Redazione

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Nei guai sei persone appartenenti a due famiglie marocchine che avevano sottratto merce per un valore complessivo di 100 mila euro tra generi alimentari, abbigliamento, scarpe, cosmetici e TV. La refurtiva, che è stata sequestrata, era pronta per partire dal porto di Genova alla volta di Tangeri.

REGGIO EMILIA –

Una vera e propriaimpresa” a gestione familiare quella messa in piedi da sei componenti di due famiglie di origine marocchina, tutti residenti a Reggio Emilia, che aveva come fine quella di sottrarre merce dai negozi per poi rivenderla nel loro paese di origine.

L’operazione “Road coast to coast” condotta dalla Polizia Municipale ha consentito di mettere fine alla loro “attività imprenditoriale” e sgominare la banda di ricettatori che, pare, agissero su commissione.

Le perquisizioni avvenute in cinque abitazioni e nei garage della zona sud ovest di Reggio Emilia hanno consentito di rinvenire ben 15 bancali con circa 8 mila prodotti tra generi alimentari, vestiti, scarpe, cosmetici, TV. Inoltre, è stata ritrovata anche una valigetta con 7 mila euro in contanti e uno strumento per disattivare i sistemi antitaccheggio. 

La merce, risultata rubata in una quindicina di negozi reggiani, era pronta per essere trasferita al porto di Genova e, da lì, partire alla volta di Tangeri. Il valore totale è di circa 100 mila euro. I militari hanno sequestrato il tutto e, dopo le indagini, parte della merce è stata restituita ai legittimi proprietari per un valore di 61 mila euro.

Curioso “l’inventario”: tra i beni sequestrati ci sono 600 confezioni di caffè, 496 di tonno in scatola, 122 vasi di Nutella da un kg e 70 bottiglie di olio di oliva.

Sul registro degli indagati sono invece stati iscritti quattro donne e due uomini di origine marocchina, di età compresa tra i 32 e i 68 anni. Tra loro figura anche un imprenditore.

Il 17 gennaio 2017 un 44 enne moldavo, socio di una ditta di logistica venne brutalmente malmenato e rapinato di 30 mila euro. Le indagini hanno portato gli investigatori a identificare tre rumeni residenti a Sassuolo. Fondamentali le immagini delle telecamere.

MODENA - 

Ci sono voluti due anni di indagini per identificare i presunti colpevoli di un violenta rapina avvenuta il 17 gennaio 2017 ai danni di uno dei soci di una ditta di logistica con sede in via Balbo, nella zona della Sacca, a Modena. All’epoca, il fatto fece scalpore per l’inaudita violenza usata nei confronti della vittima, un 44 enne moldavo, che era stato preso a calci e pugni e aveva riportato la rottura del setto nasale e di un dente. Portato al Pronto Soccorso, per lui la prima prognosi era stata di 21 giorni, poi saliti a 40 a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni.

Il bottino della rapina era stato ingente, come se i malviventi sapessero “dove andare a parare”. Ben 30 mila euro, di cui 13.400 in contanti, assegni già compilato per un valore totale di 12 mila, lo zaino del titolare e un cellulare di ultima generazione, per non farsi mancare nulla.

Poi sulla vicenda è calato il silenzio, come spesso accade per i fatti di cronaca. Invece, i Carabinieri, coordinati dal pm Marco Imperato, hanno indagato per due anni, arrivando ad acquisire elementi importanti che hanno portato a iscrivere nel registro degli indagati due fratelli di origine rumena di 21 e 43 anni, e di un terzo complice di 24 anni, della stessa nazionalità, tutti residenti a Sassuolo.

I Carabinieri sono in possesso di un video registrato da una telecamera in cui si vedono tre persone con il volto travisato da un passamontagna mentre minacciano la vittima con un cutter per poi scagliarsi su di lui con inaudita violenza per poi fuggire una volta ottenuto il bottino.

Dalle indagini risulta anche che vittima e rapinatori non si conoscevamo e che i cellulari dei presunti responsabili quella sera sono stati agganciati da una cella che copre la zona della rapina. Ma anche il cellulare Samsung sottratto alla vittima potrebbe essere stato determinante per tracciare gli spostamenti della banda e giungere all’identificazione dei responsabili.

Il confronto tra accusa e difesa è atteso in tribunale il prossimo 6 marzo. 

 

Il giovane aveva raccontato di essere stato aggredito da due stranieri che lo avevano derubato di denaro e cellulare. Ma il suo racconto ha insospettito i Carabinieri di Carpi, che lo hanno smascherato e denunciato per simulazione di reato. 

CARPI (MO) –

Aveva denunciato di essere stato affrontato e aggredito in via Fassi da due stranieri dai tratti asiatici, che lo avevano prima minacciato con un coltello, poi malmenato e derubato di soldi e cellulare. Si era anche recato al Pronto Soccorso, dicendo di accusare dolore al petto dove, a suo dire, i malviventi lo avevano ripetutamente colpito a pugni, ottenendo una prognosi di sette giorni

Qualcosa, però, non tornava nel racconto di un 28 enne carpigiano, residente in città. Le indagini svolte dai Carabinieri di Carpi lo hanno infatti “smascherato”. Il ragazzo si era inventato tutto per giustificare agli occhi dei genitori gli ammanchi di denaro, che il 28nne spendeva e spandeva in prestazioni sessuali. Al punto da avere dato in pegno anche il proprio cellulare. Un “passatempo” non solo “costoso”, ma che gli ha causato anche un mare di guai, dal momento che la sua fantasiosa giustificazione gli è costata una denuncia per simulazione di reato. 

 

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