Editoriale: -- Carburanti e il tormentone delle accise. E’ responsabilità di tutti tranne dei distributori. Adesso BASTA! - Lattiero Caseario: “Formaggi stabili” - Cereali e dintorni. Il meteo dell’Argentina è una variabile in ascesa - Cereali e dintorni. Il “rosso” domina i mercati - Biogas e Filiera del Parmigiano Reggiano - “Le Forze delle Acque”: inaugurata a Parma la grande mostra sul Po e sugli Enti che ne hanno cura - Nobili GEO e ANTIS 3000 - Milleproroghe, Federacma: necessario posticipare a fine anno termine ultimo consegna macchinari 4.0 -
Con tutti i problemi che l’Italia e l’Europa stanno sopportando, l’argomento principe dell’opposizione riguarda le accise e il mancato rinnovo del Bonus, peraltro già programmato dal precedente governo. Ma quello che non si può ascoltare sono le lamentele contro la categoria dei gestori, compressi tra accordi capestro e necessità di portare a casa la pagnotta come tutti i lavoratori.
I gestori carburanti sono pronti per la mobilitazione dello sciopero indetto da alcune associazioni di categoria per il 25 e 26 gennaio.
Italiani intenti nei preparativi per festeggiare l’arrivo del nuovo anno, non si sono accorti che dal 1° gennaio 2023 il Governo Meloni ha ripristinato integralmente l’importo delle accise sulla benzina.
Di Andrea Caldart Cagliari, 14 settembre 2022 (Quotidianoweb.it) - Guardando alla cabina elettorale ormai prossima, far scadere la proroga delle accise poco prima della consultazione elettorale, probabilmente avrebbe potuto “turbare” il risultato e così, ecco che il governo prolunga la scadenza fino al 17 ottobre.
Una politica ambientale da ripensare e soprattutto da non accettare a occhi chiusi. Gli interessi di pochi dietro alla guerra del Diesel e della Benzina.
di Lamberto Colla giovedi 6 dicembre 2018 - E' notizia di queste ore che il Governo stia predisponendo gli incentivi e i disincentivi per le auto. Siamo alle solite!
A entrare nel mirino di Palazzo Chigi questa volta sarebbero tutte le vetture nuove alimentate a benzina e a gasolio.
La solita scusa ambientale, per la quale in questi giorni in Emilia Romagna è stato introdotto il divieto di circolazione anche per gli euro 4 (un'eresia!), ma che invece nasconde un più grande problema industriale tutto in carico ai petrolieri e alla guerra tra paesi produttori che oggi è persino riuscita a minare la coesione OPEC con il risultato che il QUATAR se ne è uscito, senza una motivazione tecnica plausibile ma solo di facciata.
Il QATAR è il più grande produttore di Gas e (LNG Gas Naturale Liquefatto) vuole incrementare le produzioni dei suoi derivati chimici, mentre è il più piccolo produttore di greggio (solo il 2%) dell'OPEC. Questa la giustificazione pubblica, ma la verità sta nel contrasto con l'Arabia Saudita (stretto partner di USA), posto che non sarebbe in contrasto la produzione di Gas con l'adesione all'OPEC.
Gli scenari mondiali legati al petrolio sono fortemente mutati da quando gli USA hanno inventato un nuovo modo di estrazione facendo uso del "fracking", una sequenza di micro-esplosioni controllate sotterranee seguite da immissione d'acqua a altissima pressione che scioglierebbe il petrolio dalle rocce.
Una tecnologia che ha consentito agli Stati Uniti di diventare un Paese autosufficiente nella produzione e addirittura forte esportatore di greggio.
E' per questo motivo, che negli ultimi 7-8 anni, il prezzo del petrolio è crollato di 2/3 e ora è al 50% del prezzo del 2011 (arrivato in california a 140$/bar). Da oltre 120$ al Barile il Petrolio WTI crollò a 40 per poi risalire intorno ai 50$/barile attuali.
