La Conferenza Stato-Regioni ha trovato l’accordo sul Fondo predisposto nel Cura Italia per far fronte ai danni diretti e indiretti derivanti dall’emergenza sanitaria Covid-19 e per assicurare la continuità aziendale delle imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura.

La dotazione è di 100 milioni di euro per il 2020 ed è finalizzata alla copertura totale degli interessi passivi su finanziamenti bancari destinati al capitale circolante e alla ristrutturazione dei debiti, alla copertura dei costi sostenuti per interessi maturati negli ultimi due anni su mutui contratti dalle suddette imprese, nonché per la sospensione dell’attività economica delle imprese del settore della pesca e dell’acquacoltura.

Da Meccagri.it 5 maggio 2020 -

Eima International cambia il proprio calendario e si sposta dal novembre prossimo al febbraio 2021.

LE NUOVE DATE: DAL 3 AL 7 FEBBRAIO 2021

 

A causa dell’emergenza sanitaria, infatti, la kermesse bolognese – uno degli eventi di settore più importanti al mondo con quasi 2.000 industrie espositrici e un totale di 320 mila visitatori raggiunto nell’ultima edizione – non potrà svolgersi dall’11 al 15 novembre 2020, come da programma, ma si terrà, sempre presso il quartiere fieristico di Bologna, dal 3 al 7 febbraio 2021.

 

DEBUTTA A NOVEMBRE EIMA DIGITAL PREVIEW, UN MEGA-EVENTO DIGITALE

L’appuntamento di novembre non verrà tuttavia disatteso, perché Eima International darà vita, negli stessi giorni inizialmente programmati, ad Eima Digital Preview, il primo evento di meccanica agricola a livello mondiale interamente mediatizzato con piattaforma e tecnologie digitali.

Se l’Eima di febbraio 2021 si presenterà con la sua formula tradizionale per offrire dal vivo, agli operatori economici, ai tecnici e alle imprese agricole, la più vasta scelta di tecnologie per ogni tipo di lavorazione, l’edizione digitale promette di essere un’anteprima di grande fascino, un esperimento unico nel panorama di settore, un’esperienza nuova che proietterà espositori e visitatori in una nuova dimensione.

 

IL RINVIO, UNA SCELTA “OBBLIGATA”

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Alessandro Malavolti e Simona Rapastella

«La scelta di rinviare ai primi del prossimo anno la grande Eima tradizionale – spiega Alessandro Malavolti, presidente di FederUnacoma, la federazione dei costruttori italiani che è diretta organizzatrice della rassegna – nasce da un’attenta valutazione logistica ed economica, giacché è estremamente probabile che gli eventi fieristici possano essere ancora condizionati in autunno da specifiche ordinanze del Governo, e che il sistema dei trasporti e dei servizi possa essere ancora rallentato per le misure precauzionali che saranno ancora in atto sia in Italia che all’estero».

«D’altro canto la filiera dell’agricoltura e della meccanica applicata ha necessità urgente di riprendere l’attività – fa presente Malavolti – perché c’è grande interesse verso le innovazioni tecnologiche e grande bisogno, soprattutto dopo la fase acuta dell’emergenza virus, di restituire energia e competitività all’economia primaria».

«Ecco perché abbiamo programmato l’anteprima di novembre – conclude il presidente di FederUnacoma – che farà da ponte verso l’edizione di febbraio 2021, un evento che rappresenta un caso eccezionale nella storia di Eima International la quale tornerà dal novembre 2022 nella sua tradizionale collocazione».

Giovedì, 07 Maggio 2020 10:12

Gli agricoltori reggiani sono in crisi

Gli agricoltori reggiani sono in crisi: comprate italiano e basta speculazioni sull’emergenza Coronavirus”. La denuncia del presidente di Cia Reggio, Antenore Cervi che annuncia con soddisfazione la riapertura dei mercati: “Abbiamo vinto la nostra battaglia”.

“I prezzi di ortofrutta, latticini e carne sono lievitati per i consumatori ma i guadagni per gli agricoltori reggiani sono in picchiata: comprate italiano e basta speculazioni”. Parole di Antenore Cervi, presidente Cia Reggio, che denuncia come l’emergenza Coronavirus abbia “ulteriormente allargato la forbice dei prezzi dal campo alla tavola. Spero che l’apertura dei mercati agricoli, per cui Cia si è battuta con forza in tutte le sedi istituzionali, possa finalmente riportare un po’ di equilibrio e quindi giustizia”.

Martedì, 05 Maggio 2020 19:50

Lattiero caseario. Grana Padano stabile

Ancora in flessione il Latte spot e lo zangolato reggiano. Burro stabilizzato. La borsa merci di Parma era chiusa per la festività del 1à maggio 

di Virgilio Parma 5 maggio 2020 - 

LATTE SPOT – Prosegue la tormentata discesa del latte spot. Il latte spot nazionale cede il -3,2%. Il latte spot crudo nazionale cede tra 29,90-31,96/100 litri di latte. Sensibile anche la perdita del latte intero

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 19 - n° 18 3 maggio 2020 -Editoriale:  - Col 54% di gradimento per Conte vuol dire che ormai siam “bolliti” -. Quasi tutti i listini in flessione  - Cereali e dintorni. mercati incerti e alta volatilità. - 2019: un anno record per valore alla produzione e per export del Parmigiano Reggiano. - Agricoltura 4.0: un mercato da 450 milioni di euro, in forte crescita - -

Pomposa di Codigoro (Fe), 30 aprile 2020 – Spunta il tricolore sullo stabilimento di Conserve Italia a Pomposa di Codigoro (Fe) dove si realizzano polpe e passate di pomodoro, vegetali e frutta in scatola con i marchi Valfrutta, Cirio e Jolly Colombani. Già da alcune notti il verde, il bianco e il rosso della bandiera italiana illuminano la facciata principale dedicata all’area di produzione, ben visibile dalla statale 309.

“È una delle modalità che abbiamo scelto per ringraziare chi è impegnato tutti i giorni ad affrontare questa emergenza sanitaria, dai medici e gli infermieri negli ospedali, fino ai nostri collaboratori che continuano a lavorare per produrre alimenti per la popolazione. Ed è anche l’occasione per ricordarci che siamo un grande Paese e che solo insieme e uniti potremo uscire da questa situazione e ripartire” dichiara il direttore generale di Conserve Italia, Pier Paolo Rosetti.

“Porteremo avanti questa iniziativa fino alla conclusione dell’emergenza sanitaria – aggiunge Rosetti – per dare un segnale di partecipazione, solidarietà e speranza alla comunità locale, in un simbolico abbraccio a tutti coloro che sono in difficoltà. Siamo inoltre impegnati ad aiutare le persone bisognose del territorio con donazioni straordinarie di prodotti alimentari”.
Il Gruppo cooperativo ha intensificato il sostegno alla Fondazione Banco Alimentare Emilia-Romagna Onlus effettuando nelle settimane scorse, proprio dallo stabilimento di Pomposa, una donazione straordinaria di 52 tonnellate di conserve di pomodoro, legumi e succhi di frutta. Sono stati poi messi a disposizione dell’Emporio Solidale “Il Mantello” di Pomposa oltre 4.000 prodotti alimentari per le famiglie indigenti.

***
Conserve Italia è un Gruppo cooperativo con sede a San Lazzaro di Savena (Bo), leader in Italia nel settore della trasformazione alimentare, che associa 14.000 produttori agricoli e lavora 600.000 tonnellate di frutta, pomodoro e vegetali in 12 stabilimenti produttivi, di cui 9 in Italia, 2 in Francia e uno in Spagna. Il fatturato del Gruppo Conserve Italia è di circa 900 milioni di euro. Conserve Italia dà lavoro in Italia a oltre 3.000 persone tra lavoratori fissi e stagionali e detiene marchi storici del made in Italy alimentare come Cirio, Valfrutta, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani.

Il Consorzio comunica i dati di una filiera in salute che si appresta ad affrontare il post Covid19 con timore per le ricadute sulle esportazioni ed i consumi interni. 

Il Parmigiano Reggiano si conferma il primo prodotto Dop in Italia con un giro di affari di 1,56 miliardi alla produzione e 2,6 miliardi di euro al consumo, una quota export che supera il 41% (+4,3% crescita a volume rispetto al 2018) e 3,75 milioni di forme prodotte (+1,47% vs 2018) 

Reggio Emilia, 29 aprile 2020 - Il 2019 è stato un anno record per la produzione della DOP Parmigiano Reggiano che cresce complessivamente dell'1,47% rispetto all’anno precedente. I 3,75 milioni di forme (circa 150 mila tonnellate) prodotte nel 2019 rappresentano il livello più elevato nella storia del Parmigiano Reggiano. Un giro d’affari al consumo pari a 2,6 miliardi di euro per la denominazione di origine protetta che si proietta sempre più verso l’estero: una valvola di sfogo per una produzione in continua espansione che ha bisogno di nuovi spazi di mercato.

Negli ultimi tre anni, la produzione è infatti aumentata da 3,47 milioni di forme a 3,75 milioni di forme, registrando una crescita pari all’8,1%.

Il Parmigiano Reggiano ha vissuto un momento felice anche per quanto riguarda le quotazioni. Se, nel 2016, il costo al kg era pari a 8,60 euro, nel 2019 la quotazione media annua si è attestata a 10,75 euro con un incremento del 25% (prezzo medio alla produzione Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore, fonte: bollettini Borsa Comprensoriale Parma).

In realtà, il 2019 è stato un anno a due facce, perché a partire dal mese di ottobre – nel periodo dei dazi di Trump – le quotazioni sono scese bruscamente sotto i 10 euro e, contemporaneamente, si è registrata una crescita produttiva di latte e conseguentemente di formaggio prodotto.

Il mercato del Parmigiano Reggiano è un mercato che sta diventando sempre più internazionale.

L’Italia rappresenta oggi poco meno del 60% del totale, contro una quota export del 41% (+4,3% di crescita a volume rispetto all’anno precedente). La Francia è il primo mercato (21% dell’export totale), seguito da USA (20,9%), Germania (17,8%), Regno Unito (12,3%) e Canada (3,9%).

Se Francia (+2,2%) e Regno Unito tengono (+2,7%), la Germania cresce (+6,7%%) dopo la flessione registrata nel 2018, così come la Svizzera (+16,3%) e gli Stati Uniti (+12,9%), questi ultimi per effetto della paura dei dazi. Crescono anche i nuovi mercati come Australia (+21,3%), Cina (+36,4%) e Paesi Arabi (+2,9%). Rallenta invece il Canada (-26,5%) a causa degli adattamenti del CETA.

Per quanto concerne i primi due mesi del 2020 (pre-Covid), le vendite Parmigiano Reggiano hanno già registrato un aumento di volumi di vendita, in particolare nella GDO dove la crescita ha sfiorato il +20%.

Meno felice al contrario l’andamento delle quotazioni, considerando che il prezzo all’ingrosso (prezzo medio alla produzione Parmigiano Reggiano 12 mesi da caseificio produttore) ad aprile si attesta poco sopra gli 8 euro al kg contro i 10,75 euro del 2019.

Il Consorzio sta inoltre monitorando l’impatto del Covid19 sul mercato del Parmigiano Reggiano. Da una recentissima ricerca - promossa dal Consorzio Parmigiano Reggiano sulle principali aziende di commercializzazione del prodotto - emerge che il 53% del campione analizzato dichiara di essere molto soddisfatto degli ordini complessivi ricevuti nei primi mesi del 2020, in particolare per quanto riguarda il mercato Italia. Meno entusiasmo invece per gli ordini che riguardano l’Unione Europea e grande preoccupazione per il Nord America e il Canada. Le aziende del Consorzio prevedono un calo complessivo degli ordini nei prossimi mesi in particolare sulle medie e piccole superfici e nel canale horeca.

“La situazione di crisi che stiamo affrontando a causa della pandemia – afferma Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano – non ha interrotto le attività del Consorzio che si è da subito attrezzato per portare avanti i controlli qualità a tutela e garanzia del consumatore. Continuano anche le attività di vigilanza nei mercati con un’attenzione particolare alla tutela internazionale. Dopo i successi in Nuova Zelanda e in Cina del 2019, abbiamo sconfitto il gigante Campbell che dovrà ora rimuovere i riferimenti alla Dop dalle etichette dei sui prodotti”.

