Il provvedimento scaturisce da una verifica fiscale svolta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Parma nei confronti di una persona fisica che, nonostante manifestasse un tenore di vita estremamente elevato, è risultato non svolgere ufficialmente alcuna attività lavorativa e non presentare la dichiarazione dei redditi, ai fini IRPEF, per le annualità dal 2016 al 2022.
Gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno poi consentito di rilevare come il soggetto fosse gravato da precedenti di polizia per reati fiscali e fallimentari, per riciclaggio, appropriazione indebita e truffa, collocandosi come figura “fiscalmente pericolosa” oltre che sconosciuta al Fisco italiano.
I conseguenti approfondimenti investigativi sono stati condotti dai finanzieri attraverso gli accertamenti bancari, l’esame di materiale informatico nonché con il ricorso alla mutua assistenza amministrativa degli organi collaterali situati in Marocco, Monaco, Svizzera, San Marino, Panama, Stati Uniti e Inghilterra) ovvero in tutti i Paesi nei quali il soggetto deteneva parte del proprio patrimonio, alcuni dei quali inseriti nelle liste c.d. black list in quanto paradisi fiscali.
Al termine degli accertamenti fiscali è emerso il profilo di un evasore totale, in possesso di grandi disponibilità patrimoniali, monetarie, mobiliari ed immobiliari, capace di produrre reddito, anno per anno, ad incremento costante, ma che avrebbe sistematicamente omesso di dichiarare i propri redditi in Italia. Il patrimonio complessivo nella disponibilità dell’indagato è risultato pari a € 3,2 milioni.
Peraltro, nel periodo dal 2001 al 2018 l’indagato sarebbe stato iscritto all’anagrafe degli italiani all’estero solo formalmente, in quanto, secondo l’ipotesi investigativa - supportata dall’esame di variegata corrispondenza rinvenuta presso la sua abitazione in provincia di Parma, relativa ad acquisti on line, alle utenze idriche, energetiche e telefoniche - lo stesso sarebbe stato stabilmente residente nel territorio italiano.
Inoltre, secondo i finanzieri, l’indagato avrebbe creato quattro trust di fatto da lui direttamente gestiti - di cui tre di diritto italiano e uno di diritto sammarinese - al solo scopo di tentare di segregare l’ingente patrimonio accumulato. I trust, solo formalmente passati sotto il controllo di un trustee, avrebbero mantenuto la diretta e continua ingerenza dell’indagato che nelle svariate operazioni di gestione, anche quotidiane, avrebbe operato con pieni poteri. In altre parole, l’indagato, vero disponente nonché beneficiario dell’intero patrimonio, avrebbe costituito patrimoni separati con l’unico scopo di occultare le sue disponibilità al Fisco mediante la fittizia interposizione di strutture articolate.
In effetti, gli accertamenti patrimoniali condotti dai finanzieri avrebbero consentito di individuare il patrimonio complessivo riconducibile all’indagato e fatto confluire nei trust, oltre che disponibilità di denaro detenute all’estero e in Italia su due rapporti finanziari intestati alla madre.
La mole di documentazione vagliata dai finanzieri ha consentito di ricostruire le operazioni di acquisizione di beni confluiti nei trust: si tratta, in particolare, di beni immobili, di cui uno di valore storico (una villa ottocentesca ubicata a Noceto – PR), terreni, conti correnti, di una imbarcazione Azimut 52 e di un parco autovetture di lusso e motoveicoli (tra cui Lamborghini, HUMMER, Range Rover Sport, Maserati, Bentley) nonché quote societarie detenute in società di diritto italiano ed estero.
All’indagato è contestata l’ipotesi di reato di omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi per un totale di € 2.350.000 per gli anni d’imposta dal 2016 al 2022.
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Nel corso delle operazioni in esecuzione del decreto del GIP, sono state sequestrate somme di denaro pari a circa 50.000,00 € quale saldo attivo sui conti correnti, nonché beni immobili sino a copertura totale dell’importo del sequestro stesso, ovvero oltre 800.000,00 €.
Con il presente comunicato si intendono sottolineare, in definitiva, i seguenti aspetti che denotano la particolare rilevanza pubblica dei fatti:
1. in primo luogo, l’ammontare certamente rilevante del patrimonio illecitamente accumulato mediante sistematica evasione delle imposte dovute con conseguente ingente danno finale per le casse dello Stato, fatto in sé obiettivamente grave;
2. in secondo luogo, la rilevante sperequazione individuata che ha consentito di disvelare un tenore di vita sproporzionato rispetto alla totale assenza di redditi dichiarati;
3. in terzo luogo, la complessità del meccanismo fraudolento realizzato con la sistematica creazione di patrimoni separati mediante trust fittiziamente interposti e concepiti per schermare la riferibilità dell’ingente patrimonio all’indagato.
IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
dott. Alfonso D’Avino