La parola testo, deriva dal latino textum e definisce un insieme di fili (filigrana) disposti in senso verticale ed orizzontale che si incrociano tra di loro fino a formare un tessuto.
Di Guido Zaccarelli Mirandola 5 maggio 2018 - Quando osserviamo un tessuto realizzato a mano, oppure a macchina, la nostra mente può similmente intravedere la disposizione di un testo e comprenderne il senso.
Un testo per essere letto e compreso deve seguire le regole classiche della sintassi, insieme di regole che opportunamente applicate consentono di ottenere un testo denso di significato e della semantica, che studia il senso delle parole.
Un tessuto può essere realizzato con una tecnica molto precisa (sintassi) ma non riuscire a dare un senso compiuto al tramato.
Sintassi e semantica vanno viste nel loro insieme ricordando che non sempre l'applicazione rigorosa della sintassi contribuisce a infondere significato alla frase. Un esempio: il sole illumina la terra e la terra illumina il sole, sono proposizioni che godono delle stesse proprietà, (sintassi) ma sola una ha senso.
Occorre quindi prestare molta attenzione al significato che si vuole assegnare alla frase, al suo valore intrinseco ed estrinseco, e alla interpretazione soggettiva, che come abbiamo visto in un articolo recente, dipende fortemente dalle euristiche. Le considerazioni prese in esame ci portano a considerare l'esistenza di un forte legame tra testo e con-testo, che stabilisce il grado di affinità – non affinità con le proposizioni che sono inserite, vivono e respirano, in un luogo ben preciso: il contesto. La parola con-testo è formata dal prefisso con la cui origine latina cum ci porta all'insieme.
Come si relaziona e come proietta la sua immagine un individuo quando è di fronte ad un testo?: immerso in un tessuto dove condividere la sintassi, (il modo con il quale i fili sono disposti) per dare significato alle parole e un senso compiuto al suo essere lì presente. La mancanza di senso implica l'uscita dal testo e dalla relazione con esso.
Per cercare di catturare l'attenzione il testo offre al lettore differenti punti di osservazione, al pari di una rappresentazione tridimensionale, dove ogni asse esprime una propria prospettiva. Possiamo immaginare che l'asse delle (x) osservi una relazione davanti-dietro per condurre l'individuo a vivere il testo solo nella sua dimensione visibile, senza addentrarsi in ciò che tiene coperto con la sua parte in ombra: (parlare con una persona e questa offre sempre le spalle). Successivamente possiamo indagare con l'asse delle (y) la prospettiva sopra-sotto che conduce lo stesso individuo a vedere il testo al pari di un attore quando osserva dal palco il pubblico seduto in platea in uno spettacolo teatrale. L'asse delle (z) completa l'analisi con la prospettiva alto-basso dove l'individuo è posto più in alto ed è in grado di osservare il cono d'ombra che circoscrive il testo immerso nel con-testo.
L'analisi del testo non si ferma alla sola parte razionale. Coinvolge anche la dimensione emotiva che proiettata anch'essa in un'ottica tridimensionale, porta alla luce tutte le parole che sono in grado di gioire ed emozionare, definite, parole dense.
Un testo è come un tessuto, deve essere morbido al tatto e dare la luce a nuove emozioni per donare al contesto il profumo di gioire la nascita di nuove sensazioni. Le parole gelide e senza vita scorrono via, lasciando una scia invisibile che sfuma all'orizzonte incapace di fissarsi nella memoria dell'anima.
Bibliografia: Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro. Guido Zaccarelli, Franco Angeli Editore
GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Presentati i risultati dell'indagine su oltre 2.000 imprese dell'Osservatorio promosso dal sistema delle Camere di commercio e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna
Bologna 3 maggio 2018 - Una sfida complessa, l'innovazione, che le imprese dell'Emilia-Romagna stanno però affrontando in modo dinamico.
E' questa l'immagine dell'Osservatorio Innovazione Emilia-Romagna 2018 presentato a Bologna, che offre una analisi strategica del posizionamento delle imprese emiliano-romagnole in una fase cruciale di ri-definizione delle modalità con cui il mercato e la società, nell'era digitale e circolare, spingono a progettare, produrre e distribuire prodotti e servizi, secondo nuovi parametri di efficienza, rapidità, condivisione, complessità tecnologica e ricchezza delle informazioni coinvolte.
L'Osservatorio InnoER, risultato della collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Camera di Commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, ASTER e Intesa Sanpaolo, è stato curato dal CISE, azienda speciale della Camera di Commercio della Romagna –, con il supporto scientifico del Centro Studi Antares, ed è stato reso possibile dal supporto economico della Regione Emilia-Romagna.
Secondo l'indagine realizzata su un campione di 2.047 imprese (pari al 10% del totale di quelle potenzialmente coinvolte con un fatturato superiore a 500 mila euro) e l'integrazione di diverse banche dati, le aziende emiliano-romagnole presentano quattro profili innovativi: leader (27% del campione e 48% degli addetti) con una capacità elevata di governare il nuovo paradigma della prossimità all'interno dell'ecosistema di relazioni con fornitori e clienti, anche con capacità di utilizzare reti internazionali e tecnologie avanzate; proattive (23% e 21% rispettivamente) che non detengono una leadership tecnologica di settore ma lavorano costantemente sullo sviluppo innovativo di prodotti e adattive (15% e 8%) che hanno un profilo di "inseguimento" dell'innovazione in relazione ai cambiamenti che avvengono nel proprio settore e nel mercato; tardive (33% e 21%) che mostrano un ritardo di "sintonizzazione" con il fenomeno innovativo che interessa le filiere globali e le altre imprese regionali, e denotano una vulnerabilità più probabile anche nella perdita di valore.
I profili si differenziano soprattutto su tre dimensioni chiave: la cultura innovativa all'interno dell'azienda, il ruolo della prossimità e del territorio per i processi di innovazione, l'adozione di nuove tecnologie per il governo della complessità interna all'azienda e di filiera.
Il profilo delle leader e delle proattive è fortemente correlato con la capacità di essere competitivi nell'economia dei servizi, dove digitalizzazione, prossimità con il cliente e cultura innovativa si fondono.
