di Guido Zaccarelli Mirandola 15 aprile 2018 - Per un punto passano infinite rette, per due punti distinti passa una sola retta, una retta divide il piano in due semipiani. Euclide, di cui si conosce poco o nulla vissuto tra il IV – III sec. A. C. ha dato origine alla geometria euclidea diventando la scienza esclusiva che ancora oggi viene studiata nei testi classici contribuendo a promuovere ogni tipo di ragionamento partendo dagli enti fondamentali che sono il punto, la retta e il piano.
I postulati sono delle proposizioni (principi) che definiscono le proprietà degli enti. Per Euclide i postulati (sono proposizioni che non vengono dimostrate perché sono la diretta conseguenza di un ragionamento logico delle proposizioni espresse in precedenza, essenziali, per impostare il ragionamento logico successivo, senza ambire a raggiungere nessun tipo di ulteriore dimostrazione perché in possesso di una verità indiscutibile che la delimita e la determina), sono un insieme di regole fondamentali che il matematico greco mise alla base della geometria per il grado di intuizione che erano, e sono tutt'ora, in grado di esprimere. I postulati sono 5 e si studiano tutti a memoria: postulato dell'esistenza, dell'appartenenza, dell'uguaglianza, dell'ordine e delle parallele. Il nostro interesse è orientato ad osservare il postulato dell'appartenenza.
Cosa afferma?: «Per un punto passano infinite rette, per due punti passa una sola retta, dato un piano, la retta divide il piano in due semipiani in modo tale che se prendiamo due punti nello stesso semipiano il segmento che li unisce non taglia la retta, mentre se prendiamo i due punti in semipiani opposti il segmento che li unisce taglia la retta.» Quale è la relazione intercorre tra il caos che le persone vivono in una azienda e il postulato dell'appartenenza? Proviamo insieme a dare una possibile risposta tra le tante che potrebbero essere formulate provenienti da proiezioni diverse e distanti tra loro.
Il punto è il lavoratore che ogni giorno entra in contatto con il mondo del lavoro a stretto contatto con un modello organizzativo nel quale è forte l'azione del ruolo che esercita il comando in un regime di subalternità. La retta è la linea di comando esercitata nei confronti del collaboratore che si trova a dover gestire il conflitto delle disposizioni impartite dai superiori senza intravedere unità d'intenti. Il lavoratore entra in una fase di stallo incapace di gestire gli stati situazionali limitando l'accesso all'azione organizzativa.
Il caos ambientale regna sovrano costringendolo ad adottare comportamenti neutri per evitare di essere il punto d'intersezione del conflitto tra le differenti linee d'azione. Il disordine occupa la posizione centrale della scena lavorativa limitando l'azione del lavoratore fino a bloccarne le attività perché si accorge che la mano destra non sa quello che fa la sinistra: una linea d'azione non conosce il contenuto dell'altra linea d'azione, perché dure rette parallele tra di loro non dialogano.
L'organizzazione sembra in movimento, che produca, in realtà ruota su se stessa, assumendo l'immagine di un bagnante estivo che entra in mare per nuotare, agita l'acqua senza muoversi dal punto in cui si trova. Una visione che inizialmente promuove stati d'animo positivi fino a trasformarsi ben presto in una illusione ottica. La realtà appare nitida ed evidente in ogni aspetto e l'azienda ricorre alla esternalizzazione per compensare la mancata adesione del lavoratore alle direttive impartite causato dallo stato di disordine nel quale si trova. La realtà potrebbe cambiare quanto per due punti passa una sola retta in quanto capace di esprime la chiarezza dell'azione di comando esercitata nella stessa direzione di marcia del lavoratore. L'appartenenza è il piano nel quale il lavoratore si trova.
Quando le persone non ricevono disposizioni precise in un piano euclideo dove il clima è positivo e la conoscenza è condivisa perché espressa in un modello organizzativo circolare, ogni disposizione è autoreferenziale a se stessa e incapace di condurre l'azienda verso il benessere organizzativo per generare fonti reddituali in grado di competere con i mercati globali. Occorre avviare all'interno delle aziende politiche organizzative immerse nella capacità di favorire il dialogo tra le persone e le differenti linee d'azione garantendo in questo modo la partecipazione collettiva di tutti i lavoratori la cui identità viene offuscata dal ruolo assunto a immagine e somiglianza dal potere.
L'inversione di tendenza si attua con la cultura e la visione d'insieme verso il bene comune in grado di offrire una nuova prospettiva sul futuro delle aziende e delle persone.
di Guido Zaccarelli Mirandola 7 aprile 2018 - Persone & lavoro, un conflitto tra il desiderio di fare e l'azienda che toglie la voglia di fare. E' il pensiero ricorrente di molte persone quando entrano al mattino in azienda consapevoli del disagio che li attende una volta superato il cancello d'ingresso dell'impresa. Il loro pensiero viene catapultato direttamente all'ora di uscita quando finalmente potranno assaporare la possibilità di ritornare nel loro benessere.
Il disagio prende lo stomaco, il fare perde di consistenza, la buona volontà rimane fuori e la coscienza assume una nuova identità. Nasce una nuova consapevolezza che limita l'azione del singolo verso il fare comune.
