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Sabato, 02 Maggio 2015 10:40

Di castello in castello tra i colli piacentini

Di Chiara Marando - Sabato 02 Maggio 2015 -

C'era una volta uno splendido castello....

Così iniziano spesso le favole ed i racconti di dame e cavalieri ambientati in un tempo lontano, immagini che si imprimono nella mente sin da bambini e non smettono mai di affascinare.

Intorno a Parma, tutto il territorio e costellato di manieri secolari che adornano le colline, ma anche spostandosi poco lontano, fino alle zone vicino Piacenza, si possono ammirare numerosi castelli che invitano ad una visita.

Tra i più noti vi è certamente Castell'Arquato. Il promontorio su cui sorge è tra le prime “visioni” che si scorgono giungendo dalla pianura, perfettamente inserito in un paesaggio dall'aspetto ordinato di filari di gelsi, cascine e campi coltivati. I possenti torrioni si stagliano sulla valle e proteggono  il piccolo borgo di minute casette che si estende  tutto intorno seguendo la forma arcuata della terreno. Una perfetta armonia di colori e linee fuse con la natura circostante. Gli edifici monumentali del borgo sono la testimonianza del potere e del prestigio di coloro che, nel tempo, hanno dominato la zona e ne hanno trasformato la fisionomia in base alle esigenze di difesa. Passeggiando per le stradine si possono osservare numerosi monumenti concentrati nel piccolo spazio cittadino: la Chiesa Collegiata, risalente al 1122, dall'aspetto severo tipico dello stile romanico e ricca di fossili marini, la Rocca Viscontea datata 1347, Palazzo del Podestà, Palazzo della Giustizia ed, infine, il Torrione Farnese. E per una sosta gastronomica, ecco che proprio di fronte alla Rocca Viscontea si trova il ristorante “Taverna del Falconiere”, un ambiente caldo ed accogliente dove la cucina riprende la tradizione piacentina seguendo la stagionalità delle materie prime.

Spostandosi nella verde Val Vezzeno, appoggiato su uno sperone di roccia a picco sul torrente sottostante, troneggia il bellissimo Castello di Gropparello. Le sue origini risalgono all'VIII secolo e tutt'oggi si presenta perfettamente conservato costituendo un magnifico esempio dell'arte della fortificazione. Ciò che ne impreziosisce ulteriormente il fascino è l'incantevole bosco secolare che lo circonda, il noto “Parco delle Fiabe”, ovvero il primo parco emotivo d'Italia nel quale i bambini riscoprono le tracce del passaggio di fate, folletti, elfi e streghe.

CASTELLO DI GROPPARELLO

All'ingresso del Parco, nelle Gole di Vezzano, si trova la Taverna Medievale, luogo dove storia, natura e tradizione si fondono in una cucina ispirata al passato che recupera ricette medievali e rinascimentali. Prelibatezze  preparate sapientemente che spaziano dalle zuppe, alle carni brasate  arricchite da spezie ed erbe officinali che ben si accompagnano ai vini dei colli piacentini.

A 13 km da Piacenza, in località Pontenure, il Castello di Paderna risalta con la sua eleganza   austera fuori dal tempo e dallo spazio. All'interno delle mura si apre un'ampia corte agricola che fa da cornice ad un lungo porticato. Il castello, oggi residenza padronale, è anche azienda agricola-biologica, orto-giardino con antiche varietà di piante ed ortaggi, fattoria didattica e sede di importanti manifestazioni legate alla coltivazione della terra.

CASTELLO DI PADERNA

Un altro importante maniero è il Castello di Rivalta, nel Comune di Gazzola. Sontuosa residenza signorile, è uno tra quelli meglio conservati dell'Emilia e si trova nel suggestivo borgo di Rivalta, sulle sponde del fiume Trebbia. Visitare l'edificio significa ammirare sale inalterate nei secoli e camminare attraverso la storia di una famiglia passando per il salone d'onore, la sala d'armi, le cantine e per finire, le anguste prigioni.

CASTELLO DI RIVALTA

 

Per saperne di più:

www.castellidelducato.it

www.castellodipaderna.it

www.castellodirivalta.it

www.visitacastellarquato.it

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Casa del Giovane Verdi. Scoperta storica che riguarda la Bassa Parmense.

