Il sottoscritto – pur non avendo letto nessun suo libro (non per snobismo; quando ho cominciato per la prima volta a prendere un libro in mano non mi è mai capitata una sua storia sotto tiro).
Negli anni- ascoltando gli scrittori famosi, vincitori del premio Strega o contigui ad una certa parte politica che pensa di avere la verità in tasca, parlo ovviamente della sinistra- la scrittrice triestina è stata insolentita in un modo inaccettabile, attribuendole colpe non sue; suvvia se la Tamaro ha rovinato la letteratura italiana vogliamo parlare di altre scrittrici donne, figlie di potenti, che scrivono storielline con un effetto migliore della camomilla? Oppure, parlando della narrativa straniera potremmo trattare a lungo delle sciocchezze pubblicate sulle varie sfumature erotiche di colori. Se la Tamaro ha rovinato le generazioni italiane, questi libri hanno rovinato un pianeta intero.
Pur non conoscendola di persona, in quest’articolo, sarò così presuntuoso da spiegarvi chi è questa romanziera.
Nata a Trieste nel ’57, dopo il diploma magistrale supera le difficili prove per entrare in una delle scuole di cinema più importanti d’Europa. Il Centro sperimentale di cinematografia di Roma con esami superati avendo come Presidente di commissione Milos Janchso (il che è tutto dire).
In un video su youtube la Tamaro racconta la sua esperienza al Csc definendola, non a torto, terribile. Erano tempi iperpoliticizzati, dove o stavi da una parte o dall’altra, un temperamento mite di stampo “Gozzaniano” come il suo, non avrebbe trovato spazio.
Per sua stessa ammissione durante quel biennio non si fece nulla nei corridoi della scuola, fondata nel ’38 da Mussolini, e che lungo gli ampi corridoi ha visto studenti di mezzo cinema italiano ma non solo, pensiamo a Raffaella Carrà e Gabriel Garcia Marquez.
Una volta preso il diploma lavora subito come aiuto regista del film “Ernesto” di Salvatore Samperi tratto dal capolavoro di Umberto Saba.
Gustosi gli aneddoti dei suoi rapporti con Fellini, dopo essersi fatta notare con le prime pubblicazioni il cinque volte premio Oscar la prese in simpatia e con quel suo atteggiamento da grande seduttore pensava che fosse un onore passeggiare con lui il quale aveva manifestato l’intenzione di andare a prenderla a casa.
La Tamaro rifiutò sempre questo atteggiamento da divo, anche da questi episodi si capisce che è una donna forte e indipendente.
Poteva accomodarsi nei salotti della sinistra “bene” e ricavarne dei vantaggi ma la sua riservatezza – fortunatamente- glielo impedì, anche se – a parere di chi verga questo articolo- avrebbe potuto avere una buona carriera come regista.
Archiviato al cinema arriva prepotente la letteratura (sterminata la sua produzione) con il successo mondiale di “ Va’ dove ti porta il cuore”.
Tempo addietro, in un vlog su youtube, una ragazza brasiliana che aveva aperto una sua rubrica di libri tra i titoli che consigliava tirò fuori ad un certo punto la copia brasiliana del romanzo forse di maggior successo della Tamaro.
Lo ammetto, da italiano mi sono sentito orgoglioso; se una storia scritta non so più bene quanti anni fa continua ad emozionare giovani lettori significa che si è ben seminato. Per tutti questi motivi: per il suo lavoro immenso; per la sua riservatezza; per la sua educazione, per il suo essere fuori dai circhi degli intellettuali alla moda; per apparire poco e niente in televisione urlo a gran voce: “ Viva Susanna Tamaro!”.
Concludo questo articolo con un argomento che può sembrare non c’entrare nulla con quanto scritto precedentemente ma che ha qualche appiglio.
Un aspetto che mi affascina e la fruizione culturale che sia di un libro, di un film o di un musicista. La cultura- come sappiamo fa selezione- motivo che ha provocato l’ignoranza da parte dei nostri studenti di uno scrittore sublime come Carlo Cossola ( leggete “ Fausto e Anna” cari i miei liceali e un pochino di meno il sempiterno e ovviamente grandissimo Calvino Calvino.
V’è anche un altro scrittore, francese, morto nel 2013 pubblicato – se non erro per la prima volta in Italia negli anni ’90- Gerard de Villiers. Costui era un giornalista che per una vita intera scrisse spy story avvincenti ma con scene erotiche e di violenza esplicite tanto che per alcuni- giustamente- possono anche risultare disturbanti.
Sarà per un fatto generazionale o perché nella televisione nostrana si è arrivati all’apice dell’osceno personalmente queste truculente descrizioni di stupri e torture non mi fanno né caldo né freddo.
Le spy story sono comunque avvincenti e anche se sono vendute nelle stazioni ferroviarie e non entrano nei templi della cultura ufficiale e impegnata, dove trovano abbondante spazio le figlie di padri distintisi per essere stati le prime tessere del Partito Democratico, formano una cultura al lettore.
In alcuni suoi libri lo scrittore Salman Rushdie- autore dei “ Versetti satanici”- viene rapito a causa della fatwa di Khomeini; in un altro libro, ho potuto conoscere una figura che i libri, finalisti dell’odierno premio Strega, non mi risulta abbiano trattato: Rigoberta Menchù, premio Nobel per la pace nel 1992.
Eppure nonostante questa popolazione di asini di cui mi onoro di far parte non sa nemmeno chi siano questi due personaggi pubblici. Salvo eccezioni ovviamente. Buona giornata a tutti.
Foto: Andreas Bohnenstengel http://andreasbohnenstengelarchiv.de