L'attività è parcellizzata e il dialogo tra colleghi termina: non è di mia competenza. La buona volontà emigra verso nuovi lidi. Come mai, in molte aziende si avverte un diffuso senso di disagio?
Innanzitutto il disagio che si vive nelle aziende è (in larga misura) frutto ed espressione del disagio che regna nelle persone che (in modo consapevole o meno) con il loro comportamento, pensiero e azione condizionano pesantemente l'agire sociale aziendale. Il disagio personale coinvolge anche le direttive che vengono emanate, che si riflettono nelle condotte altrui e che spesso oltrepassano i confini della logica comune, il buon senso. Il disagio prende forma dalla presenza di una diffusa intolleranza verso il sistema delle credenze che nel tempo ha visto perdere la fiducia dei lavoratori nei confronti dell'azienda. Il disagio si manifesta in relazione alla speranza di migliorare la propria condizione lavorativa (spesso) sottopagata e che limita l'accesso alla progettazione di nuovi stili di vita personali e familiari votati ad un futuro migliore.
Il disagio nasce dal vedersi costantemente sottratti il desiderio di proporre iniziative per migliorare il contesto lavorativo e organizzativo: non sei pagato per pensare ma per lavorare ..., fuori il mondo ti aspetta. L'insieme di queste situazioni, (e tante altre) alle quali si aggiunge la presenza di un forte individualismo economico per raggiungere mete sempre più ambite, determina la presenza di uno scostamento tra gli obiettivi dichiarati dall'impresa e il modo con il quale li persegue.
I ruoli e le funzioni aziendali sono una corsa ad ostacoli per impadronirsi del potere e raggiungere velocemente la piramide organizzativa per ambire a posizioni di vertice. Una battaglia senza riserve che favorisce l'ascesa di pochi a svantaggio di molti che rimangono appiedati e incapaci di esprimere i valori in campo. Questo è il contesto nel quale si trovano molte persone quando entrano oggi nel mondo del lavoro.
Certamente non mancano situazioni dove vengono ascoltate e valorizzati e alle quali vengono offerte opportunità di crescita. Spesso rimangono casi isolati. Come valorizzare le aziende e farne punti di riferimento per altre in un contesto non solo locale ma anche mondiale? Adottare le linee guida UNI T/R 11642 che suggeriscono all'azienda come valorizzare le persone e creare luoghi di lavoro felici.
Un impegno che l'impresa assume verso la comunità da sottoscrivere nella carta dei servizi in modo da consolidare il rapporto di fiducia con i lavoratori e il mondo sociale ed economico. Il futuro di una azienda passa dall'adottare al proprio interno "La conoscenza condivisa®" che si muove nella direzione di eliminare il disagio a vantaggio della felicità. Le persone devono entrare in azienda contente. Dobbiamo tutti insieme mobilizzare le energie per ambire ad ottenere imprese nelle quali si lavora con il desiderio del fare.
Quando raggiungeremo insieme questo obiettivo, osserveremo il mondo da una prospettiva migliore e tutti potranno godere di questa luce radiosa.
GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
di Guido Zaccarelli Mirandola (MO) 31 marzo 2018 - Svegliarsi al mattino e sentire un ronzio assordante nelle orecchie che si diffonde in tutta la testa: «cosa mi sta succedendo?»
La mattina stessa dal medico: «nulla di preoccupante, è un sintomo, non è una malattia, che prende il nome di acufene.». «Devo convivere?: certo, l'acufene non scompare, non ci pensi, si deve solo abituare. Grazie.» Qui comincia la storia dell'acufene e di come una volta entrato nel salotto di casa, senza permesso, abbia deciso di prendere dimora in forma stabile.
Ho provato in diversi modi a scoraggiarne la presenza, con proposte, a volte, molto allettanti, una vacanza, una gita al mare, un concerto, e in certi casi accompagnarlo educatamente alla porta incontrando, in ogni circostanza, un netto e secco rifiuto: «dopo tanto girovagare ho finalmente trovato in questa casa un luogo sicuro e confortevole dove trascorrere le mie serate in compagnia.»
Cerco di dissuaderlo ma tutto diventa inutile. Sembra impossibile, invece una soluzione ci deve essere. «È una persona scomoda che è entrata nella mia vita senza un perché e ora è fonte di disagio.» Con tutte le energie di cui dispongo: «desidero fermamente che esca dalla stessa porta che lo ha condotto ad accomodarsi nel salotto di casa.»
Mi metto in cammino alla ricerca di una soluzione, una strada, tante strade da percorrere alla ricerca di una mano tesa che possa aiutarmi a evitare di incontrare al risveglio l'acufene pronto a darmi il buongiorno. Un prima visita approfondita si conclude con la somministrazione di un farmaco, anzi due, in dose minime per ridurre l'intensità della presenza dell'acufene con l'effetto che al risveglio il ritorno alla lucidità della mente arriva con qualche minuto di troppo. Anzi, il giorno successivo, altri minuti si sono accodati ai precedenti. Tutto diventa difficile quando sei chiamato a muoverti all'interno di un mondo dinamico che chiede elaborazioni cognitive rapide, processi decisionali tempestivi e coerenti con l'oggetto d'indagine.