“Il nostro lavoro continua – aggiunge Bertinelli – abbiamo provveduto ad una rivisitazione del piano marketing 2020 alla luce di tutte le limitazioni che stiamo subendo a causa del lockdown e a quelle che saranno le prossime fasi di questo lento ritorno alla normalità. Serviranno inoltre misure per calmierare la produzione, oggi in aumento eccessivo, così come azioni sul canale horeca per consentire una ripartenza in un segmento di mercato che si è completamente fermato”.

VIDEO:  https://youtu.be/62wuH1usQlo 

Da Meccagri.it 29 aprile 2020 -  Il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 (l’utilizzo di diverse tecnologie interconnesse per migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, nonché condizioni di lavoro) continua a crescere e ha raggiunto nel 2019  un fatturato di circa 450 milioni di euro (+22% rispetto al 2018) equivalente al  5 per cento del mercato globale, generato per l’86 per cento da operatori affermati nel settore, come i fornitori di macchine e attrezzature agricole, e per il restante 14% da startup e altri attori emergenti, provenienti da altri settori di business.

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È quanto è emerso dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia presentata lo scorso 27 aprile al convegno online “Il digitale è servito! Dal campo allo scaffale, la filiera agroalimentare è sempre più smart!”.
 
SISTEMI DI MONITORAGGIO DEI MACCHINARI E SOFTWARE GESTIONALI TRAINANO IL MERCATO
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La spesa si concentra soprattutto in sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature agricole (39%), software gestionali (20%) e macchinari connessi (14%), seguiti da sistemi di monitoraggio da remoto di terreni e colture (10%), sistemi per mappare i terreni e le coltivazioni (9%) e strumenti di supporto alle decisioni (5%).
 
OLTRE 400 SOLUZIONI GIÀ DISPONIBILI

Sono 415 le soluzioni di Agricoltura 4.0 offerte in Italia da più di 160 aziende strutturate (77%) e startup (23%), oltre 100 in più rispetto alle proposte mappate nel 2018.
Oltre metà di queste è applicabile in diversi settori agricoli (56%), mentre fra le soluzioni indirizzate a settori specifici prevalgono quelle rivolte al comparto ortofrutticolo (21%), cerealicolo (20%), vitivinicolo (16%).
Ancora poco presente lo Smart Farming (applicazione del digitale anche ai processi “non di campo” delle aziende agricole), su cui si concentra solo il 13 per cento delle soluzioni.
L’attività agricola più interessata dalle proposte di Agricoltura 4.0 è la coltivazione (79% delle soluzioni), seguita da semina (41%), raccolta (36%), pianificazione (11%), magazzino (4%) e logistica (4%).
 
LA GESTIONE DEI DATI ESIGENZA PRIORITARIA
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Dall’analisi delle tecnologie utilizzate emerge la crescente importanza della gestione dei dati: il 72 per cento delle soluzioni è legato a software per l’analisi avanzata dei dati, il 61 per cento è costituito da piattaforme software capaci di ospitare dati provenienti da diverse fonti e il 50 per cento riguarda strumenti che sfruttano l’Internet of Things (+6% sul 2018).
Le altre tecnologie più adottate sono dispositivi di ultima generazione (45%), mobilità e geolocalizzazione (35%), veicoli e attrezzature connesse (20%) e sistemi ICT on Cloud (9%).

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Secondo un sondaggio condotto dall’Osservatorio su 288 imprese agricole, le aziende del settore investono in soluzioni 4.0 principalmente per migliorare la sostenibilità ambientale delle proprie coltivazioni, aumentare la consapevolezza delle dinamiche in atto all’interno della propria azienda, ridurre i costi e semplificare il lavoro intellettuale.
 
ANCORA POCO DIFFUSI ROBOT E DRONI

Questi obiettivi influenzano la scelta delle soluzioni tecnologiche, con i software gestionali in cima alle preferenze delle imprese (66%), seguiti da sistemi di mappatura di coltivazioni e terreni (40%), strumenti per monitorare le macchine agricole (39%) e sistemi di supporto alle decisioni (31%), mentre sono ancora poco diffusi robot e droni.
Le aziende di medie dimensioni adottano più soluzioni, le più piccole investono in una sola nel 70% dei casi.
La mancata interoperabilità dei sistemi aziendali è la barriera principale, insieme alla mancanza di competenze e alla (ridotta) connettività, mentre non preoccupa il rientro dall’investimento.
 
LA BLOCKCHAIN LA TECNOLOGIA PIÙ UTILIZZATA NELLE SOLUZIONI DIGITALI INNOVATIVE
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Fra le soluzioni digitali innovative per la tracciabilità alimentare offerte sul mercato italiano si assiste al boom della Blockchain (il significato letterale è “catena di blocchi”,  consiste in un grande registro digitale in cui le voci sono raggruppate in blocchi concatenati in ordine cronologico) lacui presenza è più che raddoppiata in un anno e che caratterizza il 43 per cento delle soluzioni disponibili, seguita da QR Code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), e l’Internet of Things (30%).

In generale, dopo la finanza e la PA, l’Agrifood rappresenta nel 2019 il terzo settore per progetti operativi Blockchain, avviati dalle imprese soprattutto per incontrare opportunità commerciali, per rendere più efficienti i processi di supply chain e raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.
 
SONO 737 LE STARTUP AGRIFOOD NEL MONDO, ATTIVE PER UN 20 PER CENTO NELL’AGRICOLTURA 4.0

In crescita il numero di nuovi attori che propongono soluzioni digitali al settore agricolo. Sono 737 le startup agrifood a livello internazionale, per un totale di 13,5 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti (in crescita di oltre il 400% rispetto al 2018), attive per il 70 per cento nell’ambito eCommerce (70%)
L’Agricoltura 4.0 è il secondo ambito più esplorato dalle nuove imprese innovative, con il 20 per cento delle startup e il 5 per cento del finanziamento complessivo.

Il 70 per cento di queste offre servizi di analisi e integrazione dati; il 51 per cento offre strumenti, soprattuttto Internet of Things, per il monitoraggio da remoto di terreni, coltivazioni e macchine; il 30 per cento propone servizi di mappatura di terreni e coltivazioni con droni o satelliti; minoritarie la zootecnia di precisione (4% delle startup, 1% dei finanziamenti), la qualità alimentare (4% delle startup), la sostenibilità (2%) e la tracciabilità (2%).
Le startup italiane attirano solo lo 0,3% dei finanziamenti complessivi.
 
STRUMENTI DI ANALYTICS E IOT IN TESTA ALLE TECNOLOGIE UTILIZZATE

Le principali tecnologie utilizzate dalle startup agrifood sono gli strumenti di analytics per raccogliere, trasmettere e rielaborare i dati (74%), l’Internet of Things (48%) e le mobile app (25%).
Cresce l’attenzione per tecnologie come i robot (7%) e l’intelligenza artificiale (7%), con robot in grado di monitorare e valutare in tempo reale lo stato della coltura e intervenire automaticamente e robot che controllano il benessere degli animali nella stalla, mentre tecniche di AI vengono impiegate per elaborare dati sulle colture.
«Il settore agrolimentare italiano risulta in fermento, con molte giovani aziende emergenti in grado di sviluppare soluzioni innovative in diversi comparti della filiera, e una grande attenzione alla sostenibilità e alla trasparenza delle attività agricole – ha commentato Andrea Bacchetti, direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood –. Tra queste spiccano le applicazioni IoT, l’elaborazione dei Big Data, l’impiego della Blockchain; si conferma il forte interesse per l’Agricoltura di Precisione, ma stenta ancora a decollare lo Smart Farming. Emerge infatti un evidente divario tra l’abbondanza delle soluzioni offerte a supporto delle attività prettamente agricole (semina, coltivazione e raccolta), rispetto a quelle che guardano alla pianificazione delle attività, alla gestione della logistica e agli altri processi aziendali di supporto».
 
DAL DIGITALE UN AIUTO PER AFFRONTARE L’EMERGENZA COVID-19

Un altro aspetto emerso nel corso del convegno è come in questo momento delicato, caratterizzato dall’emergenza sanitaria Covid-19, il digitale possa aiutare il settore agroalimentare a garantire sicurezza – rispetto al cibo prodotto, ma anche alle persone impiegate – ed efficienza a tutti gli attori della filiera.
Lo confermano i brillanti risultati ottenuti nelle imprese agricole che avevano già iniziato a digitalizzarsi: il monitoraggio da remoto delle coltivazioni attraverso droni e sensori IoT in campo, ad esempio, permette di disporre di informazioni oggettive in tempo reale e riduce la necessità di recarsi sul posto.
Un altro esempio sono i robot in stalla per la mungitura, che consentono di proseguire le attività anche in questo momento e possono essere inoltre utilizzati assieme ai droni per ridurre gli attacchi e i danni da parte degli animali selvatici.
Ampliando lo sguardo all’intero settore, infine, il digitale permette di avere piena visibilità delle giacenze per riadattare le forniture ed evitare gli sprechi, raccogliere dati lungo tutte le fasi della filiera e condividere informazioni per rispondere alla richiesta da parte di consumatori e distributori di maggiori garanzie sul prodotto.
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Fonte testo e infografica: Osservatori.net Digital Innovation
Fonti immagini: Dreamstime, DJI-Agras da Pixabay, Naïo Technologies.

 

 

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Dal colore rosso acceso con sfumature chiaro scure, le fragole della Val Venosta, sono succose, dolci al palato e dal gusto intenso. Con un profumo inconfondibile che fa girare la testa e mette allegria. Sono più piccole e carnose, ma quando si tratta di avere tra le dita una fragola di montagna, non resta che morderla ed iniziare a degustarla.

Nel cuore della Val Venosta, in una piccola vallata dal nome Val Martello, nasce un concentrato unico di gusto e sapore: le Fragole di Montagna Val Venosta.

Un frutto seducente, invitante e profumato, da mangiare prima con gli occhi e poi con la bocca. Un piccolo tesoro sapientemente coltivato dai contadini di questa Valle. Le fragole crescono rigogliose all’aria fresca di montagna e sembrano coltivate una a una. La qualità è davvero unica. I contadini locali lo sanno bene, rispettano la stagionalità e i ritmi della natura e il risultato è davanti agli occhi di tutti: seducenti e golose nell’aspetto, dolci e delicate come le fragoline di bosco nel profumo e nel gusto.

Le Fragole di Montagna Val Venosta sono frutto di un territorio vocato, un clima unico e dell'amore dei contadini venostani che sanno esattamente di cosa hanno bisogno questi piccoli tesori, per esprimere tutto il loro sapore.

Da noi in Val Venosta tutti hanno diritto alla bontà, per questo coltiviamo anche fragole di montagna. La bontà di queste fragole nasce delle attenzioni e della cura ad esse riservate in ogni fase del ciclo produttivo, al fine di ottenere un prodotto di altissima qualità, controllato dal campo alla vendita.

Il territorio
In questo luogo vocato da generazioni alla produzione di piccoli frutti a bacca, che si estende per circa 30 kilometri sopra a Laces, situato tra i 900 e 1800 metri di quota, le fragole maturano lentamente, proprio in virtù del microclima unico nel suo genere, sviluppando una qualità ed un sapore inconfondibile che le contraddistinguono.

Disponibilità:
Da Giugno a Settembre le fragole Val Venosta accompagneranno la nostra estate: gustose da mangiare fresche e facilmente ricettabili.
Confezione:
Vaschetta da 250 grammi. Prezzo variabile a seconda del punto vendita.

IN CUCINA:
Chia pudding alle fragole e latte di cocco, un dolce goloso, abbastanza light, fresco sano, e facilissimo da preparare.

Tempo: 35 minuti, facile.
Ingredienti: per 4 persone per i budini

3 cucchiai di semi di chia
180 ml di latte di cocco
½ bacca di vaniglia
2 cucchiai di sciroppo d’acero
250 g di yogurt greco

per la confettura e per decorare
250 g di fragole
3-4 cucchiai di zucchero di canna
granella di nocciole qb
4 cucchiaini di farro soffiato
cocco rapé qb.

Preparazione
In un contenitore di vetro versate i semi di chia, il latte di cocco, lo sciroppo d’acero e i semi di vaniglia. Mescolate e ponete in frigorifero, coperto con pellicola alimentare, per 1 notte.
Il giorno seguente unite il composto di semi di chia ottenuto allo yogurt greco e mescolate. Lasciate nuovamente in frigorifero mentre preparate la confettura: mondate le fragole, tagliatele a dadini e raccoglietele in una casseruola con lo zucchero di canna.

