Venerdì, 24 Novembre 2023 03:49

Le libertà tra illusoria autonomia del soggetto e necessità di un fondamento metafisico In evidenza

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Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 23 novembre 2023 - "Dall'amore al fine vita sogno che crescano le libertà". Sono le dichiarazioni, riportate dalla stampa, del Presidente della Giunta regionale del Veneto pro tempore dott. Luca Zaia. Al di là del risvolto politico delle affermazioni e della deriva "liberal" di una parte della Lega veneta, è interessante soffermarsi sul presupposto filosofico di quanto asserito da Zaia. È evidente che siamo di fronte all'accoglimento pieno della prospettiva kantiana che altro non è se non una manifestazione del paradigma della modernità: ció su cui la morale si basa è l'autonomia della volontà dell'uomo che Kant (1724/1804) chiama, com'è noto, "imperativo categorico del dovere".

In altri termini, la morale, in quanto basata sul concetto dell'uomo come essere libero (in lingua tedesca "Wesen"), non ha bisogno dell'Idea di un altro essere al di sopra di lui.  Il "Tu devi" kantiano diventa così un recipiente vuoto riempibile di ogni possibile contenuto (dal gender al fine vita, dall'interruzione volontaria della gravidanza alle unioni civili etc.

Le "libertà che crescono" di cui parla Zaia). In questo modo, osserva il grande Cornelio Fabro (1911/1995), Kant perviene ad un ateismo antropologico trascendentale dove Dio non è il fondamento dell'ordine morale, ma solo Colui che accorda la connessione fra il merito di osservare la legge e la felicità ed è unicamente in questo senso che, per il filosofo di Königsberg, la morale conduce alla religione. Davvero, allora, l'imperativo categorico può costituire il fondamento della legge morale, la sua "vis obligandi"? Ora, anche i briganti sono convinti di obbedire all'imperativo morale della propria ideologia quando depredano o uccidono e questo dimostra come l'imperativo categorico sia in grado di giustificare qualunque etica e qualunque visione politica anche malvagia e brutale. L'illusione dell'ateismo morale o della libertà atea è quella, dunque, di ritenere che l'uomo sia a sé stesso la sua legge. L'uomo, però, come "custode della legge" non puó pretendere di emettere un giudizio morale perfetto in ragione del suo essere una realtà creaturale che commette errori ed è costituita da innegabili imperfezioni. Il vero giudizio puó essere pronunciato solo da chi, avendo in sè ogni perfezione, puó giudicare realmente con ius–titia. Solo lo "status creationis" puó divenire, quindi, il fondamento dello "status moralitatis": l'uomo trova nella sua natura (non intesa come naturalismo) il fondamento dell'agire morale e giuridico in quanto la "lex naturalis" che scopre è "partecipazione" della "lex aeterna" secondo il noto insegnamento tomista ed è questa che lo guida e lo orienta sebbene possa non comprenderla appieno. La dissoluzione della morale cui oggi assistiamo è la conseguenza della distruzione della metafisica e questo porta ad accogliere, anche all'interno di una parte della teologia, "il principio di immanenza" come unico criterio di giudizio. A quanto sostenuto si potrebbe obiettare che questa "sorta di morale confessionale" non vale per i non credenti e che le riflessioni di Zaia rientrano all'interno di una dialettica laica. Il laicismo che cos'è se non il frutto della libertà negativa? La morale naturale (non quella kantiana dell'uomo quale "essere libero" di cui sopra) è identica per tutti: credenti e non credenti e si radica nell'essenza della persona umana la cui negazione porta all'indifferentismo (è indifferente per l'uomo essere quello che è o un'altra cosa) o al perseguire fini che si palesano come "antiumani" i quali risultano possibili non per natura, ma per il tramite dell'esercizio di una volontà di potenza su sé stessi o sugli altri grazie alla legge positiva. Da qui la necessità di recuperare un pensiero filosofico autenticamente cattolico, e perciò umano, da contrapporre alle derive nichilistiche proprie della contemporaneità.

 


(*) Autore - prof. Daniele Trabucco

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche "Erich Fromm"). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario "Prospero Moisè Loria" di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in "Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie" organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
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