I farmaci vengono abbandonati al loro stesso destino pronto a scoprire nuove opportunità. Una seconda visita più approfondita della prima suggerisce il cambio dietetico, una terza visita l'utilizzo di uno strumento accessorio, una quarta l'agopuntura, una quinta l'accesso ad attività fisioterapiche, una sesta l'uso del bite, una settima .... Ogni volta torno a casa e lo ritrovo seduto sul divano in attesa del mio ritorno. Indisposto, cerco nelle relazioni sociali un facile approdo per dare respiro alla voglia di staccarmi per sempre dall'acufene. Il tempo avanza. L'uomo si adatta e innalza l'asticella della convivenza con il disagio che toglie serenità allo Spirito.
Non è chiaro da dove sono partito per definire l'adattamento e convivere ogni giorno con una presenza che mi saluta al mattino e alla sera al ritorno, giovandosi della sua presenza in ogni momento della giornata. Non è nemmeno chiaro dove gli organi del mio corpo abbiano deciso di convivere con l'acufene.
Dopo anni è ancora lì: alcuni giorni la sua presenza è greve in altri è lieve, in altri rende forte la speranza di essere abbandonato in altri è forte lo sconforto. Il bianco e il nero che combattono e in mezzo la scala dei grigi. Mai più una giornata vissuta nei colori dell'arcobaleno. Ho perso la fiducia consapevole che sarebbe inutile continuare a camminare in una strada senza via di uscita.
La speranza, forse. Allora penso sempre a quel medico che mi ha invitato a non pensare, a non ascoltarlo, ad evitarlo come una persona invisibile. Forse nell'indifferenza potrebbe sentirsi inutile e abbandonare il salotto di casa senza preavviso, uscendo dalla stessa porta che tanti anni fa lo hanno portato a vivere sotto lo stesso tetto e approfittare della mia generosità.
GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Un aiuto in più per chi è gravato dai debiti: anche a Modena è attivo l'Organismo di Composizione della Crisi da Sovraindebitamento
Lo strumento di consulenza e supporto per risolvere i casi più critici di soggetti privati e piccoli imprenditori è attivato dal locale Ordine dei Commercialisti congiuntamente agli Ordini di Reggio Emilia, Parma e Piacenza.
MODENA, 27 MARZO 2018 – Rate del mutuo, debiti con fornitori, quote di prestiti contratti con banche e finanziarie: in Italia il peso dei debiti di famiglie, consumatori e piccoli imprenditori non accenna a diminuire. Per provare a risolvere le situazioni più problematiche di comuni cittadini e piccoli imprenditori (non soggetti, quindi, alle norme fallimentari) esiste da qualche anno, grazie alla Legge n°03/2012, uno strumento concreto che si chiama "Organismo di composizione della crisi da sovraindebitamento" (OCC).
L'OCC opera dietro autorizzazione del Ministero della Giustizia come un normale curatore fallimentare, fornendo consulenza e supporto al debitore ed attivando una procedura di tipo concorsuale con i suoi creditori.
Anche a Modena è possibile rivolgersi ad un Organismo di composizione della crisi da sovraindebitamento: lo ha infatti attivato il locale Ordine dei Dottori Commercialisti, in collaborazione con gli Ordini territoriali di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Consumatori, debitori civili, piccole imprese, aziende agricole e professionisti iscritti agli albi che si trovano nella situazione di non poter più far fronte alle richieste dei creditori, si potranno rivolgere quindi all'OCC interprovinciale per presentare la propria istanza e gestire la situazione di indebitamento. Il referente per l'OCC interprovinciale è il dott. Vittorio Zanichelli, già Presidente del Tribunale di Modena.
La procedura per la composizione della crisi da sovraindebitamento permette, se vi sono le condizioni, di gestire situazioni debitorie prima impossibili da governare arrivando perfino alla chiusura totale di ogni esposizione debitoria. Il debitore ha la possibilità di far sospendere qualsiasi azione esecutiva (già in corso o ancora da avviare), proponendo ai propri creditori un piano di pagamento/ristrutturazione dei debiti. In concreto, viene redatta una proposta di pagamento dell'intero arretrato in qualsiasi forma, anche in misura ridotta o mediante cessione di crediti futuri.
"L'obiettivo dell'Organismo di composizione della crisi da sovraindebitamento è quello di raggiungere un accordo che consenta di soddisfare le esigenze di entrambe le parti, mediando tra i soggetti coinvolti e predisponendo un piano di rientro credibile ed efficace" sottolinea il dott. Stefano Zanardi, Presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Modena, che ricorda come "Per attivare la procedura di risoluzione del sovraindebitamento il debitore deve presentare all'OCC l'istanza per la nomina del professionista che gestirà il procedimento ed assisterà il debitore, assumendo ogni iniziativa necessaria ed utile alla predisposizione e all'attuazione del piano di ristrutturazione dei debiti o del piano del consumatore".
All'interno dell'OCC di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza sono 184 i professionisti che hanno i requisiti per ricoprire il ruolo di gestore. Una volta nominato il professionista, il debitore dovrà predisporre e presentare il piano di composizione della crisi che poi, una volta effettuate le opportune verifiche, il gestore a sua volta sottoporrà, quando necessario, al parere dei creditori e quindi all'Autorità giudiziaria.
