Quali prospettive per il Parmigiano Reggiano? Se ne è discusso a Noceto (Parma) con il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano Giuseppe Alai e la Vice Presidente Monica Venturini. A tappe forzate verso la modifica del disciplinare per fronteggiare il prossimo decennio.
di Lamberto Colla Noceto (PR), 29 settembre 2015
Il settore lattiero caseario sta attraversando una delicata fase di transizione compresso come è dalla contrazione dei consumi interni e dalla liberalizzazione a seguito della fine del regime delle quote latte.
Il Parmigiano Reggiano non si sottrae alla crisi che coinvolge l'intero settore ma può, anzi deve, trovare la strada in grado di riportarlo a emergere attraverso l'inasprimento dei contenuti qualitativi e distintivi del prodotto.
E' questo, in breve sintesi, il pensiero espresso dal Presidente Giuseppe Alai in occasione del convegno organizzato dal Centro di Consulenza Agriverde lo scorso martedi 29 settembre.
Quali prospettive per il futuro? E' la domanda che si pongono gli allevatori del comprensorio e che è stata girata ai massimi vertici del Consorzio Giuseppe Alai e Monica Venturini, presidente e vicepresidente rispettivamente, dal rappresentante di Agriverde, Mauro Scaccaglia il quale, introducendo i temi del convegno, ha voluto aggiungere altri argomenti caldi come l'utilizzo del robot di mungitura e la sua finanziabilità nell'ambito del Piano di Sviluppo Rurale.
A rispondere a questi ultimi interrogativi è stata Monica Venturini sottolinenando che "stante al disciplinare attuale non vi è uno specifico divieto all'utilizzo del Robot di mungitura salvo il fatto di rimanere nell'arco temporale delle 4 ore di mungitura e delle 2 ore di trasporto". Si apre invece, secondo la dirigente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, il tema della economicità e a tal riguardo invita gli allevatori a fare bene i conti. "da più parti del territorio, prosegue Monica Venturini, viene la richiesta di utilizzare il "robot" per poter fare un minor ricorso alla manodopera ma ad oggi non abbiamo studi concreti per affermare con sicurezza che la tecnologia sia da favorire o meno." Per quanto concerne la finanziabilità dell'impianto attraverso il PSR, secondo la vice presidente, non sussistono delle specifiche limitazioni e perciò "potete fare domanda di finanziamento ma attenzione ai conti perché è un impianto che mi dicono vada bene per le medie stalle quelle da 60-65 vacche".
Se dalla tecnologia potrebbe giungere un'aiutino alla economicità del processo produttivo è invece dal miglior posizionamento di mercato del prodotto che deve derivare quella quota di marginalità in grado di garantire la redditività d'impresa e il rinnovamento del disciplinare di produzione del "Parmigiano", in discussione in questi ultimi mesi, potrà dare nuovo impulso positivo sia al tema connesso ai costi di produzione sia al miglior posizionamento e affermazione del prodotto sui mercati di riferimento.
Sull'argomento è perciò chiamato a intervenire il Presidente Giuseppe Alai il quale, ancor prima di entrare nel cuore degli argomenti coglie l'occasione di una platea composta prevalentemente da operatori della filiera per fare chiarezza in merito a quattro argomenti molto dibattuti fuori dalle sedi istituzionali.
Una premessa indispensabile - anticipa Alai - per fare chiarezza e si comprenda la verità su alcune questioni di moda in questo periodo "senza girare intorno agli argomenti ma in modo aperto e chiaro e che sono: la promozione che fa il consorzio e perché si vede sempre il Grana Padano? La "pubblicità gratuita" di Pornhub, perché il sugo Barilla porta il Grana Padano e non il Parmigiano Reggiano e infine perché il consumo è solo nelle zone d'origine e nelle regioni limitrofe. Per il primo argomento la differenza la fa la disponibilità di risorse, 40 milioni del Grana Padano contro i 20 del consorzio".
