Prosegue la raccolta dei racconti che vedono protagonista Rodolfo Lapidario, il titlare di una agenzia di pompe funebri in grado di parlare con i defunti. - nono racconto -
Di Manuela Fiorini Oltre, 8 giugno 2019 - Rodolfo Lapidario aveva avuto una settimana davvero piena. Aveva dovuto organizzare tre funerali e, per una piccola Agenzia di Onoranze Funebri come la sua, dove di norma faceva tutto da solo, era stato un lavoro immane. "Dovrei decidermi ad assumere qualcuno part-time", si diceva di tanto in tanto. Però tergiversava sempre. Poiché sarebbe stato davvero difficile condividere con un eventuale dipendente il suo "piccolo" segreto.
Di sicuro, sapere che il suo titolare aveva una clientela "ufficiale" e una "occulta", composta dagli spiriti dei trapassati, che gli si manifestavano per fare le loro rimostranze o esprimere i loro desideri in occasione del congedo definitivo da questa Terra, per passare in un'altra dimensione, non era cosa facile. In occasione degli ultimi tre funerali, tuttavia, nessuno spirito si era manifestato a lui con richieste più o meno bizzarre, o per inveire contro i parenti che avevano disposto un funerale diverso dai propri desideri. Del resto, si trattava di persone piuttosto anziane, che avevano ormai completato il loro percorso terreno, vivendo a pieno, persone stanche sotto il fardello degli anni, quasi sollevate dal sentire la leggerezza dell'anima dopo il peso del corpo, divenuto insopportabile.
Lapidario consultò l'agenda. Salvo chiamate dell'ultimo minuto, non avrebbe dovuto organizzare altri funerali nei primi giorni della settimana successiva. Tuttavia, siccome il suo non era certo un lavoro che si poteva programmare, decise di ritagliarsi un po' di tempo solo la domenica, magari per una scampagnata o una passeggiata in montagna. Magari avrebbe potuto fermarsi in un posto un po' rustico a mangiare qualcosa di buono...
Stava liberando i suoi pensieri quando una ventata di aria gelida in quella serata afosa irruppe nel suo ufficio. Non era l'aria condizionata, che teneva ancora spenta per parsimonia, accontentandosi di un vecchio ventilatore. Doveva, quindi, trattarsi di un nuovo cliente, e non della categoria di quelli "in carne e ossa". Questa volta, a differenza delle altre, la presenza non venne annunciata solo dalla ventata di aria gelida, ma anche da un pungente odore di salmastro, che gli ricordò quello dei piccoli porti dove approdano le barche dei pescatori.
Nella penombra, intravide la sagoma di un uomo, poi la sua figura eterea gli si rivelò del tutto. Aveva l'aspetto di un trent'enne, ma Lapidario non poteva effettivamente dire a che età quella persona era passata a miglior vita, dal momento che gli spiriti dei trapassati assumono l'aspetto dell'età che hanno preferito quando erano in vita. Questo spirito, tuttavia, si era presentato a lui con abiti piuttosto trasandati, il volto emaciato e la barba incolta...
"Allora è vero...che tu puoi vedere coloro che sono morti...", lo apostrofò subito lo spirito.
"È così...", lo rassicurò Lapidario con un sorriso per metterlo a proprio agio.
"Me lo ha detto lo spirito di Gustavo Ori, stamattina, al cimitero...Stava guardando per l'ultima volta la sua tomba, lui l'ha chiamata "il baule dove sono state riposte le mie spoglie mortali"...ma non sapeva di farmi un po' invidia..."
Rodolfo Lapidario fece mente locale. Gustavo Ori era uno dei defunti a cui aveva celebrato il funerale quella settimana.
"Tu, invece, chi sei?"
"Il mio nome è Gregor Galic..."
"Non mi sembra di averti nella lista dei...funerali. Sei appena morto?"
Lo sguardo dell'uomo si fece triste.
"No, sono morto alcuni mesi fa..."
"Però sei ancora qui, non sei passato oltre...posso chiederti perché?"
"Perché non ho avuto un funerale...e la cosa mi addolora..."
Lapidario guardò di nuovo lo spirito...se quello era davvero l'aspetto che quell'uomo aveva scelto per manifestarsi, o era quello che aveva al momento della morte, o non doveva avere avuto una vita troppo felice. Forse, lui stesso si era tolto la vita, oppure era uno dei tanti scomparsi di cui non si sa più nulla, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Se poteva fare qualcosa per avvertire i parenti e indicare loro dove si trovavano le spoglie del loro congiunto, lo avrebbe fatto. Sì, lo avrebbe aiutato, grazie al suo dono.
"Ho capito...Gregor. Se non hai avuto un funerale, sai dove si trovano ora, le tue spoglie mortali?"
