Di Francesco Graziano Bologna, 17 marzo 2024 - L’università è, o dovrebbe essere, uno dei momenti più felici per la storia di uno studente che si affaccia alla vita; un periodo di formazione etica e morale irripetibile, grazie al magistero di professori che, si spera, ottemperino al loro lavoro in maniera onesta.
Da sempre è rimasta invalsa la brutta pratica di demandare ad una seconda persona, se non trovata per conoscenza, prevalentemente in quei siti che hanno l’indubbio merito di aver dato, e dare tuttora, l’occasione ai laureati di poter offrire le prime esperienze di lavoro, garantendo lezioni private agli studenti di ogni ordine e grado fino all’università, la scrittura della tesi di laurea triennale e magistrale; quello delle lezioni private è un modus operandi esecrabile quanto si vuole, ma non v’è dubbio che questo continuo esercizio da parte dei giovanissimi usciti dall’Alma mater, serva per rafforzare dentro di loro, le competenze studiate durante il cursus honorum accademico.
C’è chi non si troverà d’accordo, personalmente la pratica non mi scandalizza, visto che- come si dice – con un’espressione gergale, è un’esperienza “ vecchia come il cucco” che tutti i professori hanno affrontato.
Quello che risulta di estrema gravità è quanto sottolineato in corsivo. Una volta completati gli esami, raddoppiando anche gli sforzi con l’aggiunta di lezioni private, bisognerebbe essere in grado di possedere quei mezzi per poter scrivere un elaborato che- soprattutto alla magistrale- abbia una seppur minima validità scientifica.
Questo ‘mercato intellettuale’ è molto florido, diverse persone ne fanno ricorso (e ne hanno fatto ricorso anche nel passato).
Premessa d’obbligo: se si scoprisse che una tesi di laurea presentata da un candidato è stata scritta da una seconda persona si andrebbe incontro a reati penali gravissimi, ragion per cui, alla fine di quest’articolo mi rivolgerò direttamente al Rettore dell’Università di Bologna e a tutti i Rettori delle Università di Italia.
Michele (nome fittizio, ndr) è un ragazzo di Bari, ventiquattrenne laureando in lettere moderne, con tenacia, e senza chiedere l’aiuto di nessuno, sta pagando i suoi studi da solo, pur avendo l’opportunità di svolgere l’attività di studente a tempo pieno. Da dove gli arrivano i soldi?
Oltre che dalle già nominate lezioni private, da studenti(?) che lo contattano affinché scriva per loro la tesi di laurea. “Pagano bene” mi ha raccontato telefonicamente in una chiacchierata informale, il ragazzo è preparato e così il finto laureato potrà vantarsi con amici e parenti durante i pranzi ‘Trimalcioneschi’ che si organizzano in queste occasioni.
A mò di esempio, tempo fa, per mail, mi ha passato 19 pagine di un estratto di una tesi. Naturalmente per motivi di privacy non si è spinto nel rivelarmi se quel lavoro fosse destinato ad un laureando o laureanda né a quale università appartenesse.
La seppur breve trattazione, sia da un punto di vista contenutistico che formale è eccellente, l’argomento è interessante e attuale: il Branding; immaginiamo che il lavoro sia stato completato bene per la felicità di tutti.
Per lo studente/essa a cui andrebbe tolta la laurea e macchiata la fedina penale, e sia per il nostro Michele che ha incassato un bel po’ di soldini.
Da qualche anno l’università di Bologna ha attivato la piattaforma turnitin che, come recita l’home page di un Professore di diritto, è:
“Il servizio Anti plagio è offerto dall'Università di Bologna e consente di verificare l'originalità degli elaborati per la prova finale affiancando all'attività di verifica già normalmente praticata dal docente il supporto informatico di Turnitin…”
Qua veniamo all’appello che rivolgiamo ai Rettori dell’Università di Bologna, dell’Italia tutta e di Bari dove studia come un matto il nostro povero Michele: non basta utilizzare come supporto questa piattaforma.
Intendiamoci, nessuno vuole demolire i mezzi di controllo che gli strumenti informatici garantiscono ma che comunque risultano fallaci, perché non completano quello che dovrebbe essere il loro lavoro al 100%.
Un candidato può anche presentarsi con un elaborato originale, ma la domanda di fondo, a cui bisogna trovare risposta, per far sì che l’Università italiana non stia sempre agli ultimi posti nelle classifiche degli atenei sia europei che non è: Cari Rettori e Professori, chi vi assicura che quelle quaranta o 100/150 pagine, le quali secondo turnitin risultino non scopiazzate malamente ma finanche originali, siano state scritte effettivamente dalla mano del candidato all’alloro accademico?
I mezzi e le strutture non mancano, bisogna, in conclusione- a parere di chi scrive- trovare un modo affinché questo andazzo non si realizzi più.
Le tasche del nostro povero Michele magari piangeranno, ma la meritocrazia, parola di cui siamo bravi a riempirci la bocca, sicuramente ne guadagnerebbe.
NOTA CONCLUSIVA: Questo articolo è stato scritto dopo aver sentito delle fonti che hanno raccontato di uno squallido mercato non delle vacche ma di tesi finte; qualche Rettore si degnerà mai di rispondere?
Alcuni Tags suggeriti. Università di Bologna, Bari, Università d’Italia, Rettori, Tesi di laurea.