Mescolate e cuocete per 15-20 minuti o fino a quando otterrete un composto morbido e denso. Fate raffreddare.

Componete i bicchieri: versate nel fondo un po’ confettura di fragole, unite il chia pudding e completate con altra confettura. Decorate con il farro soffiato e tostato per qualche minuto in padella, la granella di nocciole e il cocco rapé.

Ricetta de “Il Cucchiaio d’Argento” per Mela Val Venosta.

Mirandola: sabato 2 maggio mercato in Piazza Costituente con i soli banchi di prodotti alimentari. giovedì 30 aprile sempre in piazza, di fronte al teatro, il banco del pesce fresco, ma ambulanti presenti anche a Quarantoli e Cividale.

Col ritorno, un paio di settimane fa del mercato settimanale – solo però con i banchi di generi alimentari - in piazza Costituente, è ripresa l’attività mercatale anche nelle frazioni di Mirandola.

Nelle giornate di lunedì 27 e martedì 28 aprile, operatori ambulanti, dediti alla vendita di soli prodotti alimentari sono stati presenti a San Martino Spino e a Tramuschio. Domani, 30 aprile, si rinnoveranno anche gli appuntamenti a:
- Mirandola, in piazza Costituente di fronte al Teatro prenderà posto il banco del pesce, con un giorno d’anticipo rispetto a quello abituale del venerdì, data la festività dell’1 maggio;
- Quarantoli, col banco dell’ortofrutta che al mattino sarà presente su piazzale Grana;
- Cividale sempre con un banco di prodotti ortofrutticoli, collocato in piazzale Bering per tutto il giorno.

Sabato 2 maggio invece è confermata la presenza dei soli operatori del commercio ambulante oltre che dei produttori agricoli con vendita esclusiva per tutte le attività di prodotti alimentari, in piazza Costituente. Come nelle precedenti occasioni verrà riproposta una dislocazione dei banchi opportunamente distanziati tra loro, mentre l'area sarà appositamente delimitata nei punti di accesso. A presidiare il marcato, per tutta la sua durata ed ai fini della sicurezza, come del rispetto dei regolamenti in materia di distanza tra le persone previsti nelle misure di contenimento del Coronavirus, ci saranno oltre agli agenti della Polizia Locale, i volontari ai varchi.

Da ultimo ma non meno importante, data la presenza degli ambulanti in piazza Costituente sabato 2 maggio, è confermato il divieto di sosta con rimozione per l'intera area in cui si tiene il mercato (piazza Costituente), ad eccezione del parcheggio posto all'altezza del pubblico esercizio "La Degusteria" e di quelli di piazza Castello e piazza Marconi.

Data la festività dell’1 maggio, gli appuntamenti mercatali nelle frazioni di Mortizzuolo – che si tiene solitamente al venerdì – e Gavello – sabato pomeriggio – riprenderanno dalla prossima settimana (8, 9 maggio).

Torna a cedere il latte spot, il burro e anche le creme. In flessione anche i listini delle due principali DOP   

di Virgilio Parma 28 aprile 2020 - 
 
LATTE SPOT – Torna a scendere pesantemente il latte spot. Il latte spot nazionale cede il -2,5%. Il latte spot crudo nazionale cede tra 29,90 31,45/100 litri di latte. Ben più sensibile la perdita del latte intero pastorizzato "spot" estero (-6,1% Germania Austria) che quota così tra 26,81 28,87 €/100 litri di latte. Infine il Latte scremato pastorizzato spot estero rimane invariato tra  13,46 15,53 €/100 litri di latte (-12,1% GERMANIA AUSTRIA).
 
BURRO E PANNA – Irrefrenabile caduta del burro. Altri 10 centesimi si aggiungono ai 15 centesimi precedenti persi Milano. A Parma lo zangolato lascia ancora 10 centesimi. Anche la crema cede (-4,2%),seguita dalla panna veronese.
Borsa di Milano 27 aprile 2020: 
BURRO CEE: 2,65 €/Kg. (-)
BURRO CENTRIFUGA: 2,80 €/Kg.  (-)
BURRO PASTORIZZATO: 1,05 €/Kg. (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,85 €/Kg. (-)
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 1,36€/Kg. (-)
MARGARINA marzo 2020: 1,03 - 1,09 €/kg (=)
 
Borsa di Verona 27 aprile 2020: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 1,40 / 1,50 €/Kg.
 
Borsa di Parma 24 aprile 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,60 €/Kg.
 
Borsa di Reggio Emilia 21 aprile 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,60 - 0,60 €/kg.
 
GRANA PADANO – Milano 27 aprile 2020 – Listini in leggera flessione.
 
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,55 – 6,75 €/Kg. (-)
- Grana Padano 16 mesi di stagionatura e oltre: 8,20 – 8,45 €/Kg. (-)
- Grana Padano Riserva 20 mesi di stagionatura e oltre: 8,70 – 8,90 €/Kg. (-)
- Fuori sale 60-90 gg: 5,45 – 5,60 €/Kg. (-)
 
PARMIGIANO REGGIANO – Parma 24 aprile 2020 – Listini in tenue flessione per il 18, 24 e 30 mesi.
 
-Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 8,00 - 8,40 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 15 mesi di stagionatura e oltre: 8,60 - 9,00 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 18 mesi di stagionatura e oltre: 9,40 - 10,05 €/Kg. (-)
-Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,10 - 10,95 €/Kg. (-)
-Parmigiano Reggiano 30 mesi di stagionatura e oltre: 11,200 - 10,95 €/Kg.(-)

 

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Editoriale:  - L'Unità, fallita! -Lattiero caseario. Precipita il burro.  - Cereali e dintorni. Tra incertezza e volatilità. - Assistenza diretta alla gestione aziendale durante e dopo l’emergenza sanitaria - FederUnacoma: l’agricoltura rischia la crisi per le mancate risposte del Governo - Davide contro Golia: il Consorzio Parmigiano Reggiano costringe il colosso americano Campbell’s a cambiare le sue etichette. -  

SOMMARIO Anno 19 - n° 17 26 aprile 2020
1.1 editoriale
L'Unità, fallita! 
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Precipita il burro.   
4.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Tra incertezza e volatilità.
6.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 cereali e dintorni Cereali
8.1 imprese e crisi  Assistenza diretta alla gestione aziendale durante e dopo l’emergenza sanitaria
9.1 parmigiano reggiano  Davide contro Golia: il Consorzio Parmigiano Reggiano costringe il colosso americano Campbell’s a cambiare le sue etichette. 
8.1 clima e rischio idrogeologico  Coldiretti, rischio idrogeologico su terreni aridi. In regione piogge regolari, a tratti intense, ma non dureranno.
9.1 macchine agricole FederUnacoma: l’agricoltura rischia la crisi per le mancate risposte del Governo
10.1promozioni “vino” e partners
11.1 promozioni “birra” e partners

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Da Meccagri.it 23 aprile 2020 - «Un mese di lavoro in agricoltura è un tempo enorme e il Governo non riesce a capirlo». Così il presidente di FederUnacoma torna sul problema relativo al blocco delle forniture di macchine agricole, che da settimane è all’attenzione dell’Esecutivo e che non ha ancora trovato risposta.

«Alla fine di marzo, insieme con le organizzazioni professionali agricole, abbiamo investito il Governo di una questione molto concreta e molto urgente – spiega Alessandro Malavolti – perché le lavorazioni primaverili erano iniziate e gli agricoltori non potevano acquistare i mezzi meccanici necessari a causa del blocco della produzione; ma a distanza di un mese ancora nulla è cambiato».

IL CALENDARIO DEL GOVERNO INCOMPATIBILE CON IL LAVORO NEI CAMPI
La preparazione del terreno, la semina, i trattamenti antiparassitari e le prime irrigazioni – ripetono gli agronomi e i tecnici della meccanica agricola – hanno un preciso calendario, imposto dal clima e dal ciclo vegetativo delle piante. Anche due o tre settimane di ritardo nella semina, per la mancanza delle macchine e delle attrezzature necessarie, compromettono la quantità e la qualità del raccolto, e un ritardo di dieci giorni nei trattamenti può comportare l’attacco dei parassiti con danni irreparabili alla qualità dei prodotti e con il crollo del loro prezzo sul mercato.

«È paradossale – conclude Malavolti – che, oltre a disporre aiuti economici per l’industria e per il terziario, il Governo debba fronteggiare i danni all’agricoltura, unico settore che avrebbe potuto continuare la propria attività senza limitazioni e che rischia di uscire anch’esso gravemente segnato da questa emergenza»

Fonte: FederUnacoma
 

 

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Reggio Emilia, 24 aprile 2020 – Prosegue senza sosta la battaglia del Consorzio del Parmigiano Reggiano per la tutela del consumatore contro inganni e frodi.

Dopo una lunga querelle, il colosso americano delle zuppe Campbell’s – che produce un fatturato di 8 miliardi l’anno – ha comunicato di accettare le richieste del Consorzio di tutela di eliminare dalle etichette dei suoi prodotti qualsiasi riferimento al Re dei Formaggi.
Sulla linea di sughi “Prego” erano infatti visibili foto di porzioni di formaggio con i noti puntini che vengono impressi all’origine su ogni forma di Parmigiano Reggiano.

I sughi Campbell’s riportano in etichetta l’ingrediente parmesan che nulla ha a che vedere con l’originale prodotto Dop italiano.
Per questo motivo, il Consorzio - con il supporto dello studio legale Shepherd, Finkelman, Miller & Shah, LLP - si è opposto ed ha richiesto all’industria conserviera statunitense di rimuovere le immagini in quanto ingannevoli per gli acquirenti.

Ricordiamo che il Parmigiano Reggiano è una Dop e che, come tale, può essere prodotta solo in zona tipica: nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, parte di Bologna e di Mantova e che l’utilizzo del marchio di origine (i famosi puntini riportanti la denominazione: “Parmigiano Reggiano”) possono essere riferiti solo all’autentico prodotto italiano.

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Non è la prima battaglia che il Consorzio affronta contro multinazionali dalle risorse economiche pressoché illimitate.

Risale a qualche mese fa il ricorso depositato contro la Kraft Foods Group Brands LLC che sta tentando di ottenere la registrazione del ‘KRAFT PARMESAN CHEESE’ come marchio ufficiale in Nuova Zelanda, dove il Consorzio da oltre 20 anni ha registrato il marchio Parmigiano Reggiano. E ci sono altre cause contro Kraft in diversi paesi: Australia, Uruguay, Paraguay, Cile, Thailandia, Ecuador.

“Il Consorzio Parmigiano Reggiano è attento e pronto a combattere ogni frode - ha evidenziato il presidente Nicola Bertinelli - questo successo alimenta la nostra fiducia nella battaglia per la difesa del ‘parmesan’ che stiamo conducendo da decenni, prima in Europa e ora nel Mondo. Se una multinazionale come Campbell usa le immagini del Parmigiano Reggiano su un prodotto contenente parmesan, questa è la prova evidente che per i consumatori di Campbell il nome ‘parmesan’ non è generico, e viene legato alla DOP Parmigiano Reggiano”.

 

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Prosegue senza sosta la battaglia del Consorzio del Parmigiano Reggiano per la tutela del consumatore contro inganni e frodi.

Dopo una lunga querelle, il colosso americano delle zuppe Campbell’s – che produce un fatturato di 8 miliardi l’anno – ha comunicato di accettare le richieste del Consorzio di tutela di eliminare dalle etichette dei suoi prodotti qualsiasi riferimento al Re dei Formaggi.

Sulla linea di sughi “Prego” erano infatti visibili foto di porzioni di formaggio con i noti puntini che vengono impressi all’origine su ogni forma di Parmigiano Reggiano.

I sughi Campbell’s riportano in etichetta l’ingrediente parmesan che nulla ha a che vedere con l’originale prodotto Dop italiano.

Per questo motivo, il Consorzio - con il supporto dello studio legale Shepherd, Finkelman, Miller & Shah, LLP - si è opposto ed ha richiesto all’industria conserviera statunitense di rimuovere le immagini in quanto ingannevoli per gli acquirenti.

Ricordiamo che il Parmigiano Reggiano è una Dop e che, come tale, può essere prodotta solo in zona tipica: nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, parte di Bologna e di Mantova e che l’utilizzo del marchio di origine (i famosi puntini riportanti la denominazione: “Parmigiano Reggiano”) possono essere riferiti solo all’autentico prodotto italiano.