Lo studio evidenzia come ciò che misura la distanza tra una impresa tardiva e una leader è la capacità di questa di adeguare la propria cultura organizzativa a un cambio di paradigma di "costante e continua innovazione" per ridurre la distanza con il cliente/utente, in chiave di co-progettazione, digitalizzazione della supply-chain e rapidità degli scambi.
Inno ER 2018 indica come prevalga la dimensione in house: il 27% delle attività di innovazione interna riguarda i prodotti, mentre il 26% delle attività di innovazione esterna riguarda i servizi di marketing.
Il rapporto individua i "tempi" dell'innovazione, individuando tre categorie di imprese in relazione alla velocità di rendimento dei nuovi prodotti nell'arco di tre anni in relazione al fatturato.
Ci sono così le imprese Fast Trackers, pari al 16% i cui prodotti e servizi generano il 40% del fatturato; le Climbers, che sono il 34% he sviluppano tra il 10% e il 40% e infine le Long distance runners, percentuale del 50% che producono fatturato fino al 10%.
La lettura dei profili dell'innovazione aiuta a leggere anche le possibili traiettorie di evoluzione della "specializzazione intelligente" regionale, ovvero la prospettiva di nuove possibili vie di scoperta e applicazione di idee innovative, coinvolgendo più imprese e più settori.
Il 21% delle imprese adotta soluzione avanzate di "eco efficacia".
Nella meccatronica ed agroalimentare, le strategie di riduzione dei consumi accompagnano strategie di riciclo e utilizzo degli scarti sopra la media.
L'indagine si focalizza anche sugli elementi che secondo le imprese favoriscono l'innovazione, indicando soprattutto clienti e fornitori, quindi addetti ricerca e sviluppo interni e consulenti, quindi attività legata a fiere convegni, stampa specializzati, sstudi di mercato, appartenenza a gruppi aziendali e reti di impresa, quindi collaborazioni con Università e centri di ricerca.
Una percentuale pari all'11% delle imprese ha una elevata integrazione di prodotti finiti e servizi.
Tra i fattori che producono attitudine a innovare, emergono soprattutto tre elementi: cliente leader, clima aziendale interno come fucina di idee, presenza di fornitori locali e quindi il ruolo del territorio, a questo riguardo, il comportamento delle imprese è diventato selettivo nella scelta e la prossimità geografica è importante a condizione di una presenza di specializzazione tecnologica che garantisca risposte.
Esiste una forte correlazione tra leadership tecnologica e la capacità di accompagnare i processi produttivi con una forte propensione ai servizi in chiave di interoperabilità tra le fasi interne e della value chain.
Il ruolo strategico del sistema economico emiliano-romagnolo, storicamente forte di proprie vocazioni manifatturiere resta elevato anche all'interno della nuova "economia digitale dei servizi".
In sintesi, poco più della metà del sistema produttivo emiliano-romagnolo è oggi ben sintonizzato con le sfide di innovazione lanciate dal mercato e dalla società. Un terzo risulta in ritardo, ma ha le basi su cui poter innestare azioni correttive di carattere organizzativo e per essere ricettivo rispetto al supporto ai processi innovativi che possono essere alimentati a livello regionale e nazionale.
La sfida del prossimo decennio è quella di aumentare, da una parte, la leadership tecnologica del sistema regionale e, dall'altra, la partecipazione all'innovazione anche di imprese oggi in ritardo.
Non esiste, nel campo delle politiche per l'innovazione, una "ricetta unica": occorrono strategie differenziate che permettano di costruire percorsi di innovazione per e con i diversi profili di impresa.
In una fase di rafforzamento delle politiche regionali dell'innovazione, grazie all'azione di supporto attraverso il ciclo di programmazione europea POR-FESR e al coordinamento della rete Alta Tecnologia con gli strumenti associativi dei Clust-ER e della Value chains[1], è importante considerare gli elementi conoscitivi per un'azione di sistema.
Il rapporto indica alcuni fattori chiave che emergono dall'indagine e considerati utili per un rafforzamento delle politiche regionali: transizione tecnologica e digitalizzazione; circolarità come efficacia e trasformazione del prodotto/servizio; territorio, Research and Technology Organisations (RTOs) e offerta di R&D; politiche regionali.
Hanno detto
Per Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna
"L'Osservatorio Innovazione Emilia-Romagna 2018 offre un'analisi strategica del posizionamento delle imprese emiliano-romagnole di fronte alla complessità del "fenomeno innovazione", in una fase cruciale di ridefinizione delle modalità con cui il mercato e la società, nell'era dell'economia digitale e circolare, spingono a progettare, produrre e distribuire prodotti e servizi. L' indagine, condotta con particolare riferimento a temi di grande attualità quali Impresa 4.0 ed Economia Circolare fornisce una fotografia assolutamente aggiornata e in divenire del fenomeno complesso innovazione sviscerato in tutte le sue componenti. Le imprese devono familiarizzare di più e meglio con il mondo della ricerca per far sì che i prodotti e processi siano innovativi e le aziende siano sempre più competitive"
Claudio Pasini, segretario generale di Unioncamere Emilia-Romagna
"L'Osservatorio 2018 offre elementi conoscitivi utili a stimolare riflessioni sulle politiche regionali. Il valore di questo lavoro sta nel far capire come le imprese sviluppano e gestiscono i processi di innovazione. Metà delle imprese di questa regione si autovaluta come leader o proattive sotto questo profilo e questo significa circa un 60 per cento di addetti. Questo indica il livello di evoluzione regione attenta ai processi innovativi tra l'altro incentivati da arrivo di imprese straniere che introducono innovazione produttive e organizzative. C'è molto da fare e, sotto questo profilo, Sistema delle Camere di commercio, Regione, Rete Alta Tecnologia, Centri di ricerca possono aiutare a crescere ulteriormente. Impresa 4.0 è un obiettivo verso il quale occorre far convergere gli sforzi anche sulla base di elementi come interoperabilità e integrazione, parole chiave per il tema delle circolarità come efficacia e trasformazione del prodotto-servizio".
