Lunedì, 17 Ottobre 2016 12:07

Alla Magnani Rocca le celebri Ninfee di Claude Monet e la grande mostra sulla Pop Art italiana In evidenza

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Alla Magnani Rocca le celebri Ninfee di Claude Monet e la grande mostra sulla Pop Art italiana foto di Francesca Bocchia

Sino all'11 dicembre presso la Fondazione Magnani Rocca, di Parma, sono esposte le celebri Ninfee di Claude Monet (Parigi 1840 – Giverny 1926), provenienti dagli Stati Uniti, insieme ad altri due capolavori del pittore francese.

Monet alla fine dell'Ottocento approda alle famose "serie", in cui uno stesso soggetto è ripetuto più volte in momenti o condizioni atmosferiche differenti. Questi studi, ravvisabili a partire dal 1876, anticipano il tema della serialità, che sarà proprio della Pop Art, e rappresentano quasi una profezia dell'Informale.

Sempre alla Magnani Rocca sino all'11 dicembre si può visitare la grande mostra sulla Pop Art italiana, curata da Stefano Roffi e Walter Guadagnini, composta da circa settanta opere provenienti da importanti istituzioni pubbliche e prestigiose collezioni private. Una lettura articolata e innovativa delle vicende che hanno portato alla nascita e alla diffusione di una "via italiana" alla Pop Art. Due opere esemplari provenienti dalle stesse collezioni della Fondazione, una 'Piazza d'Italia' di Giorgio de Chirico e un 'Sacco' di Alberto Burri, due fonti primarie, storiche, dell'approccio italiano alla contemporaneità, alla figurazione e all'oggetto danno il via alla mostra.

Ciò che rende questa mostra un autentico unicum, è la possibilità di vedere una serie di sculture nelle straordinarie sale della Villa dei Capolavori, la dimora storica di Luigi Magnani, artefice della Fondazione Magnani Rocca: gli animali in metacrilato di Gino Marotta, le sculture di Pino Pascali, i legni di Mario Ceroli, la "Prima televisione a colori" di Gianni Ruffi dialogano con gli arredi e i dipinti della Fondazione, in un sorprendente confronto tra il mondo classico e la cultura popolare degli anni Sessanta. Anche uno splendido e rarissimo quadro di Domenico Gnoli, grande artista morto giovanissimo, proveniente da un'importante collezione privata, entra in dialogo con capolavori della pittura antica della Fondazione.

In mostra, accompagnano le opere pittoriche e scultoree alcuni significativi pezzi di design dell'epoca, oltre a rimandi all'editoria e alla discografia, che permettono allo spettatore di immergersi appieno nel clima culturale del tempo, momento cruciale di svecchiamento della cultura italiana in chiave internazionale, al confronto diretto con la nuova cultura di massa, analizzata in quegli stessi anni da grandi intellettuali attivi nel nostro paese come Pier Paolo Pasolini o Umberto Eco. Nel percorso della mostra, il video sul mondo del Piper Club di Roma, vero tempio della musica e del costume popolare anni Sessanta, completa l'affresco di questo particolare periodo.

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Tutte le foto nella galleria immagini infondo, ph. Francesca Bocchia 

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