La sua attività politica ebbe inizio nel 1901, quando fondò la Lega dei contadini a Fontanelle di Roccabianca, assumendo la leadership e guidando le battaglie per migliorare le condizioni dei lavoratori agricoli. L'anno successivo si iscrisse al Partito Socialista Italiano, sostenendo la fazione riformista e creando una rete di cooperative agricole che si estese ben oltre il suo paese d'origine.
Durante la direzione della Camera del Lavoro da parte di Alceste de Ambris, Faraboli contribuì a rafforzare il movimento sindacale, giocando un ruolo cruciale nello sciopero agrario del 1907, che rappresentò una tappa fondamentale per i diritti dei contadini in Emilia. Nel 1914, Faraboli assunse una posizione neutralista rispetto alla Prima guerra mondiale e fu eletto nel consiglio comunale di Roccabianca, dove continuò a battersi per combattere la disoccupazione e opporsi alla guerra.
Tuttavia, nel 1919, il contesto politico iniziò a deteriorarsi con lo scoppio di tumulti a Roccabianca e Busseto, rivolti contro le cooperative socialiste, con l'obiettivo di minare il lavoro di Faraboli e dei suoi colleghi. Negli anni successivi, le sedi socialiste furono oggetto di attacchi da parte delle squadre fasciste: la Casa dei Socialisti di Pieve Ottoville venne assalita nel 1921, seguita da quella di Fontanelle l'anno seguente. Di fronte alla crescente violenza fascista, Faraboli fu costretto a lasciare la sua terra e si trasferì a Milano, dove proseguì il suo impegno sindacale all'interno del Partito Socialista e della Lega delle Cooperative.
Con l'intensificarsi della repressione fascista, soprattutto dopo l'attentato a Zaniboni, Faraboli fuggì in Francia, trovando rifugio a Tolosa, da dove continuò la sua lotta contro il regime fascista. Dopo la fine del fascismo, Faraboli rientrò in Italia, e nel 1951 fu insignito della Stella degli Italiani Benemeriti all'Estero dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, in riconoscimento del suo impegno.
Lo scrittore Giovannino Guareschi si ispirò a Giovanni Faraboli per la creazione del personaggio di Peppone, il sindaco comunista delle celebri storie di Don Camillo. Faraboli, con il suo ruolo di leader socialista e sindacalista nella Bassa Parmense, incarnava molte delle caratteristiche di Peppone: un uomo del popolo, forte e determinato, impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori agricoli e delle cooperative. La figura di Peppone riflette l'impegno politico e sociale di Faraboli, con un tratto umoristico che Guareschi utilizzò per raccontare le tensioni e le contraddizioni del dopoguerra italiano.
Giovanni Faraboli morì a Parma il 4 febbraio 1953. Nel 2004, la sua memoria fu celebrata con l’intitolazione del nuovo ponte di San Secondo sul fiume Taro, in suo onore.
(Foto del monumento a Giovanni Faraboli presso Fontanelle di Roccabianca dinanzi alla casa natale dello scrittore Giovannino Guareschi)