Silvano Bertini, responsabile servizio Ricerca e Innovazione della Regione Emilia-Romagna
"Dal rapporto emerge un territorio che vive di imprese innovative e di imprese che vivono di innovazione, che ha grande capacità di rigenerarsi dalle crisi. Imprese che investono su rinnovamento prodotti, diversificazione e miglioramento della competitività. C'è impegno quindi della Regione a creare ecosistema che faciliti il rapporto con gli attori della ricerca e innovazione e crei maggiori opportunità. Con i vari Por Fesr attraverso le politiche regionali abbiamo creato la Rete dei Tecnopoli, punti di incontro tra ricercatori e imprese e stiamo creando aggregazioni tematiche sulla strategia di specializzazione intelligente sulle nostre maggiori specializzazioni, in modo che imprenditori e ricercatori possano condividere una agenda delle priorità tecnologiche per un salto in avanti del sistema produttivo".
di Mario Vacca Parma 30 aprile 2018 - L'ente esattore può agire nei confronti dei soci di società di persone cancellate dal registro delle imprese per ottenere il pagamento dei debiti fiscali della società solo se emette una nuova cartella di pagamento specificamente intestata a loro.
A deciderlo i giudici con una recente sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Lecce (n.672/03/17 passata in giudicato), riconosciuta dal concessionario alla riscossione che non è ricorso in appello e pertanto sono annullabili le richieste notificate ai soci ma intestate alla società estinte.
Ben più importante il cambio di rotta della Suprema corte circa la riscossione delle imposte di società di capitali estinte.
E' con la sentenza n. 9672 del 19 aprile 2018 che gli ermellini affermano il "nuovo" principio secondo il quale gli ex soci di una srl sono responsabili della cartella di pagamento emessa prima della cancellazione dal registro delle imprese anche se non hanno percepito nulla in fase di liquidazione.
Nel ricorso, l'agenzia delle entrate ha posto l'evidenza la decisione delle Sezioni unite civili (n. 6070 del 2013) che precisa l'articolo 2495 del codice civile secondo il quale "nell'intento di impedire che la società debitrice possa, con un proprio comportamento unilaterale, che sfugge al controllo del creditore, espropriare quest'ultimo dal suo diritto. Questo risultato si realizza appieno solo se si riconosce che i debiti non liquidati della società estinta si trasferiscono in capo ai soci, salvo i limiti di responsabilità nella medesima norma indicati" al quale si aggiunge che "il debito del quale, in situazioni di tal genere, possono essere chiamati a risponderne i soci della società cancellata dal registro delle imprese non si configura come un debito nuovo, quasi traesse la propria origine dalla liquidazione sociale, ma si identifica col medesimo debito che faceva capo alla società, conservando intatta la propria causa e la propria originaria natura giuridica". Quindi "il successore che risponde solo dei debiti trasmessigli non cessa, per questo, di essere un successore; e se il limite di responsabilità dovesse rendere evidente l'inutilità per il creditore di far valere le proprie ragioni nei confronti del socio, ciò si rifletterebbe sui requisito dell'interesse ad agire ma non sulla legittimazione passiva del socio medesimo".
In pratica, il cambio di rotta riguarda particolarmente il fatto che non è rilevante che i soci abbiano beneficiato di redditi provenienti dalla liquidazione.
A parere del sottoscritto l'attuale interpretazione, anche se a tutela del creditore ed anzi a tutela unicamente del fisco, urta la libera impresa nella scelta della limitata responsabilità delle società di capitali e crea una tutela a due vie distinguendo il credito del fisco dagli altri creditori.
di Guido Zaccarelli Mirandola - 29 aprile 2018 - In psicologia sociale e cognitiva, le euristiche, sono scorciatoie cognitive che le persone adottano quando devono rispondere in fretta, senza troppo riflettere e pensare sul contesto.
Come si comportano?: richiamano a sé situazioni pregresse (positive, negative o neutre) alle quali associano la medesima situazione vissuta al momento limitando, o annullando, la successiva azione predittiva. Le persone non valutano tutte le possibili alternative e ogni pensiero, o comportamento, è limitato e insufficiente per completare lo spettro delle possibili soluzioni, nella ipotesi in cui si debba risolvere un problema o suggerire un'azione da compiere, condizionando in modo irreversibile il risultato finale.
Tutto questo assume contorni multifattoriali e può dipendere, dalla razionalità limitata dell'uomo, che non riesce ad elaborare nello stesso tempo tutte le possibili alternative e generare una risposta appropriata, e dalla volontà della persona di limitare l'accesso alla memoria di lavoro (working memory) per ridurre il consumo di energia fisica e mentale.
In altre circostante, il fattore tempo e l'interesse per il contesto sono altre condizioni nelle quali gli individui si possono trovare e, per evitare di rimanere in silenzio, offrono la loro opinione, o esprimono un giudizio, facendo ricorso alle euristiche.
Le persone, innanzi alla complessità, devono scomporre il tutto in parti più piccole, in modo da governare la situazione, e generare un numero di alternative necessarie per ottenere una soluzione soddisfacente. Trovata, il cammino prosegue applicando il medesimo modello. Per Herbert Simon, economista, psicologo e informatico statunitense, l'euristica individua qualsiasi processo ritenuto conveniente al raggiungimento di una soluzione. La parola euristica significa: trovare qualcosa in modo intuitivo seguendo un metodo non rigoroso quando si vuole raggiungere brevemente e per approssimazione lo scopo. La parola euristica era associata in modo prevalente al metodo scientifico in relazione alla confutazione del dato e della ricerca in atto.
Successivamente la psicologia l'ha introdotta nello studio dei processi decisionali adottati dalle persone quando si trovano, in generale, davanti ad una scelta. La decisione che ne deriva è frutto delle euristiche.
Diverse sono le euristiche che le persone adottano nel loro agire quotidiano: in questo articolo prenderemo in considerazione l'euristica della rappresentatività, della disponibilità, della simulazione e dell'ancoraggio e aggiustamento. L'euristica della rappresentatività si usa quando si deve stimare un evento dove le persone emettono un giudizio in modo rapido.
