Lunedì, 08 Luglio 2013 09:15

Adesso sì, adesso no... In evidenza

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di Virgilio
Parma, 08 Luglio 2013 -
Doveva accendersi 428 giorni fa. La guerra delle carte bollate. Alla fine a rimetterci è, e sarà sempre , il cittadino.


L'inceneritore fa notizia, ormai tutti i giorni, per la sua accensione o per il suo spegnimento. Come se l'accensione e lo spegnimento di un impianto di questa natura fosse innocuo e non oneroso.
Un impianto che già è costato alla collettività circa 200 milioni con l'aspettativa di proiettarci verso una riduzione delle tariffe e una maggiore sicurezza ambientale in ragione dell'efficienza dell'impianto.
Dal 2 di marzo, giorno dell'avvio della fase preliminare all'accensione vera e propria, non c'è stata più pace. Schermaglie su carta bollata che sono arrivate al sequestro dell'impianto e al suo definitivo dissequestro lo scorso 6 giugno con la decisione, definitiva, della Corte di Cassazione. Una conferma di quanto già stabilito in proposito dal gip e dal Tribunale del Riesame.
Il sequestro preventivo del cantiere era stato infatti chiesto dalla procura di Parma nell'ambito dell'inchiesta che vedeva indagate tredici persone, a vario titolo, per l'iter di costruzione del termovalorizzatore.
Sembrava cosa fatta e invece dopo l'ennesima accensione, il 3 luglio IRENAMBIENTE dichiara di avere avviato le procedure di spegnimento in seguito al provvedimento dirigenziale del Comune di Parma, che dichiarava "irricevibile la domanda di certificato di agibilità parziale presentata dalla Società per il Polo Ambientale Integrato di Parma (PAI), e la successiva conseguente comunicazione della Provincia di Parma che richiede la messa in atto delle operazioni volte al fermo dell'esercizio provvisorio del PAI."

"In relazione alle comunicazioni ricevute, - prosegue il comunicato di IREN - Iren Ambiente ha provveduto al fermo del sistema impiantistico e ha avviato le procedure per impugnare davanti all'Autorità Giudiziaria competente i provvedimenti citati, ritenendoli illegittimi e gravemente pregiudizievoli anche dal punto di vista economico".

inceneritore-Camino2
Nel frattempo, i ricchi dividendi di Iren (3,3 milioni di euro) hanno consentito, al Comune di Parma, di operare una variazione di Bilancio a favore della "famiglia".
In conclusione, questo continuo "stop and go", non sta giovando alla salute pubblica.
Infatti, come riferisce GCR (Gestione Corretta dei Rifiuti) "L'accendi spegni del forno inceneritore sembra non aver fine ed ora la Provincia si appresta ad un nuovo scandaloso assenso nei confronti del gestore.
Perché sappiamo che sono queste fasi, l'accensione, lo spegnimento, le più pericolose, quelle dove le temperature non raggiungono i livelli di esercizio, causando la fuoriuscita di veleni dal totem che svetta sull'autostrada.
Il camino dei veleni lo diventa in modo particolare con questi continui ripetuti singhiozzi di acceso-spento, con la camera di combustione e il post combustore in grande difficoltà a mantenere quella temperatura che scongiura la proliferazione di diossine e furani."
In queste ore di "tregua" oltre a valutare i dati delle emissioni e della qualità dell'aria (http://www.arpa.emr.it/dettaglio_notizia.asp?id=4551&idlivello=83varrebbe anche la pena che tra le diverse amministrazioni interessate (Comune, Provincia e Iren) si raggiungesse un accordo pensando prima di tutto alla salute e al portafoglio del "parmigiano", trovando quel compromesso che, pur non accontentando tutti al 100%, consenta di non disperdere gli investimenti effettuati, non comprometta la qualità dell'aria e non aggiunga uteriori costi da eventuali penali.

Non può non esservi una strada alternativa all'accensione o allo spegnimento.


Se la strada alternativa non venisse trovata avremmo la sicurezza di essere in mano a pessimi politici e amministratori.

 

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