Per ogni ulteriore informazione è possibile rivolgersi alla segreteria dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Modena: la sede è in via Emilia Est 25, il recapito telefonico è lo 059 212620.
di Guido Zaccarelli Mirandola 25 marzo 2018 - Osservare la realtà e fissare lo sguardo sono comportamenti che non sempre l'uomo mette in pratica quando è chiamato a dare risposte concrete al contesto nel quale abitualmente ha fissato la propria dimora professionale.
Entrano in gioco situazioni multifattoriali che spesso distraggono lo sguardo proteso ad osservare l'obiettivo che ogni individuo si pone nel corso della propria esistenza. La catena di montaggio è una espressione del lavoro al quale l'uomo deve sottostare in una economia proiettata a soddisfare in modo esclusivo il bisogno di produrre in quantità crescenti.
Dalla rivoluzione industriale in avanti le aziende hanno iniziato ad investire nella produzione di massa attingendo dalla forza lavoro che si era resa disponibile per migliorare il proprio stile di vita e di lavoro, in cambio di una retribuzione "fissa". Le aziende realizzate nel primo novecento in America hanno mostrato al mondo le condizioni di lavoro delle persone a catena di montaggio sottoposte a ritmi crescenti e lontane dal considerare le condizioni psicofisiche.
Charlie Chaplin nel film "Tempi moderni" ha rappresentato l'uomo alla catena di montaggio e il disagio provocato dalla tipologia del lavoro al quale era sottoposto.
Un timido tentativo di cambiare la situazione è stato attuato con la Human Relations Movement una teoria di ricerca messa in campo da Elton George Mayo (Human Relations) che evidenziava l'importanza del clima organizzativo sul rendimento dei lavoratori.
Poi tutto è scomparso davanti alla macchina della produzione.
Molti ricorderanno, come negli anni sessanta e settanta, in pieno boom industriale, venivano realizzati e confezionati gli abiti a domicilio: c'era chi realizzava le singole parti, poi le smistava a più lavoranti che prestavano la loro opera nelle proprie abitazioni per concludersi, dopo diversi passaggi, con la consegna alla ditta richiedente. Fasi di lavoro gestite di solito da una sola figura riconosciuta nell'ambiente con il nome di "gruppista".
Una catena di montaggio ben oliata che ha permesso di realizzare profitti importanti per intere generazioni di famiglie ottenuti con una forza lavoro specializzata che veniva retribuita in base al numero delle parti che venivano unite.
Un modello organizzativo replicato in molti distretti industriali e che ancora oggi consente a molte aziende di operare agendo sulla fornitura primaria e subfornitura.
Oltre cento anni sono passati, siamo nel terzo millennio. Alla luce dei fatti e delle circostanze che si affacciano sotto gli occhi di tutti, sembra che poco o nulla sia cambiato nella gestione delle persone che lavorano alla catena di montaggio spinte ancora oggi a lavorare a ritmi frenetici e crescenti (a volte dell'ordine di pochi secondi per parte di processo) e dove spesso non è consentito parlare e, se non raramente, fornire un contributo ai colleghi.
Oggi assistiamo a situazioni dove il tempo assegnato all'uomo per assemblare alcune parti è uguale a 3 secondi. Immaginiamo questa azione ripetuta in un turno di 8 ore (7 ore e 40 minuti di lavoro effettivo e 20 minuti di pausa), dove vengono montate tra loro differenti unità di prodotto. Pensiamo allo stesso gesto ripetuto per una settimana, per un anno, a volte per una vita intera. Si tratta di un numero impressionante di operazioni manuali, che induce il lavoratore a limitare la sua presenza in servizio a causa dello stress psico-fisico accumulato nel tempo.
L'uomo, che inventò la macchina per ridurre le fatiche e che considerava il supporto tecnologico un valido alleato nei processi produttivi, si trova ora a soccombere perdendo la propria dignità in virtù di un bisogno crescente da parte delle aziende di incrementare la quantità di prodotti realizzati, per conquistare nuovi mercati e aumentare i fatturati per dimostrare al management del momento e al mondo economico la capacità di fare impresa. La catena di montaggio contribuisce in modo sostanziale a raggiungere gli scopi dell'impresa impegnando le persone a realizzare un numero crescente di prodotti nella minore quantità di tempo.
Innanzi a questi scenari che il mondo osserva in base all'interesse del momento e dove le persone dedicano una parte importante e sostanziale della loro vita, nasce spontanea una domanda: il lavoro a catena di montaggio può essere assimilato al lavoro a cottimo delle lavoratrici a domicilio?
Se la domanda ha un suo fondamento e la risposta è positiva, come mai la retribuzione del dipendente non è parametrizzata al numero di prodotti realizzati ma è retribuita a ore? È possibile avviare un confronto su questo tema che, lasciando inalterati i capi saldi dei contratti, consenta una ridistribuzione equa della redditività impresa – lavoratore?