Esempio, Francesco è una persona che si impegna nel volontariato. È sempre disponibile. La sua immagine è sempre curata. Quale potrebbe essere la professione di Francesco? E' molto probabile che Francesco sia un manager di una importante azienda e che l'impresa, per la quale lavora, abbia posto come propria mission il volontariato. Un giudizio espresso sulla similitudine è un grave errore nello stimare la probabilità che Francesco sia effettivamente un manager. Per rispondere in modo rigoroso occorrerebbe entrare in possesso di un indice campionario significativo in grado di esprimere tutte le persone che posseggono le caratteristiche di Francesco, il cui valore possa effettivamente rappresentare la risposta più opportuna.
L'euristica della disponibilità mette in evidenza la capacità delle persone di giudicare la frequenza di un evento e la probabilità con la quale questo può accadere. L'importante è il ricorso al ricordo e mostra l'abilità delle persone nel recuperare in modo facile le informazioni contenute nella memoria. Un esempio, potrebbe riferirsi allo studio a memoria e alla facilità con la quale ripetiamo cosa abbiamo memorizzato. L'euristica della simulazione è una variante dell'euristica della disponibilità ed esprime la facilità con la quale le persone riescono ad immaginare un ipotetico scenario futuro.
Gli individui simulano ipotetici situazioni future introducendo storie che si potrebbero realizzare in termini positivi, negativi o neutri. L'euristica dell'ancoraggio ed aggiustamento prende in considerazione la scelta effettuata dalle persone che inizia da un punto neutro, detto ancora, per proseguire con successivi aggiustamenti fino a giungere nel tempo allo scopo. Una pietra preziosa che la mano dell'uomo leviga ogni giorno per portarla al suo antico splendore. Le persone utilizzano questa euristica con riferimento all'ancoraggio quando il contesto non è in grado di fornire i dati di riferimento per un'analisi puntuale e l'individuo ricorre alle sue conoscenze per risolvere un determinato problema. Spesso viene utilizzato quando le persone devono esprimere un giudizio su un comportamento altrui espresso in base alle rispettive esperienze e conoscenze.
Come si può notare l'uso delle euristiche, se da un lato facilita il pensiero e l'azione delle persone dall'altro inserisce degli errori spesso irreversibili. Occorre fare molta attenzione nell'esprimere giudizi e suggerire azioni o comportamenti perché è forte l'influenza che si genera nell'altro condizionando il pensiero. L'attenzione va riposta anche nella fase di ascolto e nella capacità di filtrare il più possibili le informazioni ricevute per ridurre il condizionamento.
L'esercizio che si suggerisce di praticare, è di porsi sempre in una condizione neutra, meglio in terza persona, (significa osservare dall'esterno) evitando l'empatia e di nutrire di emozioni e sentimenti le risposte, per i possibili riflessi che possono nascere in futuro.
L'analisi del contesto e l'introduzione degli operatori di confronto, che comparano i dati variabili con un dato costante, consente di impostare un metodo replicabile nel tempo con continui aggiustamenti fino ad ottenere un modello che riduce al minimo la presenza dell'errore. Solo in questo modo i giudizi e le scelte che le persone compiono, pur senza allontanarsi dalle euristiche, sono in grado di elaborare pensieri, adottare comportamenti e caldeggiare giudizi che sostengono in modo positivo le scelte e l'azione umana.
Bibliografia: Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro. Guido Zaccarelli, Franco Angeli Editore
GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Concordia sulla Secchia (MO), 26 aprile 2018 - Nei giorni scorsi sugli organi di stampa sono apparsi alcuni articoli in merito al Piano Strategico approvato dal Gruppo Coopservice nel quale, tra le diverse linee di sviluppo disegnate, si cita il progetto relativo alla creazione di una società paritaria con CPL CONCORDIA nel settore dell'energy e facility management.
Nel confermare le attività di approfondimento in merito alla newco, è necessario precisare che il progetto è ancora in fase di analisi preliminare.
Una volta conclusa la raccolta e l'analisi dei dati, il Consiglio di Amministrazione di CPL sarà chiamato a valutarne gli esiti e gli effetti sulla cooperativa, e sottoporrà quindi al giudizio e all'approvazione dell'Assemblea dei Soci l'intera operazione.
CPL CONCORDIA approverà nel prossimo giugno il bilancio relativo all'esercizio 2017, che si preannuncia in utile, dopo le complessità affrontate degli ultimi anni, grazie al miglioramento degli indici economico-finanziari e alla ripresa delle acquisizioni commerciali.
Presentato il nuovo Piano Strategico di Coopservice. Obiettivo di fatturato a 1,1 miliardi di euro al 2020:
• Crescita per linee interne e attraverso acquisizioni in Italia e all'estero
• Entro il 2018 creazione con CPL Concordia di una nuova società, leader nell'Energy & Facility Management
• Potenziato il programma di welfare aziendale per soci e dipendenti
• Il presidente Olivi: La nostra priorità è conciliare sviluppo e identità cooperativa. La ricchezza che produciamo continuerà ad essere destinata, in gran parte, ai nostri lavoratori
Reggio Emilia, 24 aprile 2018 – Dai 782 milioni di euro di fatturato di gruppo nel 2016 (ultimo bilancio approvato) agli 1,1 miliardi di euro di fatturato previsto al 2020, con una crescita superiore al 40%.
È questo uno dei principali dati contenuti nel nuovo Piano Strategico 2018-2022 di Coopservice, uno dei principali player nazionali nella fornitura di servizi integrati e nell'Energy & Facility Management.
Il piano, elaborato con il coinvolgimento di oltre 250 persone, tra manager, soci e dipendenti, in oltre sessanta incontri, è stato presentato oggi a Reggio Emilia, nel corso di un workshop con i dirigenti e i responsabili del gruppo Coopservice.
L'incremento di fatturato previsto avverrà sia attraverso la crescita interna sia attraverso acquisizioni in Italia e all'estero. La controllata Coopservice International, recentemente costituita, sta portando a compimento l'acquisizione di una società in Spagna. Nel piano sono previste anche ulteriori attività di sviluppo per linee esterne nei diversi settori nei quali la cooperativa opera, come ad esempio il completamento della filiera per i servizi di ecologia.
Il fatturato della capogruppo Coopservice, al netto delle operazioni straordinarie previste, è stimato a 495,2 milioni di euro al 2020.
