Venerdì, 09 Agosto 2013 09:39

Orizzonte un po’ meno buio per le piccole imprese

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Modena, 9 agosto 2013 -

Certo non è molto, ma di questi tempi iniziare a vedere qualche segno più nei dati economici di casa nostra è un segno di speranza e di incoraggiamento. Nel secondo trimestre dell'anno, infatti, meccanica, maglieria, biomedicale ed apparecchiature elettroniche tornano in positivo.
Modena, 09 agosto 2013. Sarà pur vero che una rondine non fa primavera, ma che porti speranza è indubbio. Questa può essere la chiave di lettura dei dati marcati dalle imprese manifatturiere modenesi sino a 50 dipendenti nel secondo trimestre 2013. La produzione, infatti, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente cala ancora (-0,9), ma il fatturato, dopo cinque trimestri consecutivi, ritorna a vedere il segno più (+2,3%). Rimane elevata la quota di fatturato estero sul totale (25,1%), anche se in leggera discesa rispetto al primo trimestre. Sostanzialmente in tenuta gli ordinativi, come al solito più quelli esteri (-0,1%) di quelli nazionali (-1,9%), a conferma delle difficoltà del mercato interno. Stabile l'occupazione (zero netto).

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I SETTORI
Inaspettatamente, il momento più difficile lo sta passando l'agroalimentare. E' vero che storicamente il secondo trimestre dell'anno è il più pesante per questo settore, ma il dato 2013 rappresenta un record negativo senza eguali. E le previsioni sugli ordinativi non sono certo entusiasmanti. L'esatto contrario di ciò che sta accadendo per la maglieria, che, seppur a singhiozzo (due trimestre positivi e tre negativi negli ultimi cinque), sta dimostrando una ritrovata stabilità, trascinata manco a dirlo dall'export, a quota 34,8% del fatturato. Non bene, invece, l'abbigliamento, dove si concentra il conto proprio, al pari della ceramica, qui rappresentata dal terzo fuoco, le cui speranze di ripresa si basano sui recenti incentivi definiti dal Governo a favore delle ristrutturazioni, in particolare quelle dei bagni. Ma le note più incoraggianti arrivano senz'altro dalla meccanica, la spina dorsale del manifatturiero modenese, che dopo cinque trimestri negativi consecutivi, ritorna a vedere il segno più, peraltro sostenuto da buone attese rispetto agli ordinativi, soprattutto quelli esteri. Positiva anche la performance del biomedicale, in modo particolare per ciò che riguarda il fatturato, mentre in decisa ripresa è anche il settore dei macchinari elettrici ed elettronici, magari non molto "pesante" per dimensioni, ma che rappresenta un segmento piuttosto dinamico ed interessante. Di seguito, i dati settore per settore (ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).

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LE CONSIDERAZIONI DI CNA:

"Anche se non si tratta di una crescita – la produzione diminuisce ancora di uno 0,9% rispetto ad un anno fa, vogliamo, dobbiamo vedere in questi numeri il bicchiere mezzo pieno, per non lasciarci travolgere dal pessimismo e dalla sfiducia". E' il commento di Umberto Venturi, presidente provinciale di CNA, alla rilevazione congiunturale dell'andamento delle pmi modenesi.
"Una fiducia che le aziende, con il lavoro degli imprenditori e dei dipendenti, alimentano quotidianamente. Ora, però, anche la politica deve fare la sua parte per alimentarla".
Il riferimento va ai provvedimenti del decreto del Fare. "Ci attendiamo segnali concreti ed univoci, che ancora stentano ad arrivare, come testimonia la vicenda del Durt, introdotto, poi cancellato, senza cancellare, però, anche la norma sulla responsabilità solidale negli appalti (edilizia esclusa), un vero e proprio macigno sulla strada delle imprese, del lavoro, dello sviluppo".
"Che dire, poi, - continua Venturi – del dimezzamento delle risorse del Fondo di garanzia per le operazioni di importo inferiore ai 500mila euro, un provvedimento che rappresenta un segnale fortemente negativo nei confronti delle imprese più piccole. Ecco perché diciamo che a volte la mano sinistra non sa ciò che fa la destra".
"Occorre – conclude Venturi – una politica industriale che prenda atto del ruolo delle piccole imprese nel nostro Paese, additate spesso come un freno allo sviluppo. Certo, i piccoli devono imparare a fare rete, a lavorare insieme, che significa poi diventare grandi senza perdere la propria autonomia. Ma serve anche la consapevolezza politica del ruolo delle pmi, che spesso all'estero sono indicate come esempio positivo, mentre in Italia sono di fatto individuate come un sintomo di arretratezza. Io credo che, se in Italia il 97% delle imprese hanno meno di 50 dipendenti ed in Germania le stesse imprese sono il 93%, la colpa dei mali italici non sia di questo 4% di pmi italiane in più. Quelle stesse Pmi che più della grande industria – decine di ricerche stanno lì a dimostrarlo – hanno difeso l'occupazione. Partiamo da qui, allora, ragioniamo su un fisco più equo, su una burocrazia più "umana" per definire i parametri sui quali disegnare un'economia che sia davvero sostenibile sotto tutti i punti di vista, quello sociale in primis".