Non è la prima battaglia che il Consorzio affronta contro multinazionali dalle risorse economiche pressoché illimitate.

Risale a qualche mese fa il ricorso depositato contro la Kraft Foods Group Brands LLC che sta tentando di ottenere la registrazione del ‘KRAFT PARMESAN CHEESE’ come marchio ufficiale in Nuova Zelanda, dove il Consorzio da oltre 20 anni ha registrato il marchio Parmigiano Reggiano. E ci sono altre cause contro Kraft in diversi paesi: Australia, Uruguay, Paraguay, Cile, Thailandia, Ecuador.

Il Consorzio Parmigiano Reggiano è attento e pronto a combattere ogni frode - ha evidenziato il presidente Nicola Bertinelli - questo successo alimenta la nostra fiducia nella battaglia per la difesa del ‘parmesan’ che stiamo conducendo da decenni, prima in Europa e ora nel Mondo. Se una multinazionale come Campbell usa le immagini del Parmigiano Reggiano su un prodotto contenente parmesan, questa è la prova evidente che per i consumatori di Campbell il nome ‘parmesan’ non è generico, e viene legato alla DOP Parmigiano Reggiano”.

Martedì, 21 Aprile 2020 17:15

Lattiero caseario. Precipita il burro.

Inizio di stabilizzazione del latte. Precipita il burro. Padano in flessione con i freschi, resta invariato il “parmigiano"  

di Virgilio Parma 21 aprile 2020 - 
 
LATTE SPOT –Leggera flessione del latte spot.  Il latte spot nazionale cede lo -0,8%. Il latte spot crudo nazionale cede tra 30,93-33,51 /100 litri di latte. Ben più sensibile la perdita del latte intero pastorizzato "spot" estero (-5% Germania Austria) che quota così tra 28,87 30,41 €/100 litri di latte. Infine il Latte scremato pastorizzato spot estero rimane invariato tra  15,53 17,60 €/100 litri di latte (-0% GERMANIA AUSTRIA)."
 
BURRO E PANNA – Irrefrenabile caduta del burro. Altri 15 centesimi si aggiungono ai 20 centesimi persi nella scorsa settimana a  Milano. A Parma lo zangolato lascia ancora 20 centesimi. Ma a reggio Emilia la caduta replica di ulteriori 10 centesimi.  Crema invece resta stranamente invariata, mentre la panna veronese si allinea a milano e cede qualche centesimo..
Borsa di Milano 20 aprile 2020: 
BURRO CEE: 2,75 €/Kg. (-)
BURRO CENTRIFUGA: 2,90 €/Kg.  (-)
BURRO PASTORIZZATO: 1,15 €/Kg. (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,95 €/Kg. (-)
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 1,42€/Kg. (=)
MARGARINA marzo 2020: 1,03 - 1,09 €/kg (=)
 
Borsa di Verona 20 aprile 2020: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 1,45 / 1,55 €/Kg.
 
Borsa di Parma 17 aprile 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,70 €/Kg.
 
Borsa di Reggio Emilia 21 aprile 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,60 - 0,60 €/kg.
 
GRANA PADANO – Milano 20 aprile 2020 – Listini in flessione delle partite iù fresche
 
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,65 – 6,85 €/Kg. (-)
- Grana Padano 16 mesi di stagionatura e oltre: 8,25 – 8,50 €/Kg. (=)
- Grana Padano Riserva 20 mesi di stagionatura e oltre: 8,75 – 8,95 €/Kg. (=)
- Fuori sale 60-90 gg: 5,50 – 5,55 €/Kg. (-)
 
PARMIGIANO REGGIANO – Parma 17 aprile 2020 – Listini invariati.
 
-Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 8,00 - 8,40 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 15 mesi di stagionatura e oltre: 8,60 - 9,00 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 18 mesi di stagionatura e oltre: 9,50 - 10,15 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,20 - 11,05 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 30 mesi di stagionatura e oltre: 11,30 - 12,05 €/Kg.(=)

 

#Filiera #Latte #DOP #formaggi #food #madeinitaly #lattierocaseari @theonlyparmesan
@ClaudioGuidetti @100MadeinItaly

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Editoriale:  - "C'era una volta un virus tanto buonino… “ - Lattiero caseario. Latte e materie grasse in forte discesa. - Cereali e dintorni. Il Covid sta mettendo a dura prova la tenuta dei mercati - Coronavirus: con il Cura Italia, le imprese agricole potranno accedere in maniera diretta al fondo di garanzia - In Emilia-Romagna la manodopera stagionale per l'agricoltura si cerca online. -

SOMMARIO Anno 19 - n° 16 19 aprile 2020
1.1 editoriale
"C'era una volta un virus tanto buonino… “
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Latte e materie grasse in forte discesa.   
4.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Il Covid sta mettendo a dura prova la tenuta dei mercati.
6.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 cereali e dintorni Cereali
8.1 coronavirus e manodopera  Coronavirus. In Emilia-Romagna la manodopera stagionale per l'agricoltura si cerca online.
9.1 agricoltura e fondo covid-19 Coronavirus: con il Cura Italia, le imprese agricole potranno accedere in maniera diretta al fondo di garanzia
10.1promozioni “vino” e partners
11.1 promozioni “birra” e partners

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Permettere un rapido e consistente afflusso di liquidità alle imprese del settore primario diviene ancor più cruciale in questo momento drammatico per l’economia italiana, bloccata dalle misure di contrasto alla diffusione del COVID-19.

Roma 14 aprile 2020 - L’intera filiera agroalimentare sta continuando ad operare ma il mondo agricolo va sostenuto attraverso strumenti in grado di iniettare finanziamenti in modo immediato. Un obiettivo raggiunto al Senato grazie ad un emendamento al Dl Cura Italia che ha esteso alle imprese agricole la possibilità di avvalersi in maniera diretta degli interventi del Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese, comprendendo ovviamente i benefici previsti dalle ultime disposizioni normative.

“Un risultato importante che risponde alle esigenze e alle richieste del mondo agricolo, soprattutto in questo periodo d’emergenza sanitaria, e in cui abbiamo creduto sin dal primo momento – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – Attualmente, infatti, il comparto primario può accedere solo attraverso i Confidi agricoli che, però, di fatto non esistono a livello nazionale e, quelli esistenti, riescono a far erogare finanziamenti in poche province per importi di entità modestissima. Come già verificatosi per l’agroalimentare, con 1 miliardo di euro concesso nel solo 2019, il Fondo di Garanzia – prosegue L’Abbate – sarebbe in grado di concedere agevolmente erogazioni di prestiti di liquidità, ripianamento passività e investimenti in grado di sostenere e rilanciare il settore agricolo, anche in previsione della cosiddetta Fase 2. Risulterà determinante, infatti, mettere gli istituti finanziari nelle condizioni di poter sostenere in maniera agile e immediata anche il comparto agricolo. Un risultato raggiungibile con l’accesso diretto al Fondo di Garanzia, su cui convergono anche le stesse banche, alla luce di alcune mie prime interlocuzioni. Questo settore dell’economia nazionale – conclude il Sottosegretario L’Abbate – ancor di più in questa fase di emergenza, si sta rivelando strategico per l’interesse del Paese e l’economia nazionale e va sostenuto nel modo adeguato. Sarà determinante, pertanto, procedere rapidamente dopo la definitiva conversione in legge del Cura Italia alla Camera dei Deputati, dove auspichiamo che la norma venga confermata”.

 

 

 

 

 

I vini dell’Emilia Romagna si caratterizzano per una notevole eterogeneità che è il risultato della varietà delle caratteristiche del territorio. Nella maggior parte dei casi è nelle zone collinari che è possibile ottenere i risultati più interessanti, non solo per la qualità dei terreni più vocati, ma anche per le condizioni climatiche favorevoli: il riferimento è, in particolare, alle escursioni termiche e alla ventilazione. Per quel che riguarda la pianura, invece, non sono rare le produzioni industriali che non mirano tanto alla qualità quanto alla quantità. Ciò non vuol dire, comunque, che nelle zone pianeggianti non ci siano vini di qualità, magari basati sui principi biodinamici.

Conoscere i vini dell’Emilia Romagna con un corso wset

Un corso wset può offrire la giusta occasione per conoscere e scoprire da vicino i vini dell’Emilia Romagna: le proposte formative di Degustibuss sono, in tal senso, il meglio che si possa desiderare. Il primo livello del corso permette di esplorare, in una giornata di lezione della durata di 7 ore, i più importanti stili di vino e le relative tipologie tramite la vista, il senso dell’olfatto e il gusto. I corsisti possono contare su otto bottiglie di vino per la pratica, ma anche su attrezzature ad hoc e schede di degustazione specifiche.

Bonarda e Barbera

Bonarda e Barbera sono le due coltivazioni caratteristiche della zona dei Colli Piacentini: si tratta di uve a bacca rossa a partire dalle quali è possibile ottenere degli ottimi vini fermi da invecchiamento e dei vini rossi frizzanti. È il caso, per esempio, del Gutturnio, che tra l’altro merita di essere menzionato come una delle prime Doc del nostro Paese. La Malvasia aromatica di Candia è una delle uve a bacca bianca, in comune con i Colli di Scandiano e di Canossa e i Colli di Parma; un altro Doc è l’Ortrugo.

I vini delle province di Modena, Reggio Emilia e Parma

Chiaramente quando si parla di vini emiliani non si può fare a meno di citare il Lambrusco: con questo termine, per altro, si fa riferimento a vari vitigni che presentano caratteristiche piuttosto differenti tra loro. Il Salamino di Santa Croce, il Grasparossa di Castelvetro e il Lambrusco di Sorbara sono i vini Doc che ne derivano. Non molto tempo fa, inoltre, alcuni lambruschi sono stati inseriti nella graduatoria degli spumanti migliori del mondo.

Gli altri vini emiliani

Il Pignoletto è un pezzo di storia dei Colli Bolognesi: si tratta di un bianco vinificato frizzante o fermo. Non ha nulla da invidiargli la Barbera, particolarmente coltivata fra i rossi, mentre in provincia di Ferrara – e più precisamente nella zona costiera – spicca la Doc Bosco Eliceo. La zona dei Vini delle Sabbie richiede una particolare attenzione, con il Fortana che costituisce il vitigno più rappresentativo: viene nominato anche Uva d’Oro, e deve tale denominazione da una località della Borgogna, Cote d’Or, da dove il vino sarebbero stato portato in dote da Renata di Francia al Duca d’Este.

La tradizione enologica in Romagna

Per quel che concerne la Romagna, il Trebbiano Romagnolo e l’Albana sono i protagonisti fra le uve a bacca bianca, con il secondo che in genere permette di ottenere vini più robusti, basati su una macerazione lunga sulle bucce. Il Sangiovese, invece, è il principe dei rossi, e può essere declinato in tante versioni differenti: per esempio affinato in legno per qualche anno o imbottigliato giovane dopo essere stato vinificato in acciaio, ma c’è perfino lo spumante metodo classico come novità degli ultimi tempi. Il rosso Centesimino e il bianco Famoso, infine, sono due vitigni romagnoli autoctoni.

Il Consorzio del Prosciutto di Modena è riuscito nel 2019 a difendere e a tenere ben stretta la sua quota di mercato, con circa 70.000 cosce avviate alla produzione tutelata, dato tutto sommato stabile rispetto al 2018 che aveva visto un incremento a due cifre (16.3%) rispetto all’anno precedente, per un valore al consumo di circa 12.000.000 di euro.

Nel 2019 siamo riusciti a mantenere stabile la produzione del Prosciutto di Modena DOP, commenta il Presidente del Consorzio Giorgia Vitali, e questo è comunque positivo considerando che l’anno precedente c’era stato un forte incremento’.

Anche verso i mercati esteri - continua Giorgia Vitali - prosegue la promozione e la commercializzazione del nostro prodotto. Infatti, il Prosciutto di Modena continua ad essere presente e molto apprezzato in Germania, Inghilterra e Francia, per quanto riguarda i Paesi UE’.

Il prossimo obiettivo per il Consorzio del Prosciutto di Modena è certamente il Giappone, tanto da aver previsto per il 2020 la sua presenza alla fiera Foodex Japan, in programma per lo scorso mese di marzo, momentaneamente posticipata a causa degli ultimi avvenimenti.