Al raggiungimento degli obiettivi del piano contribuirà anche il settore dell'Energy & Facility Management, grazie alla creazione di una nuova società, controllata pariteticamente da Coopservice e CPL Concordia. Nella nuova società, che dovrebbe essere operativa entro il 2018, Coopservice conferirà Gesta Spa e le attività della linea Energy & Facility Management della capogruppo. Dall'integrazione delle attività delle due cooperative, nascerà un soggetto tra i leader di mercato nell'Energy & Facility Management con un obiettivo di fatturato di oltre 400 milioni di euro nel 2023.
"Il Piano Strategico di Coopservice non è fatto solo di numeri e percentuali, ma anche di valori e obiettivi chiave che potrei sintetizzare in tre concetti: rafforzare la nostra identità cooperativa, mettere a sistema il processo di innovazione, valorizzare le persone attraverso la formazione interna e la collaborazione attiva con primari atenei italiani – commenta Roberto Olivi, presidente di Coopservice – C'è un dato che i numeri da soli non raccontano e che vorrei sottolineare, anche in vista della festa dei lavoratori del 1° maggio: i due terzi dei nostri ricavi vanno ai soci e dipendenti e questo rapporto resterà stabile anche con l'aumento di fatturato previsto al 2020. La ricchezza che produciamo continuerà ad andare, in gran parte, ai nostri lavoratori. La creazione di migliori condizioni di lavoro è la principale ragion d'essere della cooperativa e questi dati sono la dimostrazione che Coopservice sta facendo la propria parte per dare una risposta a quella che resta la principale esigenza della società".
Il numero degli occupati crescerà insieme al fatturato sia per la cooperativa (più di 14.500 dipendenti al 31/12/2017) sia per il Gruppo, che attualmente sfiora le 19.000 unità.
L'attenzione ai soci e ai dipendenti è testimoniata anche dalle politiche di welfare aziendale che Coopservice da sempre attua e che nel Piano strategico trovano un importante potenziamento a partire dai risultati della Survey sui bisogni di welfare che ha coinvolto i soci alla fine del 2017.
Il Fondo di solidarietà di 200 mila euro destinato al supporto dei soci e loro familiari che si trovano in situazioni particolari di bisogno è oggi una realtà e sta iniziando a distribuire i contributi di sostegno. Il Fondo è uno strumento inclusivo e integrativo sia rispetto a quanto previsto dai contratti di lavoro, sia rispetto alle ulteriori politiche per i soci.
Il Gruppo Coopservice, che comprende la controllata Servizi Italia, quotata in Borsa, ha chiuso l'ultimo bilancio approvato (2016) con un fatturato di 782 milioni di euro, un patrimonio di 120,9 milioni di euro e circa 19.000 occupati.
(In foto di copertina: Il presidente Coopservice Roberto Olivi)
Al termine dei primi tre mesi, prosegue la flessione delle imprese attive in regione (-2.706 unità, -0,7 per cento) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Riduzione per commercio (-1.188), agricoltura (-988) e costruzioni (-816), attività manifatturiere e immobiliari. Segnali positivi da servizi alle imprese, attività direzione aziendale e consulenza gestionale. Bene le società di capitale (+1.918), rallenta il calo società di persone (-1.914), all'opposto ditte individuali (-2.607).
Più imprese nei servizi, meno nel commercio, costruzioni e agricoltura. Il primo trimestre del 2018 si chiude in "rosso", con un saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni delle imprese.
E' quanto emerge dalla elaborazione del Registro imprese delle Camere di commercio effettuata dall'ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna.
Le imprese registrate in Emilia-Romagna a fine marzo sono risultate 454.212 quindi 2.717 (-0,6 per cento) in meno rispetto alla fine del 2017, un dato ancora ampiamente superiore ai saldi prevalenti nel periodo precedente la crisi.
A livello nazionale, nello stesso periodo, la tendenza negativa è risultata lievemente più contenuta (-0,3 per cento) di quella rilevata in regione. Nel trimestre, le iscrizioni (8.525) sono leggermente diminuite, come anche le cessazioni (11.275), ma le prime hanno segnato il nuovo minimo degli ultimi 20 anni.
Le imprese attive rendono la misura dell'effettiva capacità della base imprenditoriale.
A fine marzo, erano 402.468, ossia 2.706 in meno (-0,7 per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. La tendenza negativa ha mantenuto lo stesso ritmo dello stesso trimestre dello scorso anno, mentre a livello nazionale le imprese attive hanno segnato un lievissimo incremento (+0,1 per cento). Attività economica. A livello di macro settori, la base imprenditoriale regionale dell'agricoltura, delle costruzioni e dell'industria continua a restringersi, mentre quella dell'aggregato dei servizi resta sostanzialmente invariata.
In dettaglio, la riduzione delle imprese attive è stata più rilevante nell'insieme del commercio (-1.188 unità, -1,3 per cento), nell'agricoltura, silvicoltura e pesca (-988 unità, -1,7 per cento) e nelle costruzioni (-816 unità, -1,2 per cento). Segno rosso anche per l'industria manifatturiera (-641 unità, -1,5 per cento), al cui interno solo tre settori registrano un aumento delle imprese, le attività immobiliari e il trasporto e magazzinaggio. Segnali positivi vengono solo dagli altri settori dei servizi, in primo luogo dell'aggregato del noleggio, delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+407 unità, +3,5 per cento), quindi dalla crescita delle attività professionali, scientifiche e tecniche (+264 unità, +1,7 per cento), dei servizi di alloggio e ristorazione (+167 unità, +0,6 per cento) e dei servizi alla persona (+221 unità, +1,5 per cento).
Spicca la rapidità della crescita delle attive nella sanità e assistenza sociale (+4,2 per cento) e dell'istruzione (+3,5 per cento), ambiti nei quali lo stato del settore pubblico ha lasciato ampi spazi all'imprenditoria privata.
La forma giuridica delle imprese. Gli andamenti sono nettamente divergenti anche per le tipologie di forma giuridica. La riduzione della base imprenditoriale è stata determinata dal più accentuato andamento negativo delle ditte individuali, scese di 2.607 unità (-1,2 per cento) e dalla riduzione, più contenuta, delle società di persone (-1.914 unità, -2,4 per cento).
