Nello specifico il personale interveniva in questo Borgo Retto, poiché un giovane diciannovenne parmigiano, in compagnia di alcuni amici, narrava agli agenti di essere stato accerchiato da tre nordafricani che, dopo averlo avvicinato con una scusa, avevano iniziato a colpirlo con pugni, strappandogli la catenina che teneva al collo. I malfattori, dopo aver guardato con attenzione il monile, ritenendo, erroneamente, che lo stesso non fosse in oro, lo restituivano al malcapitato, allontanandosi appiedati.
Dalle descrizioni fornite dalla vittima, molto dettagliate sia in merito all’abbigliamento, sia alle fattezze fisiche, sia ad alcuni specifici tratti psico-somatici di uno dei tre rapinatori, il personale delle “volanti” rintracciava i nordafricani nei pressi della stazione centrale, circa due ore dopo rispetti ai fatti su esposti.
Gli stessi venivano pertanto condotti in Questura, e denunciati per la rapina aggravata in concorso appena perpetrata. Qui si appurava che il tunisino, oltre ad essere inottemperante all’ordine del Questore di lasciare il territorio nazionale, era altresì destinatario di un ordine di carcerazione in virtù del quale doveva espiare la pena di anni 5 sempre per delitti contro il patrimonio ragione per cui veniva tradotto presso la locale casa circondariale. Nei confronti del cittadino algerino, invece, essendo lo stesso residente a Reggio Emilia, veniva avviato il procedimento amministrativo finalizzato all’irrogazione della misura di prevenzione del foglio di via obbligatorio.