Soragna, 26 aprile 2015 -  Il filo conduttore che unisce i luoghi verdiani si arricchisce di un altro inedito tassello che riguarda Soragna. Meri Rizzi, Patrizia Verdi ed Anna Sichel hanno scoperto vicende "nuove" relative alla vita giovanile di Giuseppe Verdi, nel periodo tra i 10 e i 18 anni, quando il Cigno fu ospitato nella Casa di Pietro Michiara, l'attuale Via Piroli a Busseto.

Fino ad oggi nessuno si era accorto che il benefattore di Verdi era nato a Castellina di Soragna nel 1786, lo si riscontra dai documenti che Meri Rizzi, Patrizia Verdi ed Anna Sichel hanno pazientemente ritrovato nell'Archivio di Stato di Parma, nel Comune di Busseto e nell'Archivio Diocesano di Fidenza e dal 12 aprile, sono esposti permanentemente proprio in via Piroli a Busseto, nella Casa del Giovane Verdi.

Le sue origini austriache, come affermato da una certa pubblicistica, ora sono smentite dall'evidenza dei riscontri documentali. Pietro Michiara fu Consigliere Anziano del Municipio di Busseto, in seguito nominato Sindaco con Atti Sovrani della Duchessa Maria Luigia; ricco proprietario terriero, ebbe addirittura un contenzioso giudiziario con il Comune di Soragna, che si risolse con una sentenza definitiva a suo favore emanata nel 1856 dalla Corte Suprema di Parma. Un fatto eccezionale per quei tempi. La contesa che contrappose Michiara all'Amministrazione comunale riguardava il possesso di uno stradello che il Comune riteneva suo, ma il benefattore di Verdi dimostrò che rientrava nella sua proprietà, acquistata in data 19-02-1812 con rogito del notaio Defranceschi. Donò anche, con atto del notaio Ercolano Balestra, la somma di "lire nuove" 1.800 nel dicembre 1843 per il figlio Andrea quale Patrimonio Ecclesiastico "poiché diverrà sacerdote" si legge da un antico atto. Michiara era amico di papà Carlo Verdi, in questi anni è caduto nell'oblio, si potrebbe dire quasi censurato; eppure il Cigno visse e sviluppò il suo genio musicale nella sua casa, dove trascorse tutta la sua giovinezza per poter frequentare il ginnasio, posto proprio nelle vicinanze. Michiara aiuto Verdi anche nel 1835: dopo la morte del Maestro Provesi, vi fu una tumultuosa seduta in Consiglio Comunale ed a votare a favore di Giuseppe Verdi per l'incarico di Maestro di Cappella vi fu anche lui. L'esposizione permanente allestita a Busseto è totalmente gratuita, grazie alla dedizione di Anna Sichel che quale proprietaria della storica di dimora l'ha messa a disposizione della memoria collettiva senza alcun fine di lucro. (S.P.)

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Tratto dall'omonimo cult movie, uno spettacolo unico nel suo genere per la capacità di coinvolgere e interagire con il pubblico, accompagnato dalla strepitosa colonna sonora rock. L' importante produzione internazionale dal 5 al 20 maggio al Teatro della Luna, ad Assago e dal 22 al 24 maggio al PalaCredito di Romagna, a Forlì. -

Parma, 25 aprile 2015 - di Pietro Razzini -

Spettacolo leggendario, tradotto in tantissime lingue e visto in 5 continenti da oltre 20 milioni di persone, trae origine dall'omonimo cult movie "The Rocky Horror Picture Show" (con Tim Curry e una giovane Susan Sarandon), pellicola di cui si festeggiano i 40 anni dall'uscita proprio nel 2015: tutto questo e molto di più è "The Rocky Horror Show", eccezionalmente a Milano a inizio maggio.

LO SHOW

Spettacolo unico nel suo genere, The Rocky Horror Show porta con sè una strepitosa colonna sonora rock che include hit come "The Time Warp" e "Sweet Transvestite". La sua peculiarità è quella di coinvolgere e interagire con i presenti. E' proprio questo aspetto a rendere il fenomeno cult del "Rocky", ancora più particolare. Ogni sera il pubblico è spontaneamente partecipe, quasi seguisse un copione parallelo fatto di gesti e parole, accompagnando le battute degli attori in scena. La versione in Italia è in lingua originale, accompagnata da un allestimento di spettacolare eccentricità che ha suscitato attorno a sé grande fermento.