La catena di montaggio dovrebbe subire una forte azione di contrasto per ridare all'uomo la possibilità di lavorare in condizioni meno gravose e dove il ritmo e la capacità di realizzare prodotti sia umanamente sostenibile e retribuita in modo equo. Il cambiamento di una società transita anche da qui, dal confronto e dal dialogo aperto con tutte le forze d'interesse e dall'applicare un modello culturale che vede nel benessere della persona il desiderio di partecipare alla vita della comunità aziendale e godere in ambito sociale dei frutti del lavoro svolto senza che questi siano sempre dell'azienda o dei piani alti che governano l'impresa.
"Per continuare ad essere dei leader e guidare le persone, non smettete di imparare". Charlie Chaplin
Bibliografia: Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro. Guido Zaccarelli, Franco Angeli Editore
GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Aperte le candidature per UniCredit Start Lab 2018, quinta edizione del programma di accelerazione promosso da UniCredit per supportare startup e PMI innovative. Candidature entro il 9 Aprile.
Piacenza, 19 marzo 2018 – Oltre 3.400 i progetti imprenditoriali italiani analizzati fino a oggi, circa 200 realtà imprenditoriali nazionali supportate, oltre 450 aziende coinvolte in incontri one2one con le startup, 21 i progetti di open innovation decollati. Ecco alcuni dei numeri di UniCredit Start Lab, programma di accelerazione creato da UniCredit per sostenere giovani imprenditori, innovazione e nuove tecnologie, che ha appena aperto le candidature per la sua quinta edizione, confermandosi come una delle iniziative di supporto a startup e pmi innovative italiane di maggiore impatto, anche per il numero di organizzazioni coinvolte: oltre 350 realtà tra incubatori, acceleratori, parchi scientifici e tecnologici, investitori, corporation.
Per l'area di Piacenza, l'istituto di credito ha illustrato i dettagli dell'edizione 2018 di UniCredit Start Lab presso la sede dell'incubatore Certificato In Lab ad una platea di aspiranti capitani d'azienda tra giovani imprenditori e studenti. L'incontro è stato aperto dai saluti introduttivi del Presidente InLab Marco Carini; di Luca Piccinno in rappresentanza di Aster - Area S3 del Tecnopolo di Piacenza; e di Marina Moretti, Area Manager Retail UniCredit. Leonardo Gregianin di UniCredit ha quindi illustrato nel dettaglio l'edizione 2018 del programma di accelerazione per le nuove realtà imprenditoriali, lasciando infine la parola a Andrea Cruciani, Ceo di Agricolus, start up toscana che lo scorso anno ha presentato uno dei migliori progetti per la categoria Innovative Made in Italy di UniCredit Start Lab.
Anche quest'anno, il nuovo bando si rivolge a realtà ad alto contenuto tecnologico e innovativo, in particolare a startup costituite da non più di cinque anni, a PMI innovative e a persone fisiche che vorranno presentare la propria idea imprenditoriale e trasformarla in azienda nel breve termine.
Fino al 9 aprile 2018 è possibile candidarsi al programma, attraverso il sito internet www.unicreditstartlab.eu accedendo alla sezione "Entra in Start Lab".
Le migliori proposte avranno accesso alla Startup Academy (percorso di training manageriale avanzato), ad attività di mentorship, alla possibilità di effettuare incontri con imprenditori e investitori a fini commerciali o di investimento; e ad un premio in denaro da € 10.000 per il 1°classificato di ognuno dei 4 settori di interesse del programma che sono: Innovative Made in Italy (aziende ad alto potenziale in settori chiave dell'imprenditoria italiana come agrifood, moda, design, nanotecnologie, robotica, meccanica e turismo); Digital (aziende e idee imprenditoriali relative a sistemi cloud, hardware, app mobile, internet of things, servizi e piattaforme B2B e fintech); Clean Tech (per piani i impresa relativi a soluzioni per l'efficienza energetica, energie rinnovabili, mobilità sostenibile e trattamento dei rifiuti); Life Science (progetti in tema di biotecnologie e farmaceutica, medical device, digital health care e tecnologie assistive).
Di Guido Zaccarelli – Mirandola (MO) 18 marzo 2018 - La scrittura è il segno grafico che l'uomo impiega per rappresentare la realtà che lo circonda e descriverla, attingendo dalla sorgente dei propri sentimenti la fonte principale per arricchire il testo di contenuti e di emozioni.
Un viaggio di andata e ritorno da compiere più volte sulla stessa riga per calarsi nella profondità della parola e addentrasi nei meandri di ogni singola sfumatura, per cogliere l'essenza dell'invisibile dove il pensiero s'eleva oltre i confini del presente.
Un modo per donare al lettore il luogo dove riflettere e aiutarlo a colmare il vuoto lasciato libero tra una parola e l'altra. La semiotica è la scienza che studia il linguaggio dei segni in un'ottica di significazione: "è tutto ciò che rimanda a qualcos'altro che non c'è: il fischio del capostazione che segnala la partenza di un treno, il segnale lampeggiante di un semaforo, il testo presente in un libro, qualsiasi frase contenuta in una bottiglia lanciata in mare e ritrovata a distanza di anni."
Ogni cosa che noi vediamo e tocchiamo è un segno semiotico che genera un processo di comunicazione che può essere di natura sociale, attraverso l'interazione di persone, oppure astratto, che non prevede la presenza di una mente umana ma di un oggetto, il suo riferimento nel contesto e il suono che è in grado di generare.
