Di Francesco Graziano Bologna, 23 agosto 2022 - Il romanzo di Michele Rondelli “ Testimoni sepolti” poggia la lente di ingrandimento del romanzo sulla più grande tragedia mineraria italiana, quella di Cozzo Disi, avvenuta nel paese agrigentino di Casteltermini il 4 luglio del 1916 e costata la vita ad una novantina di operai.
Anche se parte dalla testimonianza dell’unico sopravvissuto, l’ago della bilancia, tra storia e fiction, pende verso quest’ultima. Una parte consistente dei personaggi, degli eventi e determinati luoghi nascono solo ed esclusivamente dalla fantasia dell’autore.
Tra realismo e fantasia, nel paese di Calarmena è ambientata la storia particolare di un ragazzo, Vincenzo, riuscito a sopravvivere per ben due settimane sotto la terra.
A raccontare la vicenda è Ruggero De Robertis, il cronista che arriverà sul posto dove raggiungerà il suo amico di vecchia data Paolo Lo Groi.
La domanda che il lettore si farà leggendo questo romanzo, meritoriamente pubblicato dalla casa editrice Ianieri edizioni nella collana Le Dalie nere, riuscirà il giornalista – grazie all’osservazione delle relazioni umane e dei giochi di astuzia e di potere- a far venire a galla i segreti, le manipolazioni e le responsabilità occulte di quella tragedia umana? La ricerca della verità procede, svelando nel corso della trama intrecci al di sopra di ogni sospetto, mentre Vincenzo sogna di convolare a nozze, il proprietario della miniera, don Carmelo Pagano, aspira a trasferirsi dall’altra parte del mondo, in America, mentre i suoi figli si scagliano l’uno contro l’altro.