Un prezzo che genera margine operativo alle imprese statunitensi ma non a quelle Venezuelane (sarebbe il maggiore produttore mondiale) e medio orientali e comunque valido per tutti gli altri estrattori con tecnologie convenzionali.
Ma questo ha portato a un problema di non poco conto.
Infatti, il petrolio estratto con le nuove tecnologie, essendo un prodotto leggero, non sarebbe indicato per la produzione di gasolio da autotrazione e perciò, è calata la direttiva, da molto in alto, di spostare il gasolio solo sulla autotrazione commerciale sacrificando l'uso privato.
Ancora una volta la "favola ambientale" è stata ben raccontata per fare passare indolore provvedimenti e cambi di strategia industriale che vanno a giovamento dei soliti pochi e potenti e ricchissimi, e a scapito soliti tanti pecoroni, deboli e sempre più poveri.
I Gilet Gialli francesi hanno fatto fare marcia indietro a "Macaron", il presidente duro fuori e tenerone dentro, ma sarebbe auspicabile che la protesta si espandesse un po' in tutti Paesi, con qualche miglioramento in termini di violenza e danni che invece servono solo a spaventare quelli che vorrebbero insorgere e protestare civilmente ma ostinatamente.
In conclusione, caro il nostro bel Governo, ripensate anche alla politica ambientale e soprattutto, date ascolto alla scienza che ha certificato che l'inquinamento della auto elettriche nel loro totale ciclo di vita (quindi smaltimento delle batterie compreso), essere pari alle auto euro 4.
Quindi di cosa stiamo parlando?
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Video campo petrolifero California: https://youtu.be/JYOmf1HxJmQ
Il petrolio WTI è crollato del 30% ma alla pompa resta alto. L'estate scorsa tutte le tariffe energetiche e non, sono state ritoccate per effetto del caro petrolio, mentre oggi nessuno pensa di ribassare i prezzi. Le commissioni di vigilanza e i movimenti dei consumatori dove sono?
di Lamberto Colla Parma, 15 novembre 2018 - A ottobre il WTI sfiorava gli 80 $/barile, ieri ha toccato quota 56$/bar (vedi grafico).
Un crollo di cui nessuno ancora parla. I soliti commentatori invece, quelli che di economia e finanza ne sanno, è tutta estate che ci propinano le giustificazioni circa il rincaro delle tariffe e dei prezzi dei carburanti alla pompa a causa del caro petrolio. Gli ultimi articoli al riguardo sono di un mese fa: "Rincari prezzo del petrolio e bollette: stangata di 8,1 miliardi di euro per le famiglie italiane" titolava Investire Oggi il 14 ottobre scorso.
E le accise sono ancora lì, nel computo del prezzo dei carburanti, appena prima della voce IVA 22% che, ricordiamo in modo totalmente anticostituzionale, determina una infelice tassazione di un cumulo ottuagenario di accise, moltiplicando all'inverosimile i benefici delle sempre vuote casse statali.
Dove sono le commissioni di vigilanza sui prezzi? Dove sono i vari Movimenti e Associazioni dei Consumatori?
Dobbiamo continuamente credere che il rincaro dei prezzi alla pompa sia dovuto ai costi industriali e non tanto al prezzo del greggio? allora perché l'adeguamento al rialzo è costantemente e tempestivamente adeguato al rialzo mentre le riduzioni non seguono altrettanti principi?.
Perché, così facendo, su di tre gradini e giù di uno, alla fine l'incremento dei margini industriali è più che proporzionale. La nostra memoria invece lavora sul breve periodo e fa i confronti con gli ultimi prezzi registrati e non con le dinamiche di medio e lungo periodo che darebbero risultati ben diversi.
Così ci siamo trovati il mese scorso a sfiorare i 2 euro il carburante (in autostrada) con 80€/bar il WTI e poco meno oggi che siamo a 55€/bar.