Il significato muta in base al contesto, nel quale il segno è collocato, inteso come l'insieme delle condizioni, delle opportunità e dei vincoli, spaziali, temporali, relazionali e culturali presenti in un qualsiasi scambio comunicativo.
Il contesto si può ampliare o restringere secondo le esigenze presenti nell'interazione comunicativa. Il libro è l'oggetto di questo atto comunicativo che mette in contatto il lettore con lo scrittore, la lettura è il riferimento al testo e l'audiolibro il suono che viene prodotto. Leggere ascoltando è un segno semiotico capace di generare un continuo divenire con l'oggetto che rappresenta e con l'aiuto della voce ornare di ulteriori significati la lettura.
Leggere ascoltando è momento unico da dedicare all'ascolto attivo nei momenti di libertà, dove combinare la quotidianità con l'eufonia della parola in un continuo rincorrersi di suoni e di melodie che incantano le emozioni fissandosi in modo indelebile nella memoria. Il desiderio di leggere e di ascoltare diventa una sana abitudine da incoraggiare ogni giorno per la presa cosciente di generare un diffuso e sano benessere personale e sociale, che coinvolge non solo le persone fragili, ma l'intera popolazione.
Le moderne tecnologie della informazione e della comunicazione sono strumenti sempre allettanti, raffinati e in continua evoluzione, nati per diffondere il valore e il piacere dell'ascolto, in questo particolare caso, della lettura da impiegare per orchestrare una composizione armonica di parole, lettere e suoni. Le persone vivono il disagio del tempo sottratto a dare risposte sempre più complesse anche quando la semplicità è di casa.
Leggere ascoltando è il futuro al quale dobbiamo prestare il fianco per farlo diventare uno strumento quotidiano di condivisione della conoscenza e di crescita culturale e sociale, non solo per le persone fragili, ma per tutti Noi con l'intento di creare un futuro che continuamente si disseta alla fonte principale della lettura e dell'ascolto.
Bibliografia: Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro. Guido Zaccarelli, Franco Angeli Editore.
GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
Curriculum: Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
La motivazione: volano di positività. Partecipando ai corsi di formazione la parola motivazione viene più volte impiegata per predisporre le persone al cambiamento, inteso come qualcosa che una volta appreso, rende il comportamento stabile e duraturo nel tempo.
di Guido Zaccarelli Mirandola (MO) 11 marzo 2018 - La motivazione è una energia che parte dalla dimensione interiore della persona, che l'uomo concentra in un determinato momento del suo quotidiano, per spingere se stesso all'azione.
La motivazione può agire su differenti livelli e avere diverse finalità. Se avvolta di buoni propositi, volti al benessere personale e sociale, si trasforma in un volano di positività che messa in campo orienta il cammino dell'uomo verso il bene comune. La motivazione spinge l'uomo al fare ordinato che diventa Arte per pennellare di colore giornate rese cupe dal grigiore del disagio.
Vivere l'esperienza comune della motivazione positiva insieme ad altre persone positive, rende l'aria pregna di energia e ogni molecola densa di significati emozionali che inalati raggiungono rapidamente l'anima. Un soffio di vento invisibile che si appoggia come una piuma sulla spalla per cercare di dare un senso compiuto all'uomo di vivere l'esistenza positiva dell'essere.
Nasce il coinvolgimento la cui radice latina ci porta a vivere insieme l'esperienza unica dell'abbraccio e, nella circostanza, vivere l'ascolto condiviso con gli altri in un luogo comune. Entrare nei bisogni dell'altro significa spalancare una porta aperta dove i sentimenti e le emozioni sono appoggiati sul davanzale della finestra affacciati di buon mattino a ricevere la luce e il calore del giorno.
Ecco che si arriva alla radice: i bisogni radicali che come afferma la filosofa ungherese Agnes Heller, secondo la sua opinione innovativa, riguardano l'amicizia, l'amore e l'introspezione. È straordinario vivere una esperienza comune, in un luogo comune, spinti da una motivazione comune dove persone si ritrovano insieme per raggiungere un obiettivo comune: la gioia del vivere che il tempo ha disposto a dimora comune. La persona si confronta con la propria identità, parla a se stessa, dice di sé, si rivolge agli altri.
Non pesa l'impegno e nemmeno lo sforzo. S'impegna alimentando il confronto, per dare il meglio di sé, evitando lo scontro che separa senza unire. In quel momento capisce che il suo agire può contribuire al bene della comunità essendo un membro attivo di un gruppo coeso. In quel preciso istante ritorna il passato e la storia ridisegna il valore della comunità dove l'uomo ha sempre vissuto la condivisione prima della dominazione rendendolo schiavo delle sua stessa ombra.
Il benessere che si crea nella sfera soggettiva si riflette in ogni aspetto della vita quotidiana. Secondo Baker «è il miglior modo per impostare un nuovo paradigma dell'etica rivolto a dare un nuovo volto all'umanità.»
