Di Francesco Graziano Bologna, 28 dicembre 2022 - Due giorni fa un padre, come abbiamo raccontato, ha denunciato il proprio figlio perché non ne poteva più della sua tossicodipendenza e di vederlo spacciare sostanze stupefacenti per di più – come sembrerebbe secondo una prima ricostruzione dei fatti – sotto la propria abitazione.
La Paternità è soprattutto questo, saper porre dei limiti quando il figlio o i figli li superano.
Viviamo in un’epoca dove i genitori, i politici, gli educatori e forse un po’ tutti noi – chi in misura più grande chi invece in modo lieve e fortunatamente indolore – ha abdicato al proprio ruolo; i padri e le madri che hanno vissuto la contestazione della famiglia patriarcale al classico “No” di una volta oggi hanno lasciato campo libero al “ Perché no?” crescendo, chissà quanto consapevolmente, una generazione di narcisisti convinti che si possa tranquillamente “ spingere il piede sull’acceleratore” nell’illusione dell’assenza di conseguenze dolorose, ma la vicenda accaduta nel riminese mostra una volta di più che non bisogna peccare di Hybris come i grandi tragediografi greci ci hanno insegnato, e che tra un divieto autoritario ed una perenne festa carnevalesca, in cui ogni regola viene sospesa, è sempre preferibile adottare il buon senso con la classica e tanto disprezzata via di mezzo; oppure detto in altri termini, più semplici, costruire un dialogo che incanala la violenza in un discorso costruendo in questo modo solidi argini dove far germogliare i semi di un’educazione costruita sulle basi di una convivenza civile all’insegna della legalità.
I testi fondativi della civiltà occidentale hanno al proprio centro il parricidio. L’Edipo, l’Amleto, I fratelli Karamazov e tanti altri capolavori dell’arte hanno messo in scena e raccontato in pagine memorabili nevrotici dilaniati dal senso di colpa come Freud in “ Totem e Tabù” e Lacan nel suo seminario sull’Amleto hanno argomentato in modo mirabile.
Dostoevskij narra di un gruppo di fratelli uniti dall’odio nei confronti di chi gli ha dato loro la vita, Fiodor Pavlovic Karamazov rappresenta esattamente l’opposto del genitore che, immaginiamo, con un grande dolore nel cuore ma anche con un immenso coraggio, ha fatto sì che venissero messe le manette ai polsi del suo bene più grande, suo figlio; il personaggio narrato dall’autore di “ Delitto e castigo” è un puttaniere, un giocatore d’azzardo e uno stupratore ed è proprio da uno stupro che nascerà colui poi che gli toglierà la vita, ossia Smerdjiakov.
Amleto non riesce, esita a vendicare la morte del padre e ad uccidere lo zio Claudio. Lacan entra nella testa del principe di Danimarca partorito da Shakespeare restituendoci il ritratto a 360 gradi di un nevrotico che nutre nei confronti del padre un atteggiamento ambivalente e che nonostante ciò non si fa scrupoli, in alcuni frangenti della tragedia, a ricorrere alla violenza della spada senza pensarci nemmeno due secondi.
Il padre di Kafka de “ La lettera al padre” pretende dal figlio una coerenza che lui dimostra di non avere al contrario potremmo dire del signore di Rimini il quale, volendo perseguire la strada del bene, ha denunciato la triste vita del figlio che speriamo possa uscire dal suo tunnel personale di violenza e autodistruzione.
In una scena del romanzo autobiografico “ Patrimonio”, Philip Roth racconta di come suo padre subì il furto del portafogli ad opera di un ragazzino. Quando questo piccolo si stava allontanando l’uomo gli urlò: “ Quanti soldi ci sono dentro? Mi raccomando vedi di non spenderli in stronzate”. Ecco, alla violenza viene opposto il dialogo, la raccomandazione paterna, una presenza solida, quella che invece manca al “ Padre Goriot” di Honorè De Balzac che cresce le proprie figlie con una concezione sbagliata dell’amore, concedendo loro tutto; chi si ricorda le pagine di questo gigante della letteratura transalpina della prima parte dell’ Ottocento non potrà scordare quanto erano odiose le due ragazze, altezzose, presuntuose, convinte di stare su un piedistallo inesistente, decise nel portare avanti la loro anarchia pur di circondarsi di un lusso che altro non rappresenta che un bene effimero e illusorio che circonda anche la società di oggi; in una battuta della storia il Pére Goriot dirà: “ Ecco la riconoscenza dei figli, un padre dà loro tutto e in cambio ti disprezzano”. Quelle viziate mancheranno alla morte del padre, “ uccidendolo” nel peggiore dei modi, lasciandolo solo prima che la sua anima voli via in cielo.
Non scordiamoci di educare i nostri figli, sia la famiglia che la scuola e tutte le istituzioni formative attraverso il filtro della cultura possono contribuire a costruire una realtà solida con delle coordinate che oggi – in questo periodo storico così difficile- sembrano irrimediabilmente perdute.