Mercoledì, 27 Ottobre 2021 10:28

Controlli sulla pesca nelle acque interne, sequestrato elettrostorditore.

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  Nel corso di controlli sul bracconaggio ittico, i Carabinieri Forestali hanno individuato due soggetti dediti alla pesca con elettrostorditore, sequestrato lo strumento illecito,  sanzionati e segnalati alla Procura i responsabili.

 Parma,  27 ottobre 2021.  Durante attività mirate a contrastare i fenomeni di pesca abusiva lungo i torrenti della Provincia, i Carabinieri Forestali della Stazione di Borgotaro hanno accertato l’utilizzo di un elettrostorditore da parte di due individui, intenti a predare fauna ittica, lungo il corso del Rio Puntone Nero nel comune di Bedonia. L’elettrostorditore è uno strumento vietato che utilizza la corrente elettrica per la pesca con effetti devastanti sugli ecosistemi acquatici, infatti determina la completa eliminazione della fauna ittica, senza alcun effetto selettivo.  Lo strumento individuato dai Carabinieri Forestali funziona attraverso la generazione di un campo elettrico, ottenuto da un generatore a manovella manuale, al quale è applicato un cavo che alimentava la “lancia”, e un altro nel quale si inserisce la cosiddetta “massa”, un cavo cioè avente estremità scoperta che rimane in acqua per poter chiudere il campo elettrico durante l’illecita azione di pesca.

         L’apparecchio vietato è stato sequestrato, nell’abitazione dei responsabili, nel corso di una perquisizione delegata dalla Procura. 

Il principio su cui si fonda il funzionamento dell’elettrostorditore è quello che un pesce sottoposto al campo elettrico, risponde con delle contrazioni involontarie e volontarie che ne inducono il moto attivo verso l’anodo, quando poi il pesce si avvicina troppo all’anodo, si blocca qualsiasi tipo di nuoto. Questo effetto - definito galvanonarcosi - determina l’interruzione delle funzioni motorie principali. Se il pesce rimane vicino all’anodo per lungo tempo, oppure il campo elettrico è molto intenso, si verifica l’arresto delle funzioni vitali, con danni permanenti e morte. Spesso, come in questo caso la  pesca illegale viene effettuata ricercando i pesci nei loro rifugi o in ambienti circoscritti. In tal caso il pesce esce letteralmente da sotto i sassi, per avvicinarsi all’ anodo.

Ai responsabili sono stati contestati i reati previsti dalle recenti norme a contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne, che prevedono il divieto di stordire, uccidere e catturare i pesci con la corrente elettrica. Il reato è punito con l’arresto da due mesi a due anni o con l’ammenda da 2.000 a 12.000 euro.

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