CAMPOSANTO (MO) 5 agosto 2021 – C’è un nome scritto nel registro degli indagati per la morte di Laila El Harim, la donna di 40 anni, residente a Bastiglia e mamma di una bimba di 5 anni che due giorni fa ha perso la vita rimanendo incastrata in una fustellatrice della ditta “Bombonette” di Camposanto, nella Bassa modenese. Si tratta dell’amministratore delegato dell’azienda e datore di lavoro della 40 enne. L’ipotesi di reato è omicidio colposo.
Un atto dovuto per consentire di ricostruire che cosa possa essere accaduto la mattina di martedì 3 agosto, attorno alle 8.30, quando Laila, che aveva iniziato il suo turno di lavoro alle 5.50, è rimasta incastrata nella fustellatrice, una macchina che con grande precisione sagoma e taglia i cartoni per il packaging. Al momento della tragedia, pare che la donna fosse sola. I colleghi, infatti, si trovavano da un’altra parte del capannone e anche l’apprendista che lei seguiva, e che avrebbe potuto spegnere la macchina non appena Laila è rimasta incastrata, quella mattina non era presente.
Anche la fustellatrice è stata posta sotto sequestro e pare che da giorni avesse dei problemi e avesse richiesto più di un intervento da parte di un elettricista. Intanto, la prima, parziale relazione degli Ispettori del Lavoro riporta che “la macchina a cui lavorava Laila El Harim era provvista di un doppio blocco di funzionamento meccanico, ma purtroppo azionabile, da parte dell’operatrice, soltanto manualmente e non automaticamente. Ciò ha consentito un’operazione non sicura che ha cagionato la morte per schiacciamento”.
Insomma, il sistema per bloccare la fustellatrice c’era, ma non era automatico. Quindi non in grado di proteggere l’operatrice da un eventuale errore umano. Oppure, un’altra ipotesi è che la donna, che era un’operaia specializzata e con più di 15 anni di esperienza, e che nell’azienda aveva un ruolo di responsabilità, con mansioni di avviamento e controllo delle macchine, lo abbia azionato, ma qualcosa non ha funzionato come doveva. Sarà ora compito degli ispettori del Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro dell’Ausl di Modena, su mandato dell’Autorità Giudiziaria, fare chiarezza su quanto accaduto e accertare eventuali responsabilità.
Intanto, nella giornata di venerdì saranno anche nominati dalla Procura i consulenti medico- legali che dovranno eseguire l’autopsia sul corpo di Laila El Harim.
Mentre le indagini proseguono, dall’altro lato c’è il dramma umano del compagno di Laila, Manuele Altiero, 39 anni, e della figlioletta di 5 anni, che ora dovrà crescere senza la mamma. Manuele e Laila si erano conosciuti dieci anni fa sul posto di lavoro e, da allora, non si erano più lasciati. Erano andati quasi subito a convivere, insieme avevano costruito la loro famiglia. Una felicità culminata, cinque anni fa, con la nascita della piccola Rania. Mancava solo il matrimonio, ma anche a quello avevano già pensato e avrebbe dovuto essere celebrato nel giugno del prossimo anno in Salento, terra di origine della famiglia paterna di Manuele, una terra a cui la giovane coppia era molto legata, al punto da andarci almeno tre volte l’anno, e dove sognava di acquistare una casa per le vacanze. Invece, la vita di Laila è stata stroncata da un destino atroce.
A Manuele il compito più gravoso e difficile, quello di dire alla figlioletta che la mamma non c’è più. Su consiglio di una psicologa del Comune di Bastiglia, il paese della Bassa modenese dove risiede la famiglia, alla piccola Rania è stato detto che “la mamma ha preso una brutta botta ed è volata in cielo”. Rania mi ha guardato e ha capito”, ha detto Manuele. “Poi mi ha abbracciato stretto stretto e a lungo”.
"Laila El Harim con il compagno Manuele Altriero, papà della loro figlioletta di 5 anni"