I dati illustrati da Alai sono, come dallo stesso evidenziato, facilmente rintracciabili su internet nel sito del Grana Padano. Dati dai quali si evince che la possibilità di investimento sul territorio nazionale è di 1 a 5 nonostante entrambi i consorzi sostengano spese di funzionamento per 9 milioni e 5 milioni di promozione sull'estero. La differenza la fanno i 18 milioni che il Grana Padano acquisisce dalla marchiatura differenziata quindi dalle sanzioni per la maggiore produzione.
Entrando nel secondo argomento caldo, ovvero la pubblicità derivata dallo spot di Pornhub, la questione riguarda l'utilizzo del marchio non autorizzato mentre nulla di osceno è stato mostrato. "Oggi quello spot, sottolinea Alai, è visibile su tutti i siti internet ma nella sua limpidezza dove si vede questo signore che paragona la qualità premium del sito pubblicizzato come lo è il Parmigiano Reggiano nel suo settore. Terzo elemento caldo dicevamo è il sugo Barilla. Noi ci siamo dati una regola ben precisa per autorizzare l'esposizione del parmigiano reggiano in etichetta. Occorre che vengano rispettate due condizioni: che vi sia almeno il 4% sul peso complessivo e che sia l'unico formaggio utilizzato." Venendo infine all'ultimo argomento "fuori tema" il presidente, dati Nielsen alla mano, smentisce il luogo comune che il Parmigiano Reggiano sia consumato solo in zone limitate della penisola. Anzi la distribuzione è invece molto omogenea e non vi è un'area Nielsen che non abbia una copertura inferiore al 20% con punte del 28% e del 23% nelle isole.
Esauriti quindi questi argomenti di corollario il presidente entra nella illustrazione degli elementi in discussione nel travagliato percorso che sta conducendo alla modifica del disciplinare di produzione.
"Nel caso nostro - sottolinea Alai - deve rimanere saldissimo il legame con il territorio e la differenziazione dagli altri prodotti."
La qualità perciò come valore distintivo e in questa ottica anche la temperatura contribuisce a qualificare il Parmigiano Reggiano. Vero è che il processo di caseificazione va ugualmente a buon fine anche a temperature inferiori ai 18 gradi come alcuni operatori sostengono ma, secondo gli esperti interpellati dal Consorzio, sotto ai 18 gradi la carica batterica mesofila, quella ritenuta utile a generare i fattori di tipicità del parmigiano reggiano, viene compromessa abbattendo perciò il tasso di distintività e tipicità del prodotto.
Altro elemento in discussione è la gestione dei magazzini che deve essere migliorata.
Molto si sta discutendo sullo dibattuta sbiancato e la possibiità che sia oggetto di ritiro e destinato al consumo fresco. Una decisione che si lega a doppio filo anche all'ultimo tassello in discussione e che riguarda i controlli in grattugia. Alcuni vorrebbero che vi fossero dei controlli diretti in fase di lavorazione sui 27 centri di grattugia oggi presenti sul territorio, cosa che comporterebbe l'assunzione di 54 addetti e un costo di oltre 2 milioni di euro, altri invece che i controlli avvenissero sul prodotto grattugiato. Attraverso l'analisi degli isotopi, della lisozima e altri indicatori, si sarebbe in grado di intercettare le composizioni che non rispettano disciplinare. Unico neo sarebbe rappresentato dallo sbiancato che non potrebbe essere individuato per effetto della familiarità con il Parmigiano Reggiano ed è questo un motivo in più a sostegno di coloro che propendono verso le tesi del ritiro di questa particolare tipologia merceologica.
A conclusione del convegno intervengono il Vicesindaco Desolina Bizzi e il Sindaco di Noceto Fabio Fecci i quali, oltre ai saluti di rito, invitano a investire su questa pregiatissima produzione così fortemente radicata anche nel comune nocetano. Compatibilmente con le sempre più limitate possibilità di erogazione dovute al patto di stabilità che blocca le spese anche a quelle amministrazioni che hanno le risorse in cassa (2,4 milioni disponibili ma non utilizzabili dal comune di Noceto) l'amministrazione comunale è disponibile a affiancarsi alle iniziative in grado di promuovere la qualità del Parmigiano e perciò vedrebbero bene un maggior coinvolgimento del Consorzio del Parmigiano Reggiano nella splendida e partecipata corsa Farm Run che ha avuto il battesimo lo scorso agosto a Noceto.