La storia racconta l'incredibile e surreale avventura di due fidanzati, Brad Majors e Janet Weiss in visita al loro vecchio insegnante, il dottor Evrett Scott. Durante il viaggio in macchina, a causa di una gomma bucata, sono costretti a raggiungere a piedi un castello nelle vicinanze, il Frankestein Place. Il loro arrivo capita in una notte speciale mentre si sta svolgendo la convention annuale dei Transylvani. Bizzarre e singolari creature accolgono alla porta i due fidanzatini, fino all'arrivo dell'eccentrico padrone di casa: Frank'N' Furter che, rivelando di essere uno scienziato in procinto di compiere la sua speciale opera suprema "Rocky", li invita a trascorrere la notte al castello come suoi ospiti. Che succederà poi?

GLI APPUNTAMENTI

Date da non dimenticare: dal 5 al 20 maggio al Teatro della Luna, ad Assago. A dieci anni di distanza dalla sua ultima apparizione nel capoluogo lombardo e in concomitanza con l'inaugurazione di Expo 2015, "The Rocky Horror Show" torna protagonista a Milano. A seguire, come spettacolo di apertura del prestigioso Ravenna Festival, dal 22 al 24 maggio sarà al PalaCredito di Romagna, a Forlì. Queste le uniche due tappe italiane della tournée europea dell' importante produzione internazionale firmata BB Promotion Gmb, uno dei maggiori punti di riferimento del live-entertainment europeo.

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                                                                           credits Thommy Mardo ph

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Sabato, 25 Aprile 2015 09:02

Emilia's ink: intervista al re dei tatuaggi

Otto Guinness World Record e una sconfinata serie di premi: Alle Tattoo, tatuatore modenese conosciuto nel mondo, ha risposto alla nostra intervista sulla sua storia come artista della pelle, raccontandoci il record che tenterà a ottobre. -

Modena, 25 aprile 2015 - di Federico Bonati -

Eclettico ed estroverso, genuino come la sua terra, sicuramente geniale, ma forse lui non lo ammetterà mai. È Alessandro Bonacorsi, modenese, classe 1975, meglio noto come "Alle Tattoo", forse il tatuatore più famoso d'Italia e più conosciuto nel mondo, che si divide tra il suo studio di Soliera, che accoglie clienti da tutta la penisola e non solo, e le convention di tatuaggi in giro per il pianeta.

Ha al suo attivo qualcosa come otto Guinness World Record, più una sconfinata serie di premi ricevuti, per la sua arte, in ogni dove. Nel 2014 ha pubblicato un libro dal titolo "Il mattino ha il Maori in bocca", una lettura esilarante sugli strafalcioni, le gaffe e le gag che avvengono nel suo studio, nel quale ci ha accolti e ha risposto alle domande della Gazzetta dell'Emilia.

Recentemente, nel suo tour negli USA, da costa a costa, ha stabilito nuovi record, arricchendo il suo già nutritissimo palmares. Qualcosa di straordinario, ma decisamente all'ordine del giorno per un artista non convenzionale, e proprio per questo, assoluto.

Alessandro, quando ha scoperto la passione per i tatuaggi?
Il primo tatuaggio che ho fatto risale al 3 maggio 1989, ma l'amore per questa arte risale a molto tempo prima. Andai a Londra con mia madre da bambino, lei si trovava lì per lavoro, e io, per curiosità, entrai in uno studio di tatuaggi, e sentendo il rumore della macchinetta per tatuare, così come vedendo i vari tatuaggi realizzati, me ne innamorai perdutamente.

Chi è stato il suo mentore o il suo tatuatore di riferimento?
In questo senso, ho avuto e ho tante persone di riferimento, che sanno trasmettermi tanto in merito a questa arte.

Qual' è stato il tatuaggio più difficile che ha realizzato?
Tutti e nessuno, perché nessun tatuaggio è facile. Il più particolare, e sicuramente il più difficoltoso viste le condizioni di realizzazione, è quello che mi sono tatuato durante i quaranta giorni di scalata del monte Everest, grazie al quale, tra l'altro, ho realizzato il record per il tatuaggio realizzato nel luogo più alto del mondo.