Si apre agli altri. Ecco, la motivazione di cui si deve parlare ai corsi di formazione: trasmettere quelle emozioni che nella fase conclusiva fanno scendere una lacrima di gioia, non per quello che hai dato ma per quello che hai ricevuto e vissuto, in un momento del tempo fatto apposta per te, dove infondere energia positiva al coraggio del fare per raggiungere un infinito indistinto: il bene della tua comunità. Randolph Frederick Pausch, professore di informatica e di interazione uomo-computer statunitense scomparso in giovane età, nella sua ultima lezione disse: «non impegnare la tua vita per inseguire i tuoi sogni, vivi la tua vita adeguatamente e i sogni verranno da te... saranno i risultati che verranno da te.»
Bibliografia: Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro. Guido Zaccarelli, Franco Angeli Editore.
di Guido Zaccarelli Mirandola 4 marzo 2018 - Anna è un nome di fantasia, come tante giovani ragazze che il sabato sera dedicano il proprio tempo al lavoro andando controcorrente rispetto ai casi che la cronaca mette in evidenza ogni giorno negando all'impegno e alla volontà di ricevere la luce del giorno.
Gli incontri nascono per caso e come tali lontani dall'essere previsti dalla mente umana se non per l'insieme di combinazioni che la vita mette ogni giorno davanti agli individui quando sono in cammino sulla strada disegnata dal proprio destino. Una serata dedicata allo svago vissuta con la famiglia in un locale fuori le mura domestiche, ha avuto il pregio di osservare il valore dei nostri giovani, confermando ancora una volta che il nostro paese, come altri, è vivo grazie al loro senso del dovere con il quale si rimboccano le maniche e lavorano sodo, pur impegnati in ambiti scolastici.
Si preoccupano del loro futuro e sapendo delle difficoltà presenti, che potranno incontrare una volta usciti dalla scuola, conducono una vita fondata sul sacrificio, condizione fondamentale per eccellere un domani nei campi dove mettere a frutto le proprie competenze. Il menù viene servito con stile, con eleganza e simpatia.
Nasce un dialogo e una domanda spontanea, vista la giovane età: che scuola frequenta?: « prossima alla laurea, già in stage formativo presso una importante azienda del territorio e serate come cameriera.»
Ecco questa è la carta d'identità di Anna, una giovane studentessa che come tante ha deciso di investire sul proprio futuro, consapevole che nella vita ci sono momenti da dedicare al sacrificio per accrescere il valore della propria identità, necessaria per affrontare con decisone il lavoro.
Le aziende moderne non attendono e chiedono immediatamente, a chi si presenta ai cancelli d'ingresso, di eccellere per rispondere tempestivamente alle richieste del mercato. Per questo motivo cercano profili in possesso di determinati standard professionali senza i quali l'assunzione è compromessa.
Non investono in formazione – affiancamento per gli elevati costi che questa presenta nell'immediato senza un ritorno sicuro nel tempo.
Questo cosa comporta?: «le persone, una volta immerse nell'acqua dell'azienda, devono sapere nuotare, bene e velocemente.» Le marginalità sono ridotte.
La differenza, è il fattore tempo, sempre più compresso che non concede spazio. Le persone devono dedicare il loro tempo e i loro denari all'auto-formazione nella speranza di non sentirsi dire al prossimo colloquio: avanti il prossimo. Attenzione ai giovani e a non farsi distrarre dall'apparenza. Molto spesso dietro ci sono talenti che non vengono riconosciuti da una parte della società che li vede lontani dalla realtà.
Dobbiamo avere la forza di credere in loro, soprattutto in tutte le Anne che incontriamo ogni giorno per strada e che portano dentro di sé il desidero di un futuro migliore.
di Mario Vacca Parma 26 febbraio 2018 - Per la prima volta il codice di condotta di un'azienda nella sua gestione ordinaria normata dagli articoli del codice civile viene investito dagli articoli della nuova legge fallimentare, infatti l'imminente introduzione delle procedure di allerta descritte nell'art. 4 della L. 155/2017, che ha delegato il Governo a modificare significativamente l'attuale impalcatura della legge fallimentare sarà accompagnata anche da modifiche al codice civile.
L'articolo 14 del testo della legge delega contiene, alla lettera b), la modifica che prevede "il dovere dell'imprenditore e degli organi sociali di istituire assetti organizzativi adeguati per la rilevazione tempestiva della crisi e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi per l'adozione tempestiva di uno degli strumenti previsti dall'ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale".
Nelle more della redazione del testo si può senz'altro osservare che l'effetto sostanziale di questa modifica sarà il bisogno per ciascuna impresa di dotarsi in maniera strutturata di metodi di rilevazione del mantenimento della continuità aziendale. E tali metodi non possono che essere basati sul controllo di gestione.
Attraverso il controllo di gestione l'impresa analizza continuamente la propria attività in senso finanziario, strutturale ed amministrativo, ma anche commerciale e industriale. L'analisi consuntiva di norma relegata al bilancio d'esercizio lascia terreno alle analisi preventive (budget economici e finanziari) con cui misurare le performance aziendali in un futuro ragionevolmente prossimo da cui trarre conoscenza dei flussi di cassa necessari al sostegno della continuità aziendale.
Per calcolare correttamente i flussi di cassa futuri, l'azienda dovrà acquisire la capacità di costruire e mantenere adeguata informativa non solo sulla propria capacità industriale, commerciale e finanziaria, ma anche sulle dinamiche del settore merceologico di riferimento e sui principali competitor.