"In una cella frigorifera, all'Istituto di Medicina Legale...mi hanno portato lì quando...mi hanno trovato. Io, vivevo in strada, sono...ero un clochard, almeno nella seconda parte della mia vita...Quando sono arrivato in questo paese ero giovane e pieno di sogni, ho anche lavorato, poi è arrivata la crisi, ho perso il lavoro, la casa...sono finito per strada. E ho cercato di guadagnarmi da vivere, giorno per giorno, suonando il violino...una passione che avevo fin da giovane".
"Quindi, non sei morto...all'età in cui ti sei presentato a me..."
"No, avevo quasi settant'anni...ho avuto un infarto, forse per il freddo di certe sere...non era facile vivere in strada. A volte trovavo un rifugio nelle stazioni, oppure nei centri di accoglienza...ma non sempre andava bene...Quelli come me sono più di quello che credevo e spesso i posti erano tutti occupati".
Lapidario sentì un groppo alla gola.
"Questo è l'aspetto che avevo quando ho lasciato il mio paese, la Slovenia, dove facevo il mestiere che amavo, il pescatore. Per tutta la vita mi è mancato il mare, il suo profumo, quel senso di libertà che ti dà il vento addosso, le stelle sopra la testa, il rumore delle onde...".
"Hai parenti che io possa contattare per occuparsi del tuo funerale? Qualcosa mi inventerò con loro...oppure potrei dare qualche dritta a quelli di Medicina Legale..."
"Non mi sono mai sposato e non ho avuto figli, non che io sappia. Ero figlio unico e i miei genitori sono morti da tempo..."
"Allora, mi recherò io a parlare con il referente del Comune che si occupa dei funerali delle persone che non se lo possono permettere...".
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Il mattino successivo, Rodolfo Lapidario si recò in Comune per parlare delle spoglie di Gregor Galic, il clochard che giaceva da mesi nella cella frigorifera dell'Istituto di Medicina Legale.
"Non siamo riusciti a contattare nessuno della famiglia. Questo poveretto non aveva né un cellulare né un'agendina con uno straccio di contatto. Viveva in strada, girando di città in città suonando il suo violino. Una vita vagabonda. Quando è successo, abbiamo fatto girare la sua foto nelle Questure, sperando che qualcuno lo riconoscesse, che si facesse avanti per la sepoltura...invece, lui è ancora qui", gli disse il referente del Comune.
"In questo caso, non è...il sindaco a doversi fare carico della sepoltura?", domandò Lapidario.
"Eh, Lapidario, la legge dice questo, e per quel poveretto sarebbe cosa buona e giusta. Ma le casse comunale sono vuote. Ogni centesimo è già stato destinato...finché non avremo una qualche disponibilità, un disavanzo, o qualche entrata inaspettata, il violinista dovrà attendere...al fresco".
Lapidario si fece dare una copia della foto di Gregor Galic. La sua immagine di settantenne era ancora peggiore e trasandata di quella giovanile con cui si era manifestato a lui. Eppure, nel suo sguardo c'era qualcosa di familiare. In quel momento, sentì un impulso fortissimo.
"Ci penso io..."
"Come, prego?".
"Mi occuperò io della sepoltura di...questa persona. Ho un'impresa di onoranza funebri...gioco in casa, insomma. Se mi volesse fare il favore di...liberare la salma e sciogliere le quisquiglie burocratiche, sarò ben lieto di organizzare la funzione religiosa e le esequie".
"E per il saldo..."
"Non c'è problema...mi occuperò di tutto, a titolo gratuito. Nessuno deve rimanere senza una degna sepoltura".
"Allora, per il loculo..."
"Nessun loculo...credo di sapere che cosa questa persona desiderasse per il suo commiato..."
"E come fa a..."
"L'ho guardato negli occhi...". Lapidario mentì a metà.
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Quella domenica, Rodolfo Lapidario mise da parte l'idea di una scampagnata o di una gita in montagna. Guidò invece fino al mare. Raggiunse una piccola località, deserta in quel periodo dell'anno, fatta eccezione per qualche residente fisso e una manciata di pescatori. Si diresse verso il porto. Ne vide due che stavano sistemando le proprie reti, in previsione della giornata di pesca del giorno successivo.
"Buonasera, signori, posso chiedervi un grosso favore?".
Dopo il tramonto, la piccola barca partì. A bordo c'erano i due pescatori, padre e figlio. E Rodolfo Lapidario che stringeva al petto l'urna con le ceneri di Gregor Galic.
"Credo che qui andrà bene...", disse piano.
Accanto a lui, la sagoma invisibile del pescatore-violinista annuì.
Mentre i due pescatori in carne e ossa intonavano un canto di saluto, Lapidario aprì l'urna e versò le ceneri nel mare. Una parte finì subito nell'acqua, un'altra venne rapita dal vento, e raggiuse le prime stelle. Un gruppo di delfini si mise a giocare poco distante. L'anima di Gregor Galic gli sussurrò un ultimo grazie, poi si tuffò nella luce.
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Racconto proposto da
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Allestite con cura, semplicità, sobrietà e realizzate nel rispetto delle normative sanitarie e di legge, consentono ai parenti e amici di rendere l'estremo saluto al defunto in piena libertà e riservatezza.
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