Un Consorzio quello del Prosciutto di Modena che tutela e custodisce un vero gioiello della salumeria italiana, un prodotto di altissima qualità, l’unico tra i prosciutti italiani ad avere una stagionatura minima di 14 mesi, la più lunga tra tutti i prosciutti DOP italiani.

Un Consorzio relativamente piccolo (raggruppa 10 produttori) che, negli ultimi anni, si è distinto per il suo impegno nella promozione di questa eccellenza del made in Italy attraverso svariate attività, sia sul fronte nazionale che su quello internazionale.

Il Consorzio del Prosciutto di Modena, che raggruppa oggi 10 produttori, ha sempre avuto una costante attenzione al prodotto, tanto da modificare qualche anno fa il Disciplinare di produzione in senso restrittivo per migliorare ancora di più il già alto livello qualitativo. La prima modifica ha riguardato la ricetta, solo cosce di suino e sale, senza l’aggiunta di spezie; l’aroma è dato dalla prolungata stagionatura.

La seconda modifica ha stabilito una stagionatura minima di 14 mesi, la più lunga tra tutti i prosciutti Dop italiani. La materia prima utilizzata per la sua produzione è ottenuta esclusivamente da suini di origine italiana, nati e allevati in 10 regioni d’Italia centro-settentrionale.

Precipita il latte spot alla borsa milanese. Forte cedimento del burro. Inalterati i listini dei formaggi.

di Virgilio Parma 14 aprile 2020 - 
 
LATTE SPOT – Chiusa per festività la borsa veronese, a Milano invece, lo scorso venerdì 10/4 i listini hanno leggermente ceduto dopo la seduta positiva dell’ottava precedente.  Il latte spot nazionale cede lo 0,8%. Il latte spot crudo nazionale cede tra 30,41 32,48/100 litri di latte. —7,3% invece è lo scivolone del latte intero pastorizzato "spot" estero (FRANCIA) che quota  così tra 25,78 e 26,81€/100 litri di latte.   Infine il Latte scremato pastorizzato spot estero precipita tra  13,46 16,56 €/100 litri di latte (-12,1% GERMANIA AUSTRIA)."
 
BURRO E PANNA – Cede di ulteriori 20 centesimi il burro quotato a Milano. A Parma lo zangolato cede ancora e scende come previsto sotto l’euro ma a reggio Emilia la caduta replica fortissima di ulteriori 20 centesimi. Scivola anche la crema (-7,8%).
Borsa di Milano 10 aprile 2020: 
BURRO CEE: 2,90 €/Kg. (-)
BURRO CENTRIFUGA: 3,05 €/Kg.  (-)
BURRO PASTORIZZATO: 1,30 €/Kg. (-)
BURRO ZANGOLATO: 1,10 €/Kg. (-)
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 1,42€/Kg. (-)
MARGARINA marzo 2020: 1,03 - 1,09 €/kg (=)
 
Borsa di Verona 6 aprile 2020: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 1,55 / 1,65 €/Kg.
 
Borsa di Parma 10 aprile 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,90 €/Kg.
 
Borsa di Reggio Emilia 14 aprile 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,70 - 0,70 €/kg.
 
GRANA PADANO – Milano 10 aprile 2020 – Listini inalterati. 
 
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,75 – 6,95 €/Kg. (=)
- Grana Padano 16 mesi di stagionatura e oltre: 8,25 – 8,50 €/Kg. (=)
- Grana Padano Riserva 20 mesi di stagionatura e oltre: 8,75 – 8,95 €/Kg. (=)
- Fuori sale 60-90 gg: 5,60 – 5,75 €/Kg. (=)
 
PARMIGIANO REGGIANO – Parma 10 aprile 2020 – Nessun listino quotato il 10 aprile a Parma. A Reggio Emilia il 14/4 i listini restano invariati.
 
-Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 8,00 - 8,40 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 15 mesi di stagionatura e oltre: 8,60 - 9,00 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 18 mesi di stagionatura e oltre: 9,50 - 10,15 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,20 - 11,15 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 30 mesi di stagionatura e oltre: 11,30 - 12,05 €/Kg.(=)

 

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Editoriale:  - Buona Pasqua e ... risorgeremo migliori! - Lattiero caseario. Listini in discesa. - Cereali e dintorni. Anticipare le prenotazioni- SOS  per le campagne: subito manodopera e macchine, prima che sia troppo tardi - Richiesta di manodopera in agricoltura: il territorio fa squadra


SOMMARIO Anno 19 - n° 15 12 aprile 2020
1.1 editoriale
Buona Pasqua e ... risorgeremo migliori!
3.1 lattiero caseario Lattiero caseario. Listini in discesa.   
4.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. tendenza
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Anticipare le prenotazioni.
6.1 cereali e dintorni tendenze.
7.1 cereali e dintorni Cereali
8.1 coronavirus  Covid-19, campagne invase da pedoni e ciclisti.
8.2 meccanica e covid-19  SOS  per le campagne: subito manodopera e macchine, prima che sia troppo tardi
11.1 coronavirus Coronavirus. Dalla Regione un nuovo pacchetto di misure per sostenere l'agricoltura.
12.1 agricoltura e lavoro Richiesta di manodopera in agricoltura: il territorio fa squadra
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Non si può più aspettare: i lavori nei campi richiedono con urgenza manodopera e macchine.

By meccagri © Barbara Mengozzi Aprile 9, 2020 -. A lanciare l’allarme sono le organizzazioni professionali agricole (Coldiretti, Confagricoltura e CIA) per una volta compatte nel chiedere al Governo di attivare al più presto gli strumenti adeguati per dare una concreta risposta alle pressanti richieste degli agricoltori che non vogliono perdere il risultato del loro lavoro.
Il primo grosso problema è rappresentato dalla carenza di manodopera che si è venuta a creare con la chiusura delle frontiere nell’Unione Europea dove, stando alle stime di Coldiretti, complessivamente mancano all’appello circa un milione di lavoratori agricoli stagionali per le imminenti campagne di raccolta, con il  rischio non da poco che l’UE perda quest’anno l’autosufficienza alimentare e il suo ruolo di principale esportatore mondiale di alimenti.
 
DALLA FRANCIA ALLA GERMANIA ALLA SPAGNA: UN PROBLEMA COMUNE

In Francia, il vuoto creato dall’assenza degli oltre 200mila stagionali rumeni, polacchi, tunisini, marocchini e di molti altri Paesi che ogni anno contribuiscono ai raccolti primaverili transalpini ha addirittura spinto il ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume a lanciare lo slogan «Des bras pour ton assiette/Braccia per riempire il tuo piatto» invitando quanti si fossero ritrovati senza lavoro per via delle restrizioni imposte dal Covid-19 ad «unirsi alla grande armata dell’agricoltura francese! ».
Parigi ha anche avviato una piattaforma informatica (https://desbraspourtonassiette.wizi.farm/) per far incontrare domanda e offerta di lavoro alla quale sembra abbiano già aderito oltre  200.000 francesi ma restano in piedi le difficoltà di dare a queste persone che arrivano per lo più dalle città un’adeguata formazione per svolgere in sicurezza le  lavorazioni agricole.
Il Ministro dell’Agricoltura tedesco Julia Kloeckner, a sua volta, propone di impiegare come lavoratori stagionali in agricoltura i lavoratori del settore alberghiero e della ristorazione per colmare il vuoto di circa 300mila unità lasciato dagli stagionali polacchi e rumeni che pesa anche sulla Spagna rimasta, ad esempio, senza i soliti 10 mila lavoratori stagionali marocchini impegnati nella raccolta delle fragole e  sta cercando nella popolazione nazionale come coprire questi posti vacanti e quelli delle campagne successive.
 
NEI CAMPI DEL BELPAESE CIRCA 400MILA LAVORATORI STRANIERI

Ma veniamo al nostro Paese. Stando ai dati forniti da Confagricoltura il numero di lavoratori dipendenti stranieri regolari (iscritti all’Inps) in agricoltura è pari a 391.500 unità,  con una incidenza sul totale degli operai attivi in Italia del 36 per cento. L’agricoltura detiene, infatti, una quota rilevante di manodopera straniera rispetto agli altri settori economici privati (il 9% del totale lavoratori extra-comunitari presenti in Italia e il 17% di quelli comunitari).
Negli ultimi dieci anni la crescita dei lavoratori stranieri è stata rilevante e l’incremento è andato prevalentemente a vantaggio della componente non comunitaria (+83%) rispetto a quella comunitaria (+2). Conseguentemente, i lavoratori non comunitari sono oggi in prevalenza (61% sul totale stranieri) rispetto a quelli comunitari.
Fra questi ultimi la stragrande maggioranza è costituita da rumeni, mentre è meno significativo il contributo di polacchi, bulgari e slovacchi. Nella componente non comunitaria, che si sta rafforzando, prevale la provenienza africana, in particolare dai Paesi del Nord (Marocco e Tunisia) e dell’Ovest del continente (Senegal, Nigeria e Mali), cui si affiancano quote rilevanti di lavoratori dell’Est Europa non comunitari (Albanesi, Macedoni e Ucraini) e asiatici (India e Pakistan).
Cifre alla mano, secondo le elaborazioni Coldiretti, che ha collaborato al Dossier statistico Immigrazione 2019, la comunità di lavoratori agricoli rumena conta 107.591 occupati, davanti a marocchini con 35.013 unità e indiani (34.043), che precedono albanesi (32.264), senegalesi (14.165), polacchi (13.134), tunisini (13.106), bulgari (11.261), macedoni (10.428) e pakistani (10272).
 
CORSIE VERDI PER I MIGRANTI STAGIONALI, L’OK DELL’UE

A Bruxelles, in risposta agli appelli lanciati dalle organizzazioni agricole, la  Commissione europea ha riconosciuto come il settore agricolo dipenda in larga misura da occupati stagionali che “svolgono funzioni critiche di raccolta, piantagione o cura”  e ha pertanto esortato gli Stati membri a “istituire procedure specifiche per facilitare il passaggio di tali lavoratori alle frontiere”.
«I corridoi verdi – ha replicato il nostro ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova – sono importanti ma da soli non bastano». Per la numero uno dell’Agricoltura,  grazie al cui intervento il ministero dell’Interno ha prorogato fino al 15 giugno tutti i permessi di soggiorno per i lavoratori stagionali che erano in scadenza in scadenza dal 31 gennaio al 15 aprile, al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne, occorre individuare soluzioni condivise Paese per Paese perché riprenda l’arrivo dei loro lavoratori nei campi italiani.
Punta a questo obiettivo il dialogo avviato dalla Bellanova con la Romania per aprire un corridoio che favorisca il reclutamento di manodopera già specializzata.
 
VOUCHER AGRICOLO, IL NO DI CGIL, CISL E UIL

Ma bisogna accelerare perché i tempi sono stretti e c’è chi per continuare a garantire le forniture alimentari di cui il Paese ha bisogno e non far marcire i raccolti nei campi propende per soluzioni alternative o quantomeno integrate tra loro, a cominciare da quella dei voucher.
Coldiretti in prima linea ha chiesto a gran voce  «una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università attività economiche ed aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne».
Favorevoli al ritorno dei voucher in agricoltura, quanto meno per un periodo transitorio legato all’emergenza Covid-19, anche CIA («subito strumenti e meccanismi veloci  per aiutare le aziende agricole ad assumere lavoratori e non rischiare scaffali vuoti») e Confagricoltura («occorrono soluzioni immediate per dare seguito a questa disponibilità di domanda e offerta e garantire i raccolti»).
Non la pensano però così Cgil, Cisl e Uil, che hanno bocciato l’emendamento che prevedeva la reintroduzione del voucher semplificato in agricoltura bollandolo come «una modalità inopportuna, che mortifica i diritti dei lavoratori».
 
I LAVORI DEI CAMPI NECESSITANO DI MACCHINE

Ha incontrato l’opposizione dei sindacati anche la richiesta di riapertura delle fabbriche che producono macchine agricole avanzata  a più riprese da FederUnacoma,  la federazione dei costruttori del settore, ma anche dalle organizzazioni professionali agricole, «per assicurare  la piena operatività dell’agricoltura nazionale e sbloccare le forniture di quei macchinari – quali seminatrici, erpici, concimatrici, irroratrici, ecc. – che sono necessari per portare a termine le operazioni colturali attualmente in pieno svolgimento, e che in molti casi le aziende agricole hanno ordinato prima che il DM del 25 marzo ne sospendesse la produzione in fabbrica» (vedi link).
«L’eliminazione della meccanica agricola dall’elenco delle produzioni essenziali è incomprensibile ed è una scelta solo italiana – fa presente FederUnacoma –  poiché in tutti gli altri Paesi i provvedimenti per l’emergenza Covid 19 autorizzano la produzione di macchinario agricolo proprio in quanto componente necessaria della filiera agroalimentare» (vedi link).
La questione ovviamente va ben al di là delle esigenze dell’agromeccanica nazionale, dal momento che ai lati opposti della barricata ci sono Confindustria e i sindacati e per l’esecutivo guidato da Conte  non sarà facile individuare un valido compromesso tra le priorità di tutela sanitaria e il salvataggio dell’intero sistema economico nazionale.
 