Se tanto mi dà tanto, il prezzo navigherà verso il basso ancora per un po' attorno ai 50$, che è una soglia remunerativa per gli USA, che da quando adottano la tecnica del fracking (estrazione del petrolio dalle rocce con microcariche esplosive) sono diventati autosufficienti e esportatori, mentre non lo è per i paesi del Golfo, del Venezuela e tutti gli altri Paesi che adottano principi estrattivi tradizionali e molto più costosi. Un modo quindi per far valere le ragioni USA all'interno dell'OPEC e forse per "convincere" i più ostinati a agire contro l'Iran.
Politiche internazionali di cui si avvantaggeranno sempre i soliti industriali, estraendo euro dalle tasche degli italiani e lasciando all'asciutto i benzinai, costretti ormai a fare letteralmente i salti mortali nelle loro stazioni di servizio (dall'organizzazioni di feste e happy hour a mega autolavaggi, officine, bar e ristoranti).
Ormai non crediamo più alle favole delle accise che verranno alienate, però, cari ministri, fate in modo che chi deve vigilare lo faccia e che le ammende vadano a favorire l'adeguamento delle strade e autostrade. Almeno risparmieremo in treni di gomme... e soprattutto in VITE umane!
leggi anche:
http://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/12192-equitalia,-dalla-parte-del-cittadino-o-no.html
Dal 2010 le accise sono aumentate 10 volte e l’Iva due. Oltre alle famiglie, saranno colpite anche alcune categorie professionali come i taxisti, gli autonoleggiatori, gli agenti di commercio e i trasportatori.
Mestre, 26 febbraio 2014 -
Brutte notizie per gli automobilisti italiani: da sabato 1° marzo scatta un nuovo aumento delle accise sui carburanti. Per questo motivo, segnala la CGIA, dal prossimo week-end fare il pieno alla nostra autovettura costerà un po’ di più. L’incremento medio annuo in capo a una famiglia italiana con un’auto a benzina che percorre mediamente 15.000 Km all’anno sarà di 13 euro, mentre per un’autovettura alimentata a gasolio l’aumento sarà di 17 euro.
Si tratta di ritocchi, sottolinea la CGIA, tutto sommato abbastanza contenuti. Tuttavia, è bene ricordare che una famiglia con un’auto alimentata a benzina con una percorrenza annua di 15.000 Km quest’anno sborserà 257 euro in più rispetto al 2010. Nel caso di automobile diesel, invece, l’incremento rispetto a quattro anni fa sarà addirittura di 388 euro.
Questi aumenti sono riconducibili al fatto che in questi ultimi cinque anni le accise sui carburanti sono state ritoccate ben 10 volte, mentre l’Iva è stata aumentata due volte.
Il ritocco che scatterà sabato prossimo, fa notare la CGIA, è stato previsto dal cosiddetto “Decreto del fare”, approvato dal Governo Letta nel giugno dell’anno scorso. Questo aumento delle accise, pari a 2,40 euro ogni 1.000 litri consumati, garantirà, secondo le stime, 75 milioni di euro di gettito che finanzierà alcuni interventi per il rilancio dell’economia (nuova legge Sabatini, conferma del credito di imposta per il settore cinematografico, rilancio della nautica e della produttività del sistema portuale).
“Oltre alle famiglie – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – questi aumenti interesseranno le categorie che utilizzano professionalmente un mezzo di trasporto. Mi riferisco, in particolar modo, ai taxisti, agli autonoleggiatori, agli agenti di commercio e ai trasportatori. Ricordo che l’80 per cento circa delle merci italiane viaggia su gomma. E’ vero che grazie al rimborso delle accise gli autotrasportatori, ad esempio, possono recuperare gli aumenti fiscali che subiscono alla pompa; tuttavia, bisognerà vigilare affinché i prezzi dei prodotti che giungeranno sugli scaffali di negozi e supermercati non subiscano degli aumenti ingiustificati”.