Ci parli del Guinnes World record che tenterà a ottobre di quest'anno.
Innanzitutto, continueremo la "tradizione" della sessione di tatuaggi più lunga al mondo, provando a battere il nostro precedente record di 50 ore e 8 minuti. Inoltre, tenteremo il record per il tatuaggio multiplo con più persone al mondo, nella quale scriveremo a 500 persone, una singola lettera sotto il piede, la quale poi formerà una frase antirazzista. Annuncio, sin da subito, che il ricavato di questa manifestazione, alla quale parteciperanno calciatori, vip, imprenditori, ma anche cittadini comuni, sarà devoluto per l'acquisto di un capannone, o per coprire i costi di affitto, per quegli imprenditori che, a causa del sisma 2012, hanno perso il loro luogo di lavoro, e di conseguenza, il lavoro stesso.

Sui social network circola un post che riporta la seguente frase: "La gente che ha rovinato il mondo ha la cravatta, non i tatuaggi". Crede che il tatuaggio sia ancora un tabù in Italia?
Assolutamente no! Purtroppo credo che chi ha rovinato il mondo non sia chi porta la cravatta né, a maggior ragione, chi ha dei tatuaggi: chi ha rovinato, anzi distrutto il mondo, sono gli stupidi, i criminali e le droghe, l'autentica rovina di questo mondo.

Si è mai rifiutato di fare un tatuaggio? Se sì, perché?
Si, perché odio fare tatuaggi "sbagliati". Faccio un esempio: è venuto qui nel nostro studio un ragazzino di quindici anni a chiedere il tatuaggio di una svastica. Non ho detto no per una questione politica, ma perché quell'adolescente non aveva, nel concreto, la cultura, la conoscenza e la piena comprensione, del simbolo che voleva sulla sua pelle.

Lei è stato molto attivo nell'ambito della solidarietà post sisma 2012. Cosa prova ripensando a quei momenti?
La mia idea, rispetto a qualche anno fa, è cambiata. Prima c'era la paura, ma al tempo stesso la voglia di rivincita e ripartenza; ora invece provo tanta rabbia. La provo se penso alle tante persone che si sono date da fare per la solidarietà e che ora arrivano a picchiarsi per una partita di pallone, o a quelle famiglie che aprivano la casa ai loro vicini per un momento di condivisione, mentre ora faticano a salutarsi.

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Sabato 25 Aprile bellezza e talento protagoniste alla 77° edizione della Fiera di Modena. Le vincitrici accederanno alle Finali Regionali. -

Modena, 23 aprile 2015 -

Il nuovo Talent Nazionale Bellezza Italiana ha messo in moto la sua macchina organizzativa, andando alla ricerca della sue prime finaliste regionali. L'evento si svolgerà sabato 25 Aprile e inaugurerà la stagione di Bellezza Italiana a Modena e provincia. Il programma è ricco di appuntamenti coinvolgenti: avrà inizio alle ore 21.00, nello spazio riservato a "Radio Stella Village", all'interno della 77° Fiera di Modena (Viale Virgilio, 70/90).

Saranno messi in palio 6 titolo validi per l'accesso alle Finali Regionali: "Bellezza Italiana Fiera di Modena" fascia che premierà l'avvenenza; "Bellezza Italiana Talento" dedicato a tutte quelle ragazze belle e di talento che ambiscono a entrare nel mondo dello spettacolo perché ritengono di saper cantare, ballare e recitare; "Bellezza Italiana Fashion Attitude" per le ragazze che vogliono intraprendere una carriera nel mondo del fashion; "Bellezza Italiana Sport", premio che sarà assegnato a una tra le ragazze che si sono distinte nella propria attività sportiva di riferimento (pallavolo, sci, ginnastica artistica, atletica, kick boxe, arti marziali, fitness); "Bellezza Italiana International", eletta tra le ragazze straniere che risiedono in Italia; "Bellezza Italiana Young" per le ragazze giovanissime.

IL CONCORSO -

Bellezza Italiana non premia solo l'avvenenza di tante concorrenti di età compresa tra i 16 e i 26 anni, ma vuole esaltare il talento nel canto, nel ballo, nella recitazione e nel mondo del fashion.

Il Contest Bellezza Italiana ideato da Mirka Fochi, per oltre 20 anni responsabile, per l'Emilia Romagna, di Miss Italia, rompe gli schemi ormai datati dei concorsi di bellezza in cui le ragazze in gara si limitano a esibire misure e sorrisi sfilando in costumi aderenti e dècolletè neri. I tempi sono cambiati, gli occhi hanno bisogno di personalità, talento, capacità, come a sfatare il mito che essere belle significa non saper fare nulla. Bellezza Italiana premierà, quindi, le virtù delle partecipanti nei settori della moda, della danza, del canto, del cinema e dello spettacolo. Le Finali Nazionali di Bellezza Italiana si svolgeranno dal 21 al 26 Settembre a Salsomaggiore Terme, la Città che accoglierà le 100 finaliste in quel luogo dove la bellezza è di casa.