RIAPRIRE LE FABBRICHE, UN’ESIGENZA NON PIÙ PROCRASTINABILE

La situazione però evolve di ora in ora e, dopo che gli industriali delle quattro regioni del Nord che rappresentano il 45 per cento del Pil italiano (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto) hanno sottoscritto un’agenda per la riapertura delle imprese e la difesa dei luoghi di lavoro,  si è arrivati anche ad un accordo, contenente una lunga serie di linee guida, tra FCA e sindacato metalmeccanici per affrontare la fase 2 dell’emergenza quando il Governo darà il via libera per riaprire le fabbriche.
«Confindustria Veneto ritiene non più procrastinabile l’apertura delle aziende», ha spiegato Enrico Carraro, presidente degli industriali veneti e al vertice di Carraro Group, che produce sistemi di trasmissione per trattori e veicoli off-highway, e ha fatto presente che gli industriali veneti «stanno lavorando a un progetto Fabbriche Sicure per rendere gli ambienti di lavoro luoghi di massima tutela per la salute di dipendenti, collaboratori e delle famiglie».
 
SPECIALI KIT DI ANALISI E POSTAZIONI PER IL CONTROLLO DELLA TEMPERATURA

In attesa di sapere se e quando la meccanica agricola rientrerà nuovamente fra le attività produttive autorizzate a  riavviare le produzioni, ci sono aziende che si stanno preparando per gestire la riapertura garantendo la massima sicurezza nei luoghi di lavoro.
Emblematica in questo senso l’esperienza del gruppo Merlo di San Defendente di Cervasca (Cuneo) (nella foto sopra) che, grazie ad un accordo raggiunto con il laboratorio di analisi Pasteur di Cuneo, metterà a disposizione di tutti i dipendenti (1.400) speciali kit di analisi per verificare attraverso un prelievo di sangue  se un individuo è venuto a contatto con il virus e quale andamento sta seguendo l’infezione.
Altre imprese invece, come la Maschio Gaspardo di Campodarsego (Padova), si sono dotate di apposite postazioni per effettuare il controllo della temperatura corporea dei lavoratori all’inizio di ogni turno.
 
© Barbara Mengozzi
 
Fonte immagini: Ferrari Costruzioni Meccaniche (apertura), Argo Tractors, Dreamstime, Maschio Gaspardo, Moroccanladies.com, Merlo, Pixabay.

 

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Con l’approvazione al Senato del Cura Italia, viene semplificato e snellito il sistema delle visite mediche per i lavoratori agricoli. Il Sottosegretario L’Abbate: “L’accordo sottoscritto tra sindacati agricoli e associazioni di categoria diviene legge”

Per i lavoratori a tempo determinato e stagionali del mondo agricolo, limitatamente alle lavorazioni generiche e semplici non richiedenti requisiti professionali, la prevista sorveglianza sanitaria avrà validità annuale. Ciò consentirà al lavoratore idoneo di prestare la propria attività anche presso altre imprese agricole per lavorazioni che presentano i medesimi rischi, senza la necessità di ulteriori accertamenti medici. Senza costi per i lavoratori, saranno gli Enti bilaterali e gli organismi paritetici del settore agricolo e della cooperazione di livello nazionale o territoriale ad adottare iniziative, anche utilizzando lo strumento della convenzione con le ASL, finalizzate a favorire l’assolvimento degli obblighi in materia di sorveglianza sanitaria. La visita medica preassuntiva, pertanto, produrrà effetti nei confronti di tutti i datori di lavoro convenzionati.

“Sino ad oggi, i lavoratori stagionali sono costretti ad effettuare una nuova visita medica ogni volta che cambiano datore di lavoro, costringendo le imprese a continui e, spesso superflui, esborsi economici – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – Dopo aver trovato un accordo tra sindacati agricoli e associazioni di categoria per la revisione delle modalità di sorveglianza sanitaria, giungiamo ora all’approvazione di una norma che risolve le attuali storture burocratiche lamentate sia dalle aziende che dai dipendenti. Un passaggio epocale per la semplificazione, la sburocratizzazione e l’efficientamento del comparto primario. Prevediamo, inoltre, che – prosegue L’Abbate – laddove necessitino nell’immediatezza di un lavoratore, le stesse imprese possano effettuare la visita dal medico competente o dal dipartimento di prevenzione della ASL, come avvenuto tuttora, ma estendiamo la validità ad un anno, con ricadute per tutte le altre imprese per quelle medesime lavorazioni. L’auspicio – conclude il Sottosegretario L’Abbate – è che la norma venga confermata anche dalla Camera dei Deputati dove il testo del Cura Italia verrà ora esaminato."

Coronavirus. Dalla Regione un nuovo pacchetto di misure per sostenere l'agricoltura: via al nuovo bando da oltre 15,6 milioni di euro per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, accelerazione e anticipo dei pagamenti di contributi, proroghe e rinvii. L'assessore Mammi: "Un aiuto concreto per venire incontro alle esigenze delle imprese e dare più tempo per la programmazione degli investimenti"
Incentivi fino a 8.500 euro all'ettaro per il rinnovo degli impianti viticoli, più un contributo extra di 900 euro per estirpare i vecchi vitigni e ulteriori 2.000 euro per il mancato reddito durante l'esecuzione dei lavori. Le scadenza per la presentazione delle domande è fissata per il prossimo 15 luglio. La durata del bando da annuale diventa biennale. Ok all'erogazione anticipata di risorse per garantire più liquidità alle imprese e rinviate numerose scadenze legati a vari bandi regionali

Bologna 7/4/2020 - Un bando da oltre 15,6 milioni di euro per continuare a sostenere gli investimenti effettuati dalle imprese vitivinicole nel segno dell’innovazione tecnica e varietale e del miglioramento della qualità dei vini made in Emilia-Romagna; l’accelerazione del pagamento dei contributi per dare una boccata d’ossigeno alle aziende in questo momento difficile e, al tempo stesso, il rinvio e/o lo slittamento di una serie di adempimenti burocratici legati a vari bandi regionali.
 
È il nuovo pacchetto di misure varato dalla Giunta regionale per venire incontro alle esigenze delle imprese agricole, alle prese con i contraccolpi dell’emergenza Coronavirus. Un intervento che si aggiunge ai 55 milioni di euro già liquidati nelle scorse settimane a vario titolo (Domanda Unica, Ocm, Psr) a favore delle imprese da parte di Agrea (Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura), al bando da 12,6 milioni di euro per le indennità compensative alle aziende di montagna, alla semplificazione delle procedure amministrative per l’assegnazione dei carburanti agevolati, ora possibile anche on line, e alla proroga di altre importanti scadenze sempre nel settore vitivinicolo.
 
Una delle principali novità di queste ultime misure, riguarda il varo del nuovo bando per la riconversione e ristrutturazione dei vigneti, che avrà la stessa dotazione finanziaria del bando precedente valido per la campagna 2019-2020, ma che da annuale diventa biennale. Ciò significa che le aziende che decideranno di presentare la domanda di aiuto - la scadenza è fissata per il 15 luglio prossimo - dovranno dichiarare subito se hanno intenzione di eseguire i lavori entro il 31 maggio del 2021 oppure entro la stessa data del 2022. La certezza della copertura dello stanziamento di 15,6 milioni di euro è legata all’approvazione da parte della Commissione di Bruxelles di un regolamento ad hoc, che dovrebbe essere adottato entro una decina di giorni.   
 
“Abbiamo deciso di aprire tempestivamente questo nuovo bando- afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi- per non far perdere ai nostri viticoltori un’altra opportunità per il rinnovo dei propri vigneti, sia pure in un periodo contrassegnato da molte incognite come quello che stiamo vivendo. Un’occasione per ricalibrare la propria offerta commerciale, adeguandola alla nuova domanda di mercato, sempre più orientata verso vini di maggiore qualità Dop e Igp, e dai costi contenuti per incrementare il reddito aziendale”. “Al tempo stesso-prosegue l’assessore- con le altre quattro delibere approvate dalla Giunta regionale, da una parte interveniamo con una cospicua iniezione di risorse finanziare a favore delle imprese a corto di liquidità anticipando l’erogazione di contributi dovuti, dall’altra posticipiamo una serie di scadenze per agevolare la programmazione degli investimenti”.
 
Cosa prevede il bando per la riconversione dei vigneti
 
Il nuovo bando per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, che rientra tra le misure finanziate dall’Ue attraverso l’Ocm vino, concede contributi per l’estirpazione e il reimpianto di nuove varietà di uva da vino, in linea con le nuove tendenze commerciali, e per incentivare l’adozione di tecniche produttive innovative, all’insegna della meccanizzazione colturale e dell’installazione di impianti irrigui di ultima generazione.   
 
Gli aiuti variano da 8 mila a 8 mila 500 euro all’ettaro a seconda che i nuovi impianti siano localizzati rispettivamente a nord o a sud dell’asse della via Emilia. A questa cifra vanno poi sommati un contributo extra di 900 euro all’ettaro per l’estirpazione del vecchio vigneto e ulteriori 2 mila euro, sempre all’ettaro, per il mancato reddito durante il fermo produttivo per i lavori di rinnovo di vigneti.
 
La superficie minima dell’intervento è fissata in 3 mila metri quadrati e potranno essere rendicontati non solo i costi sostenuti per eseguire l’intervento (acquisto pali, fili e barbatelle), ma anche le spese per i lavori in economia. Tra le novità del bando è stata ampliata la possibilità di subentro dei beneficiari a tutte le aziende che devono garantire il ricambio generazionale, come nel caso del primo insediamento di un giovane agricoltore.
 
Le domande di aiuto devono essere presentate, direttamente dagli imprenditori agricoli oppure attraverso i Centri di assistenza agricola (Caa), secondo le modalità stabilite da Agrea (http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/ocm/temi/vitivinicolo-1/contributi-ocm-del-settore-vitivinicolo/ristrutturazione-e-riconversione-igneti).  Sull’ultimo bando per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, valido per la campagna 2019-2020, sono state presentate 1.145 domande, con un plafond finanziario di quasi 16 milioni di euro, per il rinnovo di oltre 1.600 ettari di vigne, su una superficie complessiva di circa 52 mila ettari coltivati a vite in Emilia-Romagna.
 
Le altre misure di intervento   
 
Le altre quattro misure approvate, riguardano da una parte l’anticipo di alcuni pagamenti per assicurare maggiore liquidità alle imprese in questo momento di difficoltà, dall’altra garantiscono più flessibilità nel rispetto delle scadenze programmate.
 
In particolare, nell’ambito del bando del Programma regionale di sviluppo rurale (Psr) sui progetti di filiera viene data la possibilità di erogare in anticipo i contributi sugli investimenti effettuati dalle aziende agricole dopo il collaudo dei lavori, anche se il progetto di filiera nel suo complesso non è ancora del tutto concluso. Si stima che questo provvedimento interesserà circa un migliaio di aziende agricole, che così riceveranno prima del tempo gli aiuti richiesti. Di pari passo vengono allungati i tempi di presentazione delle domande di pagamento, una volta conclusi i lavori, senza incorrere in sanzioni, in considerazione delle difficoltà a rispettare il cronoprogramma degli interventi a causa dell’emergenza Covid-19.
 
Con un’altra delibera viene allungata di uno a due anni la durata anche dell’altro bando dell’Ocm vino varato nel 2019 sugli investimenti in cantina, con una dotazione finanziaria di partenza di cica 5 milioni di euro nel frattempo saliti a 6 milioni per le economie derivanti dal bando sulla promozione dei vini emiliano-romagnoli sui mercati esteri.  L’allungamento di un anno della durata del bando viene accompagnato dall’erogazione anticipata dell’80% del contributo, previo rilascio di una fideiussione bancaria.   
 