Queste ultime risentono dell'attrattività della normativa sulle società a responsabilità limitata, che sostiene invece l'aumento delle società di capitale (+1.918 unità, +2,2 per cento).
Elaborazioni Unioncamere Emilia-Romagna su dati InfoCamere Movimprese.
Ulteriori approfondimenti
Analisi http://www.ucer.camcom.it/portale/studi-ricerche/analisi/demografia-imprese
Banca dati nazionali, regionali e provinciali
http://www.ucer.camcom.it/studi-ricerche/dati/bd/registro-imprese/imprese-registrate-attive
I nostri feed RSS Flusso RSS
Le notizie del Centro Studi http://www.ucer.camcom.it/studi-ricerche/news
Gli aggiornamenti della Banca Dati http://www.ucer.camcom.it/studi-ricerche/aggiornamenti-banca-dati
Nonostante un leggero aumento delle nuove aperture e un calo delle cessazioni di attività, il numero delle imprese reggiane ha registrato una nuova flessione nel primo trimestre 2018.
Il deciso miglioramento della produzione manifatturiera (l'ultimo trimestre 2017 si è chiuso con un +5,5%) e il nuovo record delle esportazioni (10,3 miliardi nel 2017) non hanno dunque ancora trovato riscontro positivo sul numero delle imprese.
A fronte di 1.113 nuove attività aperte nel periodo gennaio-marzo 2018 (furono 1.107 nello stesso periodo del 2017), le cessazioni ammontano a 1.440 unità (45 in meno rispetto allo scorso anno); il saldo del primo trimestre - rileva l'indagine dell'Ufficio studi della Camera di Commercio - è così risultato negativo per 327 unità (erano 378 nel primo trimestre 2017), portando a 54.697 il numero delle imprese iscritte al Registro Imprese camerale.
Il saldo del primo trimestre - sottolinea la Camera di Commercio - è solitamente il più negativo, scontando l'effetto delle cessazioni decise dalle imprese sul finire dell'anno precedente e comunicate nelle settimane successive; non è dunque da escludere un recupero in corso d'anno, così come accadde nel 2017, quando il saldo annuale risultò assai meno negativo di quello dei primi tre mesi (-114 contro -378).
Guardando ai diversi settori economici, intanto, il primo dato trimestrale 2018 vede il maggior dinamismo nel comparto dei servizi di supporto alle imprese.
Gli incrementi più consistenti, infatti, si osservano fra le imprese che svolgono attività professionali, scientifiche e tecniche, passate da 1.893 della fine 2017 a 1.913 di marzo 2018 (+1,1%): in particolare sono cresciute le attività di direzione aziendale e consulenza gestionale, contabilità, consulenza e R&S. A queste vanno aggiunte le imprese che svolgono attività di noleggio, le agenzie di viaggio e altri servizi alle imprese che, con una crescita dello 0,4%, hanno raggiunto le 1.370 unità grazie all'aumento delle attività di supporto per le funzioni d'ufficio che, con un +2,5% si sono attestate a 571 imprese.
Positivo l'andamento dei servizi di informazione e comunicazione che, fra gli altri, comprendono la produzione di software e consulenza informatica cresciuti, nel periodo gennaio-marzo 2018, dello 0,5%.
Per quanto riguarda i servizi alla persona, il settore della Sanità e assistenza sociale è quello che, con un incremento del 2,9% (8 imprese in più nel trimestre in esame), vede aumentare in modo apprezzabile la propria base imprenditoriale.
Le flessioni più rilevanti in termini assoluti si registrano nelle costruzioni (-98 imprese), nell'agricoltura (-91 unità), nel settore del commercio (-76) e nel manifatturiero (-42). Negativo anche l'andamento dei trasporti e magazzinaggio, che in tre mesi sono calati di 25 unità, le attività di alloggio e ristorazione (-18) ed infine le immobiliari (-12).
Dall'analisi per forma giuridica emerge che l'unico contributo positivo al saldo è venuto dalle imprese costituite in forma di società di capitali, che nel primo trimestre dell'anno hanno registrato 276 nuove aperture e 190 cessazioni con un saldo positivo di +86 imprese.
A risentire maggiormente dell'andamento negativo sono state, invece, le ditte individuali per le quali, a fronte di 738 iscrizioni, hanno chiuso i battenti 1.014 imprese, registrando un saldo negativo pari a 276 unità. In flessione anche l'andamento riscontrato dalle società di persone, per le quali le nuove attività aperte nel primo trimestre dell'anno sono state 85 e le chiusure 196.
Siglato nell'ambito del Vinitaly un accordo tra la Banca e le associazioni Federvini, UIV, AGIVI e Assovini Sicilia per accompagnare le aziende nella ricerca di nuove opportunità di business.
Oggi, presso la Fiera di Verona, in occasione del Vinitaly, Gianni Franco Papa (Direttore Generale di UniCredit), Ernesto Abbona (Presidente di UIV - Unione Italiana Vini), Sandro Boscaini (Presidente Federvini - Federazione Italiana Industriali Produttori Esportatori ed Importatori di vini), Alessio Planeta (Presidente Assovini Sicilia) e Federico Terenzi (Presidente Agivi - Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani) hanno sottoscritto un accordo quadro, con un forte focus sul potenziamento del business internazionale, per il supporto delle imprese vitivinicole a maggiore potenziale di crescita.
L'accordo ha come principale obiettivo quello di consolidare e sostenere la crescita del sistema vitivinicolo, una delle eccellenze italiane nel mondo, con particolare riferimento alle produzioni IGT, DOC, DOCG e degli Spumanti, valorizzandone le tradizioni e le potenzialità innovative.
Più nel dettaglio UniCredit intende supportare le imprese vitivinicole con più alto potenziale di crescita delle esportazioni, mettendo a loro disposizione un nuovo modello di servizio, con team territoriali di specialisti con competenze specifiche di settore e un nucleo centrale di esperti focalizzati sulle industry legate al mondo dell'agroalimentare, e proponendo finanziamenti per investimenti funzionali al potenziamento del loro business internazionale.
