Salsomaggiore, 2 aprile 2024 - I militari avevano individuato il presunto autore, insieme ad altri due correi, di cui uno minorenne, al termine di una meticolosa e articolata attività d’indagine, coordinata dai P.M. della Procura per i minorenni di Bologna e della Procura di Parma.
I militari, anche attraverso l’analisi dei filmati di videosorveglianza, avevano ricostruito la dinamica dell’accaduto. Tre individui, parzialmente travisati, dopo aver rotto il vetro esterno della parafarmacia, che si affaccia sul parco Mazzini, si erano impossessati dell’incasso, circa 2000 euro, per poi darsi alla fuga.
I militari, grazie alle immagini della videosorveglianza e ad alcune tracce lasciate dagli autori del furto, uno dei quali si era anche tagliato nel rompere la vetrina, lasciando tracce di sangue repertate dai carabinieri, hanno messo in relazione il furto con un altro episodio avvenuto alcuni giorni prima, ai danni del bar dello stesso Zoja, attuato con un modus operandi simile.
Per quel furto i militari di via D’Acquisto avevano individuato e denunciato due giovani del posto, di cui uno emergeva anche nelle immagini del furto alla parafarmacia. Attraverso i filmati i militari ritengono di aver individuato anche il secondo complice, un 20enne con piccoli precedenti, che frequenta lo stesso “giro” di amicizie.
Eseguendo le perquisizioni presso le loro abitazioni delegate dall’ L’Autorità Giudiziaria, i Carabinieri, oltre a trovare vestiti e accessori compatibili con quelli indossati nel corso del furto e immortalati dalle telecamere, sono riusciti a risalire all’identità di un terzo complice, un 19enne loro amico, anch’egli individuato incrociando le immagini della videosorveglianza con le foto delle persone controllate e le cui responsabilità sono poi state confermate anche dalle ammissioni dei complici.
Proprio il 19enne, è stato arrestato dai militari in esecuzione del provvedimento del GIP, che ha ritenuto che per lui, data la gravità della condotta, e la mancanza di collaborazione, fossero esistenti le esigenze cautelari, a differenza dei complici che avevano ammesso le proprie responsabilità una volta individuati dai Carabinieri, e le cui posizioni sono comunque al vaglio della Magistratura. Al termine delle operazioni il giovane è stato quindi tradotto presso il proprio domicilio, con l’obbligo di permanervi in regime di arresti domiciliari.
Ovviamente - nel rispetto del principio della presunzione di innocenza - l’indagato avrà modo di esporre al GIP la propria posizione a fronte delle accuse che gli sono state mosse.