Ancora: nell’ambito del bando Psr da 3,4 milioni di euro per la concessione di un contributo in conto interessi per alleggerire il costo dei prestiti di conduzione a vantaggio dei soci degli Agrifidi, gli organismi che assistono le imprese agricole nel rapporto con le banche, viene di fatto recepita una misura inserita nel decreto “Cura Italia” varato recentemente dal governo per consentire l’utilizzo, oltre ai contributi in conto interessi, anche delle garanzie offerte dallo Stato.
 
Infine, viene prorogata dal 30 aprile al 30 settembre la scadenza del bando Psr sugli investimenti per lo sviluppo degli agriturismi e delle fattorie didattiche. Vengono inoltre introdotte misure di semplificazione e flessibilità per garantire l’erogazione anticipata dei contributi per i bandi sulla produzione di energia da fonti rinnovabili e sull’ agricoltura sociale. /G.Ma

“Emergenza Covid-19, campagne invase da pedoni e ciclisti che tentano di sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine”. L’allarme di Cia Reggio: “Agricoltori preoccupati e minacciati" .

“Campi, frutteti e vitigni invasi da chi esce di nascosto da casa e non vuole incappare nei controlli ‘anti-coronavirus’: rischi per l’incolumità di cittadini e agricoltori”. A lanciare l’allarme è Antenore Cervi, presidente Cia Reggio, che ha raccolto le segnalazioni di tantissimi agricoltori preoccupati ed esasperati per il continuo viavai di pedoni e ciclisti.

“La situazione riguarda l’intero territorio reggiano - entra nel dettaglio -: dalla zona ceramiche alla Val d’Enza, dalla montagna alla Bassa ma anche e soprattutto nei territori limitrofi al centro abitato di Reggio. Sempre più persone insofferenti all’isolamento - e forse anche perché le istituzioni nazionali la scorsa settimana hanno fatto passare un messaggio sbagliato di ‘allentamento delle indicazioni anti-contagio’ -, hanno deciso di uscire di casa. Ma, visto che parchi e giardini pubblici reggiani sono ancora off limit, in tanti si sono riversati nei campi privati: terreni appena seminati, frutteti e vigneti dove però gli agricoltori in questo periodo sono al lavoro con i trattori e i prodotti per i trattamenti. I divieti e i cartelli vengono ignorati. Eppure i rischi per l’incolumità sono palesi ma, evidentemente, non per tutti…”.

Cervi sottolinea infatti che “non sempre è sufficiente far notare alle persone sorprese in giro che i campi sono proprietà privata, che è difficile vedere dai grossi mezzi le presenza tra i filari, che talvolta i trattamenti usati possono essere pericolosi nell’immediato se respirati. In alcuni casi si è arrivati a diverbi, fino alle minacce. La tensione generale è elevata e basta davvero poco per accendere le micce”.

“Se è vero che nelle vie della città e dei paesi ci sono troppe persone in giro – prosegue il presidente Cia Reggio -, posso tranquillamente affermare che la situazione è ancora peggiore nelle campagne: vengono considerate la miglior soluzione per uscire all’aria aperta e sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine”.

Cervi rivela che “non ci sono solo quelli che va a passeggio o a fare jogging. Sono stati trovati ad esempio tanti ciclisti che hanno ‘scambiato’ le grandi e piccole carraie come piste da mountain bike. I campi arati o seminati vengono usati come perfetto allenamento per fare fitness. Non mancano neppure i centauri con le moto da cross. Addirittura, un nostro agricoltore ha sorpreso un giovane che tentava di usare un board elettrico. Siamo ormai alla follia e temiamo che in questo fine settimana pasquale la situazione peggiori ulteriormente”.
Il presidente Cia Reggio lancia dunque un appello a forze dell’ordine e sindaci: “Va benissimo controllare le vie della città e dei paesi, ma sono necessari analoghe verifiche anche nelle aree rurali per evitare incidenti, litigi e problemi vari. I campi sono le nostre aziende dove ogni giorno lavoriamo per garantire la produzione di cibo e assicurare la presenza di alimenti sani e freschi sugli scaffali: chiediamo comprensione e rispetto da parte di tutti”.

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Mercoledì, 08 Aprile 2020 16:38

Cannabis: il nuovo super cibo

Da erba per lo sballo a super cibo, la Cannabis per le sue proprietà benefiche e per la sostenibilità ambientale

Il cibo è una parte importantissima della cultura italiana, oltre ad essere un comparto industriale molto florido e leader mondiale con tante eccellenze che tutti cercano di imitare. Da qualche anno a questa parte, osservando i banchi dei supermercati e le trasmissioni tv, la gente ha voglia di sperimentare nuovi ingredienti e nuove sensazioni anche in cucina.

Ed ecco la nuova tendenza a dare importanza alla Cannabis non più soltanto spinti da quel concetto fisso di droga da evitare, ma quale ingrediente naturale ricco di proprietà benefiche di per sé e nei suoi derivati. Infatti nella produzione alimentare è permesso utilizzare i semi e i loro derivati (come l’olio e la farina), in quanto non contengono THC.

Il THC (tetraidrocannabinolo) è uno principali cannabinoidi contenuti nelle piante di canapa e si tratta di una sostanza psicoattiva, per questo motivo proibita negli alimenti se non come residuo di contaminazione durante le lavorazioni. La questione è differente per il CBD (cannabidiolo), altro cannabinoide presente in natura insieme al THC, di cui si fa sempre più ricorso sia in ambito terapeutico che in ambito gastronomico con il suo basso tenore.

Dal punto di vista nutrizionale i semi di Cannabis sono ricchi di acidi grassi polinsaturi essenziali, omega-6 e omega-3, in rapporto ottimale per la nutrizione umana all’interno del loro olio (che ricorda l’aroma di nocciola). È buono anche il contenuto di vitamine, come la E e quelle del gruppo B. Specialmente l’olio di CBD è diventato molto popolare, malgrado il suo prezzo più alto rispetto al normale olio di semi di canapa, perché consumarlo insieme ad altri alimenti consente di ottenere un potenziamento dei suoi effetti benefici.

L’olio di semi di canapa può essere usato a crudo, per non alterare le sue qualità organolettiche e nemmeno quelle nutrizionali, come condimento di qualunque portata e può essere reperito già oggi in svariati supermercati. Per chi volesse, invece, avvalersi anche delle proprietà nutraceutiche dell’olio di CBD lo potrà integrare l’olio usato su cibi e bevande, oppure assumerlo per via orale; sarà sufficiente porne alcune gocce sotto la lingua, per poi ingerirle per ottenere un effetto rapido ed efficace per esempio contro il dolore cronico.

Sarà interessante vedere come si comporteranno le quotazioni di mercato di questo nuovo super cibo alla luce di tutte le congiunture economiche negative, come accade anche per le quotazioni dei prodotti caseari.

La coltivazione delle tante varietà di Cannabis sarebbe anche un toccasana per l’ambiente, poiché sono piante in grado di crescere senza l’uso di pesticidi, riescono a catturare l’anidride carbonica dell’ambiente per trasferirla nel terreno, le fibre permettono la fabbricazione di nuovi materiali per l’edilizia assolutamente resistenti e fibre per l’industria tessile green. Di recente si è scoperto che possono addirittura bonificare i terreni contaminati da sostanze tossiche, come quelli presenti nella famosa Terra dei Fuochi.

Martedì, 07 Aprile 2020 18:11

Lattiero caseario. Listini in discesa.

Tiene il latte spot nazionale mentre crolla l’estero. Burro in caduta libera. Grana Padano e Parmigiano stazionari. 

di Virgilio Parma 07 aprile 2020 - 
 
LATTE SPOT – Nuovo rialzo del latte spot alla borsa veronese, il latte spot nazionale recupera l’1,6% per la seconda volta. Il latte spot crudo nazionale risale tra 30,93 34,02/100 litri di latte. —6% invece è lo scivolone del latte intero pastorizzato "spot" estero (FRANCIA) che quota  27,84 28,87€/100 litri di latte e segue la caduta del 14% della settimana precedente. Infine il Latte scremato pastorizzato spot estero precipita tra  15,53 17,60 €/100 litri di latte (-22% GERMANIA AUSTRIA)."
 
BURRO E PANNA –Cede di 10 centesimi il burro quotato a Milano. A Parma lo zangolato cede 5 centesimi, ma non per troppo tempo posto che a Reggio il prezzo si è contratto di 5 centesimi al chilo scendendo sotto soglia dell’euro. Scivola anche la crema (-10%).
Borsa di Milano 06 aprile 2020: 
BURRO CEE: 3,10 €/Kg. (-)
BURRO CENTRIFUGA: 3,35 €/Kg.  (-)
BURRO PASTORIZZATO: 1,50 €/Kg. (-)
BURRO ZANGOLATO: 1,30 €/Kg. (-)
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 1,54 €/Kg. (-)
MARGARINA marzo 2020: 1,03 - 1,09 €/kg (=)
 
Borsa di Verona 6 aprile 2020: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 1,55 / 1,65 €/Kg.
 
Borsa di Parma 3 aprile 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 1,00 €/Kg.
 
Borsa di Reggio Emilia 7 aprile 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 0,90 - 0,90 €/kg.
 
GRANA PADANO – Milano 6 aprile 2020 – Listini inalterati. 
 
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,75 – 6,95 €/Kg. (=)
- Grana Padano 16 mesi di stagionatura e oltre: 8,25 – 8,50 €/Kg. (=)
- Grana Padano Riserva 20 mesi di stagionatura e oltre: 8,75 – 8,95 €/Kg. (=)
- Fuori sale 60-90 gg: 5,60 – 5,75 €/Kg. (=)
 
PARMIGIANO REGGIANO – Parma 3 aprile 2020 – Leggero recupero per il 12 mesi, inalterati gli altri listini.
 
-Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 8,00 - 8,40 €/Kg. (+)
-Parmigiano Reggiano 15 mesi di stagionatura e oltre: 8,60 - 9,00 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 18 mesi di stagionatura e oltre: 9,50 - 10,15 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,20 - 11,15 €/Kg. (=)
-Parmigiano Reggiano 30 mesi di stagionatura e oltre: 11,30 - 12,05 €/Kg.(=)

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#Filiera #Latte #DOP #formaggi #food #madeinitaly #lattierocaseari @theonlyparmesan
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Coronavirus: agire locale per ritornare a pensare globale.  Il presidente Simonazzi chiede di supportare maggiormente le aziende del territorio  per sostenere l’economia delle piccole imprese e i posti di lavoro connessi

Reggio Emilia, 7 aprile 2020. Per garantire le forniture alimentari a 60 milioni di persone in questo periodo, quasi tutta la filiera agroalimentare è in attività con oltre un milione di imprese divise tra le 700mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari di cui il 70% sono imprese artigiane, 300 mila attività di ristorazione di cui il 15% artigiane.

La situazione di emergenza sanitaria con conseguente blocco dell’economia in Italia e non solo, potrebbe però mettere in ulteriore difficoltà le micro imprese, che hanno una capacità finanziaria limitata e cominciano ad accusare la carenza di manodopera e le criticità a livello di logistica e trasporti.

“L’appello che vogliamo lanciare alla grande distribuzione – dichiara Marco Simonazzi, presidente CNA Alimentare - è quello di supportare le aziende del territorio acquistando in misura maggiore prodotti dalle aziende locali, per sostenere l’economia del territorio e i tanti posti di lavoro ad essa connessi”.

La progressiva chiusura del canale Horeca, non solo a livello nazionale ma anche internazionale, ad esempio, ha sottratto un canale di sbocco importantissimo per i prodotti di posizionamento alto e medio-alto (per esempio vino o formaggi) e che assorbe percentuali rilevanti dei flussi complessivi di export, e in prospettiva potrebbero poi palesarsi ulteriori difficoltà.

“Dobbiamo agire – conclude il presidente Simonazzi - ci vuole creatività, una strategia, una visione di insieme, unità di tutta la filiera. Su questo un aiuto arriva anche dalle piattaforme digitali, come sta dimostrando la pagina sul sito cnare.it dedicata alle aziende CNA che fanno consegna a domicilio di generi alimentari nella provincia reggiana, sempre più un punto di riferimento per produttori e cittadini. Anche perché per i grandi eventi per il rilancio del settore, come le fiere, dovremo aspettare un po' di tempo e comunque non prima del 2021”.

