Storie vere toccanti, irriverenti, capaci di far riflettere, portate in scena a Novellara
di Federico Bonati - Novellara (RE) 11 dicembre 2015 –
L'omofobia è una malattia silenziosa e violenta che negli ultimi anni si è insinuata in maniera sempre più dilagante nella società italiana. Spesso sorgono ai (dis)onori della cronaca storie di bullismo di matrice omofoba, compiute da ragazzi in età adolescenziale, le quali sono seguite da scie di menefreghismo e stemperamento sociale. Ma quello che si pone davanti è un problema serio: l'omofobia è una questione da affrontare impetuosamente e da risolvere, attraverso vari passi, primo fra tutti parlarne.
È quanto successo al Teatro "Tagliavini" di Novellara con lo spettacolo "Le cose cambiano", realizzato dal gruppo Etoile CTE, in collaborazione con l'amministrazione comunale, per la regia di Daniele Franci.
Nato da un'idea dello scrittore americano Dan Savage e del marito Terry Miller, fondatori della campagna web "It gets better", lo spettacolo raccoglie alcune storie italiane di ragazzi e ragazze omosessuali che, nel loro percorso di crescita come individui, si sono scontrati con una società accusante e giudicante, ma incapace di comprendere. Tuttavia, lo scopo che si pone lo show è quello di far capire a questi giovani che non sono soli e che le cose arriveranno a cambiare in positivo. Un cambiamento, quello preso in considerazione dagli attori in scena, che sta proprio nella normalità e nell'accettazione di essa. Proprio l'accettazione ed il suo rispetto sono un tema centrale che dovrebbe essere scontato, ma che così non è, in una società civile: giudicare una persona dal proprio orientamento sessuale è quanto di più deleterio e sconfortante possa essere fatto. Etero o gay non vi è alcuna differenza: si sta sempre parlando di persone.
Durante lo spettacolo ci sono momenti seri e momenti un po' più leggeri, momenti di riflessione e anche momenti toccanti ai quali non si può restare indifferenti. Perché è l'indifferenza la vera forza dell'omofobia. Il potere di questa aberrante azione non è tanto nell'epiteto frocio o ricchione, utilizzato come calunnia o come impenitente sfottò, ma nel silenzio complice di chi sa, di chi vede, ma che tace. Il silenzio è anche ciò che getta nello sconforto i ragazzi e le ragazze LGBT che subiscono vessazioni, ma che non trovano il coraggio o la spinta per confidarsi con qualcuno. Ignorano, a causa di questo silenzio, di non essere soli, arrivando poi a compiere gesti estremi.
"Imparare ad accettare le scelte altrui – dice l'assessore alla cultura Marco Battini – è il modo in cui le cose cambiano davvero", al quale fa eco l'assessore alla scuola del comune di Reggio Emilia Raffaella Curioni auspicando di poter far approdare nelle scuole progetti teatrali di questo tipo. Parole di elogio per lo spettacolo anche dal presidente di Arcigay Flavio Romani che sottolinea: "Le cose cambiano e bisogna resistere finchè esse non saranno cambiate del tutto. E se si sta per crollare, allora bisogna avere il coraggio di chiedere aiuto. Il cambiamento parte anche da lì".
La triste realtà delle vessazioni omofobe e la consapevolezza della propria omosessualità sono stati narrati con soffice rispetto e consapevolezza di essere portatori di un messaggio di assoluta positività: le cose cambiano.