Lo chef stellato Massimo Bottura si è raccontato a Carpi, tra arte, cucina, tradizione per presentare assieme a Pierluigi Senatore, il suo ultimo libro "Vieni in Italia con me". Il tutto in chiave molto rock 'n roll. -
Modena, 24 marzo 2015 - di Federico Bonati -
I media di qualunque genere, attraverso svariati programmi, hanno fatto in modo che la cucina divenisse qualcosa di trendy, assurgendo, inoltre, i cuochi, ad autentiche star da copertina. Ma ciò che spesso si dimentica, all'interno di questi format, è quanto in realtà la cucina ed il mondo attorno ad essa, siano una vera e propria arte, che necessita di tempi, di metodi, di passione, di amore, di ossessione, fino al raggiungimento della perfezione. L'ossessione, la passione e l'amore per il mondo della cucina si possono comprendere appieno nelle parole, nei gesti, negli sguardi e nelle idee, a volte folli a volte geniali, ma sicuramente mai banali, di una vera rockstar dei fornelli: Massimo Bottura.
Lo chef stellato è giunto a Carpi, in un Auditorium San Rocco stracolmo, per presentare assieme a Pierluigi Senatore, all'interno della rassegna "Ne vale la pena", il suo ultimo libro "Vieni in Italia con me". Non un semplice libro di cucina, anche se al suo interno vi sono ben quarantotto ricette accompagnate da testi che svelano le ispirazioni, gli ingredienti e le tecniche di Bottura, ma un vero e proprio percorso filosofico nel quale lo chef introduce il lettore al concetto di tradizione in evoluzione. Nato in una terra di macchine veloci e cibo lento, Bottura si avvicina al mondo della cucina sin dalla tenera età, forse inconsapevole che quel luogo gli sarebbe valso gli onori di tutto il mondo. Ed è proprio in cucina che Bottura ha cominciato a vedere le cose da una prospettiva diversa, osservando il passato e le tradizioni in maniera critica e mai nostalgica. È forse questo il segreto del suo successo? O forse c'è qualcosa in più?
"Nella mia cucina c'è follia" dice il patron dell'Osteria Francescana di Modena, rivelandosi un personaggio istrionico e spiritoso, ma al contempo dotato di un intuito e un'intelligenza sopraffini, difensore assoluto delle materie prime, e avvolto da un amore quasi sublime nei confronti dell'arte culinaria, definita dallo chef poesia. Una poesia con millenni di storia.
Tra il pubblico sono presenti molti giovani allievi dell'Istituto alberghiero "Nazzareno" di Carpi, futuri interpreti di quella che in questo momento storico, ma non solo, è considerata la miglior cucina al mondo. Ad essi Bottura rivolge un invito ad essere creativi, a portare avanti le proprie idee senza abbattersi, sembrando ad un tratto uno Steve Jobs emiliano, intento ad esortare gli studenti con un mantra immortale: "Stay hungry, stay foolish".
Non mancano gli aneddoti riguardanti esperienze incredibili, come l'aver seguito dal backstage un concerto di un suo cliente, un certo Lou Reed, l'elogio alla biodiversità e all'unione all'interno di una cucina, perché è in quella squadra che si fonda il fulcro vitale del successo di un ristorante. Non mancano considerazioni sul futuro e sulla creatività, non mancano le dimostrazioni d'amore verso la propria terra. Non manca nulla, perché la cucina è come l'arte: dentro ha tutto. E solo i grandi artisti comprendono ciò. Massimo Bottura è uno di questi.