Le iscrizioni gratuite sono aperte.
Per informazioni sulla partecipazione a "Bellezza Italiana" basta contattare Mirka Fochi, al 0521.64.72.75 o 338.33.39.327 oppure inviare un' e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Un'ulteriore opportunità per info e iscrizioni è data dal sito www.bellezzaitalianacontest.it

 

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Nuovo ascensore per il campanile del Duomo durante il periodo di Expo, veduta panoramica della città dalla terrazza dell'Osservatorio del Collegio Alberoni e digitalizzazione tramite touch screen dei preziosi affreschi della Basilica di Santa Maria di Campagna. -

Piacenza, 24 aprile 2015 -

Un progetto per valorizzare il patrimonio artistico e culturale della città di Piacenza, offrendone un nuovo punto di vista. Una prospettiva diversa e inusuale, quella offerta da "Piacenza in quota".
Fra le iniziative, un nuovo ascensore panoramico per la cattedrale che porterà all'apice del Campanile del Duomo, per godere di una splendida vista sulla città. Nel periodo in concomitanza con Expo, si potrà salire in quota sfruttando la struttura già predisposta per il restauro, potendo quindi conoscere la città da un punto in quota inedito ed irripetibile ed accedere all'interno del cono dove poter ammirare le iscrizioni del XIV secolo, oltre all'opera Resurrexit, lì per l'occasione collocata.
Al termine di Expo verrà completato il restauro del paramento in laterizio ed entro la fine dell'anno, meteo permettendo, tutto il ponteggio sarà smontato e la Cattedrale sarà restituita alla città in tutta la sua bellezza.

Dal primo maggio fino al 31 ottobre, sarà inoltre possibile salire alla torretta dell'osservatorio astronomico del Collegio Alberoni in percorsi accompagnati quotidiani, attraversando splendidi e antichi ambienti densi di storia. Dalla torretta del più antico ed elevato osservatorio astronomico alberoniano si potrà godere di una vista unica e quasi mai resa accessibile alla maggior parte dei visitatori.

Tra le iniziative inoltre, sempre dal primo maggio, la digitalizzazione tramite touch screen dei preziosi affreschi della Basilica di Santa Maria di Campagna che permetterà di seguire le storie che si sviluppano sulle pareti della volta e del tamburo e conoscere la complessa iconografia degli affreschi di Pordenone e di Bernardino Gatti, detto il Sojaro.

Biglietti ridotti

Nell'ambito dell'iniziativa "Piacenza in quota" chi presenta il biglietto di ingresso della Galleria Alberoni avrà diritto al biglietto ridotto per la salita alla sommità del Campanile del Duomo di Piacenza. L'acquirente del biglietto per la salita al campanile del Duomo, presentandolo alla biglietteria della Galleria Alberoni, avrà diritto all'acquisto del biglietto ridotto.

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La mostra, che resterà aperta al pubblico fino al prossimo 4 maggio, è composta da centinaia di immagini, documenti e mappe d'archivio con didascalie informative, racconta la genesi delle protezioni antiaeree realizzate per difendere la popolazione civile nel corso dei conflitti del XX secolo. -

Parma, 21 aprile 2015 -

"A 70 anni dalla fine della guerra, sui muri delle nostre città sono ancora ben visibili i segni della paura del conflitto: indicazioni di rifugi antiaerei, di idranti, pozzi e cisterne, degli impianti di ventilazione, tutti simboli della crudeltà del conflitto mondiale. Abbiamo deciso di riproporre la mostra al pubblico in modo da ricordare l'orrore della guerra, le paure di ieri e quelle di oggi, con Paesi nostri vicini che vivono ogni giorno autentiche barbarie. E un pensiero va a chi soffre, a chi cerca una nuova vita, al rispetto delle persone e alla necessità che l'Europa assuma le decisioni giuste, nella consapevolezza che il mondo va al di là dei confini europei. Oggi, con questa iniziativa, vogliamo dare un senso sempre maggiore ai valori della Resistenza e della Liberazione, grazie ai quali gli italiani misero fine alla Seconda guerra mondiale, conquistando la libertà e riscattando la dignità del proprio Paese".

