Non si tratta di una boutade di una delle realtà accademiche più progressiste, globaliste e prezzolate, ma dell'espressione di una precisa linea culturale la quale, in epoche storiche e forme politiche diverse quali il risorgimento, l'antifascismo repubblicano, la contestazione sessantottina etc, ritiene che il processo storico non possa venir compreso se non come un'inarrestabile tendenza verso l'immanenza e la secolarizzazione.
In altri termini, in nome di una presunta neutralità, che altro non è se non un'imposizione ideologica, si cerca in ogni modo la definitiva eliminazione del soprannaturale e del trascendente dalla storia i quali, è bene ricordarlo, non si impongono, ma si propongono ("Venne tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1,11)).
Aveva ragione il grande filosofo pistoiese Augusto Del Noce (1910/1989) quando sottolineava come il "crocio/gramscismo accademico", che domina ancora oggi buona parte della cultura italiana, sia stato condizionato, fin dall'inizio, dal problema delle origini e dello sviluppo del risorgimento e del suo rapporto storico ed ideologico con la Rivoluzione francese del 1789. Quest'ultima era, infatti, vista da Antonio Gramsci (1891/1937) come una tappa di "autoliberazione" dell'umanità, come il momento culminate della "filosofia della praxis", preceduta dal Rinascimento e dalla Riforma protestante e seguita dall'idealismo tedesco, dal liberismo laico e dallo storicismo.
La conseguenza di tutto questo è evidente: l'affermarsi di un'idea di libertà come affrancamento dall'essere e dai suoi fini, come liberazione, e l'ossessione del politicamente corretto (lo vediamo, ad esempio, nei quotidiani come la Repubblica, La Stampa, il Corriere della Sera con i loro "monotoni aedi") che, quale nuova religione laicistica con i suoi dogmi, stabilisce il divieto di fare domande o di assumere un pensiero critico, pena la "patologizzazione" del pensiero divergente.
Fino a quando durerà questo rimbecillimento di massa?
(*) Autore - prof. Daniele Trabucco
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche "Erich Fromm"). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario "Prospero Moisè Loria" di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in "Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie" organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
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