Mercoledì, 29 Marzo 2023 18:00

Percepivano la cassa integrazione, ma lavoravano in smart working. Maxi sequestro e denuncia per una società di Carpi In evidenza

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I 178 dipendenti della ditta di un noto marchio del tessile abbigliamento percepivano la C.I.G.O ma lavoravano da casa e ricevevano dall’azienda l’integrazione per arrivare allo stipendio pieno. Sequestrati beni per 240 mila euro

CARPI (MO) – Un’azienda operante nel settore del tessile abbigliamento con sede a Carpi aveva richiesto la Cassa Integrazione per 178 dipendenti dopo le misure adottate nel periodo della pandemia e, in particolare, durante il lockdown. Peccato che i lavoratori continuavano a svolgere le loro mansioni in smart working, percependo dalla ditta solo un’integrazione per arrivare allo stipendio pieno.

È quanto è emerso da un’indagine della Guardia di Finanza che, su delega della Procura di Modena, dal 24 marzo a oggi ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di 242 mila euro, emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Modena nei confronti del Presidente del Consiglio di Amministrazione e del Dirigente delle Risorse Umane della suddetta società che opera nel settore confezioni di un noto marchio di moda.

Il reato di cui sono accusati i due dirigenti, in concorso tra loro, è quello di indebita percezione di erogazioni pubbliche. Le indagini sono partite nel maggio 2022, in seguito alla denuncia presentata da una dipendente, che segnalava di essere stata comunque impiegata nell’ attività lavorativa in smart working nonostante fosse stata collocata in Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (C.I.G.O) a seguito dell’interruzione dell’attività lavorativa imposta dai decreti governativi durante la pandemia.

Le successive ricerche hanno consentito di accertare l’effettiva condotta fraudolenta e l’utilizzo indebito dell’ammortizzazione sociale richiesto all’INPS per i 178 dipendenti. In questo modo, la società non avrebbe subito un arresto della propria attività e, nello stesso tempo, i dipendenti hanno ricevuto un compenso composto dalla cassa integrazione e da un’integrazione loro corrisposta per arrivare allo stipendio pieno. Una uscita quindi molto minore dalla casse dell’azienda.

L’attenta analisi eseguita dai finanzieri, infatti, che ha riguardato la documentazione societaria e informatica, acquisita durante la perquisizione ordinata dalla Procura della Repubblica, ha consentito di appurare la corresponsione integrativa alla C.I.G.O, sotto la voce “indennità varie”, a conferma dell’impiego irregolare dei dipendenti.

Inoltre, tenuto conto che il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche è stato commesso da persone aventi un ruolo dirigenziale nella società a vantaggio della stessa, è stato ravvisato anche il reato di illecito amministrativo (Decreto Lgs 231/2001).