La presidente dell'Assemblea legislativa, Simonetta Saliera, ha inaugurato questa mattina negli spazi all'ingresso della sede dell'Assemblea, in viale Aldo Moro 50, a Bologna, la mostra "Memorie sotterranee - I rifugi antiaerei a Bologna", realizzata in collaborazione con l'Ibc, l'Istituto regionale per i beni culturali. L'apertura della rassegna avviene oggi, 21 aprile, in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione di Bologna e in vista del 25 aprile, 70esimo anniversario della Liberazione d'Italia. Con Saliera, Angelo Varni, presidente dell'Ibc, i membri dell'Ufficio di Presidenza, il vicepresidente dell'Assemblea, Fabio Rainieri, e Matteo Rancan, i consiglieri regionali Luciana Serri, Massimo Iotti, Giuseppe Paruolo, Silvia Prodi e Francesca Marchetti, i curatori della mostra, Vito Paticchia e Massimo Brunelli.

La mostra, che resterà aperta al pubblico fino al prossimo 4 maggio, è composta da centinaia di immagini a colori e bianco e nero e documenti e mappe d'archivio con didascalie informative e racconta la genesi delle protezioni antiaeree realizzate per difendere la popolazione civile nel corso dei conflitti del XX secolo. Ne emerge - segnalano i curatori - "una convinta escalation della guerra ai civili, una sorta di modalità militare che si affianca purtroppo alle strategie di volta in volta adottate dai comandi dei vari eserciti che si combattevano. Da un certo periodo in poi, la guerra non sarà solo scontro diretto e violento tra soldati, ma coinvolgerà in maniera calcolata e brutale tutta la popolazione civile". "70 anni di pace- ha aggiunto Angelo Varni- non ci devono far dimenticare che la guerra è attorno a noi. La vitalità della storia e l'eredità del passato continuano a dirci di non ricadere negli errori già fatti".

All'inaugurazione della rassegna hanno partecipato anche studenti di scuole superiori bolognesi e studenti delle scuole per adulti e stranieri. "È fondamentale tenere viva la memoria- ha sottolineato Saliera- per tramandare i valori costituzionali e democratici nati nella Resistenza e nel rifiuto della guerra. Bisogna ricordare che la Resistenza diede vita ad una Costituente che varò la nostra Costituzione, la carta fondamentale dei diritti e dei doveri per la convivenza, nata appunto da una convergenza fra persone che la pensavano diversamente ma che già nell'aver combattuto a fianco degli alleati si erano uniti in nome dei valori della libertà e della democrazia; una Costituzione in cui ogni cittadino si può riconoscere. Valori- ha chiuso la presidente dell'Assemblea legislativa- che sono ancora ben vivi oggi e che rappresentano un faro sicuro per la travagliata vita del nostro Paese".

Il catalogo della mostra è on line sul portale dell'Assemblea legislativa, al link: www.assemblea.emr.it/pdf/rifugi/view

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Habitat Pubblico 2015 inaugura la sezione Corpo Politico con la tragedia La Gloria, al Lenz Teatro dal 21 al 23 aprile. Aspettando lo spettacolo Bruno Longhi, dedicato a una figura fondamentale del movimento di resistenza antifascista di Parma. -

Parma, 20 aprile 2015 -

«Tutto quel che è terribile ed ignoto somiglia alla tua maschera. Ma chi sei tu? Chi sei tu? Non t'ho conosciuta mai. Morirò di te, senza conoscerti. Sei viva? Sei estranea? Hai il tuo respiro?»: in quest'opera pochissimo conosciuta, Gabriele D'Annunzio crea una partitura drammatica che, oltre a evidenti coincidenze storiche con la condizione attuale del nostro Paese, richiama elementi portanti della ricerca artistica contemporanea. «I titoli degli episodi basteranno forse a dare una chiara idea del mio intendimento: La Fame, La Pestilenza, La Paura, La Ribellione, La Vittoria». Il Vate scrisse La Gloria tra febbraio e marzo del 1899 a Villa Marmalus, a Corfù. «Qualcosa del mio cervello si scompose», disse Eleonora Duse, prima interprete della tragedia, sofferente di violente crisi di nervi e sull'orlo della follia. Da questa "scomposizione" nacque la figura di Elena Comnèna: D'Annunzio disse di averne concepito il personaggio dopo averne «udito la voce nel vento che passava sul deserto arabico, mentre spingevo il mio cavallo al galoppo sotto il gran sole omicida».

