati. Dinamiche che, di conseguenza, hanno contrastato il bracconaggio, la caccia e gli avvelenamenti. Significativo è stato anche l’aumento delle prede, quali cinghiali, caprioli e cervi che, oltre a distogliere l’attenzione del lupo dagli animali al pascolo, ha contribuito a salvare la specie. Infine, sono state attuate delle vere e proprie campagne di informazione da associazioni e attivisti, specialmente in quelle zone in cui il lupo è ricomparso dopo tanto tempo, al fine di aumentare la consapevolezza e l’accettazione nei cittadini.
Il lupo è una specie rigorosamente protetta dalla normativa Internazionale (Direttiva ‘Habitat’ CEE 1993/43, Convenzione di Berna) e nazionale (l. 157/92, DPR 357/97) e tale protezione ha sicuramente contribuito significativamente alla ripresa demografica e geografica rilevata negli ultimi decenni, ma non è stata mai adeguatamente documentata, a scala nazionale, attraverso attività di monitoraggio coordinate. Ecco spiegato il perché del primo monitoraggio nazionale.
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La popolazione di lupo in Italia è suddivisa in due componenti, quella alpina e quella appenninica o meglio peninsulare. Le attività di raccolta dei segni di presenza si sono svolte da Ottobre 2020 ad Aprile 2021 in 1000 celle 10x10 selezionate da esperti ISPRA con il supporto di un pool di ricercatori universitari.
(2Cella)
In particolare, per le regioni alpine (dalla Liguria al Friuli-Venezia Giulia) sono state selezionate il 100% delle celle.
Nelle regioni peninsulari, tenuto conto della maggiore estensione dell’areale di presunta presenza della specie, sono state campionate il 35% delle celle identificate idonee. Per estrapolare i risultati verso il restante 65% di celle, si sono utilizzati i più recenti ed avanzati modelli statistici prodotti dalla comunità scientifica.
Il monitoraggio ha impegnato una rete di oltre 3000 persone, tra operatori volontari formati e
personale dei Parchi nazionali e regionali, Regioni e Provincie autonome, università, musei, 5
associazioni nazionali (Aigae, Cai, Legambiente, Lipu, Wwf Italia), 37 associazioni locali, 504 reparti
dei Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari (CUFAA) dell’Arma dei Carabinieri.
(3 coinvolti)
Quanti lupi ci sono in Italia?
La stima della popolazione del lupo a scala nazionale è risultata pertanto pari a 3.307 individui (forchetta 2.945 - 3.608).
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Questi risultati indicano che la popolazione di lupi del nostro paese è molto cresciuta negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni alpine.
Dove sono i lupi in Italia?
La stima della distribuzione del lupo in Italia viene fornita in due mappe distinte ottenute da una base metodologica comune. Nelle regioni alpine sono state campionate il 100% delle celle di presunta presenza della specie ottenendo una mappa di distribuzione minima. Nelle regioni peninsulari, tenuto conto della maggiore estensione dell’areale di presunta presenza della specie, sono state selezionate per la raccolta dei dati il 35% delle celle identificate idonee. Per estrapolare i risultati verso il restante 65% di celle, si sono utilizzati modelli statistici ottenendo una mappa di probabilità di presenza.
Sulla base dei dati raccolti, il range minimo di presenza del lupo nelle regioni alpine nel 2020-2021, considerando l’anno biologico della specie (1° maggio 2020 - 30 aprile 2021), è stato stimato di 41.600 km2. Nelle regioni peninsulari, l’estensione complessiva della distribuzione è risultata pari a 108.534 km2 (forchetta = 103.200 – 114.000 km2). Il lupo occupa quindi una larga parte del paese e nelle regioni peninsulari ha colonizzato la quasi totalità degli ambienti idonei.
(4 aree)
Nella cella documentata è stata accertata la presenza del lupo; in quella non documentata non sono stati rilevati dati di presenza; Le aree di colore sfumato nella penisola indicano la probabilità di presenza della specie.
Le attività svolte nell’ambito dell’indagine 2020-2021 hanno interessato Istituzioni e associazioni di tutta Italia, stimolando la creazione di una rete nazionale di operatori formati, che è uno dei risultati più importanti di questo lavoro, patrimonio importante per la conservazione della biodiversità a scala nazionale nel lungo termine.
Il monitoraggio nazionale del lupo ha anche contribuito ad aumentare il livello di consapevolezza e conoscenza della specie nei cittadini grazie alla campagna di formazione e informazione che ha accompagnato le varie fasi del monitoraggio.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=cfwAqEgL0Q0&feature=emb_logo
(*) Autore analisi-