Martedì, 16 Luglio 2024 07:03

Francia: rischio ingovernabilità In evidenza

Scritto da Daniele Trabucco

a cura di Daniele Trabucco (*)

Belluno, 15 luglio 2024 - Il secondo turno per il rinnovo dell’Assemblea nazionale, uno dei due rami del Parlamento francese eletto a suffragio universale e diretto da parte del corpo elettorale (il Senato è eletto, invece, a suffragio indiretto in quanto espressione delle autonomie territoriali, in particolare dei Consigli municipali), ha certificato un dato incontestabile al di là dei facili trionfalismi della sinistra di casa nostra: dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è la prima volta che la destra francese ha ottenuto un guadagno di assoluto rilievo in termini di seggi: ben 143. Tuttavia, nessuna delle forze politiche in campo per l’elezione dei 577 deputati (555 nella Francia metropolitana, 22 nei territori d’oltre mare) scelti con sistema elettorale maggioritario a doppio turno, neppure il Nouveau Front Populaire, vincitrice delle elezioni con 180 seggi, ha i numeri per disporre della maggioranza assoluta.

​Ne esce, dunque, un Parlamento bloccato con una situazione di stallo sconosciuta, almeno fino ad ora, dal sistema costituzionale francese. Ed anche ammesso che si possa trovare un accordo di colazione tra il Nuovo Fronte Popolare ed Ensemble (movimento passato da 254 a 168 seggi) che cosa ne sarà della tanto contestata riforma delle pensioni o della legge sull’immigrazione che Mélenchon e compagni intendono abrogare solo per citare alcune questioni fondamentali sul tappetto? Per non parlare dei problemi inerenti al conflitto in corso tra Repubblica di Ucraina e Federazione Russa o concernenti la vicenda palestinese. È vero che il Presidente della V Repubblica francese, Emmanuel Macron, sta cercando di sabotare la stessa desistenza da lui fortemente voluta, eventualmente pensando ad un Esecutivo tecnico, ma resta, anche in questo caso, il nodo politico. Il Governo, nell’ordinamento costituzionale delineato dalla Costituzione della Francia del 1958, pur non essendo destinatario di un voto fiduciario iniziale (è possibile, però, la mozione di censura), può, ai sensi dell’art. 49, dopo una deliberazione del Consiglio dei Ministri, chiedere una votazione all’Assemblea nazionale sul suo programma o su una dichiarazione di politica generale, i quali devono ottenere la maggioranza dei voti espressi. In una situazione in cui uno dei due rami del Parlamento francese è suddiviso in tre blocchi ben distinti, la facoltà di cui all’art. 49 si configura come un vero e proprio obbligo di fatto, sebbene non di diritto, soprattutto al fine di chiarire, in un contesto così incerto, quali saranno le direttrici programmatiche della legislatura. E qui si apre una partita tutta da giocare.

​Sarà interessante, comunque, seguire l’operato del Presidente Macron ed il suo modo di vivere la «coabitazione» che rappresenta una possibilità nella forma di Governo semi-presidenziale francese: o restare fuori dalla funzione di governo e giocare un ruolo di garante della Costituzione, oppure pretendere di esercitare effettivamente i poteri di cui dispone, aprendo, in questa seconda evenienza, un periodo di conflittualità molto pericoloso con l’Esecutivo e la possibile maggioranza parlamentare. La strada, nella Republique, è tutt’altro che in discesa.

(*) Professore strutturato in Diritto Costituzionale presso la SSML/Istituto di grado universitario «san Domenico» di Roma.

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