Lenz Fondazione opera per via scultorea, "in sottrazione": «Per restituire all'opera la sua profonda ed inesaurita modernità linguistica» spiega Maria Federica Maestri, che dello spettacolo cura installazione e regia, «ne è stato smantellato l'impianto originale, riducendo la pluralità dei personaggi ad una sola coppia scenica. Scrostata la superficie dai manierismi primonovecenteschi, è emersa la crudezza e la violenza quasi patologica del poeta più inquieto e contraddittorio della letteratura italiana. Ne è rimasto un 'al di qua' pietrificante, un monumento alla fisica fascista del potere che prefigura l'altra notte luttuosa degli anni settanta, quella dello stragismo nero, rimossa dalla nostra memoria quanto quella del terrorismo brigatista».

La Gloria è interpretata da Valentina Barbarini e Roberto Riseri, che interagiscono con le musiche composte ad hoc da Andrea Azzali. Maria Federica Maestri in merito all'attrice-icona di Lenz Fondazione aggiunge: «Valentina Barbarini è da anni una trasduttrice gloriosa del disegno e dei segni che contraddistinguono la nostra estetica teatrale. Nel suo corpo minuto e solitario grandeggia scarnificato il monumento testuale eretto da D'Annunzio per glorificare la decadenza della funzione eroica. La retorica del potere dittatoriale, la necessità della guerra civile permanente ammorbano questa opera, che continua – come una premonizione – il racconto di un epos tragico anticipatore del nostro presente».

La Gloria sarà in scena da martedì 21 a giovedì 23 aprile: il 21 e il 22 alle ore 21.00, il 23 alle ore 22.00. In questa ultima data, La Gloria sarà presentata in dittico serale con Bruno Longhi, lo spettacolo dedicato a una delle figure più importanti del movimento di resistenza antifascista a Parma realizzato in collaborazione con l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Parma e riallestito in occasione delle celebrazioni per il 70° anniversario della Lotta di Liberazione.

Entrambi i lavori abiteranno gli spazi di Lenz Teatro, in via Pasubio 3/e a Parma. Per informazioni e prenotazioni: 0521.270141, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. www.lenzfondazione.it. 

(Fonte: Ufficio stampa Lenz Fondazione)

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E’ uscito “DUE” il nuovo singolo di Gian Luca Naldi, noto cantautore bolognese

Di Chiara Marando -  Domenica 19 Aprile 2015

Lui è Gian Luca Naldi, bolognese doc, nato in un quartiere di periferia al confine tra città e campagna, un luogo che fin da subito gli trasmette una sensazione di totale libertà. Ed è proprio questa sensazione che influenzerà in modo significativo la sua esistenza.

Il suo amore per la musica inizia prestissimo, quando la mamma canta in casa sui brani della radio che risuonano nelle varie stanze. A tredici anni arriva la prima chitarra, una passione da autodidatta che cerca di emulare i grandi cantautori del periodo, primo fra tutti Fabrizio De Andrè, colui che rimarrà la principale fonte di ispirazione nel suo futuro artistico.

Ma il mondo della musica è costellato di ostacoli ed inevitabili tentativi, non proprio gratificanti, gli fanno comprendere la difficoltà di emergere e lasciano in lui un senso di amarezza che spegne il desiderio di continuare a scrivere i testi.

Sarà il fortunato incontro con la grande Iskra Menarini a spronarlo nell’insistere su questa strada e provare a cantare lui stesso i propri brani, indirizzandolo verso la San Luca Sound etichetta indipendente bolognese di Manuel Auteri & Renato Droghetti, dove Gian Luca ha finalmente l’opportunità di avviare il suo progetto cantautoriale. Nel giro di un paio di anni  entrerà nelle classifiche dei brani più trasmessi dal circuito delle radio indipendenti e non solo.

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Lo scorso giugno, con l’ultimo brano registrato alla San Luca Sound dal titolo “ Di notte “,Gian Luca si fa notare dall’ editore bolognese Raffaele Ottavio ( AFOM edizioni ) con il quale firma il suo primo contratto discografico e pubblica il nuovo singolo “DUE”, uscito proprio in questi giorni e già disponibile su iTunes.