Lavoro ridotto anche sul territorio del 50%, mentre si profilano nuovi disoccupati -
Modena, 21 gennaio 2014 -
E' amaro il bilancio che FAIB-Confesercenti Modena traccia sulle vendite di carburante nel periodo festivo appena trascorso. Tra il 23 dicembre 2013 e il 6 gennaio 2014, si è registrata una contrazione che riflette la linea di tendenza negativa dell'anno appena concluso. Nel 2013 i consumi di benzina sono diminuiti del 5,7%, quelli di gasolio del 4,7% rispetto al 2012.
"Dicembre e i primi giorni di gennaio – esordisce Franco Giberti, presidente di FAIB-Confesercenti Modena, il sindacato dei gestori delle stazioni di servizio - confermano la tendenza al ribasso delle vendite, smentendo la tradizionale fase di recupero che in genere andava a migliorare la media annua, con un ulteriore sofferenza sulla rete carburanti. E le prospettive non appaiono incoraggianti". Dal 1° gennaio infatti è scattato l'aumento dell'imposta di consumo sugli oli lubrificanti (da 750 a 787,81euro per 1000 kg). Dal 1° marzo, invece, aumenteranno le accise su benzina e gasolio. "È l'effetto del rincaro deciso dal Decreto del Fare (DL 69/2013) – continua Giberti - e attuato con un provvedimento del Direttore Centrale dell'Agenzia Dogane-Monopoli del 24 dicembre scorso. Le accise sulla benzina passeranno da 728,40 a 730,80 euro per 1000 litri, mentre per il gasolio il prelievo salirà da 617,40 a 619,80 euro sempre per 1000 litri".
Notizie certamente non positive per consumatori e gestori della rete carburanti che stanno assistendo ad una continua contrazione degli erogati. "Peraltro – aggiunge il presidente di FAIB Modena - l'ennesimo ritocco dell'accisa è solo il primo degli aumenti previsti di imposizione fiscale sui carburanti che dovranno sopportare i cittadini". Nei prossimi tre anni infatti, sono programmati ben quattro incrementi. Nell'insieme, sulle spalle degli automobilisti ricadranno - fra il 2014 e il 2017 - maggiori imposte per 1,3 miliardi di euro: 1,07 di maggiori accise e 237 milioni dell'IVA relativa.
"Scenario che lascia intravedere un ulteriore calo dei consumi di carburanti, mettendo a dura prova i gestori degli impianti, già in forte difficoltà a causa dell'andamento negativo del mercato – continua Giberti - Mentre impianti chiusi o abbandonati cominciano a diventare la regola anche sul nostro territorio: quasi 15 quelli per i quali le compagnie hanno chiesto la sospensiva al Comune. Ma a rimetterci questa volta sarà anche lo Stato a furia di aumentare accise ed IVA. Stando ai numeri con l'IVA al 22% e con l'accisa su benzina e gasolio è probabile che i consumi continueranno a contrarsi. Ipotizzando nel 2014 un calo analogo a quello del 2013, l'incremento di accise e IVA non porterebbe ad un aumento di gettito, anzi ci sarebbe, a parità dei prezzi dei combustibili, una riduzione da 15.9 a 15.3 miliardi".
"Ma non è che uno dei problemi. Se la crisi ha inferto un duro colpo all'erogato, ad influire negativamente sugli incassi dei gestori hanno contribuito anche le politiche delle compagnie petrolifere orientate a regolare il mercato non proprio a favore delle piccole stazioni di servizio e il proliferare di pompe carburante ghost, di quelle della grande distribuzione, in crescita oltretutto, unione dei retisti etc. Fattori che messi insieme, al di là della ben poco leale concorrenza, si sono ripercossi sul lavoro: con una riduzione del servizio offerto alla clientela, per quello che riguarda Modena e il suo territorio del 50% e oltre, e quindi dello stipendio per chi ha dei dipendenti, arrivando nei casi più estremi a doverli lasciare a casa. Nuovi casi di disoccupazione che si creano dopo 20 a volte 30 anni di attività, fondata su fiducia e rispetto, per persone di oltre 50 anni, impossibilitate data la situazione attuale a ricollocarsi in nuovi posti di lavoro", conclude Giberti.
(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)