Tra gli strumenti di finanziamento messi a disposizione nell'ambito dell'offerta della Banca dedicata al settore, denominata "One4Wine", si segnalano:
- Finanziamento per anticipo acquisti scorte per supportare le aziende ad effettuare i pagamenti degli acquisti senza intaccare la liquidità aziendale;
- Finanziamenti per la promozione all'estero per supporto delle finalità promozionali anche all'estero delle imprese vitivinicole;
- Finanziamento per spese correnti per anticipare all'impresa i capitali necessari per affrontare le spese in attesa della vendita dei prodotti aziendali;
- Finanziamento per l'affinamento/invecchiamento per soddisfare le esigenze specifiche del settore vitivinicolo e migliorare la pianificazione commerciale grazie a una congrua rotazione di magazzino/cantina;
- Finanziamento per acquisto di beni durevoli: dotazione per fornire all'azienda i capitali necessari per le ristrutturazioni e per l'acquisito di impianti ed attrezzature, che vengono utilizzati per diverse annate agrarie. Durata massima fino a 120 mesi (senza garanzie ipotecarie)
- Finanziamento per investimenti a lungo termine per sostenere progetti d'investimento pluriennali (es. costruzioni silos, impianti industriali d'imbottigliamento ecc.)
- Finanziamento per investimenti in macchine e attrezzature per il vino: per fornire all'azienda i capitali necessari per la realizzazione di opere di miglioramento, interventi per la ricerca, la sperimentazione, l'innovazione tecnologica (es mantenimento stabile della temperatura), la valorizzazione commerciale dei prodotti;
- Leasing Finanziario erogato da UniCredit Leasing per beni mobili e immobili strumentali all'attività
- Finanziamento per necessità di working capital per ottenere l'anticipazione del corrispettivo dei crediti, ottenere l'assunzione del rischio del mancato pagamento dovuto ad insolvenza dei debitori e ottimizzare così la gestione dei crediti tramite l'esternalizzazione a un operatore specializzato;
Tra le soluzioni proposte da UniCredit per il supporto del settore vitivinicolo italiano si segnalano poi il sostegno alla Filiera, oltre che con finanziamenti agrari di breve medio e lungo termine dedicati, anche attraverso il Reverse Factoring o Factoring Indiretto, l'emissione di Minibond, per sostenere progetti di finanza straordinaria con strumenti flessibili e innovativi, la sottoscrizione di fideiussioni per eventuali richieste di anticipi dei contributi della Comunità Europea, servizi per vendere on line ed esportare il proprio Brand e lettere di credito per agevolare il trasferimento delle commodities nelle transazioni con l'estero tramite finanziamenti e garanzie.
"La firma di oggi è un altro tassello di un percorso fatto di confronto e dialogo con i rappresentanti di questa eccellenza del Made in Italy, un mondo composto da 2 mila imprese industriali e oltre 300 mila aziende agricole. – dichiara Gianni Franco Papa, Direttore Generale di UniCredit - Da qui ripartiamo, ancora con più forza e nuove sinergie, nello sviluppo di ulteriori iniziative di crescita a favore dell'intera filiera vitivinicola. Come testimoniano i livelli record di export raggiunti dal vino italiano, quasi 6 miliardi di euro, le nostre aziende, dalle grandi multinazionali alle imprese familiari, sono una risorsa preziosissima e riconosciuta su scala globale. Con questo nuovo accordo UniCredit intende proporsi come partner privilegiato delle aziende vitivinicole italiane, aiutandole a cogliere le occasioni di business esistenti a tutte le latitudini e trasformare le risorse locali in icone riconosciute a livello mondiale".
Ernesto Abbona, Presidente Unione Italiana Vini, evidenzia: "L'accordo siglato oggi rappresenta un passo importante e auspichiamo possa consentire al sistema del vino italiano di cogliere al meglio le opportunità offerte dai mercati stranieri. Il nostro comparto ha bisogno di una maggiore internazionalizzazione e le misure oggi disponibili nell'ambito delle politiche comunitarie non sono sufficienti. Accogliamo, pertanto, di buon grado questa proposta, che mette a disposizione delle aziende nuovi strumenti utili ad accompagnare le nostre imprese sui mercati internazionali. Non dimentichiamo che l'export del vino italiano è circa il 50% del fatturato complessivo del settore ed è concentrato in pochi paesi. L'auspicio è che grazie a questo accordo si possano raggiungere nuovi mercati, combinando le misure in esso strutturate con quelle adottate dall'OCM Vino".
"L'accordo proposto a Federvini e ad altre associazioni vinicole testimonia l'attenzione di un importante player bancario, come UniCredit, verso uno dei più importanti settori economici italiani nonché eccellenza del Made in Italy – spiega Sandro Boscaini, Presidente di Federvini – Le aziende vinicole hanno bisogno di strumenti finanziari che sono, per alcuni aspetti, simili a quelle necessarie ad altri operatori economici mentre per altri aspetti differenti: c'è, infatti, l'esigenza di avere misure speciali e prodotti tailor-made. Per questo la partnership siglata oggi, in ottica di sviluppo e crescita del settore, potrà aiutare le aziende a crescere, a rafforzare la propria struttura oltre che a migliorare l'orientamento all'internazionalizzazione".
"La Sicilia del vino - commenta Alessio Planeta, Presidente di Assovini Sicilia - è sana, forte e credibile anche dal punto di vista finanziario: è sicuramente una bella notizia. L'attenzione riservata da una grande banca come UniCredit significa il riconoscimento del modo nuovo di fare impresa avviato da anni dalle aziende Assovini. La Sicilia del vino ha puntato il proprio export sui mercati giusti e ha ancora spazi enormi di crescita nel mondo".
"La competizione nel nostro settore ha assunto una dimensione globale e per questo è necessario crescere. – evidenzia Federico Terenzi, Presidente di AGIVI - Questo accordo offre a noi produttori il supporto e gli strumenti necessari per aumentare la nostra competitività, ed in particolare a noi giovani imprenditori gli strumenti per affrontare la sfida per noi più importante: proiettare le nostre aziende nel futuro."