 

Rabboni: “Un plauso a tutti gli operatori che lavorano per garantire il pomodoro sulle nostre tavole”

I 130 contratti aziendali di compravendita del pomodoro 2020 depositati all'organizzazione interprofessionale OI Pomodoro da industria del Nord Italia, per le verifiche di conformità, sono risultati in linea con le quantità previste nei precontratti e quindi con l'obiettivo di programmazione produttiva 2020 fissato dalle parti nel contratto d'area Nord Italia. La programmazione produttiva dunque, grazie alla partecipazione consapevole di tutte le componenti, funziona e raggiunge i traguardi concordati.

Questo l’importante dato su cui ci si è confrontati in occasione della riunione in videoconferenza – in linea con le disposizioni per il contrasto alla diffusione del Coronavirus – tra i rappresentanti della componente industriale ed agricola della filiera che hanno esaminato l'esito dell'analisi sui contratti curata dall’OI, come soggetto terzo, su mandato della filiera stessa.

“L’OI – spiega il presidente Tiberio Rabboni - ha valutato la conformità dei contratti, depositati alla scadenza del 16 marzo scorso, ai precontratti aziendali definiti nelle settimane precedenti ed ha riscontrato il sostanziale rispetto di quanto programmato: sia per le quantità, sia per le superfici contrattate”.
Gli obiettivi di programmazione erano stati definiti congiuntamente dalle parti agricola e industriale che, già al termine della campagna 2019, avevano iniziato un serio e intenso confronto con lo scopo di definire un Accordo Quadro d’Area, poi raggiunto il 13 febbraio, che comprendesse l’importante e innovativo aspetto della programmazione produttiva, nei tempi idonei per garantire le scelte delle aziende agricole e la pianificazione industriale.

“Per calibrare gli obiettivi di programmazione e la loro sostenibilità – sottolinea Rabboni - le parti hanno utilizzato lo strumento dei precontratti, redatti a gennaio, i quali sono stati poi formalizzati nei contratti, sottoscritti a marzo. Una seria programmazione è a vantaggio di tutto il sistema, sia per la produzione agricola che per la produzione industriale, per evitare sovrapproduzione e garantire la fornitura necessaria tenendo conto della reale richiesta dei mercati”.

Entro il prossimo 30 giugno verranno confrontate le superfici effettivamente coltivate con gli obiettivi fissati nei contratti aziendali. Poi un’ulteriore verifica ci sarà a fine ottobre per valutare il rispetto dei quantitativi prodotti con quelli contrattati. Nel caso del mancato rispetto degli impegni di programmazione scatterà un sistema di trattenute economiche che andranno a formare un fondo, gestito dall’OI, per finanziare progetti di sviluppo a vantaggio di tutta la filiera.

Durante la videoconferenza le rappresentanze industriali ed agricole si sono doverosamente confrontate anche sugli scenari generati dall’attuale emergenza Coronavirus. A questo proposito rivolgono alla filiera nel suo insieme un messaggio di ringraziamento per il grande senso di responsabilità, per la passione e il coraggio dimostrato dagli agricoltori, dai lavoratori stagionali e da tutti i dipendenti delle industrie di trasformazione e attività connesse che stanno operando anche in questo drammatico momento, per assicurare la continuità delle attività e dei processi affinché il pomodoro italiano continui ad arrivare sulle tavole dei consumatori di tutto il mondo.

 

Leggero rimbalzo per il Latte spot, burro in tenue discesa così come pure il Grana Padano. Stazionari i listini del Parmigiano Reggiano. 
 
di Virgilio Parma 31 marzo 2020 - 
 
LATTE SPOT – Leggero rimbalzo del latte spot alla borsa veronese, il latte spot nazionale recupera l’1,6%. Il latte spot crudo nazionale risale tra 30,41 e 33,51/100 litri di latte. —2,9% per il latte intero pastorizzato "spot" estero che quota  32,99 35,05€/100 litri di latte e infine il Latte scremato pastorizzato spot estero risale leggermente a  20,18 - 22,25 €/100 litri di latte (+2,5%)."
 
BURRO E PANNA – Apertura con un leggero ribasso della borsa milanese. Flessione significativa per la crema milanese. A Parma lo zangolato resta inalterato, ma non per troppo tempo posto che a Reggio il prezzo si è contratto di 5 centesimi al chilo.  
Borsa di Milano 30 marzo 2020: 
BURRO CEE: 3,20 €/Kg. (-)
BURRO CENTRIFUGA: 3,45 €/Kg.  (-)
BURRO PASTORIZZATO: 1,60 €/Kg. (-)
BURRO ZANGOLATO: 1,40 €/Kg. (-)
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 1,64 €/Kg. (-)
MARGARINA marzo 2020: 1,03 - 1,09 €/kg (=)
 
Borsa di Verona 9 marzo 2020: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 1,60 / 1,63 €/Kg.
 
Borsa di Parma 27 marzo 2020 (=)
BURRO ZANGOLATO: 1,05 €/Kg.
 
Borsa di Reggio Emilia 31 marzo 2020 (-)
BURRO ZANGOLATO: 1,00 - 1,00 €/kg.
 
GRANA PADANO – Milano 30 marzo 2020 – Listini in altalena. Cedono i più freschi. 
 
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,75 – 6,95 €/Kg. (-)
- Grana Padano 16 mesi di stagionatura e oltre: 8,25 – 8,50 €/Kg. (=)
- Grana Padano Riserva 20 mesi di stagionatura e oltre: 8,75 – 8,95 €/Kg. (=)
- Fuori sale 60-90 gg: 5,60 – 5,75 €/Kg. (-)
 
PARMIGIANO REGGIANO – Parma 27 marzo 2020 – Nessuna quotazione rilevata venerdì 27 marzo 2020.
 
-Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 8,00 - 8,35 €/Kg. (NQ)
-Parmigiano Reggiano 15 mesi di stagionatura e oltre: 8,60 - 9,00 €/Kg. (NQ)
-Parmigiano Reggiano 18 mesi di stagionatura e oltre: 9,50 - 10,15 €/Kg. (NQ)
-Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,20 - 11,15 €/Kg. (NQ)
-Parmigiano Reggiano 30 mesi di stagionatura e oltre: 11,30 - 12,05 €/Kg.(NQ)

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Di Meccagri 26 marzo 2020 - Con le vendite di macchine e attrezzature agricole totalmente bloccate dal 12 marzo 2020 è ormai crisi nera per i commercianti del settore, “condannati” già dal prossimo mese ad una estrema sofferenza economico-finanziaria che potrebbe causare la chiusura di molte aziende.
 
UNA LETTERA APERTA INVIATA AL PREMIER

Rinaldin_Conte.jpgUnacma, l’Unione nazionale commercianti di macchine agricole, descrive così la situazione di particolare gravità in cui versano i propri associati, situazione che ha indotto il presidente dell’Unione Roberto Rinaldin (nella foto di apertura e qui sopra a sinistra) a inviare una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, chiedendo a gran voce provvedimenti urgenti per la propria categoria.
 
UN COMPARTO VITALE PER L’ECONOMIA NAZIONALE

Dopo aver espresso grande considerazione per l’operato del governo («Per affrontare una emergenza così imprevedibile, siamo consapevoli che non esista né una procedura né un manuale da seguire e quindi le giunga il nostro apprezzamento per quanto finora fatto nell’interesse di tutto il popolo italiano», si legge nella lettera) e aver assicurato come associazione di categoria «il più completo e assiduo impegno nel garantire i nostri servizi ad agricoltori e contoterzisti perché possano a loro volta, garantire le produzioni alimentari indispensabili», Rinaldin sottolinea l’importante contributo al PIL nazionale del suo comparto corrispondente ad un importo di 4.300 milioni di euro, con una produzione di entrate per lo stato italiano pari a 1.000 milioni di euro netti, senza contare il gettito derivante dalla filiera agricola di cui i dealer fanno parte.
«Su circa 3000 aziende commerciali e di riparazione capillarmente distribuite sul territorio i veri e propri dealer di macchine agricole italiani sono poco meno di 700 – fa presente Rinaldin –. Oltre alle funzioni di distribuzione delle macchine agricole, vengono svolte anche le forniture di ricambi, servizi di riparazione e manutenzione, collaudi funzionali delle attrezzature di distribuzione fitosanitaria, messa a norme delle macchine agricole in base al decreto 81, messe in opera, personalizzazioni ed ottimizzazioni delle macchine da raccolta, manutenzioni degli impianti zootecnici, irrigui ed a servizio dell’industria agroalimentare, trasporti, pratiche di collaudo, servizi finanziari propedeutici all’acquisto, funzioni burocratiche relative all’acquisizione della clientela di pratiche contributive Inail, crediti d’imposta e accesso ai vari piani di sviluppo, ivi compresi studi di fattibilità e redazione dei preventivi».
 (Foto sopra Rinaldin e Conte)


UN’ATTIVITÀ STRETTAMENTE LEGATA ALLA STAGIONALITÀ
«Un’attività – sottolinea il presidente di Unacma – strettamente legata alla stagionalità delle produzioni alimentari, con un apice proprio dal mese di marzo. Allo stato attuale, grazie anche ai provvedimenti dei recenti Dpcm, le nostre strutture sono rimaste attive. Di fatto, però, l’intero comparto vive un momento di sospensione ed è attiva solo per la parte di fornitura urgente dei ricambi e di erogazione di servizi manutentivi, che per prassi sono più un costo che un ricavo».
 
VENDITE FERME, CON LO STOP AGLI INVESTIMENTI DA PARTE DEGLI AGRICOLTORI

«La vendita delle macchine e attrezzature, core business della nostra categoria, dove si consolidano i nostri bilanci, si è totalmente bloccata dal 12 marzo 2020 – prosegue Rinaldin –. Tutti gli agricoltori, comprensibilmente, in questo momento, non sono certo impegnati nel valutare e/o concludere gli investimenti programmati, neppure in presenza della opportunità che il Governo ha concesso agli agricoltori con la trasformazione del super e iper ammortamento in credito d’imposta. Questo significa, per le nostre aziende, perdere totalmente l’anno in corso dal punto di vista commerciale».

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MOLTE IMPRESE DEL SETTORE COSTRETTE ALLA CHIUSURA
«Unacma – rimarca il suo presidente – ha previsto per il settore l’entrata in uno stato di estrema sofferenza economico-finanziaria entro la fine del mese di aprile, che potrebbe causare la chiusura di molte aziende e il crollo di queste aziende, oltre a determinare ulteriori perdite di PIL e di posti lavoro, comporterebbe un danno difficilmente sostenibile dalle aziende agricole in generale, venendo a mancar loro primariamente il servizio capillare di fornitura e manutenzione del parco macchine circolante».
 
CINQUE RICHIESTE BASILARI PER LA SOPRAVVIVENZA DELLA CATEGORIA
Di qui la richiesta da parte di Unacma dell’adozione urgente di un provvedimento dedicato alla categoria che consta di cinque capisaldi:
1) intervenire, già entro la fine del mese di marzo, con azioni che ci consentano alla categoria, in mancanza di fatturato, di disporre di sufficiente liquidità per onorare gli impegni in scadenza immediata, ivi compresa una moratoria dei mutui bancari estesa da 6 a 12 mesi (a differenza di quella concessa a tutte le forme imprenditoriali sia individuali che societarie);
2) immediata messa a disposizione degli ammortizzatori sociali per il personale dipendente, oltre alle misure temporali già previste (ammesso che la criticità dovesse essere superata già nel mese di aprile, per i concessionari non cambierebbe nulla o quasi, economicamente;
3) immediata messa a disposizione, attraverso il sistema bancario, di liquidità corrente garantita da un fondo statale, di facile accesso mediante corsie preferenziali per far fronte alle scadenze ordinarie;
4) immediato rinvio di pagamento di qualsivoglia tassazione diretta e indiretta e successiva possibilità di rateizzazione a partire da 12 mesi delle stesse;
5) immediata emissione di contributi a fondo perduto dedicati alla categoria dei commercianti e riparatori di macchine agricole per il sostentamento di comprovate emergenze finanziarie occorrenti al proseguimento dell’attività lavorativa in termini di investimenti tecnico-strutturali.
«Siamo certi – conclude la lettera di Rinaldin – che considererà attentamente le nostre richieste e che vorrà sottoporle anche ai ministri competenti al fine di accoglierne il contenuto con un provvedimento urgente per dare al nostro settore, giustamente considerato primario, le risposte che si attende».
 
 
Fonte testo: Unacma
Fonte immagini: Unacma e SDF, e Nobili spa (lgc)

 

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