E' necessario diffondere la consapevolezza dell' importanza del controllo di gestione quale strumento ordinario di best practice, strumento che diviene oggi parte integrante dei doveri civilistici posti in capo al "buon imprenditore" e che diviene pane quotidiano per ogni organo di controllo.
I benefici derivanti dall'adozione di tale programma miglioreranno il rapporto con il sistema finanziario e si rileveranno ottimi alleati nel ridurre i rischi di default.
L'esperienza dimostra che le PMI italiane, caratterizzate da un tessuto composto più da piccole che medie imprese, sono normalmente o poco inclini o poco strutturate sul controllo di gestione.
Rendere sistematico questo vitale esercizio di buona conduzione aziendale può essere compito della professione del dottore commercialista ma ancor più di un manager che viva l'azienda dal suo interno ed apprenda i segreti, le routine ed i programmi di tutti i reparti. In quest'ottica – soprattutto per le PMI - si inserisce il Temporary Management che sempre più interessa le aziende siano esse grandi o piccole.
Questo è quanto emerge da una recente indagine promossa da Leading Network in collaborazione con IIM – Istitute of Management Italy.
Il Temporary Manager vende esperienza, ha un bagaglio culturale utile ad affrontare le più disparate esigenze aziendali, organizzative, finanziarie, amministrative ed in parte legali, possiede le competenze per raggiungere gli obiettivi comprendendo i propri limiti e facendo ben ricorso all'istituto della delega, circondandosi di professionisti alla propria altezza.
L'indagine appena promossa identifica l'adozione del Temporary Manager prevalentemente nelle situazioni di ristrutturazione aziendale (soprattutto nei casi di concordati in continuità), nei progetti di internazionalizzazione e delocalizzazione oltre che a tematiche relative ai passaggi generazionali.
In Italia il grado di soddisfazione delle aziende utilizzatrici è molto alto, con un picco assoluto del 100% nelle micro aziende; per questo tipo di realtà, al fai da te spesso praticato, sarebbe forse preferibile l'accompagnamento da parte di un professionista specializzato proprio per organizzare un sistema di gestione basato sull'attuale norma.
Il rapporto tra l'imprenditore italiano e la banca è stato per decenni immune da frizioni che non fossero prodotte da comportamenti censurabili o da difficoltà intrinseche al business aziendale. Per l'imprenditore con un'azienda sana e con una rispettabile storia familiare, le porte degli istituti di credito erano sempre aperte. Anche dal lato della banca, il modello "relazionale" di gestione del credito, prevalente in Italia fino alla fine degli anni Novanta, conferiva alle unità locali (il direttore, il capo area) un ruolo di intelligence sul territorio che veniva quasi consacrato da facoltà decisionali molto estese. Bastava una telefonata, o un caffè, col direttore per ottenere un ampliamento del fido.
La rivoluzione scatenata dalle regolamentazioni internazionali e dalla crisi finanziaria internazionale (dalla quale è scaturita una progressiva restrizione della disponibilità di credito bancario) ha finito per accantonare definitivamente un sistema che aveva consentito alle PMI italiane di sopperire alla strutturale carenza di mezzi finanziari propri.
Per l'imprenditore italiano è cambiato letteralmente il mondo. Il meccanismo che aveva decretato per decenni il successo del piccolo capitalismo familiare della provincia italiana, che spesso affondava le radici nell'artigianato o nel lavoro manuale, capace di far leva su competenze di prodotto molto spiccate (e in molti casi vincenti sui concorrenti internazionali) si trova costretto a fare i conti con una nuova realtà, molto difficile da governare. In un sistema imperniato sulle competenze, era possibile eccellere sapendo far bene il proprio lavoro, sapendo realizzare un prodotto migliore (o più economico) di quello dei concorrenti, e sapendolo vendere bene. La finanza veniva da sé, per quello c'erano le banche.
La banca diventa sempre più un interlocutore sintonizzato su una lunghezza d'onda che l'impresa italiana fatica a percepire. In pratica per l'imprenditore, spesso a digiuno di competenze finanziarie per non averle coltivate negli anni, è cambiato il linguaggio bancario. Anche in questo contesto è preziosa l'adozione di un Temporary Manager che traduca i risultati del controllo di gestione agli stakeholders esterni come banche e finanziatori.
Il vantaggio forse più importante ed apprezzato – e che connota e distingue la tipologia del servizio – è che il Temporary Manager ha un taglio molto operativo, al contrario dei classici servizi di consulenza, (il consulente consiglia il manager esegue) è sempre svolto da personale con una lunga esperienza diretta ed operativa in azienda e questo lo distingue sia dalle classiche società di consulenza, sia dai servizi offerti dal commercialista, con il quale per altro deve collaborare e confrontarsi per ottimizzare l'efficienza aziendale.
Concludendo è ipotizzabile che il Temporary Management sia un servizio che potrebbe diventare lo standard di fruizione per le piccole e medie aziende in quanto si pone come convergenza delle macro aree aziendali, quali amministrazione, finanza e controllo, organizzazione e legale. Un processo inarrestabile questo che avrà tuttavia un riscontro positivo come la progressiva managerializzazione del nostro tessuto imprenditoriale sicuramente propulsiva dello sviluppo.
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