Oggi nell'ambito del Vinitaly, UniCredit ha organizzato un workshop per presentare agli operatori del settore l'Industry Book 2018, lo studio che UniCredit conduce annualmente sulle tendenze, le dinamiche competitive e le prospettive di sviluppo e crescita del settore.
Buoni i risultati registrati dall'Emilia Romagna che, emerge dal report, con oltre 5milioni e 600mila ettolitri, corrispondenti al 12,4% del totale nazionale, nel 2017 si piazza in terza posizione tra le regioni italiane per produzione vinicola.
L'Emilia Romagna si distingue poi non solo per i volumi ma anche sul fronte della qualità: il 67% della produzione regionale (oltre 3milioni e 700mila ettolitri) è costituita infatti da vini DOP o IGP (dato produzione di vini certificati 2015-2017).
La ricerca ha quindi evidenziato come, in linea con la crescente domanda di vini biologici, anche in Emilia Romagna sia proseguita l'espansione della coltivazione biologica della vite. In regione, infatti, la superficie di vigne a coltivazione biologica si attesta intorno ai 3mila ettari, con una crescita del 20,4% tra 2015 e 2016.
Più in generale, l'Industry Book 2018, partendo da dati "macro" su fenomeni inerenti i consumi e la produzione di vino su scala mondiale, individua numerose tendenze ed evidenze a livello nazionale e regionale e traccia un quadro prospettico su dinamiche cruciali come l'andamento dei flussi di export.
Volumi di produzione: l'OIV (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) stima nel 2017 una produzione mondiale pari a 247 milioni di ettolitri (-8% a/a). In questo quadro l'Italia ha chiuso il 2017 con una produzione di circa 46 milioni di hl.
Consumi
Nell'arco degli ultimi 15 anni i consumi globali di vino sono aumentati da 228 a 242 mln di hl. In particolare nel 2016 si registra una crescita del +6,1% rispetto al 2015, ciò anche grazie al contributo delle economie emergenti sudamericane e asiatiche. La Cina ha più che raddoppiato i suoi consumi, mentre gli Stati Uniti risultano oggi il primo mercato mondiale, con oltre 30 milioni di hl che pesano il 24% sui consumi totali. L'Italia è in terza posizione per consumi, con oltre 21 milioni di hl. Ad oggi, per la domanda mondiale, non sono ancora disponibili i dati definitivi per il 2017, ma l'OIV stima una forchetta compresa tra 240,5 e 245,8 mln di hl.
Scambi internazionali
Nell'ultimo quinquennio gli scambi internazionali in volume si sono saldamente attestati sopra i 100 mln di hl (67 mln di hl nel 2001). Le importazioni hanno raggiunto i 102 mln di hl nel 2017 (+4,8% rispetto al 2016). La crescita in valore è ancora più evidente: le esportazioni sono più che raddoppiate passando dai 15 miliardi di euro nei primi anni duemila ai 31 mld di euro nel 2017 (+6,6% rispetto al 2016). In questo quadro l'Italia detiene una quota del 20% del totale export in valore, con 21 mln di hl venduti (+3,7% a/a) corrispondenti a quasi 6 mld di euro in valore (+6,4% a/a). Dall'analisi emerge come qualità e prezzi giochino un ruolo strategico nella concorrenza globale. Nel confronto tra i prezzi medi degli ultimi due quinquenni, l'Italia si colloca in posizione intermedia (2,6 euro/l) tra il premium francese (5,7 euro/l) e il low price spagnolo (1,1 euro/l) e questo le ha consentito maggiori margini di crescita.
Outlook
Il fatturato del settore nel 2017 è stimato intorno a 11,3 miliardi di euro, in aumento del 2,7% nonostante il calo dei volumi, grazie al rialzo dei prezzi registratosi tra agosto e dicembre (+21% a/a in media). Anche per il 2018 si stima una crescita del settore, in termini di valori della produzione, dell'1,8%.
L'export del vino italiano dovrebbe chiudere il 2018 con un'ulteriore crescita del 3,4%. Gli spumanti sono il segmento trainante, grazie soprattutto alle buone performance del Prosecco. Il segmento mostra una crescita a due cifre nelle esportazioni 2017 (+11,6%), tendenza che dovrebbe confermarsi anche nel 2018 con +10%
L'intero settore ha un elevato potenziale di export da valorizzare. Nel 2016, Sace stimava che il settore del vino avrebbe potuto aumentare le proprie esportazioni di quasi il 30% in un triennio, reindirizzando le proprie vendite sui mercati esteri a maggior potenziale di crescita della domanda. A fine 2017, il target proposto da Sace rimane comunque più elevato di quasi il 20% sui livelli attuali di export.
Secondo un'elaborazione UniCredit su dati NOMISMA WINE MONITOR i Paesi più interessanti per l'export di vino italiano nel 2020 saranno:
- per i vini fermi: la Cina, dove sono previste vendite in aumento del 25,5%, il Canada (+12,5%) e gli USA (+9,1%)
- per gli spumanti: la Svizzera, che dovrebbe registrare un +33,9%, il Regno Unito (+31,8%) e il Canada (+31,1%)
- Vini DOP e IGP: Con 543 prodotti certificati, l'Italia detiene il primato in Europa su un totale di 1.586 vini certificati, seguita da Francia (435), Grecia (147), Spagna (131), Portogallo (40). Nel 2017 i vini DOP e IGP hanno rappresentato i due terzi della produzione totale, generando un valore alla produzione di 6,8 miliardi di euro.
Performance economico-finanziaria
L'analisi UniCredit su un campione di 689 imprese produttrici di vino che hanno depositato il bilancio negli ultimi 5 anni conferma la buona performance del settore nel periodo 2012-2016, con una crescita del fatturato ad un tasso medio annuo del 3,9%. Guardando alle imprese per fasce di fatturato, si rileva un andamento migliore delle imprese medio-grandi rispetto alla media settoriale, confermando che in questo settore la dimensione aiuta a posizionarsi meglio sul mercato, soprattutto con riferimento alla rete di vendita.
I margini del settore nell'ultimo quinquennio sono aumentati ad un tasso medio annuo del 6,2% riflettendo il progressivo posizionamento delle imprese su una tipologia qualitativa migliore.
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