Un brano forte ed incisivo in memoria di un’amica caduta nel tunnel della droga e morta di AIDS quando ormai era adulta e mamma. Si tratta di una vera e propria richiesta di perdono nei suoi confronti per non essere stato in grado di salvarla dal suo destino, immagini e stati d’animo che escono di getto e ne descrivono l’ inevitabile percorso di autodistruzione.  

Gian Luca descrive così le sue parole in musica: “Ho dedicato questo brano ad un’amica di infanzia morta di AIDS quando ormai era adulta, e mamma. Le nostre strade ad un certo punto si divisero, non poteva essere altrimenti, il suo incontro con la droga l’aveva portata lontano da noi, in un altro mondo fatto di personaggi e situazioni che ci facevano paura – e continua - Così anch’io come altri, sono rimasto ai margini, a guardare il suo lungo e travagliato percorso di autodistruzione senza riuscire a fare qualcosa di concreto per salvarla. Questa impotenza ha fatto nascere in me un latente e ricorrente senso di colpa che mi ha spinto a scrivere “ DUE “ semplicemente per chiederle perdono. A distanza di tanti anni capisco che la tossicodipendenza era quasi un epilogo inevitabile per questa ragazzina lasciata quasi sempre sola ad affrontare la vita e la strada, così bella da non poter passare inosservata, così indifesa, fragile e sensibile da poter essere facilmente circuita. La rivedo ancora, bambina, seduta davanti al portone di casa a mangiare da sola e vorrei semplicemente essere lì con lei, parlarle e riuscire a cambiare la sua vita”.

In contemporanea con l’uscita del singolo sui digital stores è diventato disponibile su YouTube anche il video ufficiale girato completamente a Bologna dal noto regista romano Giulio Mentuccia (https://www.youtube.com/watch?v=dfBgTKHYXuM ). La produzione è di Raffaele Ottavio AFOM EDIZIONI S.r.l Bologna.

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Di Chiara Marando – Sabato 18 Aprile 2015

Cucina, convivio, piccoli rituali legati al cibo visti con gli occhi della creatività: “Arts & Foods. Rituali dal 1851 non è una semplice esposizione ma un viaggio nella storia e nell’arte che interpreta il tema del nutrimento. Una grande mostra curata da Germano Celant  con il contributo architettonico dello Studio Italo Rota che, fino al 1 novembre, trasformerà gli ambienti della Triennale di Milano in un percorso nel quale lo spettatore potrà lasciarsi trasportare tra opere d’arte, disegni, film, oggetti particolari, documenti, menù e copertine d’annata a partire dal 1851 ad oggi.

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In mostra più di 15 ambienti, in 7.000 metri quadri, dedicati ai luoghi del cibo, alla sua preparazione, distribuzione e condivisione sia nella sfera pubblica che in quella privata.  L’obiettivo di  Arts & Foods è quello di offrire una camminata attraverso il tempo  e le sue diverse tendenze, dallo storico al contemporaneo, attraverso tutti i livelli di comunicazione, espressività e creatività. Per farlo è stata realizzata  un’armonica fusione tra linguaggio visivo, plastico, oggettuale ed ambientale a partire da una data tutt’altro che casuale: il 1851 è  l’anno della prima Expo tenutasi a Londra.

Un modo diverso ed originale di documentare sviluppi e soluzioni scelte per relazionarsi  con un argomento che accomuna tutti i popoli e le culture: dagli strumenti in cucina, alla tavola imbandita di tutti i giorni, al pic-nic, ai bar e ristoranti, fino ai mutamenti nelle abitudini alimentari in viaggio ed alla progettazione di edifici interamente dedicati alla produzione del cibo. Ad arricchire ulteriormente la mostra sono molteplici capolavori concessi da musei, istituzioni pubbliche e private,  nonché da artisti e collezionisti di  portata internazionale.

quadri Triennale

La presenza di Arts & Foods in Triennale, ovvero nel cuore cittadino, ed il collegamento diretto  con Expo Milano 2015 rappresentano un’occasione unica per porre il lato artistico a contatto con un pubblico ampio  e variegato, ma anche di caratterizzare l’ambiente circostante. La volontà è quella di portare la narrazione storica nel presente, costruire un senso di identità perduto attraverso testimonianze nelle quali riconoscere sé stessi e